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Descrizione dei criteri di classificazione

Nel documento Indice Indice (pagine 75-81)

[III.3.] La classificazione tipologica del materiale

III.3.1. Descrizione dei criteri di classificazione

Come già accennato la struttura gerarchica attraverso la quale si classifica il materiale ceramico risponde ad esigenze che non sono mai obiettive ma che dipendono dalle differenti scuole di studio e di pensiero oltreché dalla natura del materiale stesso190. Proprio per tali motivi sarà dunque utile illustrare la terminologia utilizzata ed indicare su quali elementi si è deciso di impostare la classificazione qui descritta.

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Sinopoli 1991: 53.

189 Lo studio sul materiale ceramico come elemento di datazione della cultura hittita non è utilizzato in maniera molto incisiva, si vedano comunque in merito i recenti studi di U.-D. Schoop sulla ceramica del II millennio di Boğazköy (Schoop 2006; Schoop 2009).

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Partendo da un livello formale estremamente generico la principale distinzione che viene adottata nella classificazione della ceramica del Bronzo Tardo di Arslantepe è quella tra le forme aperte e le forme chiuse191.

Questa è una distinzione convenzionale ed ambigua che deve essere usata orientativamente, ma dalla quale non si può prescindere. Le ambiguità nascono dal tentativo di voler accostare questa distinzione generale con una di tipo funzionale attraverso la quale si tende, in genere, a far coincidere le forme aperte con quelle utilizzate per bere e per mangiare e le forme chiuse con quelle per contenere, versare e cuocere. Questa distinzione, ovviamente, non può sempre corrispondere alla realtà. A fianco del criterio funzionale si possono dunque adottare anche dei principi dimensionali, riferibili a caratteristiche maggiormente oggettive. In tal caso le forme aperte sono quelle nelle quali il punto di maggiore espansione coincide con l’imboccatura del vaso, mentre quelle chiuse corrispondono a quelle forme nelle quali la bocca del manufatto presenta un diametro minore rispetto a quello del corpo. Anche questo criterio non rispecchia però sempre le realtà in quanto possono essere considerate forme aperte anche alcune di quelle nelle quali l’imboccatura può essere uguale o leggermente minore rispetto al diametro massimo del corpo del vaso. Unendo però questi principi dimensionali a quello per cui nelle forme aperte l’altezza deve essere inferiore o uguale al diametro massimo sarà più difficile che si verifichino contraddizioni.

Oltre alla distinzione tra forme aperte e forme chiuse sarà comunque utile fornire un chiarimento sulla terminologia che si è deciso di adottare per la descrizione di ogni singolo tipo ceramico.

Come è stato precedentemente introdotto la realizzazione di un manufatto ceramico antico poteva avvenire attraverso la forgiatura di un unico blocco di argilla o attraverso la modellatura finale di una serie di parti realizzate in precedenza separatamente. La struttura visibile del manufatto finito tende spesso a mostrare le sue caratteristiche di lavorazione e dunque la presenza o l’assenza di parti lavorate indipendentemente. È proprio sulla base di tale suddivisione, arricchita dall’integrazione con quegli elementi del vaso più difficilmente ricollegabili a porzioni modellate a parte ma ugualmente ben distinguibili all’interno della struttura vascolare, che si imposta la distinzione seguente. Sia le forme aperte che le forme chiuse presentano un labbro, un orlo, un corpo e un fondo.

Per labbro si intende la porzione superiore dell’orlo ed il punto di appoggio di un ipotetico coperchio sulla bocca del vaso. L’orlo è invece l’elemento completo di appoggio del vaso mentre il corpo è la parte vascolare adibita più strettamente a “contenere”. Il fondo è costituito dall’insieme dell’elemento base del vaso; quando il fondo è rappresentato da una porzione distinta dal resto dell’oggetto questo sarà definito piede.

Sussistono poi delle parti vascolari o delle caratteristiche di queste che sono esclusive delle forme aperte o delle forme chiuse.

