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DESTINATARI DI DECRETI E PIRATERIA

Nel documento Cretesi fuori di Creta (pagine 81-91)

Si è parlato di quei personaggi, destinatari di decreti di prossenia in isole dell’Egeo (Tenos, Anaphe, Andro), che miravano ad ottenere garanzie di sicurezza contro le incursioni cretesi: i decreti con i quali esse riuscirono ad ottenere l’”inviolabilità” (l’asylia) per il proprio santuario e il proprio territorio, consentono di ricostruire una rete di relazioni, nella quale, più o meno direttamente, può essere iscritta l’attività di queste persone.

Ma anche altri personaggi furono onorati per aver contribuito alla sicurezza di città greche (prevalentemente in isole dell’Egeo o su coste dell’Asia Minore) contro incursioni di pirati cretesi: l’impossibilità di inserirli in relazioni sancite da decreti di

asylia (per l’assenza di rinvenimenti relativi agli stessi), impone di trattarli in una sede separata, con l’avvertenza che solo di un (fortunato) caso conosciamo le modalità; negli altri si tratta di supposizioni, elaborate, il più delle volte, esclusivamente sulla base della provenienza geografica dei decreti, e che qui si cercherà di analizzare.

Ad aprire la panoramica è, doverosamente, il personaggio che esplicitamente (e forse più decisamente) agì contro pirati - anche in virtù della sua carica militare di inviato di Tolemeo a Tera, phrourarcos 1 e stratega -, nonostante non sia appurata la nazionalità

dei pirati stessi2: [{Ermaéfilo]v (?) Filostraétou {Rauékio[v]. Il decreto che lo riguarda,

rinvenuto a Tera e databile alla metà del III secolo a. C., non prescrive la concessione della prossenia, ma è, più generalmente, un decreto onorario3. {Ermaéfilov, al momento

1

La carica ricoperta dal personaggio è contenuta in una lacuna del testo: […|…]cov kaì stratagoèv ta%[v

poé]liov, ll. 4-5): Hiller (IG XII (3) Suppl. 1291) suppliva [naué|ar]cov, E. Van't Dack (Van’t Dack 1973, pp.

76-77) [frouér|ar]cov. Quest’ultimo supplemento è incerto, soprattutto perché la parola potrebbe essere troppo lunga per lo spazio disponibile (così Bagnall 1976, pp. 132-133), ma è preferibile alle alternative: vd. più avanti, nt. 7.

2

Tuttavia è il sospetto che fossero pirati cretesi: vd. avanti, p. 82.

3

IG XII (3) Suppl. 1291; Strack 1903, p. 560; cfr. Hiller 1903; Hiller, Thera, III, pp. 88-89; Hiller, in RE V, A, 2, s. v. Thera, col. 2297; Lesquier 1911, p. 322; W. Otto, in RE VIII, 2, 1912, col. 714; Ormerod 1924, p. 131; Heicheleim 1925, p. 106; Ziebarth 1929, p. 24; Tarn 1933, p. 67; Rostovtzeff 1941, p. 196, nt. 12; IC I, p. 291;

IC II, p. 1; van Effenterre 1948, pp. 196 (nt. 1), 250 (nt. 1), 294 (n. 5); Launey 1949-50, I, pp. 254 (con nt. 3), 454-5 (con nt. 1), 618 (add. 254); II, pp. 647, p. 1156; Ducrey 1968, pp. 183-184; Van't Dack 1973, pp. 76-77; Bagnall 1976, pp. 132-133; Brulé 1978, pp. 12-16; Fraser 1978, p. 313; Spyridakis 1981, n. 65; Bielman 1994,

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di una discesa dei pirati contro i porti settentrionali dell’isola (Oia e Teia), prese di notte delle misure energiche che assicurarono l’insuccesso del raid. Inviò, infatti,

{Hfaòstiov Muéndiov e un gruppo di soldati, i quali, con l'aiuto dei cittadini, respinsero

i pirati sulle loro navi.

