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Composta intorno al 416/417 da Paolo Orosio (375-post 418), la Historia adversos paganos è un compendio storiografico che tratta della storia umana dalla creazione fino all’età dell’autore secondo uno schema provvidenzialistico, che pone l’introduzione del Cristianesimo quale motore centrale del progresso della storia umana. La fortuna dell’opera nel Medioevo è testimoniata dalla tradizione manoscritta, che conta più di duecento codici. Come per l’Historia ecclesiastica tripartita, la popolarità del testo permetterebbe di pensare ad una compilazione facilmente attuabile in modo autonomo, benché tuttavia non sia nemmeno possibile escludere un precedente latino, donde la traduzione.

L’utilizzo della fonte è riscontrabile in due passi della Ambrósíuss saga, dove serve a scopi differenti. Mentre in AS 9 la fonte viene utilizzata per inserire due interi episodi, in AS 17 il compilatore si serve di alcuni dettagli della narrazione per integrare il quadro più ampio già offerto dalla Historia tripartita.

AS 9 - HAP VII, 33-34

All’interno della narrazione degli eventi legati all’usurpazione di Magno Massimo, che come si è visto la saga integra in toto rispetto a quanto trovato in Paolino, il compilatore si serve di HAP per introdurre gli episodi dell’assassinio di Valente e della conseguente elevazione di Teodosio. Gli episodio, per quanto registrati nella Historia tripartita, sono riportati nel testo norreno con una aderenza alle movenze del testo di Orosio tale per cui risulta incontrovertibile l’identificazione della sua opera come referente principale, indipendentemente dalle consuete questioni di provenienza, disponibilità e modalità di lettura della stessa.

Mentre l’episodio dell’elevazione di Teodosio (HAP VII 34) non presenza modifiche degne di sottolineatura, procedendo il compilatore a condensare in poche frasi le lodi e le imprese

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dell’imperatore, la narrazione dell’assassinio di Valente (HAP VII 33) presenta un grado di elaborazione più elevato. L’utilizzo dell’episodio permette infatti di giustificare l’introduzione dei Goti, che si fanno indirettamente longa manus di Massimo nell’uccisione dell’imperatore Valente. Il passo segue immediatamente la chiusura della parentesi sul martirio di sant’Orsola e la saga si premura di creare un collegamento coerente con la figura di Massimo esplicitando l’avvenuta sottomissione dei Goti da parte dell’usurpatore:

Maximus for annars stadar ok lagdi undir sik þjod þa, er Gothi eru kalladir.

[Massimo e ne andò in un altro luogo e assoggettò quelle popolazioni chiamate dei Goti.] Di qui la possibilità di servirsi del dettaglio della Historia adversos paganos, secondo cui il comportamento del tiranno avrebbe spinto la popolazione ad una rivolta, che avrebbe avuto come contraccolpo l’uccisione dell’imperatore (propter intolerabilem auaritiam Maximi ducis fame et iniuriis adacti in arma surgentes):

ok kugadi hann þa til þess, at þeir skylldi risa i mot ok drepa Valens keisara födur Graciani.

[E si comportò da tiranno al punto che questi si sarebbero sollevati e avrebbero ucciso l’imperatore Valente, zio di Graziano.]

La scena dell’assassinio di Valente segue il testo latino, con l’aggiunta di un dettaglio relativo all’indignazione dei Goti, che potrebbe essere interpretato come l’elaborazione in senso esplicito dell’interpretazione delle motivazioni della sua morte in Orosio (testimonium punitionis eius e divinae indignationis):

Þeir gerdu ok sva, draga lid at keisaranum ok gefa honum agirni sina at sök ok geta hann sigrat ok handtekinn ok brenna hann kvikan i halmelldi; for hann herfiliga af heime, þviast hann var vafdr i villu.

[Essi agirono in questo modo: accerchiano l’imperatore con la loro truppa, lo accusano per la sua avidità, lo vincono, lo catturano e lo bruciano vivono in una macina. Miseramente se ne andò dal mondo, dal momento che egli aveva perseverato nell’eresia.]

