[II.1.] Procedure di scavo, selezione del materiale e metodologie di
analisi.
Lo studio del repertorio vascolare del Bronzo Tardo di Arslantepe si basa sull’analisi dei due principali lotti di materiale provenienti dai settori di scavo nord-orientale e sud-occidentale. Il materiale è rappresentato da vasi interi, vasi frammentari, frammenti diagnostici e pareti.
Le diverse metodologie di scavo e di rimozione del materiale sul terreno adottate ed evolutesi col progredire delle indagini durante gli anni ad Arslantepe non hanno consentito di adottare un criterio univoco per l’analisi del materiale ceramico ma hanno imposto un lavoro differenziato nel quale i criteri ed i metodi di analisi sono stati distinti in base al contesto preso in esame. A ciò è conseguito che anche il tipo di risultato preposto ai diversi criteri di analisi sia stato differenziato, nonostante l’interazione finale dei dati sia stata finalizzata al raggiungimento di obiettivi comunque convergenti. È importante prima di ogni altra cosa ricordare che questa analisi prende in considerazione unicamente il materiale inedito, ovvero quello scavato dopo il 1968. Le architetture indagate tra il 1961 ed il 1968, ed il repertorio ceramico ad esse associato e già pubblicato in via definitiva verranno utilizzate in questo studio unicamente a livello comparativo152 (Fig. 4).
Lo scavo eseguito nei settori settentrionali prevedeva l’uso di sigle in numeri romani per indicare un orizzonte, o un periodo, che i dati forniti ad un primo esame dal materiale tendevano ad indicare come culturalmente omogeneo. Nell’ambito di ogni periodo venivano poi usate delle lettere minuscole per differenziare i vari livelli (ad esempio livello Vd). La distinzione tra il materiale proveniente da un terreno di crollo, di livellamento, di accumulo o comunque identificabile con un momento di vita successivo all’utilizzo del contesto, e quello proveniente dal terreno a diretto contatto con il suolo stesso veniva fatta indicando, per quest’ultimo, a fianco della lettera minuscola un asterisco153.
Questo sistema venne perfezionato una volta che lo scavo venne spostato sulle pendici meridionali dell’insediamento. Da quel momento non soltanto i ritrovamenti direttamente connessi con i piani d’uso vennero distinti da quelli provenienti dagli strati di riempimento, ma in entrambi i casi si iniziò anche ad indicare il contesto esatto di rinvenimento del materiale.
152 Il materiale scavato dal 1961 al 1968 è stato pubblicato da P.E. Pecorella (1975).
153
L’attribuzione di un lotto di materiali ad un periodo piuttosto che ad un altro può risultare infatti una pratica rischiosa, e soprattutto può rivelarsi azzardata, se effettuata durante lo scavo anziché nella successiva fase di analisi e studio dei materiali stessi. Per tale motivo la lettera romana indicante il periodo venne sostituita con una sigla rappresentativa del contesto di ritrovamento, come ad esempio un ambiente, una fossa, uno strato o qualunque struttura o azione ben identificabile, e la lettera minuscola venne sostituita con un numero indicante la successione stratigrafica interna al contesto (ad esempio A257 1).
La lettera romana rappresentativa del periodo, anche se non più utilizzata nella fase di scavo, venne comunque mantenuta per indicare le diverse fasi crono-stratigrafiche dell’insediamento, e difatti, proprio sulla base della prima periodizzazione stabilita con questi criteri per il settore settentrionale, venne realizzata la sequenza precedentemente descritta154.
Fig. 4. Planimetria della collina di Arslantepe.
In grigio le aree di scavo con i resti del Bronzo Tardo indagati dopo il 1968.
L’uso dell’asterisco venne invece mantenuto continuando ad indicare il vasellame a più stretto contatto con i piani pavimentali mentre il materiale rinvenuto sul pavimento stesso degli ambienti venne distinto da quest’ultimo attraverso l’utilizzo delle lettere X ed Y per indicare, rispettivamente, il materiale ceramico e non ceramico rinvenuto in
situ.
