Territorio coesione
6.2. NUOVA AGRICOLTURA E RETI SOLIDAL
L’Abruzzo come altre regioni europee – ad esempio: Veneto, Marche, Borgogna o Andalusia – tende a trovare nella produzione del vino occasioni di cooperazione territoriale e di uso solidale delle aree agricole. Negli ultimi anni la produzione viti- vinicola si è confrontata con una serie di fattori diversi, come il rapporto tra doman- da ed offerta di servizi, e le opportunità sociali, perlopiù offerte dall’allargarsi della dimensione enogastronomica e quindi dal posizionamento dell’economia regionale nel sistema internazionale, anche turistico. Ad esempio le alte colline pescaresi e chietine appaiono caratterizzate non solo da una consolidata attrattività, ma anche dall’incontro tra vino di qualità e opere d’arte, che va in parallelo con la progressiva crescita dei flussi di vendita. Bolognano è diventata un caso esemplare, in quanto legato all’influsso del pensiero di Joseph Beuys ed attraversato dai percorsi di comu- nicazione e sensibilizzazione di alcune cantine. Ormai da anni molte aziende si sono infatti aperte a forme di integrazione tra territorio e ambiente, sostenendo da un lato iniziative locali di accoglienza diffusa, come Cantine Aperte o Premio dell’Amicizia, oppure finanziando l’installazione di opere di artisti contemporanei, da Mimmo Pala- dino a Pietro Cascella, che occupano anche spazi interstiziali e disponibili tra colture e piccoli centri storici, con periodiche esposizioni, manifestazioni e sagre.
In Italia le esperienze di trasformazioni nelle aree agricole hanno seguito flussi com- plessi ed alterni, a partire dalle bonifiche del Novecento fino ai più recenti fenomeni di dispersione e riconversione, ponendo di volta in volta l’attenzione sulla sostenibi- lità ambientale di alcuni processi insediativi o sul loro valore sociale e peso economi- co (Infra, Cap. 5).
A partire da questo, anche in Abruzzo, una riflessione sul rapporto tra reti solidali e nuove forme di agricoltura può cominciare ad assumere un orientamento trasversale ai possibili percorsi di sviluppo locale, con riferimento al recupero di una dimensione rurale, mirata a sostenere le risorse e ad implementare le relazioni interne ed esterne che si creano in maniera anche informale o spontanea (Cfr. Beccattini 2000 e Brusco 2004). La letteratura di settore degli ultimi decenni ci racconta come in Europa sia avvenuta una progressiva trasformazione delle aree urbane intercluse ponendo di recente l’attenzione sulla sostenibilità ambientale di alcune nuove dinamiche legate proprio al modificarsi delle aree agricole (Cfr. Corboz 1998).
La Comunità europea in parallelo sta svolgendo una specifica riflessione sul valore sociale della cooperazione territoriale in agricoltura, rivolgendo attenzione alla co- struzione, al consolidamento e all’ampliamento delle reti di relazione multilivello, come strumento per realizzare misure di integrazione tra fondi strutturali e fondi di investimento, soprattutto a scala regionale8. In questo senso le politiche comunitarie orientate all’inclusione assumono un approccio anche all’agricoltura allorquando mi- rano a sostenere la costruzione di processi – piuttosto che di singoli progetti – ispi-
8 Common guidance of the European Commission’s Directorates-General AGRI, EMPL, MARE and REGIO on Community-led Local Development in European Structural and Investment Funds (29 Apr 2013).
TERRITORIO VINO AGRICOLTURA | IN ABRUZZO
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rati all’integrazione tra servizi, imprese ed infrastrutture9. Gli attuali orientamenti co- munitari si confrontano dunque con la questione della solidarietà proprio sulla base di approcci cooperativi e intendono collegare fabbisogni sociali con amministrazioni ed interlocutori economici, sostenendo esperienze-pilota in territori marginali o in aree interne. In questo modo le azioni comunitarie si dispongono a fornire supporto anche ai piccoli produttori e sono orientate alla collaborazione abitativa e/o alla cre- azione di dispositivi di intervento trasversale sulla base delle aspettative di crescita locale delle diverse leve finanziarie disponibili (Cfr. Donolo, 2001, 2003 e 2012). Per altro in Italia, come ad esempio in Francia o in Spagna, nel rapporto tra aree urbane e periurbane, spazio agricolo produttivo ed elementi naturali, le rimodulazio- ni che trattano le forme ibride di paesaggio agrario appaiono comunque orientate alla definizione prioritaria delle regole di trasformazione del territorio. In alcuni casi attraverso l’integrazione delle relazioni economiche, sociali e funzionali; in altri attraverso la separazione riconoscibile tra città e campagna, storicamente differen- ziate ma sempre meno differenti per caratteri dello sviluppo e attori del governo del territorio. Questa tesi trova argomentazioni entro un campo ampio, che negli anni recenti è stato oggetto di un dibattito internazionale che si è rivolto ad osservare le questioni legate all’autosostenibilità urbana e al rapporto tra comunità locali ed eco- nomia solidale, sulla scorta dei rapidi cambiamenti anche finanziari ormai in corso (Cfr. Donadieu, 1996, Secchi, 2000, Fregolent e Indovina, 2012).
