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MAESTRI EFEBICI ED EFEB

Nel documento Cretesi fuori di Creta (pagine 193-199)

Maestri efebici

Una categoria particolare di soldati cretesi, combattenti al servizio di una città straniera, ma inseriti in un contesto specifico, il ginnasio, è quella dei maestri efebici, attestati ad Atene nel III secolo a. C..

Si tratta di toxoétai: l’arco, infatti, era l’arma nazionale dei Cretesi1. Non è un caso se,

su tre toxoétai conosciuti dalle iscrizioni efebiche ateniesi, due siano cretesi. Ciò indica, ovviamente, che, almeno prima del II secolo, non era richiesto che essi fossero regolari cittadini ateniesi.

Sw%ndrov Krhév è toxoéthv onorato ad Atene nel 266-5 a. C. (sotto l’arcontato di Nicia

Otruneos): l’iscrizione2 è un plebiscito col quale vengono onorati gli efebi e i loro

maestri che l’anno precedente, sotto l’arcontato di Menekles3, avevano difeso la città in

una guerra non meglio precisata4.

L’epigrafe è stata oggetto di numerose discussioni cronologiche: la datazione è, infatti, fondamentale per la collocazione dell’evento da cui essa scaturì.

Essa era stata inizialmente datata nel 282-1, e connessa alla liberazione del Museo dalle guarnigioni macedoni, che avvenne, nel 287-6, grazie all’appoggio di Strombico, un ufficiale di Demetrio che presidiava l’acropoli5, destinatario di un decreto onorario

datato nello stesso anno del nostro (sotto l’arcontato di Nicia Otruneos), dunque ad esso collegato6.

1

Sulla fama degli arcieri cretesi nell’antichità, e le fonti che li menzionano, vd. p. 143, nt. 30.

2

Michel 1900, 607; IG II ² 665, Syll³ 385; cfr. Dinsmoor 1931, p. 30; Ferguson 1932, p. 74; Ferguson 1934, pp. 320-321, nt. 15; Dinsmoor 1939, pp. 20-21; van Effenterre 1948, p. 195; Launey 1949-50, I, pp. 281; II, pp. 827-828, 1166; Meritt 1965, p. 179; Dinsmoor 1954, p. 314; Manni 1961, p. 82; Heinen 1972, pp. 110-115; Meritt 1981, pp. 83-84; Spyridakis 1981, n. 114; Habicht 2000, pp. 166, 439 (nt. 83).

3

Dunque nel 267-6; cfr. Meritt 1968, pp. 284-5; Meritt 1981, pp. 83-84.

4po[leémou kateé]contov l. 8. 5

Cfr. Plutarco, Demetrio, 39-41; Pirro, 7; 10-12; Pausania, 1, 26; 29, 13.

6

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Il primo a post-datare gli arcontati di Menekles e Nicia fu Dinsmoor, seguito poi dagli altri studiosi7. Dunque le iscrizioni, il decreto per gli efebi, come quello per Strombico,

non fanno riferimento alla liberazione del Museo avvenuta sotto Olimpiodoro, ma a eventi successivi (tanto più che nel nostro testo si dice che gli efebi occuparono e stazionarono il Museo): ciò vuol dire che gli Ateniesi continuarono a servirsi, dopo venti anni, dei buoni uffici di Strombico.

La guerra a cui i testi si riferiscono non può essere che quella “cremonidea”, qui ai suoi inizi (oppure nel periodo immediatamente precedente), che vide Atene collaborare con Sparta e con Tolemeo II contro Antigono Gonata.

A questo punto nuove dispute cronologiche sono sorte circa il rapporto tra gli arcontati di Nicia e Menekles, e quello di Peithidemos, sotto il quale fu siglato l’accordo tra Atene e Sparta che diede inizio alla guerra8. Senza entrare nel merito delle specifiche

datazioni, il rapporto tra gli arcontati cui fanno riferimento i decreti per gli efebi e per Strombico, e quello sotto il quale fu approvato il decreto di Cremonide, che dà inizio alla guerra, è importante, perché consente di collocare gli eventi a cui i primi si riferiscono – l’occupazione del Museo –, prima o dopo l’inizio di essa9. E’, ovviamente,

più coerente che la guerra esplicitamente menzionata nel decreto in onore degli efebi, e riferita all’anno precedente (sotto l’arcontato di Menekles), cioè il 267-6, fosse quella Cremonidea: dunque, nonostante Meritt continui a collocare Peithidemos, e lo scoppio

7

Cfr. Dinsmoor 1931, pp. 82 segg.. Hanno aderito alla cronologia di Dinsmoor B. D. Meritt (Pritchett- Meritt 1940, p. XIX, 27), E. Manni (Manni 1949, p. 72), Ch. Pélékidis (Pélékidis 1962, p. 165, ma con incertezze, cfr. ibid., pp. 165, 179 segg., 268, nt. 7), A. R. Deprado (Deprado 1953, pp. 27 (nt. 1), 41, per tornare poi sui suoi passi: Deprado 1954, p. 301), H. Heinen (Heinen 1972, pp. 110-115). Spyridakis, citando Sondros, riporta ancora la datazione al 282-81: Spyridakis 1981, loc. cit..