L’introduzione di questo nuovo criterio di scavo e di catalogazione del materiale da esso proveniente è fondamentale, in quanto ha reso l’associazione tra il contesto scavato ed i ritrovamenti in esso contenuti immediata.
Una seconda discrepanza fra le indagini svolte nei due settori che ha inciso sull’organizzazione del lavoro riguarda i diversi criteri adottati per la documentazione dello scavo e l’archiviazione del materiale.
Ad un raffinamento delle tecniche di scavo nell’indagine del settore sud-occidentale è corrisposto un progressivo perfezionamento nel sistema di documentazione dei contesto investigati. Dai primi anni ’70 per l’indagine di ogni area di scavo è stato adottato l’uso di una rigorosa documentazione realizzata attraverso dettagliati diari di scavo, schedatura di ogni singola struttura o strato messo in luce e stesura di una relazione conclusiva, mentre lo scavo del settore nord-orientale veniva documentato unicamente attraverso quaderni di scavo piuttosto generali.
La contestualizzazione del materiale ha anche portato nel tempo ad un miglioramento dell’archiviazione dei frammenti ceramici rinvenuti sullo scavo. Le pareti dei vasi, precedentemente soggette ad un forte “scarto”, vennero trattate, dall’inizio degli anni ’70, non solamente come materiale che avrebbe potuto “attaccare” ai frammenti più indicativi per la ricomposizione di vasi maggiormente integri ma anche da un punto di vista numerico per la ricostruzione della quantità delle diverse produzioni presenti in ogni singolo contesto.
Le problematiche relative a questo studio sono state dunque quelle di trovarsi di fronte non solo a dei materiali scavati in aree diverse e lontane tra loro nello spazio e nel tempo, ma anche e soprattutto a repertori ceramici catalogati con criteri differenti. Le difficoltà più sostanziose sono dunque state riscontrate nel fatto che lo scavo di nord-est non presupponeva un’associazione tra gli oggetti reperiti ed il proprio contnord-esto di rinvenimento, ma unicamente una contestualizzazione generica fornita dalla sigla di periodo e dall’attribuzione o meno ad un contesto pavimentale. La contestualizzazione di questo materiale è stata inoltre solo parzialmente integrata dalla documentazione di scavo. L’analisi di dettaglio dei diari degli anni ’60 ha infatti permesso unicamente di riconoscere le principali dinamiche stratigrafiche ed identificare le più importanti architetture del settore, ma quasi mai di comprendere le condizioni di rinvenimento del materiale a queste associato. Inoltre, la quantità e la qualità del vasellame proveniente dallo scavo di nord-est è stata parzialmente alterata dalla conservazione selettiva del solo materiale diagnostico e di una quantità ristretta di frammenti di pareti.
L’analisi effettuata sul repertorio del Bronzo Tardo è stata dunque caratterizzata dalla presenza di un lotto molto cospicuo di materiali quasi esclusivamente diagnostici ed associati a contesti piuttosto generici scavati a nord, ed un secondo gruppo perfettamente contestualizzabile ma qualitativamente più eterogeneo proveniente da sud. Il numero dei frammenti totali rinvenuti nei contesti del Bronzo Tardo di sud-ovest
è infatti nettamente superiore a quello dei pezzi di nord-est considerando la totalità del materiale, dunque anche le pareti, ma decisamente inferiore facendo un raffronto solo tra i materiali diagnostici.
