Ottavia Aristone Raffaella Radoccia
7.2. DIALOGO CON MARIANGELA VIRNO
Le politiche regionali a sostegno dello sviluppo rurale nelle aree interne e montane, il processo di semplificazione amministrativa, la riorganizzazione dei Fondi strutturali e la riforma del governo del territorio nella Regione Abruzzo sono illustrati da Marian- gela Virno, secondo tracce relative al riequilibrio territoriale, al decentramento della
governance e alla cooperazione istituzionale.
Quali sono le politiche verso il sostegno e lo sviluppo anche rurale delle aree interne e montane nella Regione Abruzzo?
Non si può parlare di aree interne nella Regione Abruzzo senza rivolgere lo sguardo alle aree montane che rappresentano il 65% dell’intero territorio regionale. Su un to- tale di 305 comuni ben 224 sono classificati come comuni montani.
Gli ultimi anni, soprattutto dopo l’evento sismico del 6 aprile 2009, hanno profon- damente segnato questi territori. Il processo di marginalizzazione, l’assenza di una strategia specifica, il rallentamento nell’allocazione delle risorse, l’aumento delle carenze infrastrutturali, lo smantellamento dei servizi essenziali hanno portato al depauperamento della struttura economica, della qualità della vita e della qualità dell’ambiente.
L’attenzione posta alle aree interne e montane della Regione Abruzzo risale al Pro- gramma Regionale di Sviluppo 1994-1997 (PRS) dove si individuano settori critici su cui intervenire e una serie di criticità:
• polverizzazione delle imprese, nella scarsa internazionalizzazione, nella scarsa interrelazione per quanto riguarda il sistema industriale;
• insufficienza infrastrutturale;
• mancanza di industrializzazione nell’agricoltura;
• inadeguatezza dell’offerta turistica;
• mancanza di specializzazione dei poli urbani regionali (L’Aquila, Teramo, Area territoriale Chieti-Pescara);
• divario esistente tra zone interne e zone costiere in termini di struttura demogra- fica, di disoccupazione, di reddito e di presenza di strutture produttive;
• sofferenza ambientale;
• impatto sul sistema produttivo da parte della Pubblica Amministrazione; • marginalità sociale.
Il punto cardine della ripartenza dell’Abruzzo è rappresentato dall’ambiente naturale, ben conservato, proposto come vera e propria risorsa per un modello di sviluppo di carattere innovativo, improntato sulla ricostituzione dei valori di socialità e di reinte- grazione nel proprio habitat culturale e naturale, e i cosiddetti localismi costituiscono la chiave di lettura dello sviluppo. Quindi la strategia regionale è andata progressi-
2 Dirigente Regione Abruzzo, Direzione Riforme istituzionali enti locali, Servizio sistemi locali e Programmazione sviluppo montano, dal 1995 al 2013.
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vamente a collocarsi nell’ambito di questo nuovo modello centrato sulla promozione della crescita in condizioni sostenibili, sul rilancio dell’occupazione e la salvaguardia attiva dell’ambiente nonché sul riequilibrio territoriale e sull’uso più efficiente delle risorse ambientali.
Il PRS assegna al Quadro di Riferimento Regionale (QRR) il compito principale di in- dividuare e definire territorialmente alcuni interventi di rilevanza regionale, nonché le strategie più idonee a garantire l’efficienza e la qualità ambientale dei singoli sot- tosistemi nei quali la Regione si articola, attraverso tre obiettivi fondamentali: qualità dell’ambiente; efficienza dei sistemi urbani; sviluppo dei settori produttivi trainanti. In una regione caratterizzata da una dimensione demografica relativamente modesta e da un sistema insediativo fortemente articolato e diffuso, la strategia mirata al ri- equilibrio, ovvero al superamento degli squilibri interni, è subordinata alla capacità di sviluppo complessivo del sistema regionale, più che ad interventi miranti a sanare singole situazioni. Il QRR pertanto, indica come agire sui fattori territoriali atti ad accrescere il peso relativo della Regione nei confronti dell’esterno e a massimizzare l’efficienza del sistema relazionale: viario, informatico o telematico.
Il successivo Programma Regionale di Sviluppo (PRS) 1998-2000 interviene sulla necessaria riformulazione delle strategie in vista dei cambiamenti, annunciati e in corso, nello scenario europeo e nazionale.
A livello europeo, la riforma dei fondi strutturali e soprattutto l’uscita della Regione dall’obiettivo 1, richiedono radicali cambiamenti delle politiche comunitarie regio- nali a partire dal 2000. A livello nazionale, il processo di decentramento e di deleghe, innestato dalle leggi Bassanini, impongono la ridefinizione dei rapporti tra Stato e Regione, soprattutto sotto il profilo della responsabilità istituzionale.
