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2 IL MODELLO INGLESE

2.3 I DECRETI PISANU E AMATO

L’omicidio Raciti al Massimino di Catania e la tragedia dello stadio Hillsborough di Sheffield si possono accomunare come eventi che hanno provocato una profonda mutazione della regolamentazione riguardo gli impianti sportivi dei rispettivi paesi. Il derby Catania - Palermo è da sempre una partita molto sentita e ad alto rischio che mette di fronte le compagini delle due più popolose città siciliane, da sempre rivali.

I tifosi ospiti per problematiche organizzative arrivarono quando la partita era già iniziata e dopo poco tempo iniziarono a registrarsi scontri all'esterno dell'impianto, qui alcuni sostenitori della squadra di casa cercarono il contatto con gli ospiti che risposero con un lancio di fumogeni e petardi, in mezzo la polizia, addirittura 1200 agenti mobilitati. Le forze dell'ordine replicarono con i lacrimogeni, due finirono all'interno della Curva Nord sede del tifo locale più acceso intossicando migliaia di persone, l'aria divenne subito irrespirabile tanto che la partita venne sospesa per ben 40 minuti. La maggior parte

della gente cercò di fuggire ma tutte le vie di fuga erano sbarrate, creando una pericolosissima calca ed il rapido dilagare del panico. Da qui partirono gli scontri veri e propri con la polizia, ne nacque una sorta di guerriglia urbana che verrà sedata solo dopo diverse ore, il bilancio fu di circa 70 tifosi feriti, altrettanti agenti e si contò un morto, l'ispettore capo Filippo Raciti.

Come sempre solo dopo una grande tragedia si individua il problema e si propongono sull'onda emozionale del momento soluzioni anche molto drastiche. Subito tutti i campionati di calcio su decisione di FIGC e CONI vennero sospesi a tempo indeterminato e molte forze politiche chiesero almeno 12 mesi di stop od il termine della stagione con sole gare a porte chiuse. Ma il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese rispose che: “Noi siamo addolorati, ma lo spettacolo deve continuare. […] I morti del sistema calcistico

purtroppo fanno parte di questo grandissimo movimento che le forze

dell'ordine ancora non riescono a controllare. È stato necessarissimo

fermarsi. Ma adesso parlano in tanti, tutti saputelli, si vive un

momento di esaltazione. Tutti hanno la soluzione. Ma facciamo

chiudere. È la regola principale: questa è un'industria che paga i suoi

prezzi. Si può pensare che un'industria chiuda i suoi impianti e poi li

riapra chissà quando?”17

Si criticò aspramente soprattutto il fatto che i due decreti legge Pisanu, il 28/2003 convertito dalla legge 88/2003, ed il 162/2005 convertito dalla legge 210/2005, recanti “Disposizioni urgenti per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive” fossero rimasti in larga parte inattuati. Questo poiché oltre all'inasprimento delle sanzioni pecuniarie e costrittive per i violenti prevedevano lavori strutturali da diversi milioni di euro agli impianti, da anni ovunque in deroga poiché motivo di contenziosi tra squadre ed amministrazioni comunali proprietarie che si rimpallavano a vicenda l'onere di queste spese, solo per mettere a norma San Siro necessitavano 25 milioni di euro. Principalmente erano previsti ove possibile maggiori spazi agli ingressi e nelle aree esterne degli stadi, una zona di prefiltraggio delimitata da grate per un miglioramento dei controlli, accessi regolati da speciali tornelli che permettono il passaggio di una sola persona alla volta e solo se in possesso di un biglietto nominativo, sistemi di illuminazione e ripresa a circuito chiuso interna ed esterna, recinzioni

17 TONACCI, F. - “Il calcio non può chiudere, i morti sono parte del sistema” da Repubblica del 05/02/2007. Milano.

varie e locali interni attrezzati per il coordinamento delle forze della polizia, le cosiddette sale GOS (Gruppo Operativo Sicurezza).

Il governo intervenne con forza ed inusuale immediatezza con il decreto legge Amato 8/2007 convertito dalla legge 41/2007 contenente “Misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche”. Il testo suddiviso in 12 articoli modificava ed inaspriva i due decreti legge Pisanu aumentandone di molto la repressione, venne poi seguito dal decreto legge Maroni 187/2010 convertito dalla legge 217/2010 che ne puntualizzerà alcuni aspetti dibattuti e controversi come la flagranza differita e la disciplina giuridica della figura dello steward.

Il decreto Amato in un primo momento riaprì gli stadi prima a porte chiuse e poi per i soli abbonati locali, i club privati dagli importanti incassi dei biglietti furono quindi costretti nella maggioranza dei casi ad adeguare gli impianti a proprie spese, cercando poi accordi economici con i comuni che in alcune città ancora ai giorni nostri sono da definire e motivo di battaglie legali da quasi 10 anni. Si stabilì che il biglietto non fosse più per un generico settore ma per un determinato posto a sedere e nominativo, acquistabile all'interno di un

circuito gestito e controllato dalle forze dell'ordine e debba essere esibito contestualmente ad un documento valido di identità. “In una giornata di lavoro, 18 ore, gli addetti dell'aeroporto della Malpensa

verificano che a 80 mila biglietti aerei corrispondano 80 mila

persone. A San Siro ne entrano 83 mila, in un paio d'ore.”18 Si decide

che i DASPO, i divieti di accesso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive, vengano disposti dal giudice e non più dal questore con la possibilità dell'obbligo di firma in questura durante lo svolgimento delle partite. Vengono spesso vietate le trasferte delle tifoserie ospiti, a discrezione dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, organo di consulenza tecnico-amministrativa disciplinato dal secondo decreto Pisanu ma che fino ad allora aveva nei fatti scarsa rilevanza.