Nel caso delle forme aperte il corpo prende il nome di vasca ed è descritto a seconda della forma che la parete di tale vasca assume, ovvero emisferica, curva o troncoconica. Non riscontrandosi comunque quasi mai il caso di una parete del tutto curva o del tutto

troncoconica, si tende a definire queste come “tendenzialmente curve” o “tendenzialmente troncoconiche”192.

Per le forme chiuse invece il corpo è distinto in una parte superiore ed una inferiore separate dal punto di massima espansione del vaso. La parte superiore tende generalmente a coincidere con la spalla del vaso, corrispondente al punto compreso tra il cambiamento di piano alla fine del collo ed il punto di massima espansione. La spalla può essere descritta come dritta o convessa.

La parte inferiore del vaso è invece rappresentata dallo spazio tra il punto di massima espansione ed il fondo. Il collo è poi quella parte compresa tra l’orlo e la spalla e che, per essere definito tale, deve visibilmente distaccarsi da questi due elementi. Il collo può essere definito, in base alla propria morfologia, come strozzato, troncoconico o verticale Tornando alle forme aperte è molto importante definire esattamente il concetto di carenatura. La carenatura è rappresentata da un passaggio netto di piano; il profilo di un vaso può dunque essere carenato o non carenato, nel caso di profilo non carenato questo verrà descritto come semplice. Nelle forme aperte carenate il tratto che raccorda la carenatura con l’orlo si chiama parete al di sopra della carena (o parete alta) contrapposta dunque al tratto sottostante definito parete al di sotto della carena o, per non contrastare con le forme non carenate, più semplicemente parete. La carenatura può variare molto e può essere interna ed esterna od anche solo esterna o solo interna. Se la parete rientra senza che ci sia una passaggio netto di piano si parla invece di una scanalatura.

Ritornando ad un piano più strettamente tipologico il materiale vascolare del Bronzo Tardo di Arslantepe è stato suddiviso in una struttura gerarchica a tre livelli principali all’interno dei quali si muove un vasto numero di esemplari con attributi comuni. Oltre a questi sono stati riconosciuti quattro ulteriori livelli, considerati come secondari, nei quali le caratteristiche di uniformità divengono più ristrette e le particolarità singole tendono maggiormente ad emergere193.

I primi tre livelli corrispondono alla categoria funzionale, alla classe tipologica ed al tipo mentre i quattro livelli secondari coincidono con il sottotipo, la varietà, la variante e l’unicum.

Il primo grande gruppo all’interno del quale il materiale ceramico del Bronzo Tardo di Arslantepe è stato suddiviso è dunque quello della categoria funzionale.

La distinzione in categorie funzionali si fonda sulla funzione che viene attribuita al manufatto antico. In base a tale suddivisione si possono prima di tutto distinguere quattro categorie generali: ceramica da fuoco, ceramica da mensa, ceramica da trasporto e ceramica da immagazzinamento. Tali categorie non forniscono però altro se non delle informazioni di carattere estremamente generico e necessitano dunque di un’articolazione più di dettaglio.

Trattandosi inoltre del primo e più generico gruppo nel quale il materiale viene catalogato le varie voci risponderanno sempre a caratteristiche piuttosto generiche e prevalentemente intuitive (ed esempio: piatto, ciotola, pentola, olla, pithos, etc.).

192 Nei profili completi la parete è considerata troncoconica quando è rettilinea per almeno la metà del suo profilo.

193 Per un esempio di struttura di classificazione tipologica dei reperti ceramici si veda Peroni 1998: 12-14.

Il secondo gradino gerarchico della scala tipologica che viene qui presentata è costituito dalla classe tipologica.

Anche per quanto riguarda le classi tipologiche la loro distinzione e determinazione dipende dall’importanza che si è deciso di attribuire a determinate caratteristiche della produzione piuttosto che ad altre. In questo caso, per le classi aperte gli elementi discriminanti che sono stati scelti sono il profilo e la profondità del pezzo e, per le classi chiuse, la presenza/assenza nonché la morfologia del collo del vaso. Per le forme chiuse si è inoltre deciso di considerare discriminate per l’attribuzione ad una classe rispetto ad un’altra anche le caratteristiche dimensionali del vaso.

