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I tumuli funerari: cronologia, distribuzione spaziale e contatto visivo

Paesaggio e insediamento durante l'età del bronzo nella pianura friulana tra Torre e Tagliamento

6. Organizzazione spaziale dell'insediamento nella pianura udinese dell'età del bronzo

6.3 Il rapporto spaziale tra tumuli funerari e castellieri

6.3.1 I tumuli funerari: cronologia, distribuzione spaziale e contatto visivo

Secondo i dati al momento disponibili, la distibuzione dei tumuli in Friuli sembra interessare quasi esclusivamente la fascia di alta pianura e, solo sporadicamente, quella delle risorgive. L'assenza di attestazioni nell'area di bassa pianura sembra imputabile tanto alle trasformazione del paesaggio che risiedono nel maggiore sfruttamento del suolo rispetto al settore più settentrionale e nel possibile spianamento delle strutture esistenti, quanto a differenze culturali specifiche tra l'ambito dei castellieri friulani dell'alta pianura e gli abitati aperti della bassa.

Alcune analisi preliminari85 condotte su 35 strutture a tumulo verificate o ritenute probabili monumenti preistorici hanno indicato un pattern di aggregazione86 (NNI=0,88) e hanno permesso di identificare 3 gruppi principali di tumuli all'interno dei quali le strutture si distribuiscono a distanze comprese tra qualche decina di metri e 7,5 km circa. Questi tre gruppi si dispongono pressoché in corrispondenza delle valli del torrente Corno, del torrente Cormor e del sistema Torre-Isonzo, suggerendo la selezione di determinate aree per la

83 Frequentazioni risalenti a questo periodo sono attestate nell'area del tumulo di Mereto (Balista, Borgna c.s.) e di Montagnola di Sopra (Vitri, Balasso, Simeoni 2011, in part. 248-249).

84 Cfr. supra Par. 1.2.

85 Sono state condotte due differenti tipi di analisi: il Nearest Neighbour e l'analisi multiscalare della funzione K di Ripley (per una spiegazione in dettaglio, cfr. supra 4.3.4.).

costruzione dei tumuli (Fig. 6.10 a).

Il confronto (condotto su base statistica tramite una simulazione di Monte Carlo) tra il cambiamento di pendenza esistente nell'area di ciascun tumulo e quello nell'area di siti campione posizionati casualmente all'interno dell'area di studio, ha dimostrato una forte correlazione tra tumuli e luoghi elevati (p-value=0.04; Fig. 6.6. b-c)87. Molte strutture sono poste sul margine delle ampie scarpate erosive create dal terrazzamento della pianura ad opera dei maggiori corsi fluviali a partire dal tardiglaciale, con una differenza di pendenza compresa generalmente tra 5-10 m, o su limitati alti morfologici resi oggi meno evidenti dai lavori agricoli degli ultimi 50 anni. Questa preferenza per i luoghi elevati pare spiegabile con la volontà di rendere queste strutture percepibili anche da lontano. Si presume, infatti, che anche le strutture meno monumentali, come dovevano essere alcuni tumuli nella fase iniziale, dovevano essere ben evidenti nel paesaggio dell'alta pianura che, in base ai dati oggi disponibili, doveva essere più aperto e caratterizzato da vegetazione bassa (Fig. 6.6 a)88. Si è poi tentato di verificare tramite l'uso del GIS e della statistica quanto abbia influito nella scelta locazionale un altro particolare tipo di visibilità, ossia il contatto visivo esistente tra un tumulo e l'altro: i tumuli della pianura friulana risultano ampiamente intervisibili tra loro e in maniera più costante all'interno di ciascuno dei tre gruppi (Fig. 6.7 a). Anche questa ipotesi è stata controllata a livello statistico (mediante il test non parametrico Kolmogorov-Smirnov, Fig. 6.7 b) con risultati significativi (p-value=0.01) per i tumuli verificati mediante scavo e geofisica o considerati tumuli nell'inventario di Quarina (1943)89, secondo il metodo proposto da Wheatley e applicato all'intervisibilità tra i tumuli preistorici dell'Inghilterra meridionale90. Il recente censimento effettuato da Massino Calosi e Federico Bernadini ha portato a riconsiderare e a specificare le variazioni morfotipologiche esistenti tra i tumuli, corrispondenti a una sensibile variazione dimensionale (Fig. 6.8)91. Dall'analisi del rapporto tra larghezza e lunghezza di tutte le strutture di cui è stato possibile ricavare le dimensioni emerge che un primo gruppo di tumuli, maggioritario in termini numerici, possiede

