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a. IL LIBRO DELLE PARABOLE

Contemporaneamente alla vita di Gesù o negli anni immediatamente precedenti, la vivacità della tradizione enochica e i tentativi di una sua commistione con la tradizione sacerdotale sono ben dimostrati dal Libro delle Parabole, opera che si avvicina a tal punto all’ideologia cristiana da essere stato considerato, negli studi passati, come un testo di effettiva ispirazione cristiana.343

La demonologia sottostante alla narrazione è complessa e presenta tracce di elementi tipicamente sia enochici sia canonici: da una parte, si sottolinea fortemente che la conoscenza negativa trasmessa dagli angeli agli uomini è la vera causa del male, senza che sia necessario presupporre una contaminazione della natura a causa del peccato angelico, elemento fondamentale per la prima apocalittica enochica.344

Il Libro delle Parabole riporta un lungo frammento del Libro di Noè, anche se in una veste evidentemente rivista, che testimonia l’antichità delle fonti di cui si serve il suo

341 In una versione greca di En. 9, 9.

342 Sulla relazione tra Enoch e letteratura greca, si veda anche Frölich 1994, pp. 57–59, che ricorda come la figura di Asa’el, in quanto diffusore di conoscenza, possa essere paragonata a quella di Prometeo: il secondo avrebbe portato il fuoco agli uomini, il primo l’altrettanto fondamentale arte della metallurgia.

343 Riguardo alla composizione del Libro delle Parabole (En. 37–71) e alla sua presunta origine cristiana, si veda Sacchi 2001, pp. 23–26 e 29–30. Sacchi esclude categoricamente che il testo possa essere cristiano in quanto non contiene alcuna dottrina espressamente cristiana: anche i riferimenti al Figlio dell’Uomo non contengono alcuna allusione alla figura di Cristo e, anzi, prevedono una sua identificazione con Enoch, motivo che potrebbe aver indotto i cristiani a eliminare dal canone l’intero Enoch Etiopico. Su questo, però, non concorda Boccaccini 2012, pp. 75–77.

344 Frölich 1994, pp. 55–56 n.30, nota che la conoscenza ha già un aspetto chiaramente negativo in LV, poiché nel mondo ebraico ogni forma di medicina differente dall’imposizione delle mani è vista con sospetto.

compositore, ma conosce anche altri testi della letteratura enochica più recenti: infatti, è presente il concetto di peccato angelico anche nella forma doppia trasmessa dal Libro dei Sogni.

Nucleo fondamentale del libro è comunque l’idea che la vera colpa dei Vigilanti sarebbe la rivelazione dei segreti celesti agli uomini, che ne avrebbe corrotto la natura al punto di introdurre la morte nel loro destino.345 D’altra parte, non tutta la conoscenza ha valenza maligna, poiché nel Libro delle Parabole è evidente la stessa duplice natura del sapere attestata anche da Giubilei: accanto alla corrotta sapienza introdotta nel mondo dagli angeli esiste un sapere puro e di origine divina, noto a Enoch e per suo tramite a Noè.346

Il Libro delle Parabole si pone l’interrogativo, fino a quel momento poco affrontato dall’apocalittica, della presenza del male anche in un periodo precedente alla caduta dei Vigilanti. Se il Libro dei Sogni ipotizzava una prima caduta angelica, quella dell’angelo che potremmo chiamare A’sael, che induce le donne a tentare con il loro aspetto fisico gli altri angeli, in LP le cadute angeliche sono ascrivibili a momenti diversi, in base a quanto scandito dal testo biblico ed enochico: il primo angelo a cadere, dall’altrimenti ignoto nome di Yequn, sarebbe l’origine del male e, se è possibile identificarlo con il Satana di cui talora LP parla, non è passibile di giudizio.347 Ma, in effetti, il termine Satana assume valori distinti in LP, caratteristica che rende difficile una sua identificazione. Quel che è certo è che, nell’intero libro, non si fa mai menzione di una sua punizione, laddove sono punibili coloro che hanno come colpa quella di averlo seguito, che siano angeli o uomini. Si ritrova forse,

345 Per quanto riguarda la conoscenza, si veda En. 64, 1; 65, 6–8 e 11. Cfr. Sacchi 1990b pp. 141 e 163. Per l’introduzione della morte tra gli uomini, cfr. En. 69, 11: For indeed

human beings were not created but to be like angels, permanently to maintain pure and righteous lives. Death, which destroys everything, would have not touched them, had it not been through their knowledge by which they shall perish. Sacchi 2001, p. 153, commenta che la morte è conseguenza del peccato (cfr. Sir. 25, 24) e il peccato è conseguenza della conoscenza (sviluppo di Gen. 3, 5).

