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Descriptive translation studies e testi medioeval

originale/traduzione

3. Descriptive translation studies e testi medioeval

L’utilizzo del quadro teorico appena illustrato permette così di accostarsi ai testi antichi con una cautela critica che, conscia di trovarsi di fronte ad un altro sistema, eviti di porsi obiettivi che ne astraggano l’identità storica. Di qui, l’attenzione alle variabili di una cultura altra rispetto a quella dello studioso (e del traduttore) moderno, che deve pertanto abbandonare qualsivoglia pregiudizio culturale in favore di una prospettiva critica che miri alla oggettiva contestualizzazione del lavoro medievale.

Diversi studi hanno sottolineato la considerazione positiva della cultura letteraria medievale nei confronti del processo traduttivo10, elemento fondamentale nello sviluppo della cultura europea tutta11: il divario fra culture sarebbe stato colmato attraverso una trasposizione linguistica non esente da manipolazioni e interventi, accantonando il rispetto per il dettato e le movenze del testo di partenza. L’intervento del traduttore si configura così come il frutto di un’interpretazione creativa, che risponde a stimoli che provengono dal contesto storico, culturale e linguistico cui il traduttore appartiene. Da un punto di vista moderno, i confini della traduzione, considerata in primo luogo come fenomeno interlinguistico, divengono così più sfumati, rendendo necessaria una ri-etichettatura che ne renda conto dell’essenza (anche) intralinguistica12

In questo la nozione di riscrittura nei termini posti da Lefevere13 risulta particolarmente felice in applicazione alla tipologia di traduzione medievale14. Ragionare nei termini di riscrittura permette infatti di conservare e rendere evidente il carattere autonomo dell’operazione compiuta sul testo di partenza, nonché, più in generale, l’adattamento del testo a contesti altri, senza per questo venire privato di autorevolezza e privare di qualità la sua ri-proposta. Di qui la necessità di adottare la metodologia proposta dai Descriptive Translation Studies, che considera il prodotto della traduzione nella sua dignità di prodotto autonomo, all’interno del contesto richiedente e nel

10 Cfr. Copeland (1991); Cammarotta (2001); Rikhardsdóttir (2012); Bampi (2004;2017).

11 Rikhardsdóttir (2012:2): «The recognition of vernacular translation as a primary vehicle for vernacular participation in, and ultimately appropriation of, the cultural privilege of Latin academic discourse reconceptualises medieval translations as active agents in cultural formation, rather than passive transmitters of a perceived authority of an ‘original’».

12 Jakobson (1959:232). 13 Lefevere (1998).

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panorama del suo effettivo utilizzo, permettendo altresì di considerarne le fasi e le possibili evoluzioni in prospettiva diacronica.

3.1 Descriptive Translation Studies e Heilagramannasögur

Il mondo norreno è, come già visto, una cultura di traduzione fin dagli albori della cultura manoscritta, impegnata da subito a tradurre in volgare testi di provenienza straniera. Come visto in precedenza, le prime traduzioni vengono operate a seguito della conversione al cristianesimo, nella necessità di rendere accessibili i testi agiografici, utilizzati inizialmente per acquisire le competenze linguistiche necessarie alla comprensione della lingua della chiesa. La traduzione costituisce pertanto un momento centrale nel processo di cristianizzazione, del quale incarna le possibilità effettive di incontro tra cultura islandese e cultura europea.

Secondo il modello proposto da Martin15, ci sono tre modalità con le quali una nuova confessione comunica le proprie verità ad una cultura altra: imposizione, traduzione e inculturazione. Si definisce imposizione il forzoso ingresso di nuove idee religiose in una società, senza alcun rispetto verso la sua identità a le sue tradizioni, mentre traduzione e inculturazione rappresentano invece i primi passi verso un adattamento delle stesse alla cultura ricevente. Come è stato messo in luce al capitolo I, non è possibile applicare la prima modalità nel caso dell’Islanda, la cui conversione è il culmine di un lungo ed eterogeneo processo di cristianizzazione, risultante in una autonoma decisione alla luce di una riflessione critica nei riguardi della situazione storico-politica del tempo.

