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1.4. Educare al cambiamento: lo sviluppo sostenibile nel documento di Rio de Janeiro e le sue implicazioni pedagogiche

1.4.2 Le due Convenzioni (Clima e Biodiversità)

Le due Convenzioni approvate al termine della Conferenza sono l‟unico risultato giuridico ascrivibile all‟UNCED e rappresentano allo stesso tempo documenti di importanza storica e marcati fallimenti.

La Convenzione sui cambiamenti climatici è stata firmata da un numero record di paesi, 153 firme con la sola esclusione di un paese di rilievo per il suo patrimonio forestale, la Malaysia.

“ L'obiettivo ultimo della presente convenzione …[...].. è di stabilizzare.[...].., le concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera a un livello tale che escluda

35Edgar Morin, L‟anno I dell‟era Ecologica”, pag110 36

Principio 7, dichiarazione di Rio sull'ambiente e lo sviluppo,Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, Rio de Janeiro, 1992

38 qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico. Tale livello deve essere raggiunto entro un periodo di tempo sufficiente. per permettere agli ecosistemi di adattarsi naturalmente ai cambiamenti di clima e per garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e lo sviluppo economico possa continuare ad un ritmo sostenibile” 37

È una convenzione quadro, ovvero non comporta stretti obblighi di azione, secondo volontà statunitense, ma semplicemente un generico impegno alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti nell‟atmosfera senza alcun riferimento esplicito a scadenze temporali comuni e men che meno obbligatorie

“Le parti devono proteggere il sistema climatico, a beneficio della presente e delle future generazioni, su una base di equità e in rapporto alle loro comuni ma differenziate responsabilità e alle rispettive capacità. …[...]..”38

L'impegno preso si basa ampiamente su di un principio fissato proprio all'inter no della Dichiarazione di Rio, e più precisamente il Principio della responsabilità

comune ma differenziata”39.

“..[…].tutte le parti: elaborano, aggiornano periodicamente, pubblicano e mettono a disposizione della conferenza delle parti, in conformità dell'articolo 12, inventari nazionali delle emissioni, causate dall'uomo[...]”40

“Promuovono in cooperazione la ricerca scientifica, tecnologica, tecnica, socioeconomica e in altri settori, l'osservazione sistematica e la creazione di archivi di dati concernenti il sistema climatico e volti a migliorare le conoscenze…[...]”41 Il primo obbiettivo generale è soprattutto quello di promuovere innanzitutto la conoscenza, paese per paese, di tutti i tipi di emissioni e delle capacità di assorbimento, secondariamente di sostenere a tutto campo la ricerca su ogni tipo di conseguenza dovuta all‟aumentare della concentrazione di gas serra nell‟atmosfera. e “Le parti che sono paesi sviluppati …[...]...adotta politiche nazionali e prende corrispondenti

37

Articolo 2, Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, Rio de Janeiro, 1992

38

Articolo 3, Principio1, Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, Rio de Janeiro, 1992

39

Principio 7, Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, Rio de Janeiro, 1992

40

art. 4, Paragrafo 1 g), Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, Rio de Janeiro, 1992

41

art.4 par.2, Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, Rio de Janeiro, 1992

39 provvedimenti per mitigare i cambiamenti climatici, limitando le emissioni causate dall'uomo di gas ad effetto serra e proteggendo e incrementando i suoi pozzi e serbatoi di gas ad effetto serra. Queste politiche e provvedimenti dimostreranno che i paesi sviluppati prendono l'iniziativa per modificare le tendenze a lunga scadenza delle emissioni causate dall'uomo in conformità dell'obiettivo della convenzione…[...].42

Infine, sul piano della programmazione di politiche regionali e nazionali dei paesi sviluppati, che inglobino in esse i cambiamenti climatici come variabili determinanti, lo scopo è che queste si tramutino in azioni volte all‟attenuazione dell‟immissione in atmosfera dei suddetti gas .

