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53un’osmosi delle culture urbane espresse dalle diverse città portuali e

da quella cultura marittima che le accomuna.

Lo sviluppo urbano sostenibile, obiettivo dichiarato o sotteso di piani e progetti urbani contemporanei, trova una straordinaria risorsa nel- l’identità marittima delle città portuali che può essere declinata a livello ambientale, sociale ed economico.

Il mare è una risorsa ambientale e può essere il principale polmone ecologico di una città di mare sempre che sia accessibile per tutta la comunità urbana e, quindi, sostenibile sul piano sociale. L’economia del mare, dallo shipping alla nautica, può essere trainante per la cre- scita produttiva ben al di là del cluster marittimo.

A Salerno, il mare è centrale nella prospettiva di sviluppo che la città si è data negli ultimi venti anni e per gli anni a venire, raccogliendo consensi ampi e trasversali che hanno favorito il perseguimento de- gli obiettivi, condivisi dalla comunità, sul suo futuro urbano.

questa centralità del mare nella prospettiva di sviluppo urbano ha trovato definizione formale e programmatica nel piano di Oriol Bohi- gas (Bohigas 2005) completato dai grandi progetti urbani e di archi- tettura di Zaha hadid, Ricardo Bofill, David Chipperfield, Tobia Scarpa, Santiago Calatrava, Massimiliano Fuksas, Jean Nouvel, Nicola Pa- gliara, Rui-Sanchez.

Il piano non è stato del tutto attuato e non tutti i progetti sono stati com- pletati ma l’impatto sulla città, sulla comunità urbana e su tutto il ter- ritorio regionale è stato molto forte, rendendo Salerno un caso studio emblematico e paradigmatico proprio per il rapporto con il mare. Il “modello Salerno” è stato abbastanza studiato e sono stati esami- nati i fattori caratterizzanti, i molti punti di forza e alcuni di debolezza, desumendone elementi metodologici da applicare in contesti analoghi (Albolino 2011, Gerundo 2010, Giovinazzi 2008, Russo 2011). In par- ticolare, questo numero speciale della Rassegna Aniai raccoglie i con- tributi di autori molto qualificati che esaminano i diversi aspetti del mo- dello Salerno da diversi punti di vista.

La dimensione collaborativa del modello Salerno è stata probabil- mente poco trattata e merita senz’altro un approfondimento. Salerno ha avuto una guida molto determinata nel Sindaco De Luca accom- pagnata da una classe dirigente che ha voluto il cambiamento e da una comunità urbana che ha creduto nella svolta. La città ha aderito ad una prospettiva che si sta progressivamente realizzando attraverso progetti di qualità collocati in una strategia unitaria e condivisa. In particolare, il mare è stato il punto di vista comune che ha messo insieme interessi altrove contrastanti come quelli degli imprenditori e quelli degli ambientalisti, dei politici e delle associazioni di cittadini, del cluster marittimo e del cluster delle costruzioni, degli operatori dei tra- sporti e dei sostenitori delle pedonalizzazioni, dei commercianti e dei consumatori.

Rispetto ad altri casi internazionali di urbanistica partecipata e collabo- rativa, il coinvolgimento decisionale è stato limitato a settori circoscritti

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ma, probabilmente, questo ha semplificato il processo e favorito il pas- saggio dalla visione ai progetti e all’attuazione. Se facciamo riferimento all’esperienze degli ultimi anni in Italia, Salerno si afferma senza dub- bio come buona pratica da cui apprendere e da riproporre nelle inizia- tive di rigenerazione urbana delle città di mare.

Gli elementi emblematici, i fattori che hanno fatto di Salerno un modello vincente, sono numerosi e, di seguito, se ne delineano tre che si riten- gono i principali della prospettiva innovativa.

La prima chiave del successo è l’approccio alla trasformazione urbana che è vista come strumento per costruire lo sviluppo economico e la cre- scita sociale attraverso la qualità dell’architettura, degli spazi e delle fun- zioni della città. L’architettura diventa polo di qualità per la città che si trasforma e si migliora, attraverso nuovi edifici e attraverso destinazioni d’uso innovative per gli edifici esistenti. Il progetto urbano e architetto- nico è affidato ad architetti di chiara fama come scelta consapevole, pre- cisa volontà di politica urbana, nel quadro di una strategia complessiva e con una visione chiara della città che si vuole per il futuro (Comune di Salerno 2009 e 2013).

Il secondo elemento che si deve sottolineare è la capacità di dare una prospettiva che unifica e non divide, elaborando una proposta politica che si attua proprio valorizzando le convergenze tra i soggetti portatori dei diversi interessi. In questo, la scelta delle archistars ha avuto il du- plice effetto di creare sia qualità urbana sia consenso sociale: i citta- dini vedono migliorare la città giorno dopo giorno, gli imprenditori hanno maggiori opportunità lavorative e di investimenti fruttuosi, i turisti sono incentivati a visitare la città divenendone poi testimonial e promotori. Il terzo fattore di successo – poco approfondito e invece centrale nella messa a fuoco della nuova prospettiva – è l’aver guardato al mare come elemento focale del processo di sviluppo. Il piano di Bohigas vede la città in relazione al mare sul piano funzionale e su quello formale. Il porto non è visto come parte aggiunta ma come elemento strutturale e strut- turante la città. Il lungomare, gli edifici iconici come il crescent di Bofil e la stazione marittima di Zaha Adid, il marina di Arechi sono i tasselli di un mosaico urbano che guarda al mare.

Se negli ultimi venti anni la classe dirigente di Salerno e la comunità urbana tutta hanno guardato al mare per costruire il futuro della loro città, noi oggi possiamo dal mare guardare Salerno e mettere a fuoco il pa- radigma di una nuova prospettiva di sviluppo per le città costiere del Sud Italia. Il modello Salerno, pur con i dovuti adattamenti ai diversi conte- sti, può esprimere un paradigma di sviluppo urbano marittimo, innova- tivo ed efficace per le difficili realtà del Mezzogiorno.

Il paradigma che vogliamo definire richiede un approccio mutisettoriale affinché lo sviluppo sia sostenibile sul piano economico, su quello am- bientale e sul piano sociale. L’ambito di applicazione potrà superare i confini comunali, in un’ottica multiscalare che persegua tanto lo sviluppo locale quanto quello regionale.

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