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III.] La produzione ceramica della Tarda Età del Bronzo ad Arslantepe

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[III.1.] Le caratteristiche generali della produzione: manifattura,

morfologia, mineralogia, tecnologia e decorazione.

Lo studio del materiale ceramico della Tarda Età del Bronzo di Arslantepe si basa sull’analisi di un totale di 7.724 frammenti166. All’interno di questa produzione si può notare, in generale, una buona ricorrenza di pezzi riconducibili alla tradizione del Bronzo Tardo (75,8%) ed una bassa percentuale di materiale residuo o non identificabile (24,2%) (Graf. 1).

21.4%

2.8%

75.8% Bronzo Tardo Residuali Non Classificabili

Grafico 1. Ricorrenza generale dei frammenti del Bronzo Tardo nei settori indagati.

Il materiale si presenta come una produzione caratterizzata da una quantità piuttosto limitata di forme e realizzato attraverso un numero relativamente basso di classi di produzione. La forte omogeneità è testimoniata dalle tecniche di realizzazione dei manufatti stessi che risultano eseguiti attraverso procedimenti di forgiatura piuttosto ripetitivi, che prevedono alcune variazioni unicamente in relazione alla produzione di forme limitate o specializzate.

Tracce d’uso di un tornio veloce sono ad esempio ben visibili sul 92,2% del materiale, nonostante non sia così inusuale notare che alcuni grandi contenitori, o a volte anche le pentole, dovevano essere realizzati attraverso la giustapposizione di più flessi precedentemente lavorati a parte, a volte anche a mano, e poi rifiniti insieme su di un tornio lento.

Segni orizzontali, paralleli, equidistanti e spesso ben visibili nelle pareti interne dei vasi, soprattutto in prossimità dell’orlo, nonché la distribuzione degli inclusi di superficie dei manufatti secondo un orientamento regolare, sono distintivi di una produzione realizzata al tornio veloce. Attraverso questo metodo di lavorazione la forza centrifuga data dalla rapida rotazione dell’argilla aiutava la forgiatura del pezzo167.

Imperfezioni che si ripetono in maniera costante lungo le pareti verticali del vaso, così come la ricorrenza di fratture periodiche in senso orizzontale sono invece le tracce più evidenti di una costruzione in più pezzi, attraverso i così detti “colombini”168.

La forte omogeneità di questo materiale è testimoniata anche della ricorrenza generale delle forme, rappresentando le categorie aperte il 48,7% e le categorie chiuse il 51,3% della produzione. Questa standardizzazione trova una conferma anche dal punto di vista tecnologico, dal momento che le forme maggiormente diffuse erano realizzate con le classi di produzione più comuni mentre solo le forme più particolari, o di diffusione più limitata, erano forgiate con le classi meno frequenti.

La totalità del materiale è stato esaminato ad occhio nudo, mentre i 759 vasi e frammenti diagnostici inseriti nel catalogo sono stati analizzati attraverso l’uso di una lente con grado di ingrandimento di 30x.

Un discorso sull’esatta composizione mineralogica della produzione ceramica non è al momento effettuabile. Una serie di analisi fisico-chimiche di laboratorio eseguite attraverso l’uso del microscopio elettronico a scansione, correlato dal sistema di microanalisi a raggi X, su pareti sottili prelevate da un ristretto numero di campioni appartenenti a ciascuna classe di produzione è al momento in corso di realizzazione169. Le considerazioni successive sulla produzione del Bronzo Tardo di Arslantepe sono dunque per ora il frutto di osservazioni esclusivamente macroscopiche.

Il vasellame era realizzato sopratutto con argille di tonalità chiara alle quali erano aggiunti degrassanti a matrice prevalentemente minerale di piccole e medie dimensioni. La granulometria degli inclusi varia comunque a seconda del tipo, della grandezza e della funzione del vaso.

Anche gli inclusi organici erano utilizzati in maniera frequente ma in basse quantità, in granulazioni fini e sempre combinati alla presenza di inclusi minerali. Il degrassante organico risulta ben visibile e predominante solo in alcuni casi particolari, come nella realizzazione di determinate forme, quali quelle chiuse di grandi dimensioni, o nella produzione di categorie funzionali specifiche come la ceramica da fuoco.

