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GLI EVERGETI E LA STORIA DI CRETA IN ETÀ ELLENISTICA

Nel documento Cretesi fuori di Creta (pagine 38-58)

Un prezioso apporto alla storia di Creta e dei suoi rapporti con l’esterno viene dalla documentazione concernente gli “evergeti”, ossia coloro che beneficiano di una serie di onori per benemerenze specificate nei testi che li riguardano.

Eumarida di Cidonia e il coinvolgimento dei Cretesi nella guerra demetriaca

Per comporre un quadro coerente, occorre partire dagli onori tributati, ad Atene, a un cidoniate, Eu\maròdav Pankleéouv1. Siamo nella seconda metà del III secolo a. C., più

precisamente nel periodo di quella che viene definita “Guerra Demetriaca”, corrispondente al regno del macedone Demetrio II, figlio di Antigono Gonata (239- 229). Questa guerra vide Etoli e Achei cooperare contro Demetrio II che reggeva Atene; e vide diverse incursioni di Arato nel territorio attico2: benché esse fossero fatte via

terra3, non si escludono raid pirateschi4. Uno di questi dovette essere quello compiuto

1

Homolle 1891, pp. 352-369; IG II ² 844; Michel 1900, 131; Syll ³, 535-537; Austin 1981, pp. 157-8, n. 88; Bielman 1994, pp. 119-125, n. 30; cfr. Wilhelm, Gött. Gel A 1903, 791; Cardinali 1904, pp. 69-94; Wilhelm 1911, pp. 200-201; Ferguson 1911, pp. 200 e 209; Beloch, GG² III, 1, p. 657; Ormerod 1924, p. 146, n. 2; Ziebarth 1929, pp. 25-26, p. 108 (n. 77); Roussel 1930, pp. 275-76; van der Minjsbrugge 1931, p. 60; Ferguson 1932, p. 12 nt. 1 e pp. 94-95, nt. 1 segg.; Flacelière 1937, p. 250; Pritchett-Meritt 1940, tavv. XXXIII (1 decreto), XXIV (2 decreto), XXVI (3 decreto), pp. 101 (primo decreto), 111 (secondo decreto); Rostovtzeff 1941, p. 199; BE 1949, n. 138, p. 135; Feyel 1942, p. 85; van Effenterre 1948, pp. 124, 130, 133-34, 204-5, 209, 255, 294 (n. 6); Magie 1950, n. 30 p. 1175; Benecke, pp. 23-24; Willetts 1955, p. 236, nt. 11; Willets 1965, p. 144; Ducrey 1968, pp. 181-182, nt. 1; Henry 1977, p. 76; Brulé 1978, pp. 17-23 (SEG 28, 64); Gauthier 1979, pp. 358-359; IC II, X Kydonia, p. 110, 239; Bravo 1980, pp. 824-827; Gauthier 1982, p. 561; Will 1982, I, p. 315; Habicht 1982a, p. 99 e n. 94; P. Walbank, CAH² 7.1, 1984, p. 447; Gondicas 1988, n. 24 (SEG 38, 893 ; BE 1989, 414); Pritchett 1991, pp. 144-47, 278-9, 343; Rigsby 1996, p. 289; de Souza 1999, pp. 66-67; Habicht 2000, p. 444, nt. 55; McKesson Camp II 2003, p. 277.

2 Plutarco, Arato, 34.

3 Come ha sottolineato Feyel: cfr. Feyel 1942, pp. 98-99. 4

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da Boucris di Naupatto, figlio o nipote di un Boucris hieromnemone nel 263-25 – forse

anche destinatario di un decreto di prossenia da Delo datato da Durrbach tra il 250 e il 2406 –, ma soprattutto menzionato nel testo ateniese che vede protagonista Eu\maròdav

Pankleéouv.

Si tratta di tre decreti onorari: i primi due, emessi nel 229-8 e nel 222-1, sono per

Eu\maròdav, il terzo, posteriore al 200, per il figlio Carmòwn e il figlioletto di questo Eu\maròdav.

