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3. Metodi della ricerca

3.3 Metodi della ricerca geoarcheologica

Col termine "geoarcheologia" si intende la ricerca archeologica condotta utilizzando i metodi e i concetti propri delle scienze naturali7. Tra questi, la geomorfologia studia i processi ed i fattori che hanno determinato l'origine delle forme del rilievo ed è perciò indispensabile allo studio del paesaggio antico per individuare lembi di stratificazioni antropiche. La geomorfologia ha come oggetto di studio le forme del paesaggio su grande scala, mentre pedologia, sedimentologia e micromorfologia rivolgono l'attenzione a una scala più piccola ossia quella del "sito", studiando i processi pedologici alla base della formazione dei suoli, i quali interferirono continuamente con la formazione dei depositi archeologici.

Tutte queste discipline sono dunque di grande importanza per la comprensione delle stratificazioni archeologiche, consentendo, infatti, di cogliere le relazioni inestricabili tra attività umana e processi naturali. Tra le altre finalità di queste discipline, vi è anche la ricostruzione del clima del passato8.

Un altro aspetto della ricerca geoarcheologica, in origine semplice strumento di indagine, ma ormai divenuta una distinta branca di studi sul paesaggio, è costituito dal telerilevamento (remote sensing)9. Con questo termine si intende un'ampia gamma di metodologie non

6 Per i due algoritmi utilizzati: cfr. http://resources.arcgis.com (ultimo accesso 29-11-2014). 7 Butzer 1982; Cremaschi 2000.

8 Per l'interazione uomo-ambiente cfr. le metodologie della Landscape ecology: in Italia cfr ad esempio Balista, De Guio 1997. Sullo studio dei suoli per la ricostruzione paleoclimatica: Cremaschi 2000 con contributi specifici; cfr. recentemente Butzer 2011.

invasive, che consentono di trarre informazioni dall'ambiente o da oggetti tramite l'emissione di segnali elettromagnetici, avvalendosi di foto o dati numerici rilevati da aerei, satelliti o sonde spaziali. Infatti, grazie alle variazioni cromatiche del terreno che cambiano a seconda della composizione e del suo contenuto di umidità, è possibile riconoscere elementi relitti del paesaggio di natura antropica o naturale. L'utilizzo di foto aeree e immagini satellitari è ormai divenuta una prassi consolidata per la ricostruzione del palinsesto paleoambientale, come ad esempio dimostrano numerosi studi specifici riguardanti i contesti padani dell’età del bronzo10.

Nell'ambito della ricerca geoarcheologica, l'esecuzione di sondaggi geognostici, l'identificazione di 'paleotracce' da dati telerilevati, la raccolta e l'utilizzo di una vasta cartografia tematica (sia di tipo tradizionale che computerizzata) sono state largamente impiegati per il presente lavoro e verranno descritte più in dettaglio nei prossimi paragrafi.

3.3.1 Telerilevamento

I dati telerilevati sono stati utilizzati in questo studio per identificare ex novo e per verificare elementi del paesaggio antropico (quali sistemi difensivi ad argine e fossato, aree insediative di abitati della media e bassa pianura) o dell'ambiente naturale (ad esempio paleoalvei e canali lagunari). Più difficoltosa è risultata l'analisi delle tracce nell'area di alta pianura, dove le numerose divagazioni delle correnti fluvioglaciali del periodo cataglaciale rendono difficile l'identificazione di eventuali testimonianze coeve agli insediamenti protostorici. Dal momento che i dati sono stati utilizzati su aree mirate si è proceduto ad un vaglio di specifici fotogrammi e immagini satellitari. Particolarmente utili all'analisi sono stati alcune serie di fotogrammi costituita dalle seguenti riprese aeree e immagini satellitari: VOLO GAI 1954; VOLO CTR Lotto 10 Trieste 1990 e le riprese disponibili su Google Earth11. Su alcuni di questi fotogrammi è stato effettuato un “processamento” dell’immagine raster mediante il programma open-source Grass GIS 7.0, col fine di evidenziare le differenze dei toni di colore, una metodologia già sperimentata a partire dagli anni '90 e applicata anche ai contesti

10 Cfr. ad esempio Ferri, Calzolari 1989; Forte 1995.

11 Nell'unico caso della finestra territoriale compresa tra il sito di Canale Anfora e Aquileia si è proceduto a una più sistematica lettura di dati telerilevati, servendosi delle foto satellitari più recenti disponibili da Google Earth (anni 2001, 2006, 2012); v. anche Appendice I, A65. Tutte le tracce presenti in quest’area sono state in seguito digitalizzate e inserite nella piattaforma GIS.

terramaricoli12. Due tipi differenti di analisi sono stati applicati su un matrix di celle 3x3: l’analisi Low Pass Filter riduce la variabilità locale ossia il “rumore di fondo” dell’immagine; al contrario l’analisi High Pass Filter aumenta la variabilità locale, rendendo più evidenti i rapidi cambiamenti del tono di colore di pixels vicini.

3.3.2 Sondaggi geognostici

Nell'ambito del castelliere di Savalons e sul sito di Canale Anfora13 si è proceduto all'esecuzione di sondaggi geognostici mediante trivella manuale. Questi ultimi sono stati eseguiti mediante sonda da pedologo di tipo Edelman, dotata di aste con innesto standard a baionetta e di punta in acciaio per sedimenti fini con camera di campionamento lunga circa 10 cm14. I campioni estratti sono stati affiancati l’uno all’altro in successione, in base alla quota relativa, per ricreare l’intera sequenza stratigrafica grazie alla valutazione delle discontinuità . In fase di descrizione del deposito indagato tramite sonda, si è tenuto conto delle caratteristiche macroscopiche dei campioni quali tessitura, plasticità, colore, struttura, resistenza, l'effervescenza all'acido cloridrico (HCl), le strutture e le geometrie sedimentarie, il contenuto paleontologico animale, vegetale e archeologico. Per la descrizione dei suoli si è fatto riferimento al “Field book for describing soils” (2002)15, redatto dal dipartimento statunitense per l'agricoltura e alle norme redatte dal Soil Survey Stuff (2010)16. Per la rappresentazione grafica dei carotaggi si è fatto riferimento alla simbologia mutuata dai più recenti manuali italiani di geoarcheologia e applicata anche a studi specifici sul Friuli (Fig. 3.1)17.

12 Per una spiegazione dettagliata delle tecniche di “filtraggio” delle immagini raster: Conolly, Lake 2006, p. 201; per l'applicazione di tale tecnica in ambito italiano: Forte 1995.

13 In questo secondo caso i carotaggi sono stati realizzati in collaborazione col prof. Alessandro Fontana del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova.

14 La punta utilizzata ha diametro di 50 mm; sono state utilizzate punte campionatrici di tipo 'olandese' per i depositi posti sopra la falda freatica e di tipo 'gouge' per quelli posti al di sotto

15 Schoenberger, Wysocki, Benham, Broderson 2002. 16 Soil Survey Stuff 2010.

17 Per altri testi consultati, utili alla descrizione dei suoli si veda: Cremaschi, Rodolfi 1987; per la simbologia adottata cfr. Cremaschi 2000 e in part. Fontana 2006.

Fig. 3.1. Legenda utilizzata per i sondaggi geognostici eseguiti.