Sono inasprite le pene per il lancio e l'utilizzo di razzi, bengala, fuochi artificiali, bastoni ed oggetti contundenti. Si impose l'obbligo di chiedere un'autorizzazione puramente discrezionale agli organi di polizia per l'ingresso degli impianti sportivi di elementi innocui e di colore come coreografie, bandiere, striscioni, megafoni, tamburi, centraline ed ogni altro mezzo di diffusione sonora, mirando

18 ZUNINO, C. - “Stadi e sicurezza, caos biglietti, il decreto Pisanu non parte” da Repubblica del 24/08/2005. Milano.

probabilmente a distruggere i gruppi ultras indiscriminatamente anche riguardo gli aspetti più inoffensivi e positivi.

Nulla incredibilmente venne disposto riguardo le barriere tra spalti e campo che la legislazione italiana prevede alte ben 2,20 metri e come abbiamo visto per l'Inghilterra non essendo facilmente scavalcabili in situazioni di pericolo sono la principale causa di stragi.

Nel 2009 venne introdotta anche la temutissima Tessera del Tifoso, un severo sistema di schedatura e sorveglianza unico nel panorama mondiale occidentale, così come molte delle appena elencate statuizioni. Senza la TDT corredata di nome, foto, un chip di controllo della posizione ed ovviamente usufruibile solo alle persone non sottoposte a DASPO i tifosi non possono in nessun caso abbonarsi o andare in trasferta, possono solamente acquistare i biglietti delle singole gare. Però ben attenti alle disposizioni dell'osservatorio che potrebbero limitarne la vendita in assoluto oppure solo alle persone residenti in determinate regioni, di solito quella della squadra ospitante, senza tenere tuttavia conto del fatto che non necessariamente la provenienza geografica corrisponde con il proprio tifo calcistico. Spesso si creano paradossi senza soluzione e a persone

senza tessera viene negata la possibilità di assistere a delle partite solo perché non residenti nella regione o nella provincia di origine della propria squadra.

Ovviamente gli ultras e la maggioranza dei frequentatori abituali degli impianti sportivi si ribellarono a questa repressione senza quartiere, per anni si inscenarono proteste ed ancora adesso intere tifoserie hanno smesso in blocco di seguire la propria squadra in trasferta e di abbonarsi. Ma non si vede una luce in fondo al tunnel e nemmeno una apertura ad una discussione costruttiva sul tema da parte del mondo politico.

A quasi 10 anni dagli scontri di Catania ci rimane un panorama del calcio italiano e dei suoi impianti sportivi desolante. I vecchi stadi quasi sempre spogli dei colori festanti e del tifo abituale del passato sono militarizzati con grate, tornelli, barriere, fossati, vetri, recinzioni varie e addirittura fili spinati che fanno pensare di più ad una prigione che ad un luogo dove si assiste ad uno sport popolare e quindi di svago e divertimento. Le perquisizioni multiple prima e dopo i controlli di rito sulla nominatività del biglietto, che già di per sé provocano file, sono spesso invasive, non è raro doversi quasi

spogliare o dover togliersi le scarpe in piazzali assolati o fangosi. Le procedure per l'acquisto dei tagliandi sono cervellotiche e poco comprensibili a chi non ne è avvezzo o particolarmente determinato nell'acquisto, facendolo desistere: vengono sicuramente allontanate le persone più innocue come i padri di famiglia e gli anziani, non certo i facinorosi.

Complice di tutto questo la non felicissima congiuntura economica del corrente decennio ammiriamo settimanalmente stadi sempre più vuoti in Serie A, senza considerare le categorie minori dove la situazione è ormai quasi ovunque tragica. Nel massimo campionato la scorsa stagione si è registrata la peggiore media stagionale di spettatori degli ultimi 50 anni, stabilmente al di sotto addirittura di quella della Bundesliga 2, il corrispettivo della Serie B in Germania, dove al contrario una radicale e ponderata politica di ammodernamento degli impianti e di calmieramento dei prezzi al botteghino sortisce effetti opposti.

Sono in costante calo soprattutto all'estero gli ascolti televisivi del nostro campionato, composto da squadre sempre più povere e quindi meno competitive, con la desolante e malinconica cornice dei nostri

stadi vuoti, con i pochi tifosi lontanissimi e ostruiti nella visuale da barriere di vario genere. Molto più avvincente ed interessante per il consumatore neutrale seguire i tornei di Inghilterra, Germania, Spagna e Francia dove i più forti campioni del mondo si danno battaglia in arene costruite o ristrutturate negli ultimi 15 anni, piene di tifosi festanti seduti appena a bordo campo. E se non si agisce in fretta e si riesce ad invertire il trend negativo attraverso adeguate normative e strutture il nostro sistema calcio, attualmente basato solamente sulla vendita dei diritti TV ormai svalutati, sarà destinato ad implodere e vivere un futuro ancora più fosco del poco luminoso presente.

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