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4 IL CASO ROMA

4.3 IL PUBBLICO INTERESSE

“La Roma può costruire il nuovo stadio in due anni? È possibile, si

vuole dare un grande impulso, anche con la volontà del sindaco

Ignazio Marino. Il Comune in 90 giorni dalla presentazione dello

studio di fattibilità rilascerà la dichiarazione di pubblico interesse e

c'è tutta l'intenzione di rispettare la legge. Certo i due anni

complessivi sembrano tempi molto ambiziosi perché circa un anno è

necessario per l'iter amministrativo, rimane poco più di un anno per

la realizzazione. Realisticamente tre anni sembrano più probabili, ma

vedremo cosa succederà. L’impianto della Roma che imporrà oltre un

miliardo di investimenti complessivi è un impegno imponente, con il

costo dello stadio che sarà di almeno 300 milioni.”29 A quasi tre anni

da queste dichiarazioni del commissario straordinario dell’Istituto per il Credito Sportivo Paolo D’Alessio, e soprattutto dalla presentazione della prima bozza di progetto al Campidoglio, l’iter burocratico

29 D'ALESSIO, P. - “Calcio: Commissario Ics, stadio Roma? Impegno imponente e contatti avviati”. Adnkronos.com. 2014. http://www.adnkronos.com/fatti/sport/2014/05/01/calcio- commissario-ics-stadio-roma-impegno-imponente-contatti-

purtroppo è ancora in corso.

Lo studio di fattibilità è stato consegnato dalla AS Roma al comune in data 29 maggio 2014, con integrazioni successive che accoglievano le richieste dello stesso, si è passati quindi alla fase della dichiarazione di pubblico interesse che deve essere perciò deliberata dall'assemblea capitolina.

Abbiamo prima elencato le opere pubbliche finanziate dal proponente che verranno costruite, saranno 320 milioni di euro gli oneri di urbanizzazione complessivi. Ed una quota pari a circa 200 milioni si stima sarà costituita da opere i cui benefici ricadranno su un’area e un’utenza più ampie rispetto a quelle direttamente interessate dal progetto, quindi non riguarderanno esclusivamente i fruitori saltuari o abituali dello stadio ma tutti i romani.

Tuttavia ai fini della legge 147/2013 non basta il semplice conteggio degli oneri ma si prescrive che tutti gli interventi previsti concorrano “alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed

economici”. Perciò la verifica della sussistenza del pubblico interesse

della proposta non può esaurirsi in essi ma si deve tradurre anche in un'analisi complessiva dei suoi effetti sul tessuto socio-economico

della città.

A tale proposito un successivo studio dall’Università Sapienza, conclude che “l’investimento di circa 1,6 miliardi di euro finanziati interamente dai privati in un arco temporale di sei anni, avrà un

impatto economico sulla città di Roma pari a circa due volte e mezzo

rispetto a quello generato da Expo 2015 su Milano, rilanciando in

modo consistente numerosi comparti industriali come quello

dell’edilizia, dell’entertainment e dei servizi. […] Una volta a regime,

i nuovi occupati nelle varie aree previste dal progetto saranno 4mila,

con oltre 15-20mila lavoratori che svolgeranno la propria professione

nel Business Park. A fronte dell’aumento degli impiegati, il tasso di

disoccupazione a Roma calerà nel 2019 di circa l’1%, con una

riduzione media pari a circa mezzo punto percentuale.”30

La valorizzazione del territorio è apparsa quindi palese al consiglio comunale del tempo e lo Stadio della Roma viene dichiarato di pubblico interesse con la votazione del 22 dicembre 2014, che conta 29 favorevoli, 8 contrari e 3 astenuti.

Arriva quindi il tempo della presentazione del progetto definitivo che

30 AS ROMA - “L'esperto: Lo Stadio della Roma è una grande opportunità per la riqualificazione della Capitale”. Roma. 2016. http://www.stadiodellaroma.com/it/notizia/2016/11/parola-all- esperto-lo-stadio-della-roma-una-grande-opportunit-per-la-riqualificazione-della-capitale

viene consegnato in data 15 giugno 2015 al Campidoglio. Questi, una volta verificata la corrispondenza con le prescrizioni della delibera, lo ha trasferito alla regione Lazio il 21 luglio 2015. Ma la documentazione presentata dal proponente viene ritenuta insufficiente dalla regione Lazio per la convocazione della Conferenza dei Servizi decisoria il 5 agosto 2015.