8

IG II² 686-687; Syll³ 434-5.

9

Tra gli studiosi, coloro che collocavano Peithidemos nel 267-6 (Pritchett-Meritt 1940, pp. 29 segg.; Tarn 1942; Ferguson 1934, pp. 320-321, nt. 15, diversamente che in Ferguson 1932, p. 74), ponevano Menekles e Nicia nel 269-8 e 268-7, coloro che invece lo collocavano nel 270 (Pélékidis 1962, p. 177; Manni 1949, loc. cit.) o nel 268-7 (Dinsmoor 1954, p. 314), datavano i due al 267-6 e 266-5. Dunque questi ultimi ritenevano gli eventi cui si riferiscono le iscrizioni suddette posteriori all’inizio della guerra, ed è la tesi abbracciata da Meritt in un secondo momento (Meritt 1961, p. 233), e da Heinen (Heinen 1972, pp. 115-116). Per un riepilogo accurato delle posizioni degli studiosi circa la datazione dei tre arcontati, cfr. Heinen 1972, pp. 102-110, con la bibliografia lì riportata; Gabbert 1986-87; in ultimo, O’Neal 2008, pp. 68-71.

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della guerra, al 265-410, si preferisce qui seguire la datazione al 268-7 fissata dagli ultimi

storici11. Proprio il nostro decreto, alludendo a uno stato di guerra, ne è la prova.

Venendo alla presenza di Sw%ndrov nell’esercito ateniese, essa non stupisce, considerando la partecipazione di diverse città cretesi alla Guerra Cremonidea nell’ambito della coalizione antimacedone: questa sembra essere stata, con certezza, la posizione di Gortina, Aptera, Itanos, Olunte, Polyrrhenia, Phalasarna e Rhithymna12.

Dunque è impossibile trarre conclusioni sulla città di provenienza del Cretese, non esplicitata nel testo, essendovi “l’imbarazzo della scelta” tra quelle che militarono contro il Gonata.

Se l’attività di Sw%ndrov come maestro efebico è collegabile a un evento storico preciso, non lo è altrettanto quella dell’altro toxoéthv impiegato dall’efebia attica del III secolo,

}Aristokraéthv Krhév. Questi, come Sw%ndrov, è menzionato in un decreto onorario per

gli efebi13: tuttavia la parte della pietra contenente il decreto e la lista degli efebi è

andata perduta; sono stati conservati solo i nomi degli istruttori efebici, tre dei quali sono conosciuti da altre iscrizioni della seconda metà del secolo. Collocato inizialmente nel 240, il decreto è stato poi datato dall’editore al 232-1, sulla scorta della pubblicazione di Ferguson, che presentava una tavola sinottica degli ufficiali efebici, utilizzando anche questa iscrizione14.

10

Cfr. Meritt 1981, pp. 83-84; cfr. anche McCredie 1966, pp. 112-113.

11

Cfr. Will 1979, pp. 219-233;Buraselis 1982, pp. 157-160;Hammond–Walbank 1988, pp. 280-289;Gehrke 1990, pp. 101 segg., 200 segg.; Habicht 2000, pp. 161-167. Un’eccezione è costituita da Dreyer 1999, p. 301: questi sostiene la datazione al 265-4 considerando i moti degli anni di Menekles e Nicia stadi preliminari alla guerra. Una posizione prudente (e tendente all’anno 268-7) è, invece, in O’Neal 2008, pp. 68-71. Quanto alla datazione della fine della guerra, che vide la capitolazione di Atene, è stata in ultimo fissata nel 263-2: cfr. Dorandi 1991, pp. 23-28; Habicht 2000, p. 439, nt. 78.