346 En. 68, 1. Si noti che, nei paragrafi 65–69, che rappresentano il frammento del Libro

di Noè conservato nel Libro delle Parabole, il narratore non è più Enoch ma Noè.

347 Per la caduta del primo angelo, precedente al peccato dei Vigilanti, si veda anche 2En. 29, 3–5, secondo cui Satana e i suoi angeli sarebbero stati cacciati dal Paradiso a causa della loro colpa nel secondo giorno della Creazione.

in questo testo, l’idea sacerdotale, ma anche qumranica, per cui il Satana ha funzione di strumento divino.

Yequn avrebbe indotto la caduta non solo dei Vigilanti, ma anche, per tramite di un aiutante di nome Asbel, del serpente tentatore di Eva, l’angelo Gadriel, la cui esistenza non è in effetti spiegata nei precedenti testi della tradizione enochica.348 Sia Asbel che Gadriel sono connessi ad una cattiva conoscenza: Asbel ha insegnato agli angeli ‘cattivi consigli’, mentre Gadriel diffonde tra gli uomini i ‘mezzi di morte’.349 Il quarto angelo caduto, Penemu, avrebbe diffuso i segreti ‘dell’amaro e del dolce’ e la loro scienza, ma anche la scrittura, che avrebbe fortemente corrotto l’uomo.350 Il quinto angelo, infine, Kasdeya, sembra essere il responsabile dell’insegnamento di pratiche oscure, come l’aborto.351

Gli elementi di novità del Libro delle Parabole rispetto alla precedente tradizione enochica sono dunque evidenti: in particolare, il tentativo, non nuovo all’Apocalittica, di spiegare a livello temporale la presenza del male anche precedentemente alla Creazione, introducendo una distinzione tra un principio del Male, che possiamo chiamare Satana, e le sue schiere, che saranno invece giudicate in quanto hanno scelto di seguirlo. Si ha dunque una duplice visione del male, che mostra, al pari del mondo qumranico, un capo malefico alla guida delle sue schiere

348 Cfr. En. 69, 4–13. La caduta di Adamo ed Eva e la tentazione del serpente, però, sono ampiamente discussi e spiegati in uno pseudoepigrafo che si fa risalire al I sec. d.C., la Vita di Adamo ed Eva, o Apocalisse di Mosè, che presenta solo due evidenti interpolazioni cristiane. In questo testo, il serpente tentatore è lo stesso Satana, un angelo caduto precedentemente alla tentazione di Adamo, a causa della sua invidia per l’imminente creazione dell’uomo: la Vita di Adamo ed Eva è in effetti la fonte per questo ricorrente tema. Cfr Vit.Ad. 12–16. Cfr Charlesworth 1986, p. 253.

349 Cfr. En. 69, 5–6.

350 Cfr. En. 69, 9–10: Furthoermore he caused the people to penetrate (the secret of) writing

and (the use of) ink and paper; on account of this matter, there are many who have erred from eternity to eternity, until this very day.

351 Cfr. En. 69, 12: The fifth is named Kasadya; it is he who revealed to the children of the

people the (various) flagellations of all evil – (the flagellation) of the souls and the demons, the smashing of the embryo in the womb so that it may be crushed, the flagellation of the soul, snake bites, sunstrokes, the son of the serpent, whose name is Taba’ta. Come osserva Sacchi 2001, p.

153, il testo che riguarda questo angelo è particolarmente oscuro e di molto difficile interpretazione.

del male, all’interno di un testo che, con molte più probabilità rispetto ai Manoscritti del Mar Morto, può aver influenzato i primi autori cristiani.

Nel Libro delle Parabole, inoltre, manca l’idea, diffusa in tutta la letteratura apocalittica, di una netta differenziazione tra angeli ed esseri umani: se l’uomo non fosse venuto a conoscenza delle dottrine insegnate dagli angeli, avrebbe mantenuto l’immortalità e la sua condizione equivalente a quella angelica. Nonostante questo presupposto, fortemente pericoloso per l’ideologia enochica, si mantiene il concetto cardine dell’apocalittica, cioè che il male provenga da un livello superiore a quello umano e che solo da questa realtà possa provenire la salvezza, nella figura del Figlio dell’Uomo. Il legame tra questa ideologia, relativa tanto all’eschaton quanto al male oltre–umano, e quella cristiana è più che evidente, nonostante i successivi sviluppi originari del Cristianesimo:352 che, d’altra parte, la figura dei demoni della letteratura enochica e del Nuovo Testamento abbia una base comune è idea ormai ampiamente accolta.353 Nonostante siano assenti riferimenti precisi alla letteratura enochica, lo sfondo del pensiero del Nuovo Testamento sembra presupporre non solo la fede nell’esistenza dei demoni, ma la stessa visione del mondo e dell’uomo tipicamente enochica.354

