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Dal Novecento ad oggi; il ruolo dei tempi

4.1 Una nuova realtà industriale: le origini dell’attuale

4.1.1 Dal Novecento ad oggi; il ruolo dei tempi

Il “caso Ilva” può essere considerato come un valido esempio del complesso bilanciamento di interessi in gioco che si sostanzia nel vero e proprio dilemma “insolubile” fra tutela dell’occupazione e tutela della salute e dell’ambiente.Si assiste ad un’ emergenza200 sanitaria e occupazionale che investe non soltanto lo stabilimento in questione ma l’intera città di Taranto e la relativa provincia tutta, tanto da far risultare necessari diversi interventi che compendiano saperi di scienze diverse: dalla statistica, all’epidemiologia, dalle scienze economiche a quelle giuridiche, tutti finalizzati a mettere in atto un approccio

199 ZORZI GIUSTINIANI A., La protezione dell’ambiente nuova frontiera del costituzionalismo, in Studi in onore di Franco Modugno, V, Editoriale Scientifica, 2011, 3681 ss.

200 FIORITTO A., L'amministrazione dell'emergenza tra autorità e garanzie, Bologna, il Mulino, 2008

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sinergico e multidisciplinare che si riveli funzionale a qualunque tentativo con cui risolvere il conflitto in atto. La vicenda ha visto il susseguirsi, quasi contemporaneamente, di interventi legislativi e giudiziari che hanno interessato non soltanto il diritto amministrativo ambientale ma anche il diritto penale e quello costituzionale; quest’ultimo ha avuto un ruolo determinante nella ricerca di un valido contemperamento tra i vari principi costituzionali201 in conflitto e la definizione dei rapporti tra potere giudiziario e potere legislativo, come dimostrato dalle numerose pronunce della Corte Costituzionale. Con riferimento ad ulteriori profili di criticità ravvisabili nel caso di specie si segnalano il complicato rapporto tra provvedimenti dotati di qualificazione ed efficacia giuridica diversa che sono seguiti a cascata da quasi dieci anni a questa parte ed, infine, il ruolo centrale che ha avuto la speciale natura giuridica dell’ autorizzazione integrata ambientale sull’impianto siderurgico tarantino.

Volendo fare un breve excursus storico202 delle fasi salienti che hanno determinato l’indiscussa importanza accordata allo stabilimento siderurgico dell’attuale Ilva, le origini dell’acciaieria sono da ricercarsi nel secolo scorso, precisamente nel 1906, anno in cui si ebbe la creazione della Società “Anonima” Ilva, frutto della fusione delle maggiori società italiane operanti nel settore siderurgico tra cui le

201 SPERTI A, Alcune riflessioni sui profili costituzionali del Caso Ilva, in Diritto penale contemporaneo, n. 1/2013, pag. 12 e ss.

202 Il caso Ilva: breve storia della vicenda giudiziaria, in Ambiente e Sviluppo, Ipsoa, 14/6/2018 in www.altalex.it

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Fonderie e Acciaierie di Piombino, la Società Alti Forni, la Società Elba, le Ferrerie Italiane, la Siderurgica di Savona e la Ligure Metallurgica. Nel 1911 venne creato il Consorzio Ilva, a cui le partecipanti diedero in gestione i loro stabilimenti. Il primo conflitto mondiale portò un notevole aumento della domanda di prodotti siderurgici e ciò permise un notevole allargamento dei membri del Consorzio ad altri stabilimenti. La successiva crisi del dopoguerra e il conseguente crollo dei titoli azionari e della domanda, permisero alla Banca Commerciale italiana di rilevare la proprietà dell’Ilva, vantando debiti particolarmente ingenti. In seguito alla crisi del 1929 che dall’America interessò l’Europa intera, vennero affidati pacchetti azionari della società all’IRI che nel 1937 costituì la Società Fondiaria Siderurgica Finsider che venne così direttamente controllata dalle Partecipazioni Statali per il ventennio successivo.