Saranno dunque i concetti di carenato/non carenato, profondo/non profondo/poco profondo, senza collo/a colletto/a collo, di piccole/medie/grandi dimensioni a determinare la successione delle classi (ad esempio: piatto carenato, ciotola profonda, ciotolone non profondo carenato, pentola di piccole dimensioni senza collo, olla di grandi dimensioni a collo, pithos a colletto, etc.).

L’ultimo ed importantissimo livello di suddivisone del gruppo principale coincide, come detto, al tipo.

Ogni tipo corrisponde all’insieme di una serie di manufatti contraddistinti da un’associazione ricorrente di caratteri. Nei tipi rientrano dunque individui simili che rispondono a determinate caratteristiche di standardizzazione. La definizione ed il riconoscimento di un tipo ha senso se questo è riferito ad un numero sufficientemente elevato di individui nei quali la ripetizione di tali caratteristiche sia evidente.

Gli elementi distintivi che identificano ogni singolo tipo variano ovviamente a seconda della classe a cui fanno riferimento ma sono solitamente rappresentati dalla relazione e dalla combinazione tra gli elementi orlo/parete alta/parete per le classi aperte ed orlo/collo/corpo per le classi chiuse. Ognuno di questi elementi può dunque influire in maniera minore o maggiore nella definizione di ogni singolo tipo (ad esempio: piatto a profilo semplice con orlo introflesso arrotondato e parete curva; ciotola a profilo carenato non profonda con orlo semplice arrotondato, parete alta estroflessa e parete troncoconica; pentola a colletto di medie dimensioni, con orlo ispessito esternamente arrotondato e corpo globulare; etc.). Tuttavia, alti elementi come ad esempio la forma delle basi o delle anse possono contribuire alle definizione dei tipi.

Non deve però essere sottovalutato il fatto che la frammentarietà dei pezzi porta molto spesso a distinguere i tipi unicamente attraverso l’elemento distintivo prevalente, ossia la forma dell’orlo. Questo si verifica soprattutto per le classi chiuse, le quali si presentano solitamente con un livello di frammentazione più elevato rispetto alle classi aperte. In taluni casi dunque la forma del corpo del vaso sarà ricostruita in via ipotetica sulla base dei confronti con pezzi interi. Bisogna comunque tenere in considerazione che la forma del corpo è anche ipotizzabile attraverso l’analisi delle caratteristiche degli altri elementi che formano il vaso, come ad esempio dalla larghezza del collo e dall’impostazione della spalla.

Per quanto riguarda i tre livelli secondari il più importante è quello della varietà.

La varietà di un tipo corrisponderà alle sue variazioni più ricorrenti. Tali varietà saranno stabilite attraverso quelle particolarità riscontrabili negli elementi distintivi di ogni singolo tipo e dunque, in prevalenza, negli orli (ad esempio: orlo ispessito internamente ed appiattito nella porzione superiore; orlo estroflesso arrotondato ed appuntito nella porzione inferiore; etc.).

In sostanza l’atto intenzionale o modello mentale prestabilito che coinvolge la realizzazione degli attributi principali in una vasta gamma di esemplari costituisce il tipo, mentre le variabilità legate ad imprecisioni, leggere variazioni, realizzazioni attraverso mani diverse o in fabbriche diverse saranno ricollegate alla varietà194.

Nonostante sia gerarchicamente più importante rispetto alla varietà il sottotipo viene usato solo raramente195. Il suo utilizzo diviene infatti necessario solo quando la variabilità del tipo si articola su più livelli, ovvero soprattutto nei tipi chiusi per i quali la presenza di un numero elevato di flessi richiede precisazioni più dettagliate, per le quali la varietà non è sufficiente. In questi casi sarà soprattutto l’associazione tra la spalla ed il corpo del vaso a determinare il sottotipo (ad esempio: olla a collo strozzato di medie dimensioni con orlo ispessito esternamente arrotondato ed appuntito nella porzione frontale, spalla dritta e corpo globulare schiacciato).