b. IL NUOVO TESTAMENTO

Proprio alla luce della radice enochica del pensiero del Nuovo Testamento, molti elementi di difficile collocazione, nel quadro del più conosciuto ebraismo sadocita o rabbinico, trovano una spiegazione.355 Quando nel Vangelo di Luca i demoni esprimono il loro terrore di essere gettati nell’abisso, il riferimento al mito dei Vigilanti

352 Cfr. Sacchi 1990b, p. 149: l’influsso di quella corrente che abbiamo chiamato apocalittica fu

molto robusto nella formazione del pensiero cristiano delle origini.

353 Si veda, per esempio, Rosso Ubigli 1990, Sacchi 1990 a e b, Twelftree 1991, Murray 1993, Monaci Castagno 1996.

354 Cfr. Murray 1993, pp. 81–82.

355 Cfr. Murray 1993, p. 85: But if that public breathed an air constantly contested by angels

and demons, and was acquainted with the Qumran covenanters’ conviction of being involved in a cosmic war between the sons of the light, allied with the angels, and the sons of darkness, the lot of Belial, then much in the New Testament clicks into place.

e al loro incatenamento nelle profondità terrestri è evidente: consapevoli del destino dei loro genitori, i demoni temono di perdere la loro libertà sulla terra.356

Non deve stupire che, nel mondo rappresentato dai vangeli sinottici e da Marco in particolare, sia dato un tale risalto alla demonologia: da un lato, in un’atmosfera che ricorda molto quella del Libro delle Parabole, la capacità di liberare gli uomini dal dominio dei demoni è indicativa della qualità messianica;357 dall’altra, il mondo in cui vivono i contemporanei, o gli immediati successori, di Gesù non rinnega la presenza di tali esseri, dimostrando al contrario una diffusa fede nella loro esistenza. Il panorama demonico sembra essersi stabilizzato e chiarito: come nel mondo qumranico, esiste un signore del male, il diretto avversario di Gesù, con una schiera di esseri alle sue dipendenze chiamati alternativamente demoni o spiriti, generalmente impuri, caratterizzati da una forte tendenza a impossessarsi degli uomini onde degradarne la natura e indurli infine alla morte.358 La distinzione tra i due livelli della gerarchia del mondo malefico sono chiari: i termini che si riferiscono ai demoni non sono mai utilizzati per indicare il principio del male e viceversa. Il diavolo, che più raramente è indicato come Satana, mantiene le sue bibliche funzioni di tentatore e di ingannatore, ma sembra appartenere a un livello ontologico ben diverso da quello dei demoni, che nei sinottici sono esclusivamente legati alla possessione degli esseri umani: non esiste, infatti, nei tre Vangeli una sola

356 Lc. 8, 31. Cfr. Rosso Ubigli 1990, p. 134. Per un elenco dei loci in cui i Vangeli sembrano servirsi di un’autorità enochica, si veda il datato Hayman 1898, pp. 39–42.

357 Cfr. Mazzucco 1990, p. 156, che sottolinea con forza l’importanza dell’attività esorcistica di Gesù: proprio la cacciata dei demoni, insieme alla predicazione nelle sinagoghe,

viene dato come obiettivo e contenuto di tutta la sua attività in Galilea. Cfr. Cotter 1999, p. 120 e

122, in cui l’autrice segnala un interessante elemento nel corso dell’analisi di Mt. 8, 28–34:

non–apocalyptic materal has no concept of a time when demons are destroyed. By using such a reference, Matthew situates Mark’s story in the apocalyptic traditions he received from both Q and other Markan material

358 Cfr. Léon–Dufour 1990, p.146–48: secondo l’autore, il motivo dell’assenza di confronti tra Gesù e i demoni nel Vangelo di Giovanni è dovuto a una maggior attenzione al conflitto fondamentale tra Gesù e Satana. Cfr. Murray 1993, p. 86: Till the

rebellious spirits are finally bound and destroyed, all who have recognized Jesus as God’s son, sent from heaven to rally the sons of the light (1Tess. 5, 5; Col 1, 12–13) are engaged in a battle which consists in a day–to–day ascetical struggle, but which is their part in the cosmic war (1Tess. 5, 8– 9, Ef. 6, 10–17).

