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2. Popolamento, ambiente e risorse nella pianura udinese durante l'età del bronzo

2.4 Dati faunistici

Riguardo allo sfruttamento della fauna nell'età del bronzo della pianura friulana, i dati disponibili provengono al momento solamente da quattro siti collocati tra l'alta pianura e la fascia delle risorgive dell'Udinese, ossia Udine Palazzo Mantica, Pozzuolo Braida Roggia, Rividischia e Gradiscje di Codroipo, e sono riferibili ad un periodo compreso tra BM3 e BF

64

Castiglioni, Motella, Rottoli 1996, 466.

65 Ibidem, 463. 66 Motella De Carlo 1998, 256 67 Rottoli, Martinelli 1994, 293 68

Cfr. in part. Vitri, Corazza 2001, 197.

69

Per Castione dei Marchesi, S. Ambrogio, Poviglio e Montale cfr. Nisbet, Rottoli 1997, 469; su Montale in part. Evidenze archeobotaniche Montale 2004, 63.

70 Overview of Holocene Forest 1999.

71

Cfr. il medesimo fenomeno registrato in area terramaricola (Nisbet, Rottoli 1997, 471-473; Economy and

iniziale72. Nei casi di Rividischia e Braida Roggia si tratta di campioni numerici poco consistenti, per i quali il Numero Minimo di Individui (NMI) è risultato troppo basso per stime attendibili della popolazione totale; nei casi di Gradiscje e Udine si hanno a disposizione dati faunistici inediti o editi solo preliminarmente. Il confronto tra i campioni, pertanto, richiede estrema cautela ed è stato compiuto sulla base della percentuale dei reperti totali (NR= numero resti)73.

A Rividischia e Pozzuolo Braida Roggia non sono rappresentate le specie selvatiche a differenza di Gradiscje, sito per il quale il campione è significativamente più ampio. A Pozzuolo Braida Roggia il bue rappresenta l'animale meglio attestato tra le specie domestiche come totale dei resti (42%), seguito dal maiale (32%) e dai caprovini (24%), mentre a Rividischia i caprovini sono la specie più rappresentata (40%) seguiti da bue e maiale attestati in percentuali simili (27-26%). A Braida Roggia, Rividischia e Gradiscje di Codroipo è attestato anche il cavallo in percentuali basse, comprese tra 0,1% dei resti a Braida Roggia (in quanto rappresentato da un astragalo) e il 3,9% a Gradiscje: in base a questo dato si potrebbe ipotizzare che il cavallo rappresentasse un bene di prestigio, oltre che un animale da lavoro (forse anche per il trasporto e il combattimento) e, all'occorrenza, fornitore di carne, come proposto per le fasi successive dell'età del ferro per i siti friulani e veneti74. Quanto alle altre specie, alcuni resti di cane sono documentati in percentuali esigue sia a Braida Roggia che a Gradiscje.

Le dimensioni delle tre specie più rappresentate risultano in linea con i dati disponibili per il BR in area padana75 e definiscono bovini e caprovini di taglia piccola e suini di taglia media76. Per quanto riguarda le classi di età, bovini e caprovini si presentano pressoché nello stesso numero di individui giovani e adulti sia a Braida Roggia che a Rividischia, in quanto entrambe le specie erano allevate sia per la resa di carne (senza particolari preferenze per l'età di

72

Per Braida Roggia: Riedel 1981; per Rividischia: Tecchiati, Tasca 2011; per Udine: Palazzo Mantica 2013; per Gradiscje di Codroipo: Tecchiati, Tasca c.s.

73

Il totale dei resti determinati è pari a 737 esemplari a Gradiscje, 162 a Rividischia e 104 a Pozzuolo Braida Roggia (dati desunti nell'odine da Tecchiati, Tasca c.s.; Tecchiati, Tasca 2011; Riedel 1981): nei casi di Rividischia e Braida Roggia risulta ben al di sotto del campione minimo necessario per valutazioni attendibili sull'economia animale (Tecchiati, Tasca 2011, 104).

74

Petrucci 2007a, 214.

75

Cfr. De Grossi Mazzorin, Riedel 1997 e recentemente De Grossi Mazzorin 2013.

76

Le dimensioni al garrese dei bovini sono state stimate di circa 105-110 m a Rividischia, circa 100 cm al garrese a Braida Roggia e simili anche a Codroipo; quelle dei caprovini di circa 59 cm al garrese a Braida Roggia e pressoché simili a Rividischia anche se si tratta di misure compiute su pochi resti; quelle dei suini sono inferiori a 70 cm a Rividischia e tra 70-75 cm a Braida Roggia (Tecchiati, Tasca 2011, 105-107).

macellazione), sia per il latte77. I suini adulti sembrano maggiormente rappresentati a Braida Roggia rispetto a Rividischia, anche se, come suggerito in precedenza, l'esiguità dei campioni rende verosimile che questa prevalenza sia da considerare del tutto casuale (almeno nel caso di Braida Roggia)78. Le classi di età relative ai suini individuati a Rividischia rispecchiano un quadro tipico riscontrato nei coevi abitati dell'Italia settentrionale, dove prevalgono individui giovani (macellati per la carne), affiancati da un numero minore di individui adulti (generalmente costituito da femmine, allevate per la riproduzione)79.

