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2. Popolamento, ambiente e risorse nella pianura udinese durante l'età del bronzo

2.3 Dati paleobotanici

Molto limitati sono al momento i dati disponibili sulla vegetazione della pianura friulana per il II millennio a.C., soprattutto per l'area compresa tra la fascia delle risorgive e la bassa pianura, mentre sono un po' più abbondanti per l'area di Udine.

Le analisi condotte sui campioni palinologici raccolti durante lo scavo effettuato all'interno di Palazzo Mantica, nel centro di Udine, testimoniano un netto calo delle specie arboree (soprattutto ontano bianco e olmo52) nelle fasi pre-abitative rispetto a quelle abitative, a cui corrisponde, invece, un aumento significativo delle specie erbacee (fino al 95% circa nella fase abitativa), tra cui prevalgono gli indicatori del prato e pascolo53. Significativa risulta anche la presenza di vegetali caratteristici di ambiente umido sia nei livelli pre-abitativi che in quelli abitativi, che suggerisce l'esistenza nell'area del Colle di Udine di un corso o di un bacino con costante portata d'acqua in tutti i periodi dell'anno54. Scarsamente attestati in entrambe le fasi, invece, sono i cereali (3,5% circa), la cui coltivazione veniva svolta in altre

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Per Concordia Sagittaria cfr. Valle, Vercesi 1996; per S. Gaetano di Caorle cfr. Balista, Bianchin Citton 1994, 161-174.

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Balista, Bianchin Citton 1994, 164-165 e fig. 6.

50

Bianchin Citton 2001, 100-101.

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Per Concordia: Valle, Vercesi 1996; per Caorle S. Gaetano: Balista, Bianchin Citton 1994, 161-174.

52 Dal 38% circa delle fasi pre-abitative a circa il 5% (Palazzo Mantica 2013, 56).

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Cicorioidee e Graminacee spontanee che raggiungono l'84% dello spettro pollinico (Ibidem, 56).

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aree contigue al castelliere55. In definitiva, per le fasi abitative (verosimilmente da riferire al BM), il paesaggio pare fosse dominato da praterie con possibili aree bonificate un tempo umide e presenza diffusa di coltivazioni e prati/pascoli: queste ultime ipotesi ben s'accordano con l'ipotesi avanzata recentemente secondo cui sarebbe avvenuta in questo periodo la regolamentazione delle rogge che ancora oggi attraversano il centro di Udine56.

Un simile quadro vegetazionale sembra suggerito anche dai risultati delle analisi condotte sul tumulo di S. Osvaldo alla periferia sud di Udine57. Per la fase coeva alla deposizione dell'individuo (corrispondente al BA2) i pollini analizzati suggeriscono l'esistenza di un'estesa vegetazione di ambiente umido, segnalata dalla notevole presenza percentuale di taxa appartenenti alle erbe acquatiche (21% circa) e di boschi igrofili ripariali (18% circa, costituiti soprattutto da pioppeti e alneti). A questi si associano gli indicatori di boschi di latifoglie decidue (soprattutto specie di querceto, 2,3%) e di conifere (4,1%) nelle zone limitrofe al sito. E' anche segnalata in maniera consistente la componente antropogenica, costituita dalle specie coltivate (soprattutto cereali diversificati in orzo e frumento, circa 3,5%) e spontanee (18,4%). Importante risulta anche l'attestazione delle graminacee (26,7%) che suggeriscono l'esistenza di ampie aree destinate a prati e pascoli58.

Nella fase successiva alla deposizione funeraria, in cui il tumulo assunse la forma finale di collinetta artificiale mediante il riporto di falde di ghiaia e argilla, si registra una drastica riduzione degli indicatori di boschi stabili (inferiori al 3%), una forte contrazione degli indicatori riferibili ai boschi ripariali e a piante acquatiche (10% circa) e di tutti quelli antropogenici, sia coltivati (1%) che spontanei (4,3%). Triplicano, invece, le specie riferibili a prati e pascoli (80% circa tra graminacee spontanee e cicorioidee), il che pare suggerire per queste fasi l'esistenza di un paesaggio aperto con vaste praterie verosimilmente utilizzate anche per pascolo e allevamento59.

Per il BF 2-3 altri dati per l'alta pianura provengono dall'analisi di un campione non molto consistente di pollini e macroresti effettuata a Variano60. I risultati suggeriscono una notevole prevalenza del querceto misto nell'area circostante all'insediamento (quercia, carpino,

55

Ibidem, 57.

56

Palazzo Mantica 2013; Corazza, Micheli, Simeoni, Vitri. c.s.