L'incidente dovette accadere durante una delle guerre che ebbero luogo nel III secolo: un gran numero di isole dell'Egeo furono usate come basi della potenza navale tolemaica per la loro importanza strategica nelle guerre con gli Antigonidi e altri monarchi4.

L’iscrizione fu posta da Hiller in relazione con la lettera di un ufficiale lagide da Tera5,

nella quale questi espone il problema posto dalla presenza di ex-prigionieri terei ad Allaria, a Creta: costoro, dopo essere stati affrancati a tre anni dalla loro cattura, avevano essi stessi intrapreso l’attività piratesca, suscitando l’ira degli Allarioti e dando inizio a liti per la spartizione del bottino. Hiller suppose che i Terei fossero stati catturati dagli Allarioti nel raid poi sventato da [{Ermaéfilo]v, ipotizzando che fosse lui il navarco autore della lettera. L'ipotesi, poi confutata dallo stesso Hiller6, fu respinta

da E. Ziebarth e da P. Ducrey7. Quest’ultimo sottolineava come nel raid descritto nel

nostro decreto non vi sia accenno a prigionieri; nonostante ciò, secondo P. Brulé, è molto probabile che, prima dell'arrivo dei soldati, i pirati avessero catturato dei Terei e li avessero trascinati sulle loro navi. Tuttavia nulla indica che questi prigionieri fossero

pp. 105-106, 146 (nt. 5), 197 (nt. 2), 199, 216; Pritchett 1991, pp. 183, 343; de Souza 1999, pp. 53-54; Buraselis 2003, p. 150, nt. 16 (SEG 53, 2003, 2157). Vd. anche pp. 130-131.

4

Per Tera, cfr. Bagnall 1976, pp. 123-134. Per Samo, vd. pp. 105-106; per Cipro, vd. p. 131. H. A. Ormerod (Ormerod 1924, pp. 130-135) sottolineava la pulizia dei mari operata dai Tolemei, alla stessa maniera dei Rodii, seppure manchino esplicite attestazioni letterarie; ma cfr. le riserve espresse da P. de Souza (de Souza 1999, p. 54).

5

IG XII 3, 328; Suppl. p. 283; Syll ² 921; cfr. Hiller von Gaertringen 1903.

6

Cfr. Hiller, in RE, loc. cit.; Hiller, Thera, III, loc. cit..

7

Per entrambi, vd. le opere citate alla nt. 3. Del resto dal testo non si conosce la carica di Hermaphilos, perché contenuta in una lacuna (vd. nt. 1), e quindi non sappiamo se ricoprisse davvero quella di navarco (questo era il supplemento di Hiller in IG, loc. cit.). E. Van't Dack, sulla base del confronto con altri comandanti lagidi, ha proposto la carica di phrourarcos, ma Bagnall constatava che la parola è troppo lunga per lo spazio disponibile. D'altro canto Bagnall riteneva che un comandante locale di Tera difficilmente avrebbe inviato qualcun altro a respingere i pirati, dunque supponeva che egli fosse il comandante delle forze navali nell'Egeo, residente a Tera, ma il cui comando non era limitato all’isola.

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gli stessi che, nella lettera del navarco, si trovavano ad Allaria esercitando, paradossalmente, la stessa “professione” che avevano subito come vittime.

Tornando al decreto di Hermaphilos (che onora anche Hephaistios e i soldati da lui guidati), sarebbe interessante poter appurare la provenienza dei pirati: secondo P. Brulé, considerando l'influenza dei Tolemei a Creta, potrebbe trattarsi degli Etoli8,

oppure di Cretesi di città che non stipularono alleanze con i Tolemei, come Hierapytna e la stessa Allaria.

Poco più tardi del raid sventato da Hermaphilos, alla fine del III secolo a. C.9, in un

decreto di prossenia, molto mutilo, da Minoa, si legge il nome di un altro Cretese,

}Ergoteélhv Filokraétou Knwésiov,10 che potrebbe essere uno dei beneficiari del

decreto11. J. Delamarre supponeva che questa prossenia fosse in rapporto con la

liberazione di prigionieri di Minoa condotti a Creta; }Ergoteélhv doveva aver contribuito al loro riscatto, che, secondo lo studioso, era stato alla base di un decreto di Minoa per un Ai\gialeuév, onorato per aver prestato denaro al popolo di Minoa12.

