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33degli anni ’90, ma sono soprattutto i grandi progetti urbani che se-

gnano la città e hanno fatto e continuano a far discutere, anche per le procedure adottate per la loro approvazione. Resta indubbiamente interessante l’individuazione di alcuni progetti strategici, con l’obiet- tivo di rendere la città più attrattiva attraverso la realizzazione di in- terventi in grado di assegnarle nuovi ruoli dal punto di vista turistico, economico e amministrativo, oltre che diversa e riconoscibile per la qualità urbana e architettonica conseguente. Per tutti i grandi pro- getti viene attuata la procedura del concorso internazionale, che di per sé ha consentito di far conoscere Salerno fuori dai confini ita- liani. Ne descrivo successivamente alcuni, senza esprimere valu- tazioni in merito alle opere previste, intendendo ragionare sui temi più ampi del processo globale di valorizzazione della città. Il primo progetto di trasformazione riguarda lo sviluppo del ruolo portuale della città, attraverso un ridisegno del fronte mare da piazza della Libertà a piazza della Concordia, con la riorganizzazione dell’area del porto turistico e la realizzazione di un terminal per le crociere. Il progetto vincitore dell’architetto Ricardo Bofill prevede la realizza- zione, nella parte prossima a piazza della Libertà, di un imponente edificio a mezzaluna, un crescent che ospiterà a piano terreno atti- vità commerciali e ai piani superiori spazi direzionali e soprattutto re- sidenze. è inoltre prevista la realizzazione della grande piazza sul fronte mare e due edifici a servizi, uno dei quali destinato a biblio- teca civica. Sul limitrofo molo Manfredi sorge invece la stazione ma- rittima disegnata dall’architetto vincitore del concorso, Zaha hadid. Si tratta di una struttura di cemento armato a vista a forma di ostrica, adagiata sul mare. La destinazione è a terminal per i traghetti e le crociere. La nuova cittadella giudiziaria è stata affidata all’architetto inglese David Chipperfield, sempre vincitore di concorso. L’iniziativa nasce da un programma di riorganizzazione delle sedi giudiziarie mi- nori della provincia, nel quale si è preferito concentrare i vari ser-

Il progetto del Porto Marina di Arechi di Santiago Calatrava

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vizi giudiziari in un’unica struttura. Si prevede la costruzione di sei edifici di altezza variabile, caratterizzati da ampie vetrate ed immersi nel verde. Il complesso, collocato nell’area dell’ex scalo merci fer- roviario e prossimo alla stazione si presenta come una cortina di edi- fici di sviluppo in parte orizzontale e in parte a torre, per un totale di 72.000 mq di superficie di pavimento. Il progetto della marina di Arechi prevede la realizzazione di un complesso portuale, turistico e ricettivo, alla periferia est di Salerno, in prossimità dello stadio. Il porto turistico può ospitare fino a 1.000 posti barca ed è stato affi- dato all’architetto Calatrava. L’idea fondamentale è quella di stac- care le attività portuali dalla costa: le superfici a terra, non occu- pate da volumetrie, sono destinate a parcheggio e ad un parco verde con una passeggiata lungo il canale, con chioschi e servizi. Eppure Salerno è una città atipica per il sud d’Italia anche per altri fattori. Innanzitutto è ora raggiungibile anche con i treni alta velocità, di RFI e di Italo, aumentando quindi significativamente l’accessibilità, prima legata ai collegamenti regionali con Napoli. In ambito urbano è stato realizzato un primo tratto di metropolitana lungo l’asse nord- ovest/sud-est: sei chilometri circa con sei fermate, dal centro citta- dino fino allo stadio di Arechi. Nel 2009 il comune è risultato l’unico comune capoluogo “riciclone” del centro-sud ed è diventato il primo capoluogo d’Italia per percentuale di raccolta differenziata (74%). Salerno risulta così la prima città del meridione per qualità ambien- tale e il visitatore ne ha la netta impressione. Il “caso Salerno” me- rita quindi una riflessione metodologica che sinteticamente può ruo- La cittadella giudiziaria

tare intorno a tre fattori. Primo. Le nostre città hanno un disperato bisogno di ritrovare una strategia per il loro futuro, che viene prima dello sforzo di regolazione delle attività correnti. hanno bisogno di lavorare per obiettivi, soffrendo talvolta per le difficoltà burocratiche imposte da un apparato normativo talora ridondante, spesso diffi- cilmente razionalizzabile. In questo percorso la volontà ammini- strativa è fondamentale. Secondo. Il grande progetto può costituire uno dei modi per la rigenerazione delle città, soprattutto quando con- sente di recuperare aree dismesse. In questo senso il metodo del concorso di progettazione è certamente importante, per selezionare i migliori e per portare sulla scena internazionale realtà urbane meno conosciute. Merita però grande attenzione la possibilità che si af- fermino anche i giovani professionisti, ma rimane indubbio il ruolo trainante che i grandi progetti di architettura hanno anche sulle at- tività più ordinarie. E soprattutto non pensare che solo le cosiddette archi-star siano la soluzione ai problemi amministrativi, burocratici e di “consenso popolare”. Terzo. La strategia vincente è il legame tra le macro e le micro trasformazioni: la qualità della vita quotidiana non dipende direttamente dai grandi progetti, ma anche dalle pic- cole opere, dall’attenzione allo spazio pubblico, alle piccole manu- tenzioni, alla pulizia, al decoro. La sfida è capire come poter cogliere gli elementi positivi di questa esperienza per esportarli e soprat- tutto per farli diventare termine di confronto anche per eventuali mo- difiche normative, più adatte per la rigenerazione urbana, che tanto ci vedrà occupati nel futuro prossimo.

Il crescent di Ricardo Bofill

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Nel 1999, quando venne bandito il concorso per la nuova sede del Pa- lazzo di Giustizia, la città di Salerno sembrava a molti come la Bella Ad- dormentata svegliata dal bacio del Principe dell’Architettura. Anche se questo aveva le fattezze mature del catalano Oriol Bohigas, il miracolo pareva prendere quota: e da sonnecchiante capoluogo all’ombra della ca- pitale-rivale – Napoli – la cittadina campana si risvegliava al ritmo del- l’inusuale movida che spingeva ogni sera migliaia di giovani nelle strade e sul famoso lungomare. Autore - con Albert Puig Domenech - di un ri- voluzionario Piano che metteva da parte le astrattezze dell’urbanistica in favore dell’architettura, Bohigas cercava di trapiantare a Salerno il me- todo adottato per la Barcellona olimpica degli anni 80: individuare aree a vocazione specifica e promuoverne la rivitalizzazione e il ridisegno po- tenziando le funzione collettive e lo spazio urbano. Interventi puntuali di agopuntura creativa avrebbero dovuto stimolare la circolazione rigene- rativa in tessuti necrotizzati da usi impropri o da sotto utilizzazione, a par- tire da alcune aree strategiche per rimettere in moto la crescita urbana. La prima comprendeva la parte settentrionale del centro storico, conse- gnata da decenni all’immobilismo e al degrado anche a causa di un’oro- grafia che ne rendeva disagevole l’accesso nelle nuove condizioni di abi- tabilità richieste dalla strategia di renderlo di nuovo parte significativa del- la città. Nel 1997 venne così varato il primo concorso internazionale cui si demandava la speranza di fare di Salerno una più generale “questio- ne” di progettazione urbana, secondo un’ottica spregiudicata e corag-

Fulvio Irace

I CONCORSI PER

LA NUOVA SALERNO

DOSSIER

SALERNO

Dida da fare

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