Dal momento che è pressoché impossibile riconoscere macroscopicamente i minerali contenuti nelle argille, in quanto estremamente piccoli e distinguibili solitamente solo

167 Henrickson 1994: 97.

168 Henrickson 1995: 83.

169 Le analisi sono realizzate dal Prof. Antolio Serra e dalla Prof.ssa Daniela Manno del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, Lecce.

attraverso l’analisi con microscopi elettronici, tutti i minerali individuati ad occhio nudo nell’impasto sono stati interpretati come degrassanti aggiunti all’argilla di base170. Gli inclusi predominanti sono dunque quelli minerali di diversa natura e dimensione. In generale i grit costituiscono l’incluso litico più diffuso. Con questo termine si tende ad indicare il materiale minerale di varia origine sbriciolato, riconoscibile dunque in base alla presenza di superfici piuttosto nette ed angoli vivi conseguenti al processo di macinazione del minerale171.

I grit sono stati riconosciuti come presenti nella totalità (100%) dei frammenti esaminati. I grit grigi ed i grit neri sono quelli che ricorrono con maggiore frequenza (rispettivamente sul 64,4% e sul 63,0% del materiale). Anche i grit bianchi sono piuttosto frequenti, mentre abbastanza inusuale è la presenza dei grit rossi (rispettivamente sul 44,3% e sul 6,1% del materiale).

La paglia è l’unico degrassante organico che è stato possibile identificare e, dopo i grit, è anche l’incluso maggiormente diffuso tra i pezzi esaminati (ricorre sul 85% del materiale).

Piuttosto frequente è anche il calcare (presente sul 83% del materiale), distinguibile, ma non facilmente, dai grit bianchi per esser meno resistente, più friabile ed avere superfici meno nette.

Ancora meno diffusi sono la mica (40%) e le sabbie (29%). La prima risulta facilmente identificabile in quanto rilucente, mentre la sabbia può essere facilmente confusa con i

grit. Solitamente le sabbie presentano angoli smussati, superfici poco nette, dimensioni

omogenee e sono molto concentrate, anche in maniera quasi coprente, sulle fratture e sulle superfici dei pezzi.

Abbastanza frequenti sono infine i sassi (45%), ovvero pietrame di piccole dimensioni non sbriciolato.

Passando ad esaminare i colori delle superfici e delle paste è prima di tutto importante specificare che l’analisi effettuata si fonda su criteri fisiologici, ovvero basati sulla percezione soggettiva che l’occhio umano possiede del colore172. Attraverso un’analisi macroscopica sono state identificate undici diverse tonalità di colore, alcune delle quali contraddistinte da diversi livelli di gradazione.

I colori individuati sono stati successivamente confrontati con le carte di colore di riferimento del Munsell Soil Chart173 ottenendo le correlazioni che seguono, a cui sono associate le rispettive ricorrenze:

CR (Cream) Pale yellow (HUE 2.5Y 8/3) 22,3%

BU (Buff) Very pale brown (HUE 10YR 7/4) 22,3%

170

Era soprattutto la depurazione a cui l’argilla veniva sottoposta prima della lavorazione a far sì che i minerali di dimensioni maggiori in essa contenuta venissero quasi del tutto eliminati e risultino dunque invisibili ad un’analisi macroscopica (Rye 1981: 16). La descrizione mineralogica seguente si basa sull’analisi dei soli frammenti diagnostici e vasi inclusi nel catalogo ed analizzati con lente di ingrandimento.

171 Per una definizione degli inclusi minerali e per una distinzione da quelli naturali si veda Rice 1987: 409-411.

RE (Red) Reddish brown (HUE 5YR 4/4) 5,9% Light reddish brow (HUE 2.5YR 7/4)

BR (Brown) Brown (HUE 7.5YR 5/4) 25,3%

Dark brown (HUE 7.5YR 3/3)

Light brown (HUE 7.5YR 6/6)

BL (Black) Very dark brown (HUE 10YR 2/2) 2,8%

WH (White) Light gray (HUE 2.5Y 7/2) 2,0%

GRA (Gray) Dark gray (HUE 5Y 4/1) 12,3%

Gray (HUE 2.5Y 6/1).

Gray (HUE 10YR 6/1)

OR (Orange) Light red (HUE 10R 6/8) 4,2%

PI (Pink) Pink (HUE 5YR 7/4) 1,5%

PU (Purple) Dusky red (HUE 10R 3/3) 1,2%

GRE (Green) Light olive gray (HUE 5Y 6/2) 0,2%

In generale le tonalità chiare sono le più frequenti (52,3%) e ricorrono soprattutto nei colori crema e buff. Le tonalità più scure sono invece rappresentate quasi esclusivamente dal marrone ed in quantità minoritaria dal grigio. In base a questi dati si può dunque presumere un utilizzo prevalente di argille calcaree, le quali danno ceramiche chiare nelle tonalità del giallo, o rossicce, affiancate comunque ad argille siliciche le quali generano ceramiche rosse, rosso scure o marroni174.