L’ipotesi è affascinante, ma abbastanza evanescente.

Una simile vicenda, nella vicina Arcesine, è invocata nell’interpretazione del decreto onorario di cui beneficia, nello stesso periodo, tra la fine del III e l’inizio del II secolo a. C., un altro Cnossio13. Il decreto è mutilo, e non si legge il nome del personaggio,

benché la sua provenienza cnossia sia arguita dalla disposizione finale relativa alla pubblicazione di una copia del decreto nella città cretese; non sono leggibili neppure gli eventi alla base degli onori concessi, ma solo le prescrizioni relative alla proclamazione della corona decretata e all’incisione della stele.

8

L’attività piratesca degli Etoli è nota quanto quella dei Cretesi, con i quali spesso erano in combutta: vd. p. 40, nt. 16.

9

Secondo M. Guarducci, si data al 180 a. C.; cfr. IC I, p. 50.

10

E’ il primo di tre decreti, di mano ed epoca diversa, che si susseguono sulla pietra: IG XII (7) 221a; cfr. Delamarre 1903, p. 121; SGDI 5362; IC I, p. 50; Brulé 1978, p. 61.

11

Si legge solo il nome del personaggio all'accusativo, preceduto, sembra, da altri nomi al nominativo.

12

Decreto per Kritoélaov }Alkimeédontov Ai\gialeuév da Aegiale: IG XII, 7, 388.

13

M. Guarducci datava il decreto al 180 circa; cfr. Delamarre 1903, pp. 117-119; SGDI 5367; IG XII, 7, 32; cfr. anche Radet-Paris 1891, p. 591, n. 6; IC I, p. 50; Brulé 1978, pp. 59-60, 66; Bielman 1994, p. 146.

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Tuttavia già G. Radet14 metteva il testo in connessione con la pirateria, restaurando taè

swé[mata] alla l. 5. J. Delamarre, pur non accettando la restituzione di Radet, ne

condivideva l’ ipotesi, ponendo il testo in relazione con un altro decreto in onore, straordinariamente, di una cittadina, Timessa, che aveva soccorso dei prigionieri15, e

con un'iscrizione ipotecaria, sempre da Arcesine, da lui interpretata come fissazione del riscatto per prigionieri arcesinei rapiti da pirati cretesi.

Quest’ultima iscrizione16, molto frammentaria, presenta, al dativo, dei nomi,

riconosciuti cretesi su base onomastica, di persone che sembrano essere destinatarie di un prestito a interesse: […an]drov }Ertaòou17, Bròwn Sa18. Il carattere “cretese” dell'iscrizione è confermato da […]n e\k Krhéthv […], che si legge alla l. 4 19. Secondo

Delamarre, si tratterebbe di uno stesso evento, avvenuto nel periodo convulso della Guerra Cretese, una razzia compiuta da pirati cretesi a danno di Arcesinei, condotti a Creta e riscattati poi da Timessa, grazie ai buoni uffici del Cnossio onorato ad Arcesine. P. Brulé ha confermato l’ipotesi di Delamarre, ritenendo che Tòmessa risiedesse a Creta, e che, grazie a lei, all’amicizia del Cnossio, e all’argento raccolto ad Arcesine, le vittime del raid avessero poi potuto rientrare in patria20.

14

Radet-Paris 1891, loc. cit. nella nota precedente.

15

IG XII, 7, 36; Bielman 1994, pp. 144-147, n. 39, con la bibliografia lì riportata. L’onorata, Tòmessa, si dice nel decreto (ll. 11-15), aveva salvato, nella misura a lei possibile, tutti i cittadini di Arcesine che erano stati catturati in una circostanza non meglio precisata, probabilmente nota a tutti coloro che leggevano il testo.

