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131tornare sul significato complesso, in primo luogo soggettivo, che il

questo assume2. Forse anche per tal motivo, al centro di numerose ricerche più che di programmi concreti di intervento, il restauro del paesaggio mostra al presente le proprie peculiarità soprattutto in re- lazione al carattere di trasversalità che lo contraddistingue. Terreno di incrocio tra competenze umanistiche, saperi propri delle scienze della natura, della cultura architettonica ed ingegneristica, esso sem- bra poco suscettibile, di conseguenza, a riferirsi ad ambiti tematici univocamente determinati. La stessa locuzione e i termini da cui è for- mata si prestano ad interpretazioni mutevoli: se restauro, difatti, ri- chiama a tutto un ampio spettro di azioni − dirette e indirette − fina- lizzate alla conservazione e trasmissione ai posteri di palinsesti sto- ricamente stratificati e degli aspetti costruttivi e figurali che li so- stanziano, nella nozione di paesaggio, a sua volta, si coagulano fat- tori fisici e aspetti intangibili, aspetti propri di riconoscimenti sogget- tivi e di letture oggettive, caratteri più “stabili” e valenze dinamiche. Ogni paesaggio è, inoltre, testimonianza dell’intreccio tra segni di ci- viltà trascorse e di usi contemporanei; è testimonianza, insieme, di culture auliche e collettive, di apporti singolari e di tradizioni proprie di intere comunità. Ѐ, dunque, sempre luogo di trasmissione di cul- ture, «prodotto dell’intelligenza, del pensiero e del lavoro umano nel corso di più millenni; è un immenso libro, un palinsesto in cui sono scritti millenni di storia»3che tocca a noi ancora leggere, interpreta- re, attivamente salvaguardare. Tali considerazioni costituiscono il

1F. M. Crawford, Coasting by Sorren- to and Amalfi, in «The Century Maga- zine», xLVIII, 3, 1894, in In barca a vela da Sorrento ad Amalfi ed altri sto- rie, a cura di A. Contenti, Capri 2004, p. 34.

2Cfr. R. Assunto, Il paesaggio e l’este- tica. Arte, Critica e Filosofia, Giannini, Napoli 1973; C. Tosco, Il paesaggio come storia, Bologna 2007; P. D’An- gelo, Estetica e paesaggio, Bologna 2009 e Id., Filosofia del paesaggio, Macerata 2010.

3G.C. Argan, discorso pronunciato in Senato nella seduta del 2 agosto 1985 (Disposizioni urgenti per la tutela del- le zone di particolare interesse am- bientale), rip. in Giulio Carlo Argan. In- tervista sul Novecento, in «Annali del- l’Associazione Ranuccio Bianchi Ban- dinelli», 17, 2005, p. 76.

Fig. 2. Complesso di Santa Maria di Mitigliano. Il piccolo cenobio rappresentava un presidio benedettino non distante dalla Punta Campanella e dall'eremo dedicato a San Costanzo, sulla vetta dell'omonimo monte. La foto presenta la situazione della calotta estradossata della chiesa prima della recente copertura con tetto a falde e coppi (foto V. Russo 2010).

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fondamento concettuale di programmi di ricerca e di formazione con- dotti, a partire da circa un decennio, nel contesto peninsulare sor- rentino-amalfitano, barriera e ponte tra il golfo di Napoli e di Saler- no: un osservatorio privilegiato, quest’ultimo, per misurare la rela- zione tra azione antropica e resilienza ambientale e tra quest’ultima e rischi connessi al patrimonio architettonico. Più in particolare, l’am- bito paesaggistico che si sviluppa a partire dalla Punta Campanella (fig. 1) e il suo intorno verso Positano è indagato nei suoi valori sto- rico-figurali nella simbiosi tra componenti naturali, evidenze archeo- logiche e architettura, quale archivio di cultura materiale e di un si- stema di segni e modi di vita sul territorio. Attraverso rilevamenti sul campo, indagini diagnostiche e documentarie, sono indagate que- stioni connesse alle relazioni tra caratteri fisico-costruttivi dei manu- fatti antichi, sistemi storici di infrastrutturazione del territorio e con- testo naturale, con l’obiettivo di evidenziare fattori di vulnerabilità e strategie, dal minimo impatto, miranti alla conservazione program- mata del palinsesto storico. L’ottica interpretativa, con il suo riflesso sul progetto di restauro, mira a riconoscere relazioni tra parti, ma- nufatti, reti di percorsi, elementi naturali; al contempo, la lettura rav- vicinata è necessaria per cogliere biodiversità, frammenti dell’opera dell’uomo, strati che documentano il vissuto e l’assenza nelle fre- quentazioni, modi di costruire e di adattare il territorio ad esigenze di sussistenza. La comprensione dei significati e dei fattori di vulnera- bilità di contesti stratificati si è, in particolare, concentrata su taluni ambiti riferibili al promontorio di Punta Campanella con i complessi di Santa Maria di Mitigliano a monte4 (fig. 2) e della Torre di Miner-

4Cfr. E. Santaniello, Il complesso di Santa Maria di Mitigliano a Massa Lu- brense. Conoscenza, conservazione, valorizzazione, in «Genius Loci. An- nuario del Centro Studi e Ricerche Francis Marion Crawford», 2010- 2011, pp. 33-44.

5Cfr. S. Pollone, L. Romano, Trans- formations and Permanences of land- scape and architecture: the Minerva Tower of Punta Campanella in the Sorrento-Amalfi Peninsula, in Pro- ceedings of the International Confer- ence on Modern Age fortications of the western Mediterranean coast, Va- lencia 2015 (in c.s.).

6Cfr. J.R. Ruiz-Checa, V. Cristini, V. Russo, Torres costeras durante el si- glo XVI. Estrategias territoriales y téc- nicas constructivas en el frente marí- timo levantino del Reino de Aragón y Virreinato de Nápoles, in Proceedings of the International Conference on Modern Age fortications, cit., (in c.s.). 7V. Russo (a cura di), Landscape as Architecture. Identity and conserva- tion of Crapolla cultural site, Firenze 2014.

Fig. 3. Punta Campanella, Torre di Minerva. Il manufatto mostra un aspetto fortemente alterato dagli interventi della seconda metà del Novecento, consistenti nella riconfigurazione dei cantonali e della sommità. La torre è inserita in un contesto archeologico di elevato pregio ma tuttora non oggetto di una complessiva strategia di conservazione e valorizzazione (foto V. Russo 2012). Fig. 4. Il versante meridionale della Penisola sorrentino- amalfitana presenta, nel contesto appena limitrofo alla Punta Campanella, caratteri paesaggistici ancora predominati dall'elemento naturale e da vegetazioni spontanee. L'erosione marina ha favorito la formazione di un esteso sistema di grotte mentre la presenza di rivi in aree in forte declivio ha generato valloni e profonde spaccature nelle rocce (foto V. Russo 2013).

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