• Non ci sono risultati.

L A DENOMINAZIONE D ’ ORIGINE

II.3 T UTELA E QUALITÀ : LA NORMATIVA EUROPEA

II.4.4 L A DENOMINAZIONE D ’ ORIGINE

Barbera è una denominazione d’origine protetta, attribuita al vino prodotto dall’omonimo vitigno. Vista l’alta diffusione dello stesso, esistono differenti denominazioni sul territorio nazionale, anche al di fuori del Piemonte, come ad esempio le DOC Oltrepò Pavese Rosso, Oltrepò Pavese Barbera, Colli Piacentini Barbera e Colli Bolognesi Barbera135. Come visto in precedenza, i disciplinari di riferimento sono di competenza delle amministrazioni regionali e generalmente sono strutturati con un sistema a piramide. Nel caso in esame, si parte dalla base costituita dalla DOC Piemonte, comprendente la maggior parte dei comuni delle province di Cuneo, Asti e Alessandria. Al di sopra di questa, si trovano la DOC Langhe e la DOC Monferrato, relative a territori più ristretti136. Continuando a circoscrivere il territorio d’interesse si trovano la sottozona e il vigneto, ovvero la DOC Barbera d’Alba e la DOCG Barbera d’Asti (Figura 13). Le denominazioni poi, possono essere completate da ulteriori specificazioni quali l’anno della vendemmia e l’indicazione della vigna, a patto che le uve provengano interamente dal vigneto indicato. Questo sistema è stato concepito per comprendere un maggior numero di prodotti all’interno della denominazione, in quanto, con il sistema precedente, i vini che non raggiungevano la qualità necessaria erano

134 Le botti possono essere le tradizionali di rovere di Slavonia o le barrique francesi, molto utilizzate

negli scorsi anni per via della moda, la quale però sembra che inizia a rivolgersi verso produzioni più tradizionali.

135 Racca R., Il Vino. Istruzioni per l’uso, Lucca, Cinquesensi, 2013.

136 Questa struttura è generalmente valida per tutti i vini, non soltanto per la Barbera.

Figura 12 - Botte di rovere per l'affinamento della Barbera della

declassati a “vino da tavola”. La struttura a piramide, invece, consente che circa il 98% della produzione enologica piemontese rientri sotto il toponimo Piemonte, Langhe o Monferrato, permettendo così di distinguere i vini originari della regione da quelli lavorati in loco, ma derivanti da uve allevate in altre località137.

I disciplinari delle DO si occupano di definire univocamente i parametri di riferimenti affinché un dato vino possa fregiarsi di tale riconoscimento. In particolare, delimita le aree comunali dov’è possibile allevare il vitigno, poiché il terreno è uno dei fattori più influenti per l’ottenimento delle caratteristiche organolettiche identitarie del vino. Per indicare l’insieme delle caratteristiche proprie della terra, del clima, dell’altitudine ed esposizione, delle pratiche enologiche tradizionali del luogo e della cultura, si è soliti parlare di terroir. Il termine di origine francese, il quale letteralmente significa appunto “terra/terreno”, nell’accezione enologica non viene mai tradotto, tanto in italiano, quanto nelle altre lingue. Inoltre, i disciplinari includono le quantità massime di produzione, le norme per la

137 Turismo culturale e crescita del territorio, libro Monferrato.

Figura 13 - Mappa delle denominazioni di origine Barbera su territorio piemontese. Scala 1:7.500 - (Fonte www.viniastimonferrato.it).

vinificazione, il confezionamento e i parametri essenziali da riscontrare in fase di degustazione, con il relativo ente designato al controllo.

In generale, entrare a far parte della DOC è un vantaggio soprattutto sul mercato estero, il quale ha difficoltà a riconoscere i luoghi di origine dei vini. Tuttavia, le degustazioni di controllo, in alcuni casi, tendono a correggere il prodotto, diminuendo così la libertà del viticoltore di esprimersi attraverso le proprie bottiglie. Ciascun’azienda, ogni vigna e all’interno di questa, ciascuna vite hanno caratteristiche diverse e donano uve differenti. Inoltre, il variare del clima di anno in anno, fa sì che ogni vino sia unico e irripetibile e sono proprio queste unicità che tendono ad essere livellate in commissione di degustazione. Si corre così il rischio di omologare il sapore della bevanda e forse, da un lato, sarebbe opportuna una maggiore elasticità d’interpretazione138. I piccoli viticoltori hanno tutto l’interesse a trasmettere le proprie diversità al vino. Per questo motivo molti ambiscono a specificare il nome della vigna, il cru, sulla propria bottiglia139. Nonostante ciò, la DOC e la DOCG sono uno strumento di estrema importanza, soprattutto per quanto riguarda la lotta all’agropirateria140. Infatti, il rischio più elevato di omologazione è insito nelle scelte iniziali poste in essere dalle aziende, ed è maggiore per i produttori vocati al guadagno che scelgono di produrre secondo i gusti del mercato, piuttosto che diventare i testimoni della propria identità territoriale141.