Nel frattempo un avvenimento imprevisto rallenta e complica ancora di più l'iter, il giorno 8 ottobre 2015 Ignazio Marino annuncia le dimissioni dalla carica di sindaco della capitale. E i candidati alle seguenti elezioni amministrative hanno visioni contrastanti sul progetto, Virginia Raggi stessa che verrà eletta sindaco il 26 giugno 2016 durante la campagna elettorale si è dichiarata profondamente contraria.

Finalmente il 30 maggio 2016, dopo quasi un anno di immobilismo causato dal commissariamento prefettizio della città e dall'ulteriore progettazione richiesta, il progetto definitivo completo in ogni sua parte viene consegnato dal proponente al comune. Da qui verrà trasferito alla regione Lazio il 30 agosto 2016 dopo ben 92 giorni e senza tuttavia esplicitare il proprio parere in merito alla

corrispondenza formale con la delibera di pubblico interesse, come era stato fatto l'anno precedente ed in molto meno tempo.

Virginia Raggi replica che “ogni parere nel merito verrà espresso in sede di conferenza dei servizi, che sarà occasione di confronto

limpido e trasparente tra le parti. La volontà, da parte

dell’amministrazione capitolina, è di realizzare lo stadio nel pieno

rispetto delle regole”. Perciò secondo il comune non c’è bisogno di

nessuna integrazione essendo il riconoscimento della pubblica utilità implicito nella stessa trasmissione della documentazione e se ci fossero state delle mancanze non sarebbe di conseguenza mai arrivato in regione.

La regione Lazio il 12 settembre 2016 ha formalizzato l'avvio della procedura per l'esame del progetto definitivo e la prima seduta della conferenza dei servizi decisoria è stata fissata per il 3 novembre. I lavori dovranno concludersi tassativamente entro il 6 marzo 2016 e dovrebbero produrre come atto conclusivo l'agognato e tanto atteso permesso di costruire. Per il quale però servirà anche una variante al piano regolatore di Roma, che il Campidoglio dovrà votare ma, almeno in teoria, dovrebbe essere solo una ratifica formale di una

decisione già presa.

Qualcuno però sostiene che la giunta Raggi vorrebbe chiedere modifiche talmente rilevanti da risultare impossibili. La legge 147/2013 infatti al comma 304, lettera b autorizza eventuali modifiche al progetto già approvato solo se “strettamente necessarie”. Dunque in modo esplicito arrivati a questo punto non consente stravolgimenti dell’opera. Oltretutto esistendo una delibera votata dalla precedente amministrazione, la 132 del 22 dicembre 2014, per cambiare progetto o addirittura bloccarlo occorrerebbe non una mozione ma una nuova delibera che revochi la pubblica utilità e faccia saltare tutto l'iter che dovrebbe ricominciare da capo. Quindi un atto politico fortissimo, proveremo a ragionare ed ipotizzare se sarà possibile arrivare fino a questo punto.

4.4

IL FUTURO

Il 4 marzo scorso l’allora candidata sindaco del MoVimento 5 Stelle, Virginia Raggi, dichiarò a Radio Radio: “Lo stadio della Roma lo facciamo da un’altra parte, a Tor Vergata e senza uffici, perché quella

è speculazione edilizia e poi noi abbiamo già le torri dell’Eur che

sono vuote e lo Sdo da riempire. Sicuramente sì, revocheremo la

pubblica utilità dell'opera.” Inequivocabile, ma si sa in campagna

elettorale vale tutto o quasi. Dopo la candidatura olimpica di Roma 2024 saltata per espressa volontà della sindaca, può succedere lo stesso allo stadio della Roma? Le storie sono però diverse, e soprattutto ad un diverso livello di avanzamento. Di sicuro però la giunta farà di tutto in sede di conferenza dei servizi per chiedere alcune modifiche rilevanti che come abbiamo visto non sarebbero concesse dalla norma e rischierebbero di invalidare tutto l'iter.

