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che dice la Prefazione del 1612

A chi vive nell’epoca della lessicografia basata su corpora elettronici fa gran-de impressione di mogran-dernità leggere nella prefazione una precisa consapevolez-za dell’importanconsapevolez-za del contesto nello stabilire non solo il significato, ma anche quelli che oggi vengono detti i collocati della parola a lemma.

Bene spesso, per dichiarare un vocabolo, abbiamo usati sinonimi, scegliendo i più simiglianti, o di più vicino significato: ma non intendiamo per ciò, che tutti vaglian sempre lo stesso, ne ch’e’ si debbano pigliare per lo medesimo, o usar nello stesso modo, ne con la medesima costruzione d’aggiunti, di verbi, di nomi, o preposizioni 4.

La funzione delle parole greche e latine è simile a quella dei sinonimi de-finitori: si legge infatti sempre nella prefazione ( p. 5) « La lingua Greca si è messa alla voce, quando ell’opera, o per esser conforme alla nostra, o almeno per accrescer le dichiarazioni.» Queste parole sembrano riecheggiare il titolo completo dell’opera di Monosini, che era stato ammesso all’Accademia fin dal dicembre 1603 e collaborò appunto per i proverbi e le parole greche e latine nell’ottica della loro congruentia con l’italiano.

Sulle voci e locuzioni latine la prefazione si dilunga maggiormente. In pri-mo luogo si parla (p. 4verso) delle parole latine «usate tal volta, benchè di rado,

3 Sulle fonti si vedano fra l’altro AA.VV: Gli Atti del primo vocabolario, a cura di seVerinA

pArodi Firenze, Sansoni, 1974; seVerinA pArodi, Quattro secoli di Crusca 1583-1983, Firenze,

presso l’Accademia, 1983; giuliA stAnchinA, Nella fabbrica del primo «Vocabolario» della Cru-sca: Salviati e il «quaderno» riccardiano, in «Studi di lessicografia italiana», XXVI, 2009, pp. 157-202. L’articolo di mAssimo fAnfAni, Vene moderne nel Vocabolario, in corso di stampa in AA.VV Una lingua e il suo Vocabolario, Firenze, Accademia della Crusca, in parte riprodotto in « La Crusca per voi » n. 45, ottobre 2012, pp. 9-15, mette in luce come il Vocabolario sia “segretamente sbilanciato in avanti “(p. 10) con neologismi, tecnicismi, forestierismi, soprattut-to prestiti e calchi semantici sullo spagnolo, allora di moda in Italia, nascosti nelle pieghe delle definizioni.

4 Vocabolario degli Accademici della Crusca, ristampa anastatica dell’ed. 1612, Firenze, Le Lettere, 1987, A’ LETTORI p. 5 In questa citazione estesa e nella seguente dal Vocabolario degli Accademici della Crusca viene mantenuto il carattere dell’originale: in tutta la parte intro-duttiva è usato il corsivo, mentre il tondo è riservato ai lemmi.

da’ nostri Autori, si troverranno contrassegnate, con dire, voce latina: come alla voce cloaca » e poi si fa menzione delle parole su cui concentro il mio in-teresse, quelle usate all’interno della glossa per aggiungere informazione alla definizione 5.

Le voci e locuzioni latine sono a tutte le parole, e modi di dire, fuorchè dove, pareva che non si potessero circoscrivere acconciamente, non s’avendo avute le voci proprie.

Dove son mancate le voci latine di scrittori della prima classe, abbiamo ado-perate quelle d’autori più bassi, e queste saranno, per la maggior parte, ac-cennate, o contrassegnate.

Quando alle voci dichiarate per uno, o per più sinonimi, manca la voce latina corrispondente, si troverrà a uno di tali sinonimi, dove ancora si dee cercare della dichiarazion della voce.