12

Si è già detto della dubbia posizione di Cnosso (vd. pp. 160-161). Cfr. Chaniotis 1996, pp. 32-33, con note 147-148 (e bibliografia lì riportata). Quanto ad Aptera, sono anni in cui la città è legata a Sparta, come mostra la presenza, nell’armata lacedemone, dell’ufficiale ’Orussov }Aptera_ov, a capo di mille Cretesi inviati, nel 273, contro Pirro, a cui il Cretese uccise il figlio Tolemeo (Plutarco, Pyrrhus, 30, 5; cfr. IC II, 11; Niese 1963, II, p. 59; van Effenterre 1948, p. 248; Spyridakis 1981, n. 96). Nello stesso anno Areo, venuto a portare soccorsi a Gortina, è onorato di una statua dai Polyrrhenii (IC II, 12A).

13

Meritt 1933, pp. 158-160, n. 6; cfr. Ferguson 1932, pp. 104-105; Meritt 1942, pp. 299-302; Pritchett-Meritt 1940, pp. 27-28 (nt. 11); Launey 1949-50, I, pp. 281; II, pp. 827, 1159; Spyridakis 1981, n. 17.

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Efebi

Su quella ateniese fu modellata la gimnasiarchia delia, nel momento in cui Delo divenne cleruchia ateniese. Dall’isola proviene una serie di liste efebiche e di dediche di efebi, che non ci hanno lasciato testimonianza di maestri efebici, ma di efebi. Non si tratta, dunque, di soldati, ma di giovani cretesi che vivevano, nel II secolo a. C., a Delo: la loro menzione in questa sede, al termine di una rassegna di combattenti, ha una sua ragion d’essere, e nella similarità dei documenti trattati, e nelle attività guerresche con le quali essi si esercitavano nel ginnasio, forse prefiguranti una futura professione. La gimnasiarchia delia non è conosciuta prima del dominio ateniese se non da poche dediche e rare menzioni: sembra che gli efebi non prendessero nemmeno parte agli esercizi (come la lampadedromia). Con la costituzione della colonia ateniese, si diceva, l’istituzione venne modellata su quella della città: il gimnasiarca rivestiva, pare, il ruolo del cosmeta ateniese, cioè era direttore degli efebi (pur non essendo investito di un diritto generale di controllo in materia di educazione). I paidotròbai sorvegliavano gli esercizi degli efebi e dei bambini: magistrati legati in maniera ufficiale al ginnasio, sembrano essere stati, nel contempo, maestri di palestre “private”15.

“Il collegio efebico e le palestre furono organizzati…in maniera tale da lasciare un largo spazio agli stranieri”16: in una dedica degli efebi al paidotròbhv }Antògonov,

datata al 123-2 a. C.17, è menzionato Timokraéthv Perigeénou Knwésiov, e con lui

compaiono un efebo di Tenedo, un Chio, un Romano, uno di Sinope, uno di Faselide. A partire dalla fine del II secolo a. C., sono soprattutto le dediche agonistiche o efebiche ad attestare la presenza di stranieri a Delo e a svelare la loro composizione: a parte le isole del mar Egeo come Creta e le rare città della Grecia continentale, i più numerosi sono i rappresentanti dell’Oriente greco.

Ciò è ancora più evidente in una lista di efebi e di pareuétaktoi, fatta dal gimnasiarca

}Aròstwn }Aròstwnov $Ermeiov nel 119-818, nella quale si nota come il numero di efebi

ateniesi sia molto inferiore a quello degli stranieri, specie orientali. Questo si spiega sia

15

Sulla gimnasiarchia delia, cfr. Roussel 1916a, pp. 186-198.

16

Cfr. Roussel 1916a, pp. 194-195.

17

Roussel 1908, pp. 414-5, n. 2; IDelos IV, n. 1924. Il Cnossio è alla l. 6.

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col fatto che nella seconda parte del II secolo la cleruchia ateniese era stata sommersa da un flusso incessante di stranieri, sia perché la popolazione ateniese dell’isola aveva conservato i suoi legami con Atene e con il Pireo, e dunque usava inviare i suoi giovani ad Atene per il servizio efebico19. Tornando alla provenienza degli efebi, essa indica

che la Siria e le regioni limitrofe avevano fornito il principale contributo alla popolazione delia; Alessandria e l’Asia Minore non venivano che in secondo piano. Tuttavia Creta “si difendeva bene”, mostrando sempre una notevole mobilità sui suoi abitanti, se, tra gli efebi, è presente {Ikatòdav {Ierapuétniov, e tra i pareuétaktoi, Dòwn

Luéttiov e Fòlippov Polurhéniov20.