Questa lunga serie di motivazioni serve dunque a giustificare la scelta adottata per questo studio di analizzare in maniera totalmente parallela il materiale due settori e solo successivamente di incrociare tra i di loro i risultati ottenuti. Un’unica variazione a questa organizzazione dello studio è stata quella relativa al vasellame proveniente dalla porta urbica delle fasi antico hittite di nord-est, essendo questo l’unico materiale del settore per il quale si possa stabilire un’esatta contestualizzazione dei pezzi. Si è dunque deciso di isolare questo livello rispetto alla sequenza del settore settentrionale e di confrontarne direttamente i materiali con quelli provenienti da sud-ovest in quanto entrambi tutti i contesti presentano le medesime caratteristiche di catalogazione e sono dunque analizzabili attraverso metodologie comuni.
In sintesi, il materiale dei livelli che sarà preso in esame è stato distinto da una serie di sigle ideate in maniera da includere il settore di scavo (NE o SO), il periodo di Arslantepe (IV o VB) ed il livello identificato. La numerazione dei livelli segue però criteri diversi di assegnazioni, distinti in base l’appartenenza all’uno o all’altro settore. Per lo scavo di nord-est il livello è identificato dalla vecchia sigla basata dall’associazione tra numero romano e lettera minuscola, mentre per lo scavo di sud-ovest i livelli seguono una numerazione progressiva effettuata sempre con numeri romani ma con un ordine rovesciato.
Si riporta di seguito una tabella riassuntiva che associa i due settori, i due periodi e tutti i livelli scavati (Fig. 5).
Scavo del settore nord-orientale
Scavo del settore sud-occidentale Periodizzazione di
Arslantepe
Livelli Strutture associate Livelli Strutture associate NE-IV/IV NE-IV/IVa NE-IV/IVb Periodo IV NE-IV/IVc Strutture difensive NE-VB/V NE-VB/Va NE-VB/Vb NE-VB/Vc Livelli bruciati Periodo VB NE-VB/Vd Fortificazione SO-VB/II
SO-VB/I Strutture abitative
Fig. 5. Schema comparativo generale dei livelli del Bronzo Tardo con corrispondenza dei due settori di scavo e relative periodizzazioni.
Alla luce di quanto detto si capisce come l’importanza, ed allo stesso tempo la difficoltà di questo studio, si basi sul tentativo di correlare il materiale scavato sulle pendici settentrionali del tell, con quello proveniente dalle più recenti indagini intraprese nell’area più meridionale dell’insediamento. Questo tipo di esame è però fondamentale in quanto solo attraverso l’analisi del materiale stratificato dei settori meridionali può essere stabilita, attraverso un confronto diretto del materiale, un’esatta evoluzione cronologica del corpus ceramico proveniente dai livelli scavati a settentrione ed una periodizzazione complessiva per tutti i livelli del Bronzo Tardo.
[II.2.] La sequenza archeologica dell’area nord-orientale.
Lo scavo intrapreso tra il 1968 ed il 1971 nel settore C3 nei quadrati D1, E1-E4, F1-F4, P1 e P3 ha messo in luce la stratigrafia completa dei livelli hittiti e neo-hittiti, rappresentati essenzialmente da una successione di strutture di tipo monumentale (Fig. 6, 7).
Fig. 6. La parete di scavo dei livelli hittiti e neo-hittiti del settore C3. Da uno schizzo proveniente dai quaderni di scavo di A. Palmieri.
Attraverso l’analisi congiunta della documentazione di scavo disponibile e le relazioni preliminari pubblicate è stato possibile ricostruire, in maniera abbastanza precisa, la sequenza dei livelli indagati in questo settore i quali si muovono tra l’inizio del Bronzo Tardo, nella fase cosiddetta dell’Antico Regno hittita (livello Vd), ed il Ferro Medio, corrispondente alla fine del periodo neo-hittita (livello IIIa). I livelli che più interessano a questo studio, e sui quali si soffermerà maggiormente questa descrizione, sono quelli tra il Vd ed V appartenenti al Bronzo Tardo I e quelli tra il IVc ed IV, ovvero del Bronzo Tardo II.
Fig. 7. Foto della parete di scavo del settore C3 (da Palmieri, A. 1978: 6, Fig. 3).