“Le parti che sono paesi sviluppati …[...]…. forniscono inoltre alle parti che sono paesi in via di sviluppo, e sono particolarmente vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, un contributo per sostenere i costi di adattamento a tali effetti negativi”.43

Un'altra conseguenza pratica del principio della responsabilità comune ma differenziata, oltre alla diversità negli obbiettivi da raggiungere, è connessa agli impegni in materia di risorse finanziarie e di trasferimenti di tecnologie ambientalmente sicure e sane, che hanno costituito il cuore dei negoziati UNCED. Non vi è dubbio infatti che prima di poter chiedere impegni concreti a questi Stati e soprattutto al fine di favorirne un tipo di sviluppo che sia sostenibile e non ricalchi per quanto possibile quello occidentale è necessario stabilire un flusso economico e tecnologico tra nord e sud. Occorrerebbe modificare il metodo di cooperazione internazionale a questo fine: ovvero abbandonare il sistema di contribuzione volontaria e fissare invece criteri ed aliquote stabili per i trasferimenti monetari, basati possibilmente su specifici accordi generali o bilaterali come la Convenzione di

Lomè.44 Tuttavia, nel corso dei lavori della Conferenza, ogni volta che la questione veniva sollevata, i paesi industrializzati si trovavano subito a far quadrato nel

42

art.4 , Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, Rio de Janeiro, 1992

43

art. 4, Paragrafo 1 a), Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, Rio de Janeiro, 1992

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Convenzione di Lomé , firmata nella capitale del Togo nel febbraio 1975, è stata per venticinque anni lo strumento di gestione dei rapporti politici, economici e di cooperazione allo sviluppo tra i paesi ACP ed i paesi dell'Unione Europea. Sarebbe più corretto parlare di Convenzioni di Lomé, al plurale, perché la Convenzione è stata rinnovata diverse volte: Lomé II (1980), Lomé III (1985), Lomé IV (1990), Revisione di Mauritius (1995). I partecipanti erano gli allora nove paesi membri della Comunità Europea, e 46 paesi ACP.

La Convenzione di Lomé era stata firmata in un momento storico in cui l‟attenzione della comunità internazionale era concentrata sulla creazione di un nuovo ordine economico mondiale, basato sulle preferenze commerciali non reciproche, che avrebbe permesso ai paesi più poveri del mondo di uscire dal sottosviluppo.

40 riaffermare che, in questa materia, il diritto internazionale non contempla obblighi generali e che gli aiuti allo sviluppo, anche ove si tratti di sviluppo sostenibile ed orientato all'obbiettivo della diminuzione di emissioni climalteranti, restano oggetto di decisioni unilaterali dei paesi donatori o di specifici accordi di finanziamento; quindi, per quanto riguarda gli impegni concernenti il finanziamento dello sviluppo sostenibile in ottica di lotta al cambiamento climatico, la Conferenza di Rio non ha introdotto alcun elemento nuovo rispetto alla ormai consolidata prassi decennale in materia di “targets” dell'aiuto pubblico allo sviluppo. I Paesi sviluppati si sono limitati a confermare un impegno che avevano precedentemente assunto: lo 0,7% del prodotto nazionale lordo al finanziamento dello sviluppo sostenibile.

La Convenzione sulla biodiversità è altrettanto storica per quanto riguarda i paesi firmatari, anche se questa volta il paese assente si chiama USA; gli Stati Uniti infatti non hanno firmato la Convenzione in aperta polemica riguardo alla ripartizione dei costi e dei benefici fra paesi detentori e paesi utilizzatori, preservando verosimilmente gli interessi delle proprie industrie biotecnologiche.

La Convenzione è, tutto sommato, più favorevole di quella sui cambia menti climatici ai paesi del Sud sia per l'appunto riguardo al binomio costi/benefici, sia in merito al trasferimento di strumenti e tecnologie di controllo adeguati. Ciò che viene auspicato è naturalmente la conservazione del patrimonio biogenetico presente sul pianeta e la sua grande differenziazione, o se si preferisce diversità, attraverso il percorso: ricerca-conoscenza-azione..

La protezione e l‟uso sostenibile della biodiversità deve cioè essere integrata in ogni programma o politica di sviluppo attraverso strategie e programmi di azione che abbiano un fondamento nella conoscenza e valorizzazione di questo immenso e preziosissimo patrimonio.

Entrambe le convenzioni hanno quindi il merito di aver riunito più di cento fra capi di stato e governo intorno a due temi di così grande complessità e importanza per il futuro dell‟umanità, in questo senso l‟impegno giuridico preso rappresenta un inizio promettente (e infatti la mancata firma degli Stati Uniti sulla seconda Convenzione ne testimonia l‟importanza).

41 Malgrado ciò dall‟UNCED si aspettava di più, viste sia le conoscenze acquisite in proposito e la conseguente consapevolezza della necessità di impegni concreti, sia il fatto che era comunque l‟occasione giusta al momento e col clamore giusto.