Nel primo (229-8 a. C. 7) gli Ateniesi tributano a Eu\maròdav una corona d’oro e una

statua di bronzo da collocare sull’Acropoli; nel secondo (222-18) vengono confermati

questi onori e, su proposta di un Dioniso, il popolo concede che la statua già decretata sia posta nel temenos del tempio del Demo e delle Cariti. Il destinatario del terzo

5

Syll 494, 498, 500; cfr. IG IX² I, I, p. XIX. La datazione del documento oscilla tra il 263-2 e il 262-1: cfr. Bielman 1994, p. 121, nt. 4.

6

IG XI, 4, 692; Durrbach 1921, n. 42. Lo scarto cronologico tra il documento nel quale compare il Boucris

hieromnemone (prima del 260, vd. nt. precedente) e il Boucris pirata, induce a ritenere che si tratti del figlio o del nipote; del resto non è ben chiaro con quale dei due vada identificato il beneficiario della prossenia delfica. Alcuni studiosi hanno ritenuto i tre la stessa persona: Wilhelm, Attische Urkunden III, p. 57; Durrbach 1921, p. 50; Flaceliere 1937, pp. 203-204. Altri hanno identificato il pirata solo con il prosseno: Homolle 1891, pp. 359-360; Roussel 1930, p. 276, e in ultimo Brulé 1978, p. 18, che ne fa il figlio dello

hieromnemone (riprendendo la distinzione tra quest’ultimo e il pirata, affermata da Ormerod 1924, p. 146, nt. 2, e più decisamente da Feyel 1942, p. 85, n. 2, e). Infine la Bielman ha osservato che la regola tradizionale della trasmissione del nome renderebbe preferibile ritenerlo il nipote piuttosto che il figlio; cfr. Bielman 1994, p. 121.

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Sotto l’arconte Heliodoros. Vive controverse hanno avuto luogo per la datazione dell’arcontato, cfr. Bielman 1994, p. 121, nt. 1; se la datazione al 229-8 sembrava ormai pacifica (cfr. Meritt 1977, p. 177.), negli ultimi anni c’è stata un’oscillazione degli studiosi: a partire da M. N. Austin, P. de Souza e J. Mckesson Camp II sono tornati alla prima datazione che era stata data del decreto, il 217-6, connettendolo alla Guerra Sociale (cfr. Homolle 1891, pp. 357-9; è da notare che Austin 1981, pp. 157-8, n. 88, nel testo in traduzione scrive, in corrispondenza dell’arconte, 229-8, smentendo la datazione, al 217-6, riportata nel titolo che egli dà al decreto).

8

Inizialmente il decreto, emesso sotto l’arconte Archelaos, era stato datato al 212-1; poi è stato retrodatato: l’ultima datazione è al 222-1 (Pritchett-Meritt 1940, pp. XXIV, 101; Meritt 1977, p. 177).

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decreto (193-29) è, si è detto, il figlio di Eumarida, Charmion – già prosseno ed evergete

e theoros di Delfi – col piccolo figlio Eumaridas, entrambi omaggiati della prossenia e di altri onori.

Nel primo dei decreti sono spiegati i meriti acquisiti da Eu\maròdav: questi aveva pagato i venti talenti di riscatto richiesti per la liberazione di prigionieri ateniesi, catturati durante una scorreria nel territorio attico effettuata da Boucris. Eumarida non si limitò a versare il denaro per il riscatto dei prigionieri, venduti evidentemente su uno dei mercati cretesi, ma prestò loro il denaro per tornare in patria, e, allorché gli Ateniesi vollero stabilire contatti pacifici con “tutti i Cretesi”10, accompagnò

personalmente gli ambasciatori a Cnosso, e, tramite delle lettere, intercesse per loro quando essi si recarono a Polyrrhenia. Da parte degli Ateniesi, lo scopo era quello di premunirsi contro simili attacchi per il futuro, affinché, se da qualche parte (di Creta) era

stato accordato il diritto di sequestro per coloro che sbarcavano (gli Etoli o gli stessi Cretesi),

questo diritto fosse abolito11. Da parte di una città, accordare il diritto di sequestro