In definitiva, i campioni faunistici di Braida Roggia e Rividischia sembrano differire sensibilmente dal campione di Gradiscje, dove i caprovini sono la specie domestica maggiormente attestata (36,9%), seguiti da bovini (22,8%) e suini (20,9%). La scarsa importanza dei bovini a Gradiscje sembra suggerita sia dal numero inferiore di individui che dalle classi di sesso80, nonché dal peso insolitamente basso: tali dati, infatti, sembrano giustificare un allevamento di questo animale maggiormente finalizzato allo sfruttamento del latte e della carne piuttosto che della forza lavoro81. Va inoltre ricordata la presenza presso il sito di Gradiscje (diversamente che negli altri due) di specie selvatiche quali cervo, lepre e volpe (entrambi rappresentati dallo 0,1% dei resti totali del sito), che, pur essendo rappresentati in quantità ridotte, dovevano fornire in termini di peso un contributo alla dieta non disprezzabile82.

Pur nell'oggettiva difficoltà di comparare campioni molto differenti a livello quantitativo, nel complesso, i dati emersi sembrano riflettere nei casi di Rividischia e Braida Roggia la presenza di una comunità orientata in senso agricolo, non senza spazi destinati al pascolo83. Diverso appare il caso di Gradiscje, dove la presenza scarsa dei bovini potrebbe segnalare l'esistenza di un'economia più nettamente rivolta all'allevamento del bestiame minuto84.

Tra le specie domestiche, la notevole incidenza dei caprovini, riscontrata in tutti e tre i casi analizzati, pare suggerire che la pastorizia ricoprisse un ruolo di un certo rilievo 77 Ibidem, 106. 78 Riedel 1981, 123. 79 Tecchiati, Tasca 2011, 107 80

A Gradiscje, dove il campione numerico è più ampio e rappresentativo, sono stati contati, tra i bovini, 10 femmine, 1 maschio, 1 castrato (Tecchiati, Tasca c.s.).

81

Tecchiati, Tasca c.s.

82 Ibidem.

83

Ibidem; cfr. inoltre Riedel 1981; Petrucci 1992.

84

nell'economia delle comunità dell'età del bronzo dell'alta e media pianura.

Tale ricostruzione potrebbe essere valida, almeno a grandi linee, anche per le fasi antiche del castelliere di Udine, per il quale l'analisi preliminare di un ristretto campione faunistico proveniente dai recenti scavi compiuti all'interno di Palazzo Mantica ha fornito evidenze di uno sfruttamento dei bovini, capre, pecore e maiali, oltre che della presenza del cavallo domestico85.

Per quanto riguarda il periodo compreso tra Bronzo Finale ed età del ferro, i dati disponibili per il Friuli sono un po' più numerosi e sono stati presi in considerazione in questa sede in quanto costituiscono un utile termine di confronto, opportuno al completamento del quadro relativo allo sfruttamento del bestiame in Friuli nel periodo protostorico. Un'analisi esaustiva dei campioni è stata effettuata per tre siti compresi tra l'alta pianura e la fascia delle risorgive (Pozzuolo, Variano, Gradisca di Spilimbergo), mentre per altri siti quali Palse, Montereale Valcellina, Aquileia e Udine i dati a disposizione sono più generici e meno affidabili, in quanto è stata affrontata solo una analisi preliminare dei reperti86.

La notevole prevalenza delle faune domestiche (sia in termini di NMI che di resti totali) rispetto a quelle selvatiche è certo imputabile al ruolo progressivamente più marginale svolto dalla caccia nell'economia dei villaggi localizzati nell'area di pianura, a favore di agricoltura e allevamento87: gli animali selvatici sono infatti attestati complessivamente in percentuali comprese tra 5% (Gradisca di Spilimbergo) e 9% (Variano) nei siti meglio conosciuti, ma presenti in scarsissime quantità anche a Castions di Strada e Montereale Valcellina, dove sono attestati orso e camoscio.

Tra le specie domestiche, i caprovini compaiono sempre in percentuali molto significative, solitamente superiori a quelle dei bovini; in particolare a Spilimbergo, Pozzuolo Cjastiei, Variano e Palse si hanno percentuali comprese tra 20 e 40% circa per i caprovini, 30 e 40% circa per i suini e 18 e 27% per i bovini88. Anche se numericamente meno consistenti, i bovini dovevano rappresentare per l'economia delle comunità una specie molto importante, sia in

85

Palazzo Mantica 2013, 57.

86

Per Pozzuolo Cjastiei e Variano i dati sono stati desunti da Petrucci 2007a, in part. Fig.1; per Udine, Castions e Aquileia si tratta di dati inediti riportati in Petrucci 2007a; per Montereale, Gradisca di Spilimbergo e Palse di Porcia cfr. Petrucci 1996.

87

Petrucci 2007a, 202.

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termini di resa di carne, che di prodotti secondari e di forza lavoro89. In base ai pochi dati disponibili per l'età del bronzo, è verosimile che una simile tendenza nello sfruttamento delle specie domestiche fosse già presente nella fase precedente, come peraltro dimostrato anche in ambito terramaricolo padano, dove lo sfruttamento di pecore e capre risulta generalmente maggioritario90. Per quanto riguarda i suini, il loro sfruttamento è attestato in percentuali significative nei siti di Udine, Castions di Strada ed Aquileia (dove sono attestati nelle stesse proporzioni di bovini e caprovini) e a Pozzuolo e Variano, risultando la specie maggiormente attestata: questo dato pare motivato dalla presenza significativa di corsi d'acqua e ben si accorda con un maggiore sviluppo in questi siti di un'economia basata sull'agricoltura91.

89

Petrucci 2007a, 205.

90

De Grossi Mazzorin, Riedel 1997, 477; i dati più recenti per l'area emiliano-romagnola indicano che i caprovini rappresentassero il 45,1% del totale dei resti delle specie nel BM e il 58,5% nel il BR (De Grossi Mazzorin 2013, 258).

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