Ne’ puri termini, non ci siamo guardati d’usar parole de’ professor di quella scienza, o vero arte, ancorchè non pure latine. E nelle parole at-tenenti a religione, ci siam serviti delle latine degli Autor sacri. Come alla voce contrizione, e così circa a’ nomi dell’erbe, piante, ec. ci sia-mo confermati co’ più autorevoli semplicisti: come alla voce cuscota, ec. Proverbi, o detti proverbiali latini o Greci, che corrispondono a’ nostri, o che gli dichiarano, si son, per lo più, messi.

Quando abbiamo conosciuto, che alcuna voce latina, o greca abbia dato origi-ne a qualche nostro vocabolo, ce origi-ne siamo serviti, ancorchè d’autori più bassi: e per vedere l’Autore o ‘l discorso fattovi sopra, si è citato detto Autore, o il sopraddetto Flos Italicae linguae: dichiarando però, che dell’origini, che son comunissime, non s’è fatto menzione alcuna.

Nelle voci latine, e Greche abbiamo inteso principalmente all’agevolezza, per l’intelligenza della nostra lingua, e non all’esquisitezza di quelle 6.

Meritano di essere notate la chiarezza e la completezza delle informazioni contenute nella prefazione: è evidente che gli Accademici si stanno rivolgendo a un pubblico colto, molto più colto di quello a cui si indirizzano le avvertenze scritte dai lessicografi di oggi per i loro dizionari. Un pubblico che gli Accade-mici sanno esigente e pronto a polemizzare, perciò dedicano grande spazio alla giustificazione della scelta delle parole da mettere a lemma e degli esempi con cui “dichiararle”.

Sono pagine metalessicograficamente esemplari7. Vi si legge la piena

con-5 Così va inteso infatti «accrescere le dichiarazioni» Vocabolario degli Accademici della Crusca A’ LETTORI p. 5v.

6 Vocabolario degli Accademici della Crusca A’ LETTORI p. 5v

7 Gli ambienti metalessicografici internazionali odierni non riconoscono sufficientemente questo aspetto del lavoro degli Accademici e apprezzano come molto innovativo l’assetto me-talessicografico del vocabolario di sAmuel Johnson, A Dictionary of the English language : in

sapevolezza da parte degli Accademici di star costruendo un modello di voca-bolario, e soprattutto un modello di microstruttura, ossia dell’insieme formato da lemma e glossa . Ammirevole il conseguente impegno – quasi una cogenza ai loro occhi – nel chiarire perché talvolta una microstruttura non ha tutto quello che presenta un’altra. Lavorando sui manoscritti e sulle opere a stampa, avendo ben presenti opere lessicografiche già molto buone rispetto ad altre

coeve nel panorama europeo8, gli Accademici scrivono tutto ciò che ritengono

necessario per evitare che si pensi che certe voci mancano di qualcosa per trascuratezza.

La cura con cui redigono e approntano i due indici, quello delle voci e locuzioni latine e quello delle voci greche, posti in fondo al Vocabolario a stampa, e il fatto che li segnalino nelle ultime righe della prefazione, mostra che per gli Accademici questo inserimento massiccio di voci non italiane era un aspetto importante che arricchiva il vocabolario. Hanno voluto metterlo in evidenza, farlo notare oltre che con circa 30 righe di trattazione specifica, su 360 dell’intera prefazione, soprattutto con l’uso del corsivo all’interno della glossa. Infatti solo le voci latine e greche usate per meglio dichiarare le parole a lemma sono in corsivo preceduto dalle abbreviazione Lat. e Gr. . Quando la parola latina diventa un lemma italiano, si veda appunto la citata voce cloaca, il lemma è in caratteri maiuscoli tondi come tutti gli altri e la parola latina che ne è all’origine appare invece in corsivo all’interno della voce. Il cambio di alfabeto rende meno palese la cura metalinguistica da parte degli Accademici nel segnalare l’assunzione di voci greche o latine nel lemmario italiano: si veda,

ad esempio, la voce entomata9.