(laéfuron a\podòdontai), significava concedere ai pirati la gestione dei propri porti, ovvero di servirsene come base delle loro operazioni e della raccolta e dell’organizzazione del bottino: è quello che le città cretesi avevano fatto con gli Etoli contro Atene. E’ questa l’interpretazione del testo proposta da Bravo12, diversa da

quella di Brulé, che riteneva che lo scopo della missione di Eumarida fosse regolare le possibilità di recupero del bottino per la stessa Atene, “facilitare il raggruppamento nei porti (del bottino) e la sua messa a disposizione per coloro che approdano, cioè contemporaneamente per gli Ateniesi e chiunque voglia fare commercio di prigionieri”13. L’interpretazione di Brulé presuppone che non tutti i prigionieri fossero

9

Il decreto, emesso sotto l’arconte Phanarchides, era stato inizialmente datato a dopo il 200, dubitativamente al 196-5; in seguito, la datazione è stata fissata al 193-2: cfr. Pritchett-Meritt 1940, pp. XXVI, 111; Meritt 1977, p. 180.

10o$pwv taè te filaénjrwpa diameénei proèv paéntav Krhtaie_v (ll. 10-11). 11

Ll. 12-14: i"na | ei" pou laéfuron a\podeédontai to_v katapleéousin a\rje_ tou%|to.

12

Bravo, 1980, pp. 824-27; l’interpretazione di Bravo è stata approvata da Gauthier 1982, p. 561, e da Bielman 1994, pp. 123-4.

13 Brulé 1978, p. 20. Simili interpretazioni erano state già date da Homolle 1891, p. 357; van Effenterre 1948,

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stati recuperati: secondo Bravo, invece, una volta che il recupero del bottino era già stato effettuato, e i prigionieri già rimpatriati, gli Ateniesi volevano, a questo punto, ottenere che i porti cretesi cessassero di servire come basi per operazioni di pirateria dirette contro Atene.

Ancora diversa è, infine, l’interpretazione data al passo da W. K. Pritchett, che ha inteso l’espressione nel senso di interdire, ai Cretesi che sbarcavano in Attica, il diritto di fare bottino, se esso fosse stato concesso in qualche parte (di Creta stessa): il limite della sua tesi, sottolineato da Bielman, è presupporre due luoghi differenti per le due azioni della clausola (“concedere il diritto di bottino” e “sbarcare”), laddove l’avverbio

pou lascerebbe presupporre uno stesso e medesimo luogo14.

Al di là delle diverse discussioni (anche cronologiche) che l’iscrizione ha generato negli anni, due sono i problemi sui quali, a mio parere, occorre focalizzarsi: 1) se la scorreria di Boucris abbia visto Cretesi come partecipanti attivi; 2) quale sia il motivo per il quale solo Cnosso e Polyrrhenia sono le mete della missione degli ambasciatori ateniesi. Una partecipazione attiva dei Cretesi non è immediatamente presupposta dal testo: anzi, secondo l’interpretazione di Bravo, lo scopo della missione degli ambasciatori ateniesi era, si è detto, che quelle città cretesi che avevano concesso (agli Etoli) l’utilizzo dei propri porti come base per operazioni piratesche dirette contro Atene, rinunciassero a questo diritto. Essa si concilia perfettamente con l’idea di un apporto “limitato” dei Cretesi alla scorreria di Boucris, consistente nel concedere all’Etolo lo scarico e il mercato del suo bottino nei loro porti e nelle loro piazze15. I pirati dell’Etolia

erano, infatti, in buone relazioni con i Cretesi e utilizzavano i loro porti come punti d’appoggio e luoghi dove poter disporre dei loro prigionieri16.

materiale, al verbo ai"romai, inteso non come “essere abolito” ma nel suo significato primario, e il soggetto di to_v katapleéousin, ovvero non gli Etoli, ma gli Ateniesi che andavano a recuperare il bottino.