La documentazione disponibile ha permesso di riassumere la sequenza messa in luce in quest’area nel seguente modo:
Livelli
Periodizzazione
storica Strutture associate
Periodi di Arslantepe
Datazioni (a.C.)
IIIa “Porta dei Leoni”
IIIb Muro di difesa 850-710
IIIIc
Neo-hittita
Muro di difesa
IIId Neo-hittita iniziale
IIIe Antica Età del Ferro Livello bruciato
IIIf
1000-850 1200-1000
IIIg Inizio Età del Ferro Muro di difesa
III
IV
IVa “Muro di difesa in pietra” IV 1500-1200
IVb
Periodo Imperiale
IVc∩ Struttura rotonda
IVc
Antico Regno - Inizio Periodo Imperiale
Livello bruciato
V
Va 1600-1500
Vb Livello bruciato / Fosse
VB Vc Antico Regno
Vd Kārum Ib-a - Antico
Regno
Fortificazione / Case “incavate” /
Si cercherà adesso di fornire una descrizione di questi livelli partendo dal più antico ed arrivando al più recente. L’esposizione avrà una struttura forzatamente disomogenea, dal momento che la maggior parte di tali livelli sono documentati in maniera molto generica e potranno dunque essere delineati solo in maniera approssimativa. Solo del livello più antico Vd e di alcuni dei livelli più recenti relativi alle fasi neo-hittite si è potuto infatti realizzare una ricostruzione più di dettaglio.
Livello Vd. Immediatamente al di sopra dei livelli del Bronzo Antico si ha l’impianto delle strutture della porta urbica del livello Vd, corrispondente alla fase più antica del periodo VB scavato nel settore nord-orientale. Queste strutture sono inserite in un accumulo artificiale di terreno che fa parte di un muro ad alzata di terra del quale è stato possibile seguire parte dell’andamento lungo il fianco nord-orientale della porta. Il muro è realizzato attraverso l’accumulo di terreno misto a piccoli frammenti di terra argillosa nel quale si distinguono lingue costituite esclusivamente da frammenti della roccia stessa. Il materiale utilizzato per la realizzazione di tale manufatto appare dunque essere stato prelevato sia dai livelli più antichi sia dalla roccia argillosa di base del tell155. La distinzione tra questo accumulo artificiale ed i sottostanti livelli del Bronzo Antico è sottolineata dalla presenza di uno strato di circa 2 cm di spessore che sembrerebbe appartenere ad una superficie rimasta a lungo esposta ed attestante quindi un periodo di abbandono156 (Fig. 8).
Fig. 8. Sezione stratigrafica ANMB del settore C3 con la successione dei livelli del Tardo Calcolitico (VII), del Bronzo Antico (VI) e del Bronzo Tardo I (V). Si noti la struttura della porta urbica
incassata nella colmata di terra (da Palmieri, A. 1978: 5, Fig. 2).
Anche le strutture appartenenti alla porta urbica si inseriscono stratigraficamente in questo accumulo157 (Tav. 6). Il fronte su cui si apre la porta è di circa 27 m a cui si aggiungono i 6 m circa dell’estensione occupata del muro di terra.
La porta è fiancheggiata da due torri a pianta rettangolare, ognuna delle quali è suddivisa in due stretti ambienti allungati e comunicanti delle dimensioni di circa 8 x 2 m (Fig. 9). I muri delle torri sono in mattoni crudi e si appoggiano su fondazioni in pietra, mentre ai muri più esterni di entrambe le torri è addossato un muro costruito interamente in pietra, realizzato probabilmente per contenere la spinta del muro di terra che si eleva ai lati delle strutture.
Fig. 9. Ricostruzione assonometrica della porta urbica del livello Vd (da Palmieri, A. 1974: 209, Fig. 3).
A livello di fondazione le due torri sono collegate da un muro trasversale, sopra il quale passa il percorso di due canalette per lo scolo delle acque realizzate con lastrine di pietra. L’ingresso doveva avere una larghezza di circa 3 m con stipiti forniti di uno zoccolo in pietra.