16

IG XII (7) 63; cfr. Delamarre 1903, p. 119; Robert, OMS, IV, p. 218; Brulé 1978, pp. 59-60; Bielman 1994, p. 146.

17}Erta_ov è sia un etnico che un nome cretese (Halbherr 1896, pp. 565-6, n. 47, si chiedeva se esistesse un

piccolo villaggio di nome ’Erta o }Ertaòa, o se se fosse il nome di una tribù o di un geénov), “l'etnico dei Cretesi in generale in poesia“ (Robert, OMS, IV, p. 218; cfr. anche IC I, pp. 76-77); come antroponimo risulta attestato qui, in un'iscrizione di Samo (}Asklhpiaédhv }Ertaòou, cfr. bibliografia riportata da Robert,

OMS IV, loc. cit.), a Mileto (}Erta_ov {Exak[eésta?] o }Exak[w%ntov?]) e a Creta (IC IV, 243).

18Bròwn è il nome di un monetario su una moneta di Gortina; cfr. Robert, OMS, IV, loc. cit.. Insieme con

[…an]drov }Ertaòou e Bròwn Sa[…], compaiono, nell’iscrizione, anche Lasjenòdav e […ov Menaéndro[u], quest’ultimo al nominativo, a differenza degli altri che sono al dativo, e assai probabilmente non cretese.

19

Hiller (in IG XII, 7, 32), inoltre, proponeva di leggere ei\v }Eleu[jeérnan] alla l. 21.

20

Brulé 1978, p. 59. Che Timessa, cittadina di Arcesine, vivesse in una località straniera, senza dubbio laddove erano stati tradotti gli Arcesinei da lei riscattati, è confermato dalla formula utilizzata nel decreto

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Tuttavia l’unica prova sulla quale poggia l’intera ricostruzione è il nome del pritano preposto, nell’iscrizione del Cnossio21, alla stesura del decreto, }Agat_nov }Agatònou:

costui, noto da altre epigrafi, è menzionato nell’iscrizione ipotecaria22, ed è il

destinatario di un decreto onorario23, il cui proponente è lo stesso Nikòwn Filokraétou

che compare come epistates nel decreto per Timessa24.

Questa coincidenza consentirebbe di collocare le tre iscrizioni in un arco di tempo piuttosto ristretto, e di connetterle tra loro: a mio parere, però, nonostante la vicinanza cronologica, l’interpretazione non sembra sostenuta da prove sufficienti, né la ricostruzione risulta chiara. Anche l’interpretazione dell’ultima iscrizione come fissazione del riscatto non pare esauriente o soddisfacente: posto che l’epigrafe non possa certo elencare i nomi di coloro a cui esso viene pagato, i personaggi menzionati sarebbero i munifici autori del versamento di queste somme d’argento che servirono a liberare i prigionieri. Bisognerebbe allora presupporre l’esistenza di ulteriori benefattori cretesi, visto che i loro nomi sono stati riconosciuti cretesi su base onomastica25. E’, questo, un elemento che è stato trascurato da Delamarre e Brulé26:

nella loro interpretazione i personaggi citati dovrebbero, per logica, essere arcesinei, non cretesi.

Insomma, le epigrafi sono troppo mutile per comporre un quadro che sia coerente, particolarmente il testo relativo al Cnossio, che sarebbe associato a un raid piratesco esclusivamente sulla base della sua provenienza. Rimane, dunque, solo una suggestione27.

a proposito delle sue benemerenze (poie_n a\gajoèn...|...touèv e\ntuncaénontav au\|[te_ tw%n] politw%n, ll. 7-9). Cfr. Bielman 1994, p. 147. 21 IG XII, 7, 32. 22 IG XII (7) 63, l. 11. 23 IG XII, 7, 33. 24 IG XII, 7, 36; Bielman 1994, pp. 144-147, n. 39, 25

Robert, OMS, IV, p. 218; vd. ntt. 17, 18.