14

Cfr. Pritchett 1991, pp. 144-147; Bielman 1994, p. 124. Per le altre spiegazioni proposte, vd. Bielman 1994, p. 123.

15 Come suggeriva già Cardinali 1904, p. 90, nt. 2.

16 Cfr. Rostovtzeff 1941, p. 199; P. Walbank, CAH² 7.1, 1984, loc. cit.; per un riepilogo delle discussioni

sulla parola laéfurov, cfr. Bravo 1980, pp. 824-827; Pritchett 1991, pp. 144-147. Le relazioni tra Etoli e Cretesi sono documentate, nel corso del III secolo, da due liste di prosseni da Termo: vd. pp. 91-93. Tutti i documenti che riguardano l’argomento sono raggruppati da Brulé 1978, p. 21.

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In questo quadro, tuttavia, sarebbe coerente che gli Ateniesi, per mantenere buoni rapporti con tutti i Cretesi17e presentare la propria richiesta, si recassero nelle città che

allora detenevano l’egemonia nell’isola. Gli ambasciatori si recano a Cnosso e a Polyrrhenia: secondo Th. Homolle18, si trattava delle città a capo delle leghe più

importanti; ma obiettava giustamente già G. Cardinali19 che in quest’ottica l’assenza di

Gortina suscita sospetti. Le città che in questa fase detengono maggior potere nell’isola sono, appunto, Gortina e Cnosso: i trattati con Mileto20, che A. Chaniotis colloca tra il

259 e il 250, mostrano i due sistemi di alleanze, e da essi si deduce che Cnosso aveva un maggior numero di città alleate e che dunque, nel periodo antecedente alla guerra di Litto (221), e forse nello stesso koinon cretese, questa città aveva la supremazia21.

Si è obiettato che sarebbe stato superfluo, per gli inviati ateniesi, recarsi a Gortina, perché la città, con i suoi alleati, aveva stipulato, nel 237-6, un trattato con Demetrio22.

D’altra parte, secondo questo punto di vista, l’assenza di Gortina sarebbe sintomo del fatto che gli ambasciatori avessero bisogno dei buoni uffici di Eumarida per recarsi laddove non fossero del tutto ben accetti. E in quest’ottica si giustificherebbe appieno la scelta di Cnosso e Polyrrhenia: per Cnosso, Polibio ci informa che nel momento in cui, nella Guerra di Litto, i Cnossii chiederanno aiuto agli Etoli, lo faranno in virtù di un’anteriore alleanza23. Quanto a Polyrrhenia, è in questa fase una delle alleate di

17

Vd. sopra nt. 10 (o$pwv taè te filaénjrwpa diameénei proèv paéntav Krhtaie_v, ll. 10-11): è il primo punto della missione, che precede il passo controverso sopra esaminato (i"na ei" pou laéfuron a\podeédontai to_v

katapleéousin a\rje_ tou%to, vd. nt. 11).

18 Homolle 1891, pp. 357-8. 19 Cardinali 1904, p. 88.

20 Si tratta di trattati sul riscatto dei prigionieri, che saranno esaminati più avanti: vd. p. 85, con bibliografia

alla nt. 29.

21 Cfr. Chaniotis 1996, pp. 33-35. Tra le alleate di Cnosso c’è anche Litto, che dal 250 guida una sua propria

alleanza con città vicine della Creta centrale e orientale, creando le condizioni di quella guerra che la vedrà protagonista.

22 SV III 498; dalla parte mutila del testo dove sono definite le clausole dell’accordo, sembra dedursi

l’accenno all’invio di ausiliari: cfr. Launey 1949-50, I, p. 253. In effetti mercenari cretesi, forse gortinii, sono menzionati in un decreto tra coloro che combatterono con lo stratego }Aristofaénhv }Aristomeénou

Leukonohév durante la Guerra Demetriaca, forse contro una delle incursioni di Arato: vd. pp. 109-111.

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Cnosso: solo nel 220, infatti, si staccherà da quella dichiarando la sua solidarietà ai Litti e costituendo una propria alleanza.