È molto probabile che l’argilla per la ceramica fosse reperita localmente o nelle immediate vicinaze del sito dal momento che la piana di Malatya doveva fornire la disponibilità di quasi tutte le risorse utili per l’artigiato e l’edilizia175. Argille adeguate alla realizzazione di questi manufatti dovevano essere reperibili nei dintorni del sito, essendo il paesaggio circostante formato da depositi calcarei; la collina stessa di Arslantepe poggia su terreni costituiti da argille calcarifere e livelli arenacei a cemento calcareo176.

È interessante anche notare come in generale il colore delle superfici rispecchi quello delle paste a testimoniare come la produzione prevedesse una cottura controllata e dei trattamenti delle superfici abbastanza inconsistenti e dunque poco intrusivi.

Il trattamento di superficie più diffuso è difatti una lieve e spesso frettolosa lisciatura177 (Graf. 2). Questa veniva realizzata attraverso il passaggio delle mani del vasaio, bagnate od inumidite con argilla liquida, sul manufatto. Le particelle dell’argilla

174 Mannoni, Giannichedda 1996: 81.

175 Di Nocera 1998: 10.

176 Palmieri, A.M. 1978: 355.

177

tendevano in questo modo a compattarsi e ad assumere, attraverso la cottura, una consistenza ed un colore lievemente differenti rispetto a quello dell’impasto (self-slip).

10.1% 7.0%

76.2%

1.6%

4.8%

brunita ingubbiata lisciata lucidata senza

rivestim ento

Grafico 2. Ricorrenza generale dei trattamenti di superficie.

Meno frequenti sono invece le ricorrenze dell’ingubbiatura, della brunitura e della lucidatura. L’ingubbiatura produceva segni abbastanza evidenti sul vaso, consistenti in una pellicola superficiale ben riconoscibile in frattura e che era ottenuta attraverso un bagno, totale o parziale, del pezzo in una soluzione di argilla più o meno diluita. Solitamente l’ingobbio, a differenza della lisciatura, nascondeva alla vista il colore del corpo ceramico.

32.8%

18.8%

38.9%

7.9% 1.6

Bande Fasce Sgocciolature Motivi complessi Linee

Grafico 3. Ricorrenza generale dei motivi delle decorazioni dipinte.

Lucidatura e brunitura prevedevano entrambe l’utilizzo di uno strumento atto a compattare le particelle dell’argilla ed a rendere le superfici più lustre. La lucidatura è

un trattamento piuttosto accurato che, attraverso l’utilizzo di un panno, permetteva di rendere omogenea e brillante la superficie del pezzo. La brunitura risulta ancor meglio riconoscibile dal momento che prevedeva l’applicazione dell’argilla depurata sul corpo del vaso attraverso uno strumento del quale le tracce risultano ben visibili178.

Nonostante l’utilizzo dei trattamenti descritti risponda prima di tutto ad esigenze estetiche è allo stesso modo abbastanza sicuro che l’uso di un qualunque tipo di rivestimento incrementasse l’impermeabilizzazione ed in generale la resistenza e dunque la durata della vita del manufatto. Questo è oltremodo testimoniato dal fatto che i pezzi grezzi, ovvero sprovvisti di un qualunque rivestimento, ricorrano in quantità molto basse. Nelle superfici prive di trattamento sono in generale ben evidenti i segni e le irregolarità della manifattura.

Piuttosto inconsueta risulta invece la combinazione di diverse tecniche, quali l’ingubbiatura con la lisciatura (0,02%) e l’ingubbiatura con la brunitura (0,16%). La totalità dei trattamenti di superficie doveva avvenire quando il pezzo era parzialmente essiccato (leather hand) o essiccato, in modo che l’umidità del vaso non assorbisse i rivestimenti, o gli shock provocati dalle pressioni non provocassero rotture alle pareti del manufatto179.

Sicuramente dopo la cottura, o in alcuni casi anche solo dopo l’essiccamento, dovevano essere eseguite le dipinture (Graf. 3).

Una notevole quantità di decorazioni dipinte sono caratterizzate da una banda rossa che ricorre sull’orlo o al di sotto di questo, all’interno od all’esterno del vaso. In realtà in questa circostanza più che di una vera e propria dipintura si dovrebbe parlare di una sorta di “ingobbio colorato”. Il questo caso sulla superficie del vaso doveva essere distesa una sospensione molto fine ottenuta dalla combinazione di argilla liquida ed ossidi di ferro, i quali in cottura conferivano un aspetto traslucido ed un colore rosso intenso all’area di applicazione.