26

P. Brulé non cita le osservazioni onomastiche fatte da L. Robert a proposito dei nomi riportati nel testo.

27

Cautele al riguardo di queste ipotesi, basate su documenti dal significato incerto, sono state espresse anche da Bielman 1994, p. 147.

85

Un’altra città che sembra essere stata particolarmente esposta ad attacchi pirateschi cretesi fu Mileto: un frammento di un’epigrafe lì rinvenuta28, databile alla prima metà

del III secolo a. C., onora un Milesio per aver liberato cittadini caduti nelle mani dei pirati e aver compiuto una serie di ambasciate a Creta.

In più, verso la metà del secolo, dopo il 260, vengono siglati, tra la città asiatica e 25 città cretesi, accordi concernenti il riscatto dei prigionieri29.

E’ notevole il fatto che, sotto certi aspetti, la pirateria venisse “subita” e accettata come qualcosa di inevitabile, tanto da rendere necessari accordi che consentissero, nella maniera più rapida e “indolore” possibile, il rimpatrio dei prigionieri.

Tali accordi non sembrano, tuttavia, aver offerto significative garanzie, se era sempre necessaria la presenza di intermediari: con azioni piratesche è stato messo in relazione un decreto di cittadinanza per […]av {Ermaòou Malla_ov, […]neiov Praxòou {Rauékiov e […]Menoòt[ou B]ieénniov, pubblicato nel Delphinion di Mileto nel 197-6 a. C.30. Nel testo si

parla genericamente di evergesia degli onorati, ma un’ipotesi dell’editore è, appunto, che i tre si fossero resi utili a Mileto osteggiando in qualche modo l’azione di pirati cretesi.

Personalmente, ritengo sia più verosimile l’altra ipotesi formulata da Günther, ovvero che i tre fossero coinvolti, come mediatori, nelle negoziazioni concernenti il rimpatrio dei mercenari cretesi stabilitisi a Miunte, collocandosi il testo nell’anno in cui Miunte entrò sotto il controllo di Magnesia e si pose concretamente il problema dei Cretesi lì installati da Mileto 20 anni prima31.

Tra i due grandi documenti milesii del III secolo, gli accordi per il riscatto dei prigionieri e le liste di soldati neo-cittadini, “oscilla” l’interpretazione di altri decreti, molto mutili, provenienti dal Delphinion. Se le concessioni ai tre personaggi appena esaminati si collocano presumibilmente, anche per una coincidenza cronologica, nelle azioni diplomatiche concernenti il destino dei Cretesi di Miunte, incerta rimane

28

I.Milet, pp. 7-9, n. 1027.

29

Cfr. SV III 482 I (alleanza tra Mileto, Cnosso e i suoi alleati) e SV III 482 II (alleanza tra Mileto, Gortina e i suoi alleati); cfr. Ducrey 1968, pp. 243-246; Gauthier 1972, pp. 244-245; Herrmann 1975; Brulé 1978, pp. 6- 12; Chaniotis 1996, pp. 33-35; Perlman 2004, p. 1149.

30

Günther 1988, con foto tav. 2; SEG 38, 1197; I.Milet, pp. 36-37, n. 1057.

31

86

l’interpretazione della prossenia concessa ai Lappa_oi Tòmwn Nikaét[o]r[o]v e }Ep[. . .

. .]einò[o]u32. La datazione del decreto al 216-5 rende poco probabile che i due fossero

soldati ingaggiati da Mileto, che solo qualche anno prima aveva assoldato, in tutto, un migliaio di mercenari dell’isola, collocandoli a Miunte. Dunque non è improbabile che i Lappaioi fossero stati coinvolti nelle operazioni conseguenti a qualche raid di pirati, tanto più che, si è detto, le condizioni poste dalle città cretesi nei contratti firmati trenta anni prima non erano assolutamente favorevoli al rimpatrio di eventuali prigionieri milesii33.