A mio avviso, l’assenza di Gortina nel testo è un problema che può essere superato: gli Ateniesi vogliono stabilire buoni rapporti con tutti i Cretesi, e si recano a Cnosso perché Cnosso è, in questo momento, a capo del koinon24.

La questione più problematica è sollevata, a ben vedere, dalla scelta della seconda città, Polyrrhenia, che era, per di più, alleata di Cnosso: o si deve supporre che fossero queste le città cretesi che avevano concesso agli Etoli la possibilità di utilizzare i propri porti, o si deve ipotizzare una qualche più diretta responsabilità di Polyrrhenii e di Cnossii alla scorreria di Bouscris25. In questo senso Cnosso figurerebbe sia come città

rappresentante del koinon, col quale gli Ateniesi vogliono mantenere buoni rapporti, sia come polis direttamente responsabile dell’”incidente”, insieme con l’alleata Polyrrhenia.

Né è da escludere che la sortita di Boucris fosse un’azione anti-macedone fomentata dai Tolemei, a cui avevano aderito quelle città che erano sotto la loro influenza26.

L’Egitto, nella sua politica tendente a eliminare a Creta e nell’Egeo l’influenza della Macedonia27, non dovette vedere di buon occhio, infatti, l’alleanza del macedone

Demetrio con Gortina, che prima era stata di parte tolemaica. Stretti sono, non a caso, i suoi legami con la città di Polyrrhenia, già alleata di Sparta ed Egitto nella guerra cremonidea28 (267-262/1); ai tempi dell’Evergete, proprio in quel 229 che vede

Eu\maròdav lodato ad Atene, muore, ad Alessandria, probabilmente nell’esercizio delle

24

H. van Effenterre sottolineava l’assemblea del koinon come meta primaria degli ambasciatori ateniesi: van Effenterre 1948, pp. 133-134.

25 Incursioni da parte cretese in Attica saranno ancora nel II secolo, come sembra suggerire un decreto

cretese frammentario, rinvenuto ad Atene (IG II² 1130), nel quale, alla richiesta di due ambasciatori ateniesi, una sconosciuta città cretese decreta che sia proibito saccheggiare il territorio attico (cfr. IC II, p. 313, n. 3; Brulé 1978, p. 23; Pritchett 1991, 146-7; de Souza 1999, p. 68).

26 Come suggeriva Cardinali 1904, p. 91.

27 Nella seconda metà del III secolo si collocano, infatti, diversi trattati di città della Creta occidentale con

l’Egitto: Lappa (IC II, XVII, 11); Phalasarna (IC II, XIX, 2); Eleutherna (IC II, XII, 25); Itanos (IC IV, XIII, 4).

28 La Guerra Cremonidea vide le due potenze confrontarsi con la Macedonia di Antigono Gonata: in

questo periodo si colloca, nella città cretese, l’erezione di una statua di Areo, e la mediazione della potenza laconica in un trattato tra Polyrrhenia e Phalasarna (IC II, XI 1). Per i rapporti, controversi, dei Tolemei con Cnosso, vd. 106-107, 160-161.

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sue funzioni, un [pre]sbe[u]thév, defunto di una delle hydriai della necropoli di Hadra, [....]r[...] Meénwnov Polurrhéniov; e una decina di anni più tardi, al tempo del Filopatore, si data la permanenza nella città egizia di un altro Polyrrhenio, Baéttov

Polurrhéniov, anche lui defunto di un’hydria di Hadra, deceduto probabilmente

mentre militava nella guarnigione tolemaica29.

Cidonia e Atene: Eurylochos evergete nel IV secolo

Cidonia, patria del benefattore Eumaridas fu, tra le cretesi, quella che ebbe i rapporti più stretti con Atene, e che riuscì a mantenere una posizione di neutralità nei delicati equilibri dell’isola.

Le relazioni con Atene risultano documentate già dal IV secolo: Cidoniati potrebbero essere i Cretesi a cui Atene sembra riconoscere l’esenzione dal metoòkion in un trattato mutilo stipulato alla metà del secolo; in esso, d’altro canto, si fa riferimento a un simile trattato già esistente con la città di Cnosso30.