La seconda guerra mondiale portò notevoli difficoltà per il patrimonio della società ma esse furono prontamente aggirate modernizzando gli impianti e indirizzando la produzione siderurgica verso nuovi settori in via di sviluppo: la ricostruzione edilizia e l’industria automobilistica. Fu così che, in Puglia, venne costruito nel 1961 lo stabilimento di Taranto, nato dalla fusione tra l’Ilva e la Cornigliano, che prese il nome di Italsider, noto come il centro di produzione siderurgica caratterizzato dalle maggiori potenzialità in tutta Europa.

L’Italsider divenne per i pugliesi un’occasione di crescita economica, una nuova frontiera occupazionale di notevole cambiamento per la

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società tarantina dell’epoca che si presentava dedita principalmente all’agricoltura e ben lontana da ogni forma di industrializzazione. Gli anni ottanta portarono una nuova fase di crisi economica per cui si procedette ad una riduzione del personale e della produttività che favorì il ritorno alla privatizzazione. Nel 1995 il Gruppo Riva acquistò l’Ilva dopo aver già precedentemente acquisito la Cornigliano anni prima. I Riva diventarono così leader indiscussi dell’industria siderurgica nel panorama nostrano ed europeo; lo stabilimento vanta ben oltre 1,5 kmq di estensione, include sei cicli di produzione e coinvolge buona parte del porto della città ed è oramai parte della stessa, presenta più di 12000 dipendenti che producono oltre 24 milioni di tonnellate di lamiere, coke, acciaio in rotoli che hanno determinato un fatturato di oltre 2,2 miliardi di euro.203 I numeri riportati consentono di comprendere il notevole peso dell’acciaieria in Italia e nel mondo intero ma si tratta di un “gigante dai piedi di argilla” che contribuisce attivamente all’ inquinamento atmosferico della città insieme ad altri stabilimenti produttivi: la Centrale termoelettrica e la Raffineria Eni di Taranto. Non può più essere ignorato, infatti, che la produzione massiccia e incontrollata degli altoforni dell’ Ilva, se da un lato ha garantito nuovi posti di lavoro e risorse preziose per il nostro Paese, dall’altro ha comportato anche il proliferare di conseguenze particolarmente pericolose per la salute degli stessi lavoratori in primis

203 ANSA; dato aggiornato al 2016, si registra l’aumento di oltre il 23% del fatturato rispetto agli anni precedenti.

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e per gli abitanti dell’intera provincia che si sono registrate rispetto all’intensificarsi dell’impatto negativo che essa ha ancora oggi sull’ambiente e dei diversi pericoli di qualunque area industriale. In generale, vi è il rischio di lesione della salute umana e dell’ambiente, inteso in senso ampio, a ricomprendere fauna, flora, suolo, acqua, aria, clima, paesaggio e patrimonio culturale.204 Secondo l’Agenzia Europea dell’ambiente, l’inquinamento prodotto dallo stabilimento è tale da collocare l’Ilva al cinquantesimo posto della classifica delle aziende europee più inquinanti e si assesta al secondo posto tra quelle italiane, preceduta da un’altra realtà industriale pugliese, la centrale termoelettrica Federico II, di Brindisi205.

L’evoluzione dei tempi, l’affermazione dello sviluppo sostenibile come possibile alternativa all’industrializzazione selvaggia e la crescente, generale sensibilità in tema ambientale, sostenuta da risultati scientifici che non possono essere in alcun modo ignorati, hanno favorito l’emergere di un atteggiamento più maturo e attento da parte dell’opinione pubblica che richiede giustizia per gli effetti nocivi delle emissioni di diossina e benzo(a)pirene che si registrano provenire dallo stabilimento di Taranto. A tal proposito, le vicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento in questione hanno coinvolto le Istituzioni nazionali ed europee, in attesa di risposte certe e celeri che,

204 CAVANNA V, “Tutela dell'ambiente, crescita del Paese e “aree di crisi industriale complessa”. L'esempio di Taranto “, in Ambiente e Sviluppo, 2012

205 MURATORI A, Decreto Salva Ilva: scelte difficili, in Ambiente e Sviluppo, 1/2013

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al contrario, tardano ad arrivare.