I tempi sono stretti, le procedure già approvate ed avviate, soprattutto gli investimenti in questo caso sono totalmente privati. La AS Roma

solo per il progetto ha speso già 60 milioni di euro coinvolgendo 50 studi, tra cui quelli di livello globale di Daniel Libeskind e Dan Meis. In caso di clamoroso stop da parte dell'amministrazione è stato calcolato che la società sportiva accuserebbe un danno stimato tra mancati introiti, perdita di diritti d’immagine per servizi che la società sta già finanziando in oltre 2 miliardi di euro. Che ovviamente diverrebbero oggetto di una causa risarcitoria con il comune ed un rischio del genere con già i conti dissestati da 14 miliardi di euro di saldo negativo quest'ultimo non se lo potrebbe di certo permettere. Oltretutto a livello politico due terzi di persone nella città tifano Roma, un milione di elettori potenziali favorevoli allo stadio.

L’attuale obiettivo giallorosso è di evitare lo scontro e convincere l’amministrazione Raggi a completare nei tempi stabiliti l'iter burocratico, al massimo rinunciando a piccole cubature o al prolungamento della metro B ma con lo spostamento dei 50 milioni stanziati sul potenziamento della ferrovia Roma-Lido, possibilità però già prevista nella delibera di pubblico interesse. La prima pietra verrebbe posata nella primavera del 2017 ed il nuovo impianto sarebbe pronto in un biennio.

CONCLUSIONE

“Diritto alla casa. Nel caso dello sport all’impianto sportivo. È senza

alcun dubbio il luogo principale della cultura, della pratica,

dell’avviamento e della storia dello sport. È dunque un diritto di ogni

cittadino poterne usufruire per poterlo vivere, praticare, studiare,

respirare, sentire, vedere, amare. In Italia lo sport è un fattore sociale

ed emozionale della nostra vita quotidiana. Crea passioni uniche. Lo

sanno bene più di 22 milioni di persone che praticano le 352

discipline sportive presenti in Italia e i 16 milioni che assistono

annualmente alle gare dal vivo. Un movimento straordinario.”31

L’obiettivo perseguito è stato, finalmente si potrebbe dire, a tutti gli effetti raggiunto. Evidentemente non senza difficoltà, dovute in gran parte alle ragioni di coloro che, difendendo la tutela ambientale temendo speculazioni edilizie, avevano in passato fortemente osteggiato l’approvazione della norma. Una normativa destinata ai grandi stadi ma anche ai piccoli centri sportivi di provincia, sintesi di tutte le diverse visioni politiche e anche forse per questo ben ponderata e scritta, adeguando l'Italia alle tempistiche standard degli

31 UVA, M. - “Guida all'applicazione della legge per lo sviluppo dell'impiantistica sportiva”. Roma, CONI Servizi. 2014.

altri stati europei in materia.

Il caso Udinese ben raffigura le differenze significative tra il precedente iter legislativo e quello attuale. La società bianconera, desiderosa di trasformare il proprio stadio di vecchia concezione e con la pista di atletica in uno accogliente, caldo e moderno con i tifosi vicini al terreno di gioco, ha infatti impiegato sei anni per passare dallo studio di fattibilità alla fase realizzativa del nuovo Friuli. Dallo studio di fattibilità del 2008 è stata messa nelle condizioni di poter procedere ai lavori solo nel 2014. Tramite la nuova legge 147/2013, che il club della famiglia Pozzo non ha potuto sfruttare avendo già precedentemente avviato l'iter, avrebbe impiegato al massimo 315 giorni. L'Udinese avventurandosi in un percorso praticamente inesplorato e tortuoso ha dovuto far fronte a costi amministrativi e di riprogettazione inaspettati, senza avere alcuna certezza sulla riuscita e sulle tempistiche. Ora questi sono ben chiari e specificati, ed è proprio ciò che la legge persegue, dando modo a tante società sportive anche professionistiche che, lo ricordiamo, sono aziende a scopo di lucro di programmare un investimento fruttuoso per loro stesse, per i tifosi che poi sono i cittadini e per le pubbliche amministrazioni sgravate da

spese di gestione divenute insostenibili.