Ma soprattutto, fra il 330 e il 320 (nel 329-8?31), Atene rese onori a Eu\ruélocov

Kudwniaéthv32, appartenente a una famiglia che si era distinta per le sue benemerenze

29

Per entrambi, vd. pp. 156-157.

30Ku[dwniat (?)], alla l. 5, è integrazione di Woodhead, che ipotizza, appunto, si tratti della città cretese:

cfr. Woodhead 1957, pp. 229-31, n. 86; SEG 17, 20; Bengtson 1962, 296; Gauthier 1972, p. 168, n. XII. L'esistenza di rapporti tra Atene e Cnosso, d'altra parte, è riflessa, nello stesso periodo, da una corona offerta dagli abitanti di questa città in un inventario del 345-4, IG II² 1443.

31

Una datazione posteriore al 333-2 e anteriore al 320 è suggerita dalla menzione, nella titolatura, dei

sumproéedroi, attestati nei decreti attici dopo il 333-2 (IG II² 336 III la prima attestazione), e dal proponente

del decreto, Demade figlio di Demea, che fu ucciso nel 319 a. C.: cfr. Plutarco, Phoc., 30; Diodoro, 18, 48; Bielman 1994, pp. 19-20, ntt. 1-2. La datazione al 329-8 è stata proposta da Habicht perché il presidente dei proedri è lo stesso di IG II² 452, datato in quell’anno, ed emesso nello stesso mese del nostro: lo studioso ha supposto che i due decreti potessero essere stati votati lo stesso giorno. Cfr. Habicht 1989.

32 CIG 96; Michel 1900, 1472; Hicks-Hill 1901, 137; IG II ² 399; e add. p. 660; Moretti, ISE I, n. 2 ; Bielman

1994, pp. 18-22, n. 6; cfr. Ad. Wilhelm, in Busolt-Swoboda 1926, p. 1029, nt. 4; Leonardos 1915, pp. 218-223,

Str. 9; Ziebarth 1929, p. 18 e App., I, p. 104, n. 48 (ll. 10-19); Dinsmoor 1931, pp. 27-28; Pritchett-Meritt 1940,

p. 4; van Effenterre 1948, p. 209, p. 293, n. 3; IC II, X, p. 110; J. e L. Robert, BE 1959, 130; Ducrey 1968, pp. 100, 241; Brulé 1978, pp. 16-17; Potter 1984; P. Gauthier, BE 1987, p. 319, n. 248; Badian 1989, pp. 59-64, I;

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verso la città (i proégonoi Ki[…] e }Akeésandrov, ll. 5-6), e lodato per i benefici che egli recava agli Ateniesi a Cidonia, e per aver riscattato e rimandato a sue spese ad Atene molti Ateniesi che, caduti in prigionia, erano finiti a Creta. E’ significativo che già dalla fine del IV secolo Creta fungesse da luogo di raccolta dei prigionieri: tuttavia è arduo rintracciare la circostanza nella quale gli Ateniesi dell’iscrizione caddero in cattività. Centrali, nel testo, sono le linee 17-18, dove si legge [ai"tiov e\]|geéneto tou% swjh%nai e\[k

tw%n ...|....]n ei\v thèn i\dòan: alcuni commentatori hanno ritenuto che si trattasse di

prigionieri di guerra, sulla base del supplemento polemòwn restituito nella lacuna da Boeck; altri, integrando leistw%n, ne hanno fatto vittime di pirati.

