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LA SPERIMENTAZIONE IN CLASSE: UN PROGETTO DI ECOGESTIONE RISULTATI E DISCUSSIONE

4.2 Dettagli del percorso didattico: aspetti pedagogic

II percorso didattico rappresenta un itinerario formativo che ha come punto di partenza una tematica extracurricolare e attinge a elementi che appartengono alla vita quotidiana dell'allievo. Inoltre ha la caratteristica di assumere argomenti che consentono di collegare tra loro discipline diverse; si dice, infatti, che è multidisciplinare e richiede pertanto una trattazione pluridisciplinare125 L'Educazio ne ambientale, come si è visto, mette in gioco diversi contenuti disciplinari. Questa strategia di insegnamento consente di recuperare saperi, nozioni, teorie, concetti, acquisiti nel campo dell'esperienza, appartenenti a domini disciplinari diversi e separati, e di ricomporli in modo unitario; in altre parole, attraverso il percorso didattico è possibile restituire ai saperi la funzione di rispondere a esigenze cognitive; è possibile, cioè, costruire una sorta di ponte tra il mondo dell'esperienza dell'allievo e il mondo della cultura. Esiste, una connessione tra pensiero e linguaggio, in base al quale il primo si avvale del secondo e viceversa.126 Ciò

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R. Persi, in Frabboni, Baldacci, 2004.

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171 significa che l'acquisizione di nuovi modi di pensare rende il linguaggio più ricco e pertinente, così come quest'ultimo incide come stimolo per l'elaborazione di nuovi concetti. Si potrebbe dire che ogni qualvolta la mente cos truisce categorie esplicative che rendono intelligibili le trasformazioni degli ecosistemi, avviene una ristrutturazione cognitiva che accresce e completa la conoscenza.

Il percorso didattico è articolato in una serie di attività organizzate. Il presupposto da cui si parte nel progetto didattico è che nessun bambino è uguale agli altri e attraverso la differenziazione delle attività non si crea una discriminazione, ma anzi si svolgono compiti di coordinamento o di sistemazione.

Diverse capacità si esprimono quando si da loro la possibilità di emergere, a volte con una varietà e una ricchezza inaspettata. Il percorso didattico non può non richiamarsi alla teoria delle intelligenze multiple127 di Gardner (2000). L'intelligenza, infatti, è vista come un insieme di capacità e a seconda della sua storia personale e del modello culturale della società in cui vive, l'individuo sviluppa questa o quella determinata abilità. Gardner boccia l'idea secondo la quale l'intelligenza è un blocco omogeneo che si può valutare con un criterio meramente quantitativo, in virtù del quale esisterebbero bambini più o meno intelligenti di altri, concezione ormai da tempo abbandonata sul piano teorico.

La scuola deve rispondere ai bisogni dell'allievo adottando un'operatività disponibìtà di ciascuno. Il clima che si instaura in questa circostanza è di cooperazione e di fatto dividersi i compiti è la prima operazione che si fa in ogni lavoro di gruppo. La cooperazione è indispensabile nel campo dell'educazione ambientale, non solo nella fase della ricognizione dei termini del problema, ma anche nella fase in cui si ipotizzano schemi di soluzione che ovviamente richiedono idee, consultazioni, ipotesi formulate da più persone.. Si è reso necessario, allora, coinvolgere gli alunni, creando una situazione

motivante in ogni fase dell'attività, che si innesti sulle loro conoscerne, in quel sistema di idee e di significati che spesso hanno appreso attraverso i mass media. Le informazioni, accompagnate il più delle volte da messaggi di forte impatto emotivo, proprie delle modalità comunicative del mezzo televisivo, lontane da un contesto teorico nell'ambito del quale acquisterebbero significato, non hanno un

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172 carattere scientifico; necessitano, quindi, di essere riordinate e sistemate attraverso attività intenzionalmente programmate al fine di porre i ragazzi di fronte alla natura dei problemi ambientali considerati sotto il profilo scientifico. La motivazione si innesta quindi su preconoscenze che allievi possiedono e che per ragioni emotive o per precisi connotati carattere percettivo hanno richiamato la loro attenzione coinvolgendo le capacità osservatile e riflessive. Questi aspetti illustrati richiamano due momenti fondamentali della crescita cognitiva degli allievi: l'apprendimento intuitivo e l'apprendimento scolastico128 . Il primo si sviluppa nell'ambiente in c ui vivono ed è costituito da tutti quegli aspetti che essi acquisiscono attraverso le relazioni con i familiari, gli amici, i giochi, la comunicazione massmediale; il secondo è quello che si sviluppa nella scuola attraverso una ristrutturazione cognitiva che riorganizza e riordina le conoscenze che i bambini possiedono introducendo elementi di scientificità.

L'aspetto più complesso del passaggio dall'apprendimento intuitivo all'apprendimento scolastico è che nel primo caso la memorizzazione è legata al fatto che a certe conoscenze si è dato un senso. Possiamo osservare, però, che la vera conoscenza si propone come soluzione di problemi e che le attività "necessarie" si contraddistinguono per dare risposte a domande rilevanti.

Il percorso didattico rappresenta quindi una strategia didattica centrata su un argomento legato al mondo esperienziale degli allievi ossia il problema dei rifiuti. In un progetto didattico sull'ambiente non possono mancare uscite scolastiche che consentano un'attività di ricerca sul campo. Queste assumono una funzione centrale sia nella fase preparatoria sia in quella successiva di elaborazione e sistemazione del materiale raccolto. La fase preparatoria consiste nella creazione stessa della motivazione, perché è il momento dell'attesa, della previsione e in generale di tutte quelle attività che sono mirate alla buona riuscita dell'impresa. Questa fase ha una notevole importanza nello sviluppo cognitivo dei bambini, perché li abitua a pianificare il proprio lavoro, a formulare ipotesi di ciò che possono scoprire o fare, a cercare strumenti e a dividersi i compiti tra loro. Molti fattori sono qui messi in gioco: la capacità previsionale, quella di collegare mezzi e fini, l'attitudine alla cooperazione consapevole e programmata. La preparazione all'uscita, quindi, si

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173 identifica con una fase del lavoro che non va né sottovalutata né tanto meno ignorata. Sarebbe un errore se gli insegnanti sottovalutassero questo momento preparatorio oppure si limitassero a portare i bambini nel luogo prefissato senza un'adeguata preparazione, perché perderebbero un'occasione straordinaria di impostare un'attività ricca di implicazioni educative. Non si deve pensare che organizzare una tale attività renda pesante il lavoro annullando il piacere dell'escursione, poiché sappiamo che, per ragioni psicologiche facilmente intuibili, l'attesa di un evento gradevole e la preparazione che esso richiede per viverlo al meglio costituiscono un'esperienza gratificante.