Un utilizzo in sinergia del modello di analisi dei Descriptive Translation Studies e delle modalità della cristianizzazione proposte da Martin permette di mettere in luce il valore delle Heilagramannasögur in virtù del posto da loro occupato nella costruzione di una cultura letteraria scritta e nell’inserimento di questa nuova cultura entro il panorama europeo.

Le prime traduzioni dalle vitae rappresentano la concretizzazione di una possibilità di dialogo tra sistema di partenza e sistema d’arrivo e segnano l’inizio di una comunicazione. In questo primo momento, nel momento della tra-duzione, la cultura norrena si trova, nella terminologia di Even- Zohar, in una fase incipiente di formazione, ovverossia in un momento delicato di passaggio dall’oralità alla scrittura: il sistema letterario norreno è infatti maturo nel campo dell’oralità, dal punto di vista linguistico, contenutistico e compositivo, mentre rappresenta un sistema ancora giovane per quanto riguarda le modalità di resa. Pertanto, il sistema si pone in una direttrice che

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tende all’innovazione (attività primaria), aprendosi alle influenze esterne per quanto riguarda modelli e modalità e rimanendo su posizioni più ma non unicamente conservative a livello linguistico. Da questo punto di vista, preliminary e operative norms adottate nelle traduzioni rispondono principalmente alle necessità pratiche della chiesa all’indomani della conversione, lasciando minor spazio all’elaborazione autonoma dei copisti. Rielaborazioni e compilazioni sono invece caratteristiche del periodo dell’inculturazione, allorché la letteratura cristiana viene resa attraverso mezzi espressivi e modelli che, fatti propri e affinati dalla cultura ricevente, vengono rafforzati ulteriormente (attività secondaria). Al carattere inter-culturale del primo momento si affianca ora un approfondimento intra-culturale: accantonate le istanze ufficiali legate alla traduzione per la prima fase dell’evangelizzazione, il prodotto della traduzione si fa prodotto letterario che incontra gli interessi di un pubblico che non coincide più soltanto con l’uditorio degli uffici divini, aprendosi a maggiore elaborazione formale. Di qui, la posizione centrale assunta dalle operative norms, in armonia con una riflessione più matura sulle necessità della cultura ricevente (preliminary norms) e sulle potenzialità espressive dei mezzi a questa propri (matricial e textual linguistic norms).

La traduzione viene così analizzata come processo e come prodotto; come movimento inter- culturale e come movimento intra-culturale. Oltre alla resa di una consistenza scritta ad una cultura letteraria orale già di per sé matura, la conversione segna l’introduzione del mondo norreno entro il panorama europeo: il cristianesimo diventa così principio animatore di una nuova cultura risultante dalla combinazione degli elementi del sistema d’origine e di quelli della cultura d’arrivo. La portata del fenomeno non concerne solamente il sistema letterario, ma ha impatto sull’intero poli-sistema, influenzando o accelerando alcuni cambiamenti nella percezione del mondo e della società. La celebrazione dei riti della chiesa sostituisce infatti il tempo pre- cristiano, scandito dalla natura, mentre il nuovo concetto del sacro amplia la sua dimensione spaziale all’ultraterreno, introducendo nuovi criteri gerarchici legati a Dio o ad autorità geograficamente lontane (il papa, l’imperatore o il vescovo dell’arcidiocesi). Il consolidamento della figura del vescovo necessita l’innesto di un cambiamento del concetto di proprietà, destinato a cambiare per sempre il panorama economico d’Islanda. Infine, la stessa società muta in armonia con la sua identità cristiana, secondo nuovi dettami di comportamento (celibato, confessione, penitenza) e grazie a un’educazione conseguita in patria, ma strettamente legata al sapere della chiesa (latino, salterio, testi sacri).

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