Gli ultimi due livelli di analisi sono ricollegabili alla variante e all’unicum.

La variante rappresenta un allontanamento dalla regola, un caso isolato non ripetuto mentre l’unicum è rappresentato da un individuo singolo per il quale non sussistono confronti.

Una menzione a parte meritano gli elementi funzionali quali basi ed anse per le quali è indispensabile effettuare una classificazione parallela, finalizzata prima di tutto a questioni di tipo morfologico, ovvero ad associare i tipi di basi ed anse individuati con le diverse forme vascolari precedentemente riconosciute. Lo studio delle basi e delle anse è inoltre importante in quanto può incrementare la nostra conoscenza riguardo ad altri fattori, come le problematiche connesse con la tecnologia e, soprattutto, la manifattura dei pezzi.

Per quanto riguarda le basi è risaputo come queste risultino essere presenti molto spesso in quantità minore rispetto agli orli. Questo fatto è dovuto sia a questioni generali relative alla frammentazioni dei pezzi sia a problematiche più specifiche inerenti la morfologia stessa del materiale. Innanzitutto, avendo le basi solitamente un diametro più piccolo rispetto agli orli ed essendo anche in generale più robuste rispetto a questi tendono ad un livello di frammentazione più basso. Inoltre, esistendo nel repertorio del Bronzo Tardo un’alta percentuale di basi arrotondate non è inusuale che queste possano essere scambiate per pareti.

È dunque prima di tutto importante eseguire sempre un confronto puntuale con i profili più completi in base ai quali si può ipotizzare anche l’associazione tra i singoli frammenti di basi ed il resto del corpo dei vasi.

Nella classificazione tipologca delle basi le classi tipologiche coincidono con le forme di basi più diffuse (base a punta, base arrotondata, base piatta, etc.), mentre il tipo viene distinto in base a criteri dimensionali (base piatta di piccole dimensioni, base ad anello di grandi dimensioni, etc.). La varietà contraddistingue invece il modo in cui il fondo della parete si congunge alla base stessa (parete curva, troncoconica, dritta), fattore indispensabile affinchè la base possa essere associata alle forme dei vasi identificati. Per varietà dritta si intende una parete che abbia un’inclinazione mimore o uguale a 45°, quindi molto rialzata, mentre la varietà troncoconica presenta un’angolazione più aperta ma comunque rettilinea che la distingue dalla vareità curva.

194 Si veda Mannoni, Giannichedda 1996: 134.

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Per quanto riguarda invece le anse, queste sono un elemento funzionale diffusissimo nella ceramica hittita. Eccezion fatta per le ciotole, e neanche per tutti i tipi di ciotola, quasi tutte le categorie sono fornite di anse.

Nella classificazione delle anse la determinazione delle classi tipologiche è definita sulla base della porzione di vaso su cui l’ansa si imposta (ansa verticale impostata tra orlo e corpo, ansa orizzontale impostata sulla spalla, etc.). Questa definizione si basa soprattutto sull’analisi dei pezzi più completi nei quali sia individuabile la parte della parete del vaso collegata con l’ansa. Considerazione fondamentale per la definizione del tipo è invece quella che, nella maggior parte dei casi, l’ansa sia frammentaria e che dunque solo una delle porzioni di vaso su cui questa era impostata sia definibile (ansa verticale impostata tra orlo e corpo con parte su corpo; ansa verticale impostata tra collo e spalla con parte su collo). Le varietà dipendono invece dalla grandezza e dalla forma della sezione dell’ansa. (ansa vericale impostata tra orlo e corpo con su parte di corpo, di piccole dimensioni a sezione ellissoidale).

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