57 Marchesini, Marvelli 2011. 58 Ibidem, 70-72. 59 Ibidem, 72-73. 60

frassino, circa 92%) e, con percentuali minoritarie, delle specie che caratterizzano la boscaglia marginale (nocciolo, pomoidee, corniolo, 5%) e dei boschi ripariali (olmo e ontano, 3%). Per la costruzione delle strutture abitative è documentato l'uso selezionato del legno di quercia per i travi e al contempo l'utilizzo di nocciolo e corniolo per il graticcio delle pareti. Tra le specie coltivate a Variano sono attestati diversi cereali, quali orzo e miglio e, tra le leguminose, lenticchie e favino comuni in Friuli e Veneto61.

Per la fascia di bassa pianura, i soli dati pollinici e antracologici puntuali attualmente disponibili provengono dall'area di Aquileia. Per il periodo BM-BR, i risultati preliminari delle analisi compiute su un ampio campione pollinico dal sito di Canale Anfora62 indicano nel complesso la forte prevalenza di indicatori di ambiente aperto segnalati da piante erbacee (soprattutto il gruppo delle cicorioidee e graminacee in percentuale 82,4-86,7%), rispetto alla componente arborea (8,8-17,6%, tra specie riferibili alle latifoglie decidue e in particolare al querceto misto quali Acer Campestre, Carpinus Betulus, Ostrya carpinifolia/c. Orientalis,

Quercus, Fraxinus, Tilia, Ulmus sono le meglio rappresentate in percentuale 3,8-8%).

Significative sono anche le percentuali relative alle piante di ambiente umido (15,0-28%), dato compatibile con la posizione geografica del sito prossimo alle frange lagunari e con la presenza di un ambiente fluvio-palustre. Riflesso di un aumento della pressione antropica durante le fasi abitative del sito di Canale Anfora sembra essere stato l'incremento delle piante coltivabili, tra cui spiccano quelle dei cereali (passano da 2,5 a 5,5 % nella fase abitativa), in cui sono presente i gruppi dell'orzo (Hordeum vulgare e Triticum monococcum) e dell'avena-grano (Triticum, Avena sativa e Avena). Benché il campione antracologico sia più limitato, e quindi meno attendibile, si segnala la presenza di piante arboree con la prevalenza di specie tipiche dei querceti.

Si ricorda che la quercia (Quercus sez. Rubor) risulta estensivamente impiegata come legno da costruzione in molti siti protostorici della regione: in alta pianura a Gradisca di Spilimbergo per gli elementi lignei di sostegno all'aggere delle fasi dell'età del ferro63; nella

61

Ibidem.

62

Risultati preliminari inediti delle analisi compiute dal Centro di Agricoltura e Ambiente Giorgio Nicoli S.r.l. e curate da Marco Marchesini, Silvia Marvelli e Elisabetta Rizzoli. Ringrazio la Prof.ssa Elisabetta Borgna responsabile del progetto “Paesaggi sepolti” per aver accordato la visione e l'utilizzo di questi dati ai fini del presente lavoro.

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“casa dei Dolii” di Montereale Valcellina datata al V sec. a.C.64; a Santa Ruffina di Palse 65 e a Pozzuolo Cjastiei nelle strutture di Primo Ferro66; nella Bassa udinese, a Porpetto Le Isole, per la costruzione di palizzate perimetrali nell'ambito del BM-BR67 e, infine, molto più tardi nel V sec. a.C. a Carlino68.

Il dato relativo all'impiego del legno di quercia rivela, da un lato, la selezione di una particolare specie per la costruzione delle strutture più imponenti (dato che corrisponde alla documentazione disponibile per alcune terramare emiliane69), dall'altro suggerisce la presenza significativa di boschi composti da specie a foglie caduche di clima-temperato umido, vale a dire il Quercetum-Carpinetum boreoitalicum, riconosciuto come uno degli elementi tipici della vegetazione padana nella fase climatica del Subboreale70. Benché i dati siano ancora troppo limitati per trarre delle conclusioni definitive, è probabile che in seguito alla diffusione di insediamenti stabili durante il BM-BR nella pianura friulana l'impatto antropico sulla vegetazione sia stato notevole, provocando il disboscamento di vaste aree e la transizione da ambienti boschivi naturali verso ambienti più aperti, perlomeno nelle aree prossime agli insediamenti71. In particolare, il cospicuo utilizzo di legname come materiale da costruzione nella fascia di alta e media pianura è ampiamente documentato nelle strutture “a gabbioni” che costituiscono i potenziamenti di seconda e terza fase delle cinte difensive.