87 Per l'illustrazione del metodo cfr. supra 3.5.5.

88 Una simile ricostruzione del paesaggio vegetale della fascia di alta pianura è stata ipotizzata in particolare per l'area di Udine (cfr. supra Par. 2.3)

89 Sono stati inclusi in questa analisi le strutture considerate tumuli verificati con sicurezza mediante scavi e prospezioni o ritenuti probabili (cfr. supra Par. 4.3.4).

90 Wheatley 1995; Cfr. anche supra Par. 3.5.4. 91 Calosi, Bernardini 2011.

dimensioni medio-piccole, comprese generalmente tra 10-25 m. di diametro. Questo primo gruppo potrebbe corrispondere a tumuli con tipologia 'a calotta' (esemplificata dal tumulo di S. Osvaldo92) che non hanno avuto uno sviluppo monumentale nel tempo, ma che sono stati realizzati in un periodo coevo o di poco successivo alla deposizione funeraria. Il secondo gruppo di tumuli è, invece, composto da strutture dalle dimensioni notevolmente più grandi che, in termini di diametro, variano tra 26 m (Mereto) e 43 m ca. (Rocco di Tauriano)93 e, nei casi in cui questo dato è stato riscontrabile, risultano avere un'altezza superiore ai 5 m. In base al confronto tra quanto emerge dagli scavi e dalle indagini geofisiche, le dimensioni maggiori di queste strutture potrebbero essere dovute all'esistenza di ampie piattaforme utilizzate, come nel caso di Mereto, per molte generazioni come siti cerimoniali per lo svolgimento di pratiche cultuali testimoniate qui da tracce di focatura, resti di animali e di frammenti ceramici94. Risulta interessante notare che proprio queste strutture più grandi, plausibilmente utilizzate come poli di aggregazione comunitaria, siano poste in certi casi a distanze brevi o medie dai luoghi che poi furono occupati dai castellieri, quali i tumuli di Montagnola Tomba di Sotto e Montagnola Tomba di Sopra a 4-5 km da Sedegliano e quello di Mereto localizzato a 2-4 km tra Savalons e Variano. E' dunque possibile che questi monumenti possano essere serviti a marcare i confini tra comunità limitrofe nell'ambito di una incipiente organizzazione territoriale.

Va comunque sottolineato che solo le future indagini sul campo potranno confermare l'utilizzo delle piattaforme a fini rituali e l'utilizzo protratto nel tempo delle strutture, finora accertato solo per il tumulo di Mereto95. Le uniche altre possibili evidenze di frequentazioni successive, forse a scopo rituale, sono state osservate presso il tumulo di Montagnola di Sopra, dove è stato ritrovata un'area focata collocata sulla sommità del rialzo96 e presso quello di Campoformido, dove è attestata una superficie a cocci databili tra BF e Primo Ferro nel settore nord-orientale della struttura, associata a carboni e minute ossa bruciate97 .

92 Per il tumulo di S. Osvaldo cfr. Càssola Guida Calosi 2011; sulla tipologia 'a calotta' in part. Càssola Guida 2011e, 128.

93 In questo caso il diametro molto significato è tuttavia probabilmente condizionato dalla presenza di una struttura recente al di sopra del tumulo (cfr. Bernardini, Calosi 2011).

94 Cfr. in part. Borgna, Corazza, Simeoni 2013.

95 Ibidem; da ultimo: Borgna, Vinci, Calosi c.s.; cfr. anche supra le datazioni assolute disponibili (Par. 1.3.1). 96 Sull'area a fuoco: Vitri, Balasso, Simeoni, 2011, 242.