Il decreto di cittadinanza per i Cnossii}Artem[...] e }E[..]l[...]ov34 era invece datato da Rehm al 228-7 a. C., ma esclusivamente sulla base del collegamento che lo studioso stabiliva con la spedizione in Caria di Antigono Dosone, cui egli connetteva la stessa presenza, a Mileto, dei Cretesi neo-cittadini delle due grandi liste35. In realtà la

loro funzione, di soldati arruolati da Mileto o dal Macedone, o di benefattori contro conterranei pirati, rimane incerta, alla pari di quella di […]ov […] [Polu]rrhéniov, […]ikal[.]av […]atov e […]io[.]ov }Eleujerna_ov, prosseni o cittadini di un decreto frammentario dalla datazione incerta36. Purtroppo si tratta di documenti che, allo stato

attuale della documentazione, è impossibile contestualizzare e interpretare.

Rimanendo in Asia Minore, l’attività piratesca dei Cretesi è stata invocata nell’interpretazione della prossenia concessa, a Selge, a tre Gortinii, {Raéniov Soaércou,

32

Delphinion, n. 100. L’integrazione dell’etnico, [Lapp]a_oi, è proposta dall’editore Rehm dietro suggerimento di Hiller.

33

Cfr. Brulé 1978, p. 12.

34

Delphinion, n. 44. L’integrazione dell’etnico [Knwé]siov per il primo dei beneficiari, }Artem[...], sembra corroborata dalla provenienza cnossia del secondo, }E[..]l[...], benché anch’essa sia frutto di integrazione.

35

In realtà essa si collega, più verosimilmente, ai contrasti territoriali tra Mileto e Magnesia; vd. pp. 116- 117.

36

Delphinion, n. 53. Che […]ikal.av […]atov sia Cretese sembra suggerito dalla provenienza degli altri due beneficiari del decreto. La frammentarietà del testo induceva Rehm a chiedersi se si trattasse di un decreto di cittadinanza o di un decreto di prossenia. Il contesto epigrafico nel quale era inserito nel Delphinion, una serie di decreti di cittadinanza, e particolarmente il decreto di cittadinanza inciso a fianco, mi porta a ritenere anch’esso una concessione di cittadinanza (benché Rehm lo definisse di stesura “più rara”, non capisco su quale base, data la scarsa leggibilità del testo). Quanto alla cronologia, la forma delle lettere indica una data più antica del decreto inciso a fianco, che si data al 194-3.

87

Spartiaédav Menoklhéiov e }Onuémarcov }Eraéswnov37

. Sconociuti sono i motivi dell’onoranza, ma gli editori menzionano i frequenti decreti di prossenia concessi a Cretesi nelle isole egee e sulle coste dell’Asia Minore spiegandoli con la loro attività piratesca38.

Per i Gortinii di Selge, prosseni alla fine del I secolo a. C., credo sia più plausibile un’altra spiegazione, suggerita recentemente da A. Paluchowski39 sulla base della

rinomanza di uno dei prosseni e della sua famiglia. {Raéniov Soaércou, infatti, fu cosmo a Gortina nel 20-30 d. C.40, e il padre Soéarcov e il nonno Sw%sov furono neokoroi del

santuario di Asclepio a Lebena, nella chora di Gortina41. La neokoria ricoperta dal padre

e dal nonno di Soéarcov nel santuario di Lebena doveva costituire un’attrattiva per la città di Selge, nella crescente popolarità dei culti di salute e guarigione e nel generale anelito al rinnovamento religioso di epoca romana. Inoltre, la ricerca di lontane ascendenze greche e di una comunanza etnica che potessero giustificare, agli occhi di Roma, l’adesione completa al mondo ellenico da parte di città microasiatiche dalla recente identità greca, spiega l’iniziativa di Selge di stabilire un legame con una città dotata di antichi miti di fondazione42. La prossenia concessa a Soéarcov, come agli altri

Gortinii, è, dunque, un tentativo di Selge di stabilire delle relazioni che giovassero al proprio prestigio e all’accrescimento della propria identità greca43, piuttosto che una

misura per difendersi dagli attacchi pirateschi di Cretesi.