La programmazione degli ultimi anni evidenzia come la strategia politico-economico in campo agricolo sia stata orientata al miglioramento del posizionamento strategico del sistema produttivo regionale, allo sviluppo e alla competitività con il Programma di Sviluppo Rurale (PRS) 2007/2013, nel quale le azioni intraprese sono rivolte all’ambien- te, agli spazi rurali, alla qualità della vita e alla diversificazione economica. La Legge regionale n. 5/2011 recante: “Promozione e riconoscimento dei distretti agroalimentari di qualità (DAQ)” assegna a questi il ruolo strategico per la valorizzazione delle pro- duzioni agricole, insieme ai distretti rurali istituiti con la legge regionale n.18/2005. Inoltre già nel 2012, con la Legge regionale n. 6 “Interventi di sostegno della qualità e della tracciabilità delle produzioni delle aziende agricole della Regione Abruzzo”, si è previsto di potenziare e qualificare i prodotti agroalimentari delle aziende abruzzesi mediante l’istituzione di un marchio comunitario collettivo, da registrarsi presso l’U- nione europea. Altra normativa intervenuta nel 2012 è la n. 38 “Disciplina delle attività agrituristiche in Abruzzo”, di recepimento della normativa statale, con la quale è stata riordinata la materia e meglio definiti i contenuti dell’attività agrituristica.
È necessario intervenire in merito alla tutela delle foreste, dei pascoli e del patri- monio arboreo per rafforzare le competenze regionali nel settore. Naturalmente per conoscere le risultanze di queste ultime disposizioni bisognerà attendere la conclu- sione dei procedimenti e la necessaria rendicontazione finale, attualmente in corso, a chiusura della programmazione 2007-2013.
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Quali sono la finalità generale e le strategie attuative della programmazione regionale abruzzese?
La finalità generale della programmazione abruzzese sta nella crescita dell’occu- pazione in una prospettiva di sviluppo sostenibile accompagnata dall’innovazione, attraverso tre conseguenti criteri direttori:
• consolidare il nuovo posizionamento dell’Abruzzo attraverso una politica eco- nomica basata sullo sviluppo dell’industria e del terziario, portando così effetti vantaggiosi anche in settori non in grado di produrre effetti autopropulsivi, quindi sostenere investimenti in agricoltura e valorizzare l’economica dei beni culturali e delle risorse ambientali;
• valorizzare l’ambiente nella sua accezione più completa, inteso come ambiente economico, sociale e culturale da ricomprendere nell’identità culturale dei diversi Abruzzi;
• rinnovare la Regione e quindi introdurre innovazione nel sistema istituzionale, organizzativa, territoriale e di mercato.
Il raggiungimento della finalità generale prevede l’attuazione delle seguenti strategie:
• strategia istituzionale e organizzativa derivante dai processi di mutamento isti- tuzionale in Italia e nell’Europa come: la riforma costituzionale, l’attuazione delle Leggi Bassanini e la riforma dei fondi strutturali;
• strategia economica che ruota attorno a due assi principali: l’industria, quale settore trainante e l’ambiente quale settore per il futuro;
• strategia sociale per il potenziamento e la valorizzazione della risorsa umana, me- diante il coordinamento e l’integrazione dei settori di intervento più direttamente incidenti.
• strategia territoriale su tre scale dimensionali: regionale, urbana e ambientale: – scala regionale, con la priorità di colmare il divario tra area interna ed area
costiera. Agricoltura, ambiente, tecnologie avanzate, localizzazione industriale individuati quali settori sui quali intervenire, rafforzati dal completamento di infrastrutture di supporto alle attività produttive e dalla promozione di nuove opportunità di lavoro imprenditoriale;
– scala urbana, partendo da una matrice territoriale improntata su un sistema urbano di città diffusa, deve promuovere e valorizzare le vocazioni delle diverse città, integrandole per funzioni e promuovendo interventi di specializzazione e rafforzamento del sistema urbano;
– scala ambientale, come rafforzamento della politica di sviluppo in chiave ecosostenibile, volta a differenziare gli interventi in funzione delle esigenze del territorio.
Il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPFER) 2002-2004 del luglio 2001, definito dalla nuova Giunta Regionale prevedeva al punto 2.2. “Lo sce- nario della programmazione regionale”, con l’obiettivo principale del riequilibrio ter- ritoriale tra le zone costiere e quelle interne, allora non sufficientemente valorizzate sotto il profilo economico-produttivo e ancora significativamente svantaggiate in termini di dotazione di fattori-base per uno sviluppo solido e duraturo.
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Come si articolano le politiche del riequilibrio territoriale?