In gran parte dell’Europa la questione dell’approvvigionamento urbano alimentare combina atteggiamenti di riscoperta delle produzioni locali con preoccupazioni sul rapporto tra tracciabilità delle filiere e nuove forme di ruralità urbana sostenibile. Dal punto di vista dell’abitare in aree rurali si individuano domande a favore dell’or- ganizzazione dei sistemi abitativi e domande a sostegno della produzione agricola, soprattutto nelle aree residuali. Dal punto di vista dell’approvvigionamento urbano si individuano iniziative orientate alla qualità del prodotto e della modalità di tran- sazione, ai servizi territoriali e al supporto dei loisirs urbani.
Secondo una linea di riflessione parallela, ma propria del dibattito politico interna- zionale, il tema dell’incontro tra sostenibilità, economie rurali e marginalità appare rilevante anche per la comprensione del ruolo dell’agricoltura tra livello locale e globale. I movimenti contadini in America latina e alcune esperienze di agricoltura di sussistenza in Africa testimoniano della rinnovata ricerca di modelli di sviluppo alternativi, dove la relazione tra ambiente, produzione e consumo pone insieme nuovi scenari abitativi e nuove sfide interpretative alle scienze urbane. La rina- scita del modello contadino, su cui insiste ad esempio Jan Douwe Van der Ploeg (2009) rompe con lo schema dell’agroindustria e con la mercificazione dei prodotti agricoli a favore di imprese auto-organizzate che massimizzano la resa del capitale ecologico, isolando così il circuito della riproduzione alimentare dalle logiche del
9 Bruxelles, COM (2010) 642/3; comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Eco- nomico e Sociale Europeo, al Comitato delle Regioni e alla Banca Centrale Europea – Conclusioni della Quinta relazione
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mercato. Van der Ploeg propone che ciascun territorio si renda autonomo, cercan- do di mobilitare le proprie risorse all’interno di un processo produttivo che tenda a garantirsi la produzione nel tempo.
In una analoga logica di uso solidale del territorio, le linee europee di intervento sembrano sostenere forme di integrazione economica e di inclusione sociale, a fa- vore delle economie e delle popolazioni che caratterizzano vecchie e nuove regioni comunitarie, seguendo una diversificata, ma progressiva dimensione territoriale dei sistemi di relazione anche informale, favorendo la collaborazione trasversale e spes- so volontaria tra amministrazioni pubbliche, enti gestori di servizi, portatori di inte- ressi pressoché rinnovati, imprenditori e abitanti, quali praticabili e probabilmente sostenibili percorsi di nuovo welfare regionale, seppur legati a culture sociali e a fabbisogni territoriali molto diversi tra loro (Cfr. Bifulco e Ota de Leonardis, 2005). In questo senso la programmazione 2014-2020 introduce, in maniera diretta, linee di policy orientate alla creazione di relazioni solidali, secondo misure che si collocano tra sostenibilità e competitività del territorio, con l’obiettivo di sostenere le vocazio- ni agronomiche, il valore delle produzioni e la qualità abitativa.
Il quadro internazionale è però ricco di sfumature e aperto a esiti diversi. Quindi anche i temi che parrebbero meno ambigui si prestano a interpretazioni distinte che richiamano la scelta di soluzioni sempre specifiche e legate alle istanze del territorio, in particolare alla luce di alcuni recenti mutamenti negli stili di vita, che possono aumentare l’attrattività ma non sempre sostengono la crescita o sono inter- cettati dalle istituzioni pubbliche, anche attraverso la ricerca di nuovi strumenti di intervento o l’osservazione di buone pratiche nazionali e internazionali.