AS 17 – HAP VII 35

L’individuazione di HAP VII, 35 come fonte di AS17 è dovuta alla necessità di stabilire la provenienza di alcuni dettagli che mancano al già ampio racconto della HET, nella quale, come

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si è visto sopra, l’adattamento del testo risente in buona parte della manipolazione interna del compilatore. Per quanto si tratti di dettagli di importanza diversa, l’individuazione della loro fonte con l’opera di Paolo Orosio risponde ad un principio di economia, in considerazione cioè del precedente utilizzo della fonte e della loro contemporanea individuazione in un unico luogo testuale (capitoli 33- 35 del libro VII).

- la fede di Teodosio

Il testo norreno si apre infatti con una constatazione assente nella Historia tripartita, ovverossia la maggior fiducia riposta dall’imperatore cristiano in Dio piuttosto che sulle armi:

ok hafdi Theodosius miklu minna lid, þviat hans traust var eigi undir sverdi edr skilldi ne mannfjölda helldr undir gudi ok helgum mönnum.

[Teodosio comanda una truppa molto più esigua perché egli non fidava nella spada o nello scudo né in un gran numero di uomini, ma in Dio e negli uomini santi.]

Il tema della vittoria incruenta24 è molto presente in Orosio, dove appare in diverse occasioni, tra le quali proprio il paragrafo in questione (potentia Dei non fiducia hominis uictorem semper extitisse Theodosium; e poco prima, a proposito dello scontro con Magno Massimo: posuit in Deo spem suam seseque aduersus Maximum tyrannum sola fide maior - nam longe minor uniuersa apparatus bellici conparatione - proripuit).

- le Alpi e le spie di Eugenio

Benché si tratti di una precisazione minore, è comunque doveroso rendere contro che, rispetto alla Tripartita, il testo norreno inquadra gli eventi entro il preciso contesto geografico delle Alpi, che Orosio ripete per ben due volte (arta Alpium; Theodosius in summis Alpibus constitutus). Collegata a questo dettaglio è la presenza sulle Alpi di alcuni uomini di Eugenio, impegnati a preparare un agguato alle forze dell’imperatore (ineuitabiles transitus praemissis callide insidiis occuparant), elemento che si ritrova nel testo norreno:

Þa verdr hann þar varr vid njosnir Eugenij, þviat þeir leynduz þar i fyrirsatum.

[Allora egli si accorse delle spie di Eugenio, dal momento che esse si nascondevano là per compiere imboscate a suo danno.]

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De miraculis sancti Martini episcupi

La presenza della figura di Martino in Islanda trova attestazione nelle tre versioni della vita del santo presenti nella tradizione norrena, di cui il più antico manoscritto data alla prima metà del XIII secolo (Marteins saga I). Di queste, le versioni II-III tradiscono l’utilizzo degli scritti di Gregorio di Tours (538-594), la cui conoscenza, sulla base della tradizione manoscritta, non è pertanto testimoniata prima del XV secolo25. L’utilizzo dell’opera di Gregorio da parte del compilatore della Ambrósíuss saga risulta contenutisticamente inequivocabile. Infatti, il testo norreno (AS22) riporta l’episodio della partecipazione di Ambrogio ai funerali di San Martino in sogno, contenuto proprio nel De miraculis e che tanta fortuna ha avuto nella storia dell’arte26. Tuttavia, dal momento che l’episodio si trova soltanto nei manoscritti CD e non ci sono indicazioni certe che permettano di affermarne la presenza anche in AB, al momento l’attestazione del passo nella Ambrósíuss saga non cambia le limitazioni cronologiche poste dalla tradizione manoscritta della Marteins saga relativamente alla conoscenza dell’opera di Gregorio. Il passo è utilizzato anche dal testo del Sangallensis, il quale lo colloca tra Vita 40 e 38, mentre la saga lo inscrive tra Vita 36 e l’inserto originale relativo a sant’Agostino (AS23). Il racconto tramandato da Gregorio è elaborato nella Ambrósíuss saga mediante la messa in scena dell’imperatore Arcadio e l’introduzione di una sorta di coda, che riporta l’attenzione dell’ascoltatore a Tours. Entrambe le inserzioni sono correntemente mancanti di una fonte di riferimento, tanto che si sarebbe tentati di ascriverle all’originalità del compilatore (v. sotto).

1.1.2 Compilazioni geografiche