37

Eu. Petersen, in von Lanckoroński 1892, pp. 178 e 233, n. 242; I.Selge, n. 14; Paluchowski 2008, pp. 49-55.

38

Vd. p. 71.

39

Paluchowski 2008, loc. cit..

40

Dunque una ventina di anni dopo la concessione della prossenia; cfr. IC IV, 293, l. 10.

41

Il padre nel 70-60 a. C., il nonno nel 30-20 a. C.; cfr. IC I, 17, 21. Inoltre il fratello di Soéarcov, Kaélabiv, fu protocosmo (cfr. IC I, 17, 38), e il nipote Soéarcov (II) a\rciereuév dell’assemblea provinciale cretese (cfr. IC IV, 330).

42

Secondo Conone, Gortina, in tempi remoti, era stata conquistata da un gruppo di abitanti achei di Amicle, fuggiti dopo una ribellione fallita alla dominazione spartiate (cfr. Conone, Narr., 36; FGrH 26, F 1;

IC IV, p. 18, col. a). Tra essi dovevano esservi anche alcuni Spartiati associatisi alla spedizione: e proprio Spartiati erano i mitici fondatori di Selge nella notizia straboniana a cui essi si appigliavano per nobilitare la propria genealogia ed essere considerati come Greci (cfr. Strabone, 12, 7, 3 (571 C); Ruge 1921, p. 1257;

BE 1977, 371; I.Selge, p. 13).

43

Nella stessa ottica, secondo Paluchowski, può essere vista la dedica, rinvenuta ad Arkades, nella quale gli abitanti di Tiberiopolis onorano Eu"kleia (o Eu"klea o Eu\kleéav; cfr. IC I, 5, 25; Paluchowski 2008, con la

88

Si intende concludere questa sezione con la vicenda di un Cretese, più precisamente figlio di un Cretese, ma nato a Cipro, il quale non agì né in combutta né contro pirati, ma fu una loro vittima. E’ la storia di }Epiklh%v, figlio di }Eraétwn }Oaéxiov, che si svolse tra la fine del III secolo e il 170 circa: il padre, da Axos di Creta, venne in una campagna militare a Cipro, ingaggiato, evidentemente, nell'armata lagide della città. Qui, essendo l'ingaggio di lunga durata o avendo mutato la sua condizione con quella di colono militare, si sposò e morì; dal suo matrimonio a Cipro egli ebbe due figli, }Epiklh%v (a sua volta padre di Timoénax, Melòta e }Erasifw%n)44 ed Eu\agoérav45. Qualche tempo dopo la morte di suo padre, }Epiklh%v fu, con la madre, catturato come prigioniero e venduto come schiavo ad Amphissa, forse ad opera di pirati etolici46. Avendo pagato il

riscatto, fu liberato e si stabilì nella città focese. Il documento che racconta la storia particolare di questa famiglia è un'epistola, rinvenuta a Delfi, indirizzata dai cosmi e dalla città di Axos ai magistrati federali etoli, nella quale essi chiedono che non sia fatto alcun torto e venga concessa la koinopoliteia (o isopoliteia) a }Epiklh%v, che evidentemente in quel momento risiedeva ad Amphissa con la famiglia come Oaxios47. La richiesta,

fatta in virtù di un precedente accordo di isopoliteia tra la città cretese e la confederazione etolica48, fu accolta dagli Etoli, come mostra il decreto, mutilo, che sulla

pietra precede l'epistola (e dal quale apprendiamo che una copia fu pubblicata anche a Termo)49. A questo dossier va aggiunto un ultimo documento, una lettera dei

magistrati etoli ai cosmi di Axos, nella quale, richiamandosi ancora alla syngeneia tra Etoli ed Axioi sancita dall'istituita isopoliteia, si annuncia che la koinopoliteia sarà accordata alla famiglia di }Epiklh%v e che essa sarà posta sotto la loro protezione50.

Nel documento Cretesi fuori di Creta (pagine 81-91)