testimonianza del termine δαιμόνιον o dei suoi derivati che non si applichi a questa particolare circostanza. L’unico elemento di confusione tra i due piani potrebbe essere fornito dalla figura di Beelzebul, il principe dei demoni, che se da un lato appare come una figura che si innalza all’interno del panorama demonico, dall’altra ha il potere, che il diavolo/Satana non mostra di avere, di impossessarsi direttamente dei corpi umani:359 è lecito dunque domandarsi se abbia tale prerogativa in quanto capo demonico, ma pur sempre demone e dunque distinto da Satana, o se l’opera sia a lui attribuita in quanto ordinata da lui ma non compiuta direttamente. Il termine δαιμόνιον sembra avere una connotazione estremamente precisa, ma comunque permane ancora l’utilizzo di termini che richiamano il livello spiritico, in particolare πνεῦμα, che è ampiamente attestato ma sempre accompagnato dagli aggettivi ἀκάθαρτον o πονηρόν.360

Non vi sono, all’interno dei Vangeli, speculazioni sul mondo demonico: non sono fornite informazioni circa la loro natura e origine e il loro aspetto, ma solo sui loro effetti;361 la loro opera spesso è evidente in forma di malattia, fisica o mentale, per cui l’opera di Gesù appare talora quella di un guaritore, talora di un esorcista, secondo uno schema testimoniato anche in altri testi circa coevi e nel Libro di Tobia:362 se da un

359 Cfr. Mc. 3, 22; Mt. 12, 24. 360 Cfr. DENT I, pp. 713–22.

361 Cfr. Monaci Castagno 1996, p. 37.

362 Sulla degradazione degli indemoniati, cfr. Mazzucco 1990, p. 157. Le pratiche esorcistiche dimostrano la loro diffusione nel mondo ebraico non solo nell’opera di Giuseppe, ma anche nel Testamento di Salomone: la datazione delle parti ebraiche del testo è fatta risalire al I sec. a.C., mentre le interpolazioni cristiane sono di III sec. d.C. Per i legami tra la demonologia del Testamento di Salomone con i Vangeli, si veda Evans 2006, pp. 213–14. Si veda anche Charlesworth 1995, p. 82: The Testament of Solomon is too late

and too heavily redacted by one or more Christians to be used to describe Solomonic legends in Judaea in the first half of the first century AD. If Solomon was celebrated as an exorcist or healer in pre–70 Judaism, then it is impressive that this perspective is reflected neither in the apocryphal passages that celebrate Solomon, nor in the Psalms of Solomon. Una tradizione evidente in

questo testo identifica Davide e Salomone come i due maggiori esorcisti della storia giudaica, l’uno in virtù della sua capacità di allontanare la follia tramite la musica e l’altro in virtù della sua sapienza e della sua conoscenza del mondo animale e vegetale: si veda anche Evans 2006, p.212; per Davide come esorcista, si veda Rosso Ubigli 1990, p. 135. I presupposti per questa interpretazione provengono dal testo biblico canonico, da cui queste caratteristiche, debitamente reinterpretate in un periodo vicino all’opera di

lato si può ipotizzare che la cacciata del demone sia necessaria per guarire la malattia che esso stesso ha causato, è anche necessario ricordare che gli indemoniati, i malati e i peccatori sono apertamente accomunati nei Sinottici dal motivo dell’impurità.363

Sebbene nel Vangelo di Giovanni non sia presente una demonologia paragonabile a quella presente nei sinottici, è interessante osservare che anche qui il termine è utilizzato, con una valenza particolare e significativa: Gesù, infatti, è accusato di avere un δαιμόνιον, non tanto per indicare una sua connessione con le potenze malefiche, quanto per indicare che le sue parole sono prive di fondamento perché derivanti dalla follia.364

Dei demoni si sottolinea il carattere bestiale e, allo stesso modo, gli indemoniati perdono spesso i tratti distintivi dell’umano, come la capacità di ragionare, di parlare e di vivere in società, divenendo a loro volta simili ad animali.365 A differenza di Giuseppe e di una parte della letteratura ellenistica,366 non sono attestate nei vangeli

Giuseppe, sono desunte: si veda Sap. 7, 20. Per l’ampiezza delle testimonianze sul legame tra Salomone ed esorcismi, si veda la bibliografia suggerita da Evans 2006, p. 218. Ma è interessante notare che questa idea permane nel tempo, fino almeno all’inizio del VII sec. d.C., quando è attestata da alcune testimonianze epigrafiche: si veda Charlesworth 1995, pp. 79–80.