I pareuétaktoi erano “degli efebi che non erano più di fatto degli a\geéneioi, ma nemmeno ancora degli a"ndrev”21. Efebi l’anno precedente, continuavano a seguire

regolarmente gli esercizi del ginnasio, distinguendosi dagli a\leifoémenoi, che, di età diverse, frequentavano il ginnasio secondo il tempo loro disponibile, con più o meno assiduità. Una parte soltanto degli efebi svolgeva questo secondo anno di efebia: è per questo che il loro numero era ristretto rispetto a quello degli efebi22. A ben vedere, si

tratta di una condizione analoga a quella dei drome_v cretesi, almeno nell’interpretazione che ne è stata data recentemente da Y. Z. Tzifopoulos: giovani adulti non ancora pienamente inseriti nel corpo cittadino, in una fase però successiva all’efebia cretese (l’agela), il cosiddetto droémov23.

19

Dunque le proporzioni della lista non sono indicative di una diminuita importanza degli Ateniesi nell’isola, e ciò è confermato dalla maggioranza di hieropes ateniesi degli Apollonia riscontrabile nella stessa lista.

20

Nella lista {Ikatòdav è alla l. 34, Dòwn Luéttiov alla l. 14 e Fòlippov Polurhéniov alla l. 25. Per tutti, cfr. Couilloud 1970, p. 318.

21

Fu questa l’ipotesi di Bücheler, ripresa da Graindor 1927, 126, n. 6; p. 127, n. 2.

22

Cfr. Roussel 1931, p. 441.

23

Cfr. Tzifopoulos 1998, pp. 150-170. Si era accennato alla teoria di Tzifopoulos parlando dell’

hemerodromos Filwnòdhv (vd. p. 62, nt. 30). Quello che non convince della teoria dello studioso è proprio il collegamento di questi drome_v con Filwnòdhv, che sarebbe stato, a suo dire, uno di loro. Tuttavia la sua idea dei drome_v trova analogie nei pareuétaktoi di Delo.

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Un altro pareuétaktov cretese, in una lista del 144-3, comprendente gli hieropes degli Apollonia, i gimnasiarchi, gli efebi, i pareutaktoi o efebi che portavano il kanou%n di Eracle e di Zeus, è un }Eleujerna_ov del quale non è giunto il nome24.

Con lui si conclude questa breve rassegna, illustrativa, più che altro, della popolazione straniera a Delo nel II secolo: essa conferma, per quel che ci riguarda, quel deciso afflusso cretese nell’isola, legato soprattutto all’accresciuta importanza dei magazzini delii per il commercio internazionale, che si era riscontrato già nella concentrazione di prosseni tra la fine del III e l’inizio del II secolo, e che evidentemente si prolunga per tutto il II secolo25.

Un’ultima, significativa, attestazione di un efebo ha, invece, tutt’altra provenienza: si tratta dell’Egitto, della zona del Fayoum, da cui proviene una dedica a Eracle e a Ermes da parte di }Ammwéniov Dhmhtròou }Apollwnieuév26. Si tratta di una testimonianza importante sull’efebia in Egitto nell’epoca tolemaica, le cui attestazioni consistono, generalmente, in consacrazioni di toépoi, luoghi di riunioni e di esercizi, al dio locale27.

La datazione rimane incerta, perché non è detto che il venticinquesimo anno nel quale il giovane colloca la sua efebia sia da attribuire al regno di Tolemeo VI Filometore28, così

come sconosciuto resta il luogo preciso di ritrovamento29. Soprattutto, è dubbio che

l’Apollonia patria di }Ammwéniov, sia identificabile con l’omonima città cretese30.

24

IDelos V, n. 2593 (l. 63); cfr. Couilloud 1970, p. 318.

25

Vd. p. 67.

26 Lefebvre 1920; SB III, 6159; Bernand 1975, pp. 60-61, n. 21; cfr. Launey 1949-50, pp. 841, 857-8; PP X, p. 20,

E150.

27

Cfr. le iscrizioni, provenienti dal Fayoum, riportate da Launey 1949-50, II, p. 858; sull’interpretazione di

toépov come luogo in cui gli efebi si esercitavano, cfr. ibid., nt. 1.

28

Cfr. e\febeuéwn toè ke, l. 3. L’attribuzione al regno del Filometore, operata da Lefebvre e accettata da Launey, è stata confutata da Bernand.

29

L’attribuzione a Theadelphia, formulata da Lefebvre sulla base dell’identità delle divinità onorate con dediche da lì provenienti (SB III, 6157-6158), e accolta da Launey, è stata rifiutata da Bernand.

30

Launey menzionava il personaggio nel testo, ma non nella prosopografia, mentre La’da si dichiara dubbioso.

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Nel documento Cretesi fuori di Creta (pagine 193-199)