Negli ultimi anni è sorta la volontà di creare una nuova DO per la Barbera d’Asti, la Nizza, legata al luogo d’origine del vino. Infatti, per via degli scandali del metanolo e dei produttori industriali che hanno snaturato il nome del vitigno, in parte si è rovinata la DO. I consumatori non appassionati hanno difficolta a capire come un vino avente lo stesso nome, possa essere così diverso da zona a zona, soprattutto quando questi, non conoscendo il nostro Paese, sono incapaci di localizzare sulla mappa le diverse aree di provenienza142. Di conseguenza, una Barbera “non buona” influisce negativamente sull’immagine di tutte le Barbere. Per questa ragione, il Consorzio Tutela Vini d’Asti e del Monferrato ha proposto la nuova DOC, la quale dovrà seguire l’iter necessario per essere riconosciuta.

Per quanto riguarda il gusto tradizionale delle Barbere, si può dire che quella d’Alba è generalmente più profumata, mentre quella di Asti appaga di più al gusto, è più persistente.

138 Il problema è anche dato dall’organizzazione delle degustazioni di controllo, poiché l’addetto si

trova a dover assaggiare decine di vini nel giro di poche ore, facendo sì che quello che stona leggermente dal coro sia molto più evidente e in contrasto coi precedenti.

139 Intervista con Renato Rinaldi, proprietario della Cascina Santa Rosalia Agricoltura Biologica. 140 Intervista con Andrea Oberto, proprietario di ERBALUNA Azienda Agricola.

141 Intervista con Giulia Gonella, proprietaria dell’Azienda Agricola Pianfirano. 142 Intervista con Flavio Meistro, proprietario dell’Azienda Agricola BUT.

Di seguito si propongono le schede della Barbera d’Alba della Cascina delle Rose di Tre Stelle, Barbaresco, e della Barbera d’Asti DOCG BUT dell’Azienda Agricola BUT di Fontanavi, Costigliole d’Asti, entrambe prodotte rispettando i canoni della lotta integrata143.

143 Le schede dei vini sono prese rispettivamente dal siti web delle aziende: www.cascinadellerose.it e

www.aziendaagricolabut.com.

Barbera d’Alba DOC 2011

Il vigneto si trova sul confine tra Rio Sordo e Tre Stelle, la conformazione del terreno è complessa con prevalenza di stratificazione organica, le marne blu sono ad una profondità da 1 a 3 metri.

GRADAZIONE ALCOLICA: 14,50%

VITIGNO: Barbera 100%

AFFINAMENTO: in tradizionali botti in rovere di Slavonia da 10-20hl per 15 mesi, prosegue in bottiglia. Nessuna filtrazione e chiarifica.

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: di colore rosso rubino intenso e

brillante tendente al granato. Frutti rossi di sottobosco, vena balsamica, buona struttura acida, ma fine ed elegante. Finale caldo, armonico e persistente. Grande bevibilità.

ABBINAMENTI: particolarmente indicato per salumi e formaggi di media stagionatura, carni rosse e pesce.

Barbera d’Asti DOCG BUT

Non tutto è quello che sembra. La Barbera, si sa, è il vino donna, la Signora dei rossi. Per noi però veste un nome da uomo, l’abito maschile della vite, donna, e della terra, madre. But esprime quest’ambivalenza, e la risolve nel gusto deciso e intrigante. Non è un “ma” all’inglese, più semplicemente è il nome piemontese di nonno Flavio (Flavio Botto, detto “But”) amante di quest’uva, che ci ha trasmesso la passione per questo nettare divino.

GRADAZIONE ALCOLICA: 14%

VITIGNO: Barbera 100%

AFFINAMENTO: 18 mesi in botti di acciaio inox, quattro mesi in bottiglia.

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: dal colore rosso cristallino, delicato e

fruttato al naso con lievi sentori di vaniglia. In bocca risulta complesso e rotondo, con una buona persistenza.

ABBINAMENTI CONSIGLIATI: cacciagione, carni rosse e formaggi stagionati, primi piatti con condimenti a base di carne.

STOCCAGGIO: conservare in posizione orizzontale a temperatura

C

APITOLO

III

T

URISMO E RURALITÀ