363 Cfr. DENT I, pp. 713–722. Cfr. Monaci Castagno 1996, pp. 36–7: Il ‘come’ e il ‘perché’

del legame esistente tra queste tre realtà negative non sono spiegati esplicitamente, ma esiste un tessuto connettivo profondo che le unisce e fa sì che basti citarne una per evocare immediatamente anche le altre: si tratta del concetto di impurità, così come, in questo periodo, poteva essere percepito a livello di vissuto religioso, con una giustapposizione di elementi provenienti da modi diversi di elaborazione di tale concetto: quello che concepiva l’impurità come risultato di un contatto non legittimo con il sacro e come uno stato di depotenziamento fisico estremamente pericoloso per la sopravvivenza dell’individuo, e quello che ne aveva sviluppato un’interpretazione etica.

364 Giov. 7, 20; 8, 48–52; 10, 20–21. Cfr. DENT I 1995, p. 717: avere un demonio equivale a μαίνεσθαι.

365 Cfr. Mazzucco 1990, p. 156. Cfr. Cotter 1999, p. 126, che osserva che uno dei caratteri che spesso associa i vari indemoniati è la nudità. Si noti che uno dei termini ebraici tradotti nella Settanta con δαιμόνιον, śě’îrîm, ha originariamente un collegamento con il mondo animale. Cfr. Klener 1989, p. 180.

figure demoniche connesse con defunti o con fantasmi, benché il noto episodio dell’indemoniato di Gerasa preveda un’ambientazione cimiteriale.367

Si può invece supporre che vi sia un legame tra un racconto evangelico, l’indemoniata Maria di Magdala, e un’interpretazione psicologica dell’intervento demonico:368 i sette spiriti che tormentano la donna corrispondono ai sette demoni che rappresentano i vizi nel Testamento di Ruben.369 In quest’ultimo testo, a noi giunto in una veste cristiana pur essendo probabilmente precedente, si assiste a un’interiorizzazione dell’idea del male: non più esterno all’uomo, il male si manifesta come sette spiriti inseriti in lui al momento della nascita,370 di cui il più pericolo è quello della promiscuità. Più forte nelle donne che negli uomini, esso induce inevitabilmente alla distruzione degli esseri umani e rende intrinsecamente negativa la figura femminile: si ritrova qui il ribaltamento della tradizione enochica già attestata da Giubilei, per cui i Vigilanti non hanno peccato per aver sedotto le figlie degli uomini, ma per aver ceduto alla loro seduzione.371 La loro colpa consiste nel non aver saputo resistere alla bellezza delle donne, colpevoli di aver ornato le loro chiome, e la punizione per gli angeli caduti consiste nell’aver perso il loro rango

367 Mc. 5, 1–20; Mt. 8, 28–34; Lc. 8, 26–39. Léon–Dufour 1990, p. 144, ritiene che questa collocazione derivi da una predilezione dei demoni, esseri impuri, per luoghi altrettanto impuri.

368 Cfr. Danielou 1974, p. 194.

369 Nel contempo, questa visione interiore del male non sembra essere accettata interamente all’interno dei Testamenti dei Dodici Patriarchi: nel Testamento di Simeone, infatti, il Principe dell’Errore sembra avere una connotazione personale ben definita, pur essendo comunque attestata anche l’idea di uno spirito maligno che domina la mente dell’uomo, ma che può esserne allontanato dalla virtù dell’uomo stesso. Cfr. Testamento di

Simeone 3, 1: Beware of the spirit of deceit and enxy. For envy dominates the whole man’s mind [...]. Ma si veda anche T.Lev. 3, 3 e 9, 9, T.Jud. 14, 2; 16, 1; 20, 2; T.Dan. 1 e 5, 6; T.Gad. 4, 7; T.Ben. 3, 3. Solo raramente compaiono, invece, riferimenti specifici al mito dei Vigilanti

(Cfr T.Nef. 3, 5: Likewise the Watchers departed from nature’s order; the Lord pronounced a curse

on them at the Flood.). Per il legame tra i Testamenti dei Dodici Patriarchi e il Nuovo

Testamento, si veda anche Evans 2006, p. 217. 370 T.Ben. 7, 2. Cfr. Sacchi 1990a, p.122.

371 Delcor 1987, pp. 122–23 nota che l’accoppiamento tra angeli e donne è puramente spirituale: le donne desiderano l’immagine degli angeli, che cambiano natura e diventano esseri umani.

angelico, divenendo semplici esseri umani di sesso maschile.372 Proprio la tentazione