I primi avevano suggerito che gli Ateniesi erano stati venduti a mercanti cretesi e condotti a Creta come schiavi dopo una sconfitta, che Boeck aveva identificato con la disfatta di Cheronea del 338, Hicks con quella del Granico del 334 (gli Ateniesi avrebbero combattuto nelle file persiane), M. Guarducci con un episodio della Guerra Lamiaca, la battaglia nell’Ellesponto o quella di Amorgo, entrambe del 323-233. Le

prime due sono troppo lontane dalla data nella quale il decreto viene votato; la terza, ripresa da Badian pur integrando leistw%n34, non ha evidenze, né riguardo alla partecipazione dei Cretesi alla guerra Lamiaca, né a una loro presenza nell’Ellesponto. In ultimo D. S. Potter riteneva che gli Ateniesi a Creta fossero vittime della “campagna cretese” di Agide III di Sparta, nel suo sfortunato tentativo anti-macedone del 332 a. C., quando inviò nell'isola il fratello Agesilao “per arrangiare l'affare” (w|v taè e\ke_

katasthsoémenon)35. Creta, infatti, si trovava in una posizione strategica, oltre ad essere

un’ottima fonte di mercenari; e Cidonia, a detta di Potter, sarebbe stata essenziale per un controllo spartano dell'isola. Dunque gli Ateniesi, che come molti altri Greci avrebbero mal visto il tentativo di Agide, perché ennesimo sforzo di uno Spartano di impadronirsi della Grecia, avrebbero combattuto contro di lui, e, fatti prigionieri, sarebbero stati venduti a Creta.

Habicht 1989; Mckechnie 1989, p. 118; Pritchett 1991, pp. 274-5; de Souza 1999, p. 67, nt. 93; Mckesson Camp II 2003, p. 277.

33

Cfr. CIG 96; Hicks-Hill 1901, p. 234; IC II, X, p. 110; Badian 1984.

34

Vd. avanti, p. 45.

35

45

Al di là dei documentati contatti di Agide con Creta36, la tesi di Potter manca di ogni

evidenza: l'idea di un'opposizione ateniese alla spedizione di Agide non è sostenuta da prove; in più, come osserva E. Badian37, se gli Ateniesi militarono in quella guerra, è

più probabile che lo fecero dalla parte di Agide contro Alessandro. E se pure avessero combattuto contro Agide, una volta che l'isola fu liberata dal comandante di Alessandro, Amphoteros38, i prigionieri che avevano combattuto contro lo Spartano

sarebbero stati immediatamente liberati e rispediti a casa con tutti gli onori, senza che un misconosciuto cretese dovesse per loro pagare un riscatto.

Veniamo al supplemento [lei|stw%]n: sostenuto da Moretti e Brulé, è stato difeso recentemente dallo stesso Badian, il quale ha definitivamente dimostrato come le ragioni addotte per ultimo da Potter a favore di e\[k tw%n polemòw]n siano insostenibili39.

A ben vedere, l’ipotesi che gli Ateniesi fossero prigionieri di guerra, seguita da Badian40, non è affatto incompatibile col supplemento leistw%n: combattenti sconfitti

potevano anche essere stati catturati da pirati cretesi, piuttosto che venduti a mercanti. Il punto è che, in assenza di qualsivoglia indicazione, nessuna ipotesi può trovare conferma: lo stesso supplemento [lei|stw%]n rimane incerto. A. Bielman osserva come i documenti epigrafici usino volentieri l’espressione “salvare da una situazione” piuttosto che “salvare da una persona”, e propone, a titolo d’esempio, l’integrazione

e\[k (?) megaélwn kin]|dunw%]n (?)41. Credo che, come ha suggerito la stessa studiosa, sia

inutile sollecitare eccessivamente il testo nel tentare di ritrovare, nelle linee mutile, l’origine della cattura degli Ateniesi: può essere che essa fosse specificata nel seguito lacunoso del decreto, o che il redattore decidesse di non esplicitare gli eventi che portarono agli onori di Eurylochos.

36

I rapporti tra Agide e l’isola potrebbero anche avere un riscontro epigrafico in una lista da Tegea: vd. pp. 97-98.

37

Cfr. Badian 1984. La fatuità della tesi di Potter è stata rilevata anche da Gauthier, BE 1987, 248, e da Habicht 1989, p. 2.

38

Cfr. Curzio, 4, 8, 15.

39

Cfr. Moretti, ISE, loc. cit.; Brulé 1978, pp. 16-17; Potter 1984.

40

Vd. dietro, p. 44.

41

Nel documento Cretesi fuori di Creta (pagine 38-58)