L’impianto strutturale delle porta del livello Vd è stato rinvenuto sigillato da un crollo causato da un vistoso incendio. Al momento della distruzione finale queste strutture avevano però già subito una serie di rielaborazioni, perdendo la loro funzione originaria probabilmente ai fini di un’occupazione domestica158.
L’incendio che ha obliterato in maniera definitiva le strutture della porta ha sigillato anche i resti di tre piccoli ambienti che erano stati ricavati nel sistema di fortificazione durante il suo riutilizzo (Fig. 10).
157 Per la descrizione della porta si veda Palmieri, A. 1972: 203 e Palmieri, A. 1978: 37.
158
Fig. 10. La fase di riutilizzo della porta del livello Vd. In grigio chiaro le strutture in fondazione, in grigio scuro il muro di terra in cui sono incassati i tre ambienti A50-66-67
(da Palmieri, A. 1978: 38, Fig. 18).
A50, A66 ed A67 sono tre piccoli vani incassati nell’alzata di terra accumulata per la realizzazione della porta, si tratta probabilmente di ambienti seminterrati o piani inferiori, destinati con ogni probabilità ad uso di cucina ed immagazzinamento. Tutti i vani contenevano numerosi vasi, addossati alle pareti e sostenuti da anelli di argilla o di pietre (Fig. 11).
L’ambiente centrale A67 era fornito di una panchina su uno dei lati corti e sull’altro di un focolare a doppio ferro di cavallo appoggiato ad un contenitore di argilla a forma rettangolare, probabilmente destinato a contenere il combustibile per il focolare. Un sorta di “parafuoco”, costituito da un diaframma di argilla si trovava invece su di un lato del focolare159.
Anche l’ambiente più orientale A66 era provvisto negli angoli meridionali della stanza di infrastrutture cave di argilla probabilmente utilizzate per contenere direttamente delle derrate o come appoggi per grossi vasi da immagazzinamento.
Fig. 12. Ricostruzione ipotetica del tracciato del muro di fortificazione connesso con la porta urbica del livello Vd (da Frangipane, Liverani, in stampa).
159
È molto interessante sottolineare il fatto che tracce cospicue del muro di terra collegato con la porta del livello Vd sono state rinvenute lungo il fianco occidentale dell’insediamento ed è dunque lecito ipotizzare che la fortificazione dovesse cingere una buona parte del tell160 (Fig. 12).
Livelli Vc-a. Si tratta di tre livelli di accumulo di terreno bruciato scaricati al di sopra dello strato di incendio che ha sigillato il livello Vd. Questi livelli coprono ed obliterano definitivamente le strutture della porta.
Livelli IVd-c. Livelli di scarico di terreno contraddistinti da una forte quantità di cenere. In relazione al livello IVc si segnala la presenza di un focolare, in prossimità del quale le tracce di cenere diventano più cospicue.
Livello IVc ∩∩∩∩. Con questa sigla si rappresenta il riempimento ed il livello pavimentale di un edificio di modeste dimensioni a pianta circolare, realizzato in mattoni crudi conservati sino al sesto filare.
Livello IVb-a. Questi due livelli sono contraddistinti dai resti di un grande muro di pietra, interpretato come parte di un muraglione di fortificazione. In relazione al muro si segnala che sono stati individuati dei residui di ambiente o piccole stanze. Si tende ad associare il muro in pietra del livello IVb-a con il livello della “Porta Imperiale” scavata più ad occidente161. È tuttavia molto probabile che ciò che viene interpretato come un “muro di difesa in pietra” sia riferibile in realtà a delle fondazioni, probabilmente di una struttura difensiva, quale quella della “Porta Imperiale”, che però doveva avere un alzato in mattone crudo.
Livello IV. Livello di incendio che caratterizza in maniera molto uniforme tutto il