Riguardo questo punto nella 147/2013 si sarebbe potuto fare di più, si sarebbe potuta delineare partendo magari proprio dal caso di Udine una migliore procedura standard per la cessione del diritto di superficie degli stadi oppure proprio per la loro alienazione a favore del privato come sta accadendo in questi mesi nel caso pilota di Bergamo. Ad esso si potrebbero presto aggiungere altre città, gli stadi sono impianti che abbisognano di cicliche e costose opere di manutenzione e ristrutturazione ed in Italia sono utilizzati in modo esclusivo dalle squadre di calcio. Venderli alle società stesse le rafforzerebbe in termini di patrimonializzazione economica da mettere a bilancio, le responsabilizzerebbe riguardo la loro gestione e nel contempo il ricavato sarebbe linfa vitale per i comuni, che sommando questi soldi all'annuale costante rimessa della gestione di uno stadio pubblico avrebbero risorse da investire nell'impiantistica sportiva dilettantistica a livello locale.

Oggi il rilancio dell’impiantistica sportiva professionistica non può prescindere dall’intervento di capitali privati, il cui impiego è vincolato dalla valutazione di un certo equilibrio finanziario tra i costi

ed i proventi attesi. Sono proventi non più esclusivamente correlati alla vendita dei biglietti o allo sfruttamento dei diritti pubblicitari come l’advertising cioè le inserzioni pubblicitarie a bordo campo, il naming rights e quindi i diritti di denominazione degli impianti o il

puring, la gestione in esclusiva dei punti di ristorazione.

Bisogna invece procedere come ci indica la 147/2013 nella direzione di uno sviluppo della destinazione d’uso dell’impianto che oltre a quella sportiva privilegi il commercio o i servizi, rendendo la struttura viva non solo due giorni al mese ma frequentata sette giorni su sette. La nuova disciplina legislativa, prescrivendo che lo studio di fattibilità possa prevedere anche altri tipi di intervento purché “strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del

complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa”, è

orientata infatti proprio verso questa prospettiva.

Partendo da un'analisi sulla storia dell'impiantistica e dell'ordinamento sportivo nel nostro paese siamo passati a una diversa prospettiva, quella inglese a livello sia legislativo che di strutture. Abbiamo così poi potuto analizzare con pienezza di causa la ratio ed il contenuto di questa conosciuta ma poco approfondita legge, verificando sul campo

la sua efficienza nei primissimi casi di applicazione effettiva.

La speranza italiana è che in tempi brevi, assieme ad una decisa controtendenza alle repressive leggi in materia di ordine pubblico nei nostri stadi, sempre più società sportive sfruttino con efficienza la nuova disciplina, recuperando tante strutture fatiscenti. Questo porrebbe le basi per una resurrezione dell'impiantistica sportiva, nel nostro paese troppo spesso collegata ai grandi eventi ed ai grandi sprechi e poi dimenticata nel quotidiano.

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RINGRAZIAMENTI

Questo difficile traguardo lo dedico ai miei genitori Claudio e Barbara, a mia sorella Laura ed a mio fratello Matteo, senza il loro supporto e affetto non sarei la persona che sono ora. Lo dedico ai miei nonni, zii e cugini ma soprattutto a chi non c'è più e sono sicuro avrebbe voluto vivere questo giorno accanto a me. Lo dedico alla mia ragazza Elisa che mi sopporta da oltre sei anni e ha vissuto al mio fianco la maggior parte del mio percorso universitario, dandomi sempre la forza di andare avanti e non mollare, ti amo tanto. Lo dedico davvero a tutti gli amici ma in particolare a quelli di sempre, ad Alessandro, Andrea S., Andrea V., Daniele e Gianluca in rigoroso ordine alfabetico, vi voglio bene e lo sapete. Lo dedico con sincerità al professor Fioritto che in tutti questi mesi mi ha aiutato passo passo nella redazione di questa tesi, sempre paziente, disponibile e con il sorriso sulle labbra.

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