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

arancioni grigie nere marroni bianche crema rosse

Grafico 4. Ricorrenza generale dei colori delle decorazioni sgocciolate (valori in percentuale).

178 La brunitura può essere distinta dalla politura in quanto quest’ultima prevede, sempre utilizzando uno strumento, una fine abrasione della superficie del vaso (Wallance 1989: 33).

179

Il tipo di decorazione dipinta più frequente è però la sgocciolatura180 (Fig. 18).

Fig. 18. Parte inferiore di olla caratterizzata da sgocciolature arancioni.

Questa ricorre in una vasta gamma di colori nonostante le tonalità più diffuse siano l’arancione (49,2%), il grigio ed il rosso (entrambe 13,5%) (Graf. 4). Anche in questo caso la decorazione doveva essere eseguita precedentemente alla cottura, attraverso l’uso di una soluzione che veniva spalmata in abbondanza sull’orlo dei grandi vasi in modo che colasse, in maniera disomogenea ed irregolare, lungo l’intera superficie del manufatto.

Decorazioni dipinte tradizionali, ovvero eseguite dopo la cottura del vaso ed attraverso l’uso di coloranti ottenuti dalla lavorazione di elementi metallici, ricorrono in proporzione minoritaria (28,3%) associate a motivi geometrici estremamente lineari come fasce e linee o, più raramente, a motivi complessi (Tav. 90).

Oltre alle dipinture si ritrovano altri tipi di decorazione, i quali ricorrono però in quantità minoritaria (Graf. 5). La decorazione applicata è piuttosto frequente ed è di solito realizzata attraverso la giustapposizione di un cordone di argilla a sezione triangolare tra il collo e la spalla delle olle. Meno frequente è invece la decorazione incisa, contraddistinta, la maggior parte delle volte, da una serie di sottili linee eseguite sulla pancia delle categorie chiuse.

Ancora meno usuali sono le decorazioni impresse e la combinazione tra le diverse tecniche decorative come le decorazioni applicate e dipinte, quelle applicate e incise e

quelle applicate, incise e dipinte. Tutte le decorazioni descritte dovevano essere realizzate prima della cottura, quando il vaso in essiccamento aveva raggiunto la fase

leather hand. Dipinta 51% Impressa 1% Applicata 25% Applicata, incisa e dipinta 6% Applicata e incisa 4% Incisa 10% Applicata e dipinta 3%

Grafico 5. Ricorrenza generale dei tipi di decorazione.

In generale la ricorrenza delle decorazioni sulla produzione ceramica del Tardo Bronzo è piuttosto buona, risultando decorati il 14,4% dei pezzi analizzati (Graf. 6).

non decorati 85.6%

decorati 14.4%

Grafico 6. Ricorrenza generale dei frammenti decorati.

Infine è importante dare qualche generalità riguardo alla cottura che rappresenta una delle fasi più rilevanti del processo si realizzazione vascolare. Il fatto a cui si è già accennato, ovvero che il colore delle superfici richiami solitamente quello degli impasti

e le tonalità chiare siano predominanti, lascia pensare che la cottura fosse sufficientemente controllata e che questa avvenisse in ambiente ossidante.

Tuttavia il numero complessivo dei pezzi mal cotti, deformati o con fratture dai nuclei scuri non è così inconsueto (7,2% della produzione) e le pareti dei vasi difficilmente mostrano una colorazione uniforme sull’intera superficie del vaso181. Tutto questo lascia supporre che, nonostante ci fosse un buon controllo sulla cottura, questa dovesse comunque spesso avvenire frettolosamente, forse per sopperire ad una produzione dai ritmi e dai numeri molto sHostenuti. Questo fatto sembra tra l’altro avvalorato dalla presenza, pressoché costante anche nelle classi di produzione più fini, di impasti caratterizzati da una serie di microcavità irregolari a testimoniare come il ciclo di preparazione dei manufatti doveva comunque spesso presentare lievi ma costanti imperfezioni.

181 In questo conteggio non sono stati considerati i pezzi provenienti dai contesti bruciati, nei quali l’abbondante presenza di frammenti caratterizzati da “fuochi secondari” avrebbe rischiato di compromettere l’effettiva percentuale dei pezzi mal cotti sull’intera produzione. Il conteggio,

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