Nel DPFER 2002/2004 e nei documenti successivi – 2003/2005 e 2004/2006 e fino al DPFER 2007-2009 – la politica di riequilibrio territoriale è individuata come una delle priorità dell’azione regionale al fine di favorire la coesione economica e sociale con le altre aree della regione per accrescerne la competitività.
Le politiche per lo sviluppo delle aree interne prevedevano un approccio integrato e la realizzazione di una serie di passaggi trasversali tra le linee di politiche:
• integrazione delle zone interne nell’economia complessiva, locale e globale;
• apporto di risorse, di coordinamento e di integrazione delle politiche locali in quelle di settore, come: infrastrutture, ambiente e territorio, valorizzazione delle produzioni agricole di qualità;
• supporto delle risorse della montagna verso obiettivi di politica economica regio- nale e nazionale come le politiche ambientali.
Sostanzialmente la marginalità economica e sociale delle aree interne viene affronta- ta da interventi di politica economica per ridurre lo spopolamento, organizzare i ser- vizi direttamente nel territorio locale, favorire la nascita di nuova impresa con risorse locali, soprattutto ambientali, tutelare e valorizzare l’ambiente naturale.
Per quanto attiene l’assetto legislativo appare opportuno richiamare, preliminarmen- te, le politiche proposte dal DPEFR 2007-2009 – per superare i ritardi economici della montagna e delle zone interne – che consistono in una strategia integrata, basata sul modello di governance decentrata e sulle politiche ordinarie con l’obiettivo di inte- grare le zone interne nell’economia complessiva, di coordinare e le politiche locali con quelle di settore e di valorizzare il contributo che le risorse della montagna possono fornire ad obiettivi più generali della politica economica regionale e nazionale. Le indicazioni del DPEFR 2007-2009 sono inoltre rafforzate dai tre programmi comu- nitari di interesse regionale approvati dalla Unione europea:
• PO FESR (Fondo per lo Sviluppo Regionale), Decisione della Commissione Euro- pea n. C (2007) 3980 del 17.8.2007;
• PO FSE Abruzzo 2007-2013, Decisione della Commissione Europea n. C (2007) 5495 del 08.11.2007;
• PSR (Piano di Sviluppo Rurale) Decisione della Commissione Europea C (2008) 701 del 15.02.2008.
Nell’ambito di questi programmi viene affrontato il tema della “Governance per lo svi- luppo locale”. A titolo esemplificativo, nell’ambito del PO FESR Asse IV – Sviluppo Ter- ritoriale – è stato attivato lo strumento della Progettazione Integrata Territoriale (PIT) prevedendo tra l’altro interventi di sviluppo mirati a valorizzare la specificità e le voca- zioni territoriali delle aree interne montane e gli aspetti sinergici con le aree urbane. Il DPEFR 2008-2010 ribadisce come campi di azione: le reti infrastrutturali, le politi- che per il territorio, la valorizzazione delle risorse ambientali e la garanzia dei servizi essenziali. Qui le risorse ambientali sono sviluppate con una politica di valorizzazione dell’ambiente montano e delle aree interne attraverso progetti a valenza europea e nazionale (APE e Piano Sviluppo Rurale) con l’intento di spingere le istituzioni e gli attori locali alla cultura del progetto e alla necessità di attivare reti di cooperazione tra
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i soggetti al fine di individuare percorsi di valorizzazione del patrimonio di autoim- prenditorialità, dell’ingegno e delle specificità ambientali, storiche, culturali locali, in sinergia con gli strumenti di programmazione negoziata (Patti Territoriali, PIT, etc.) in tutti gli ambiti possibili, dalle reti turistiche tematiche legate ai Parchi, all’ambiente e al turismo storico-culturale, escursionistico, sciistico, termale, museale.
A proposito di riforme istituzionali e governance, il DPEFR 2009-2011 conferma la necessità di pervenire al conferimento di funzioni amministrative agli Enti locali seb- bene il Codice delle Autonomie attribuisca alle Regioni nuove competenze in tema di riforme istituzionali tra le quali la disciplina dell’esercizio associato di funzioni degli Enti locali.
L’ultimo DPEFR 2010-2012, inoltre, testualmente recita che i processi di sviluppo «vanno adeguatamente accompagnati da programmi e progetti che contribuiscano ad accrescere la qualità e la produttività, in termini di efficienza, accountability e trasparenza degli uffici degli Enti Locali, nonché un’azione di supporto agli stes- si». In questo senso la Regione esprime il proprio interesse politico nei confronti dei diversi territori anche sulla base delle linee strategiche di intervento previste nel Documento di Programmazione Economico – Finanziaria Regionale – DPEFR 2011-2013 – con la previsione della «modernizzazione delle istituzioni operanti sul territorio regionale».
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