Nei paragrafi che seguono sono esaminati tutti i vari casi di trattamento delle voci latine e greche all’interno della microstruttura toccati dagli Acca-demici nella prefazione e viene infine formulata un’ipotesi sulla funzione che le voci greche e latine rivestono nel primo vocabolario degli Accademici della Crusca. Va sottolineato fin d’ora che l’intento etimologico è davvero limitato, come per altro esplicitamente detto nella prefazione già riportata, là dove si afferma che quando una voce latina o greca ha dato origine a un vocabolo italiano, la si è menzionata, anche se di autore non illustre «per vedere

l’Au-by examples from the best writers London, William Strahan 1755. Un’opera posteriore e gran-demente beneficiata dall’ attuale diffusione planetaria dell’inglese, tanto quanto la recessione dell’italiano come lingua di cultura internazionale confina ingiustamente agli specialisti di ita-liano la conoscenza della sua precoce e meritoria (meta)lessicografia.

8 Si vedano in proposito gunnAr tAncke Die italienischen Wörterbücher von den Anfän-gen bis zum Erscheinen des “Vocabolario degli Accademici della Crusca” (1612) : Bestandsauf-nahme und Analyse, Tübingen, M. Niemeyer, 1984 e clAudio mArAzzini, L’ordine delle parole : storia di vocabolari italiani, Bologna, il Mulino, 2009.

9 Non riproduco qui le due voci, perché nel già citato sito www.lessicografia.it è possibile vedere l’immagine delle voci, apprezzandone appieno gli aspetti tipografici.

tore o ‘l discorso fattovi sopra, […] dichiarando però, che dell’origini, che son

comunissime, non s’è fatto menzione alcuna»10.

Le voci sopra citate cloaca e entomata esemplificano tale comportamento. L’ordine in cui compaiono voce latina e voce greca quando sono presenti en-trambe è latino e poi greco. Pochi i casi di voce greca data prima della latina: in genere si tratta appunto di grecismi. Si vedano le voci decacordo e decalogo.

DECACORDO. V. Gr. δεκάχορδον, e i lat. traducono decachordum. Espos. Salm.Ed è ancora detto questo saltéro, decacordo, cioè di dieci corde.

DECALOGO. V. Gr. δεκάλογος. Lat. decalogus. il contenuto de’ dieci comandamenti.

Pass. 195. A questi due comandamenti si riduce tutto il decalogo della legge.

Un altro raro caso in cui non c’è definizione e le parole latina e greca appaiono immediatamente dopo il lemma si osserva nella voce balsamo

Fig. 1 Voce balsamo: latino e greco non preceduti da definizione

Agli occhi di lettori di dizionari moderni queste microstrutture sembrano riportare le voci latina e greca in una posizione solitamente riservata all’etimo-logia, ma è un caso: le voci latine e greche nelle microstrutture dalla prima alla quarta edizione del Vocabolario della Crusca non sono etimologie. Di questa natura non etimologica ben si era accorto il lessicografo piemontese Grassi rim-proverando gli Accademici per non aver fatto quello che non si erano proposti

di fare, ma che, passati due secoli, in un’epoca fiduciosamente entusiasta del po-tere esplicativo dell’etimologia, non si poteva più non fare. Grassi muove la sua critica rinforzando al contempo la schiera degli estimatori nostrani del Johnson.

Alla scelta delle parole il Johnson ha fatto succedere l’illustrazione dell’ori-gine loro per via dell’etimologia , e quella dell’ uso per via degli esempj, di modo che dove l’ etimologia può essere dubbia od oscura , la dichiarazio-ne della parola si fa più chiara cogli esempj; e quando questi sono ambigui o scarsi, il valor della parola è stabilito dalla sua etimologia.

La Crusca per lo contrario ha rivolto le sue fatiche al solo uso, poiché le voci greche o latine che aggiunge ad ogni vocabolo italiano sono mere traduzioni talvolta sbagliate, e senza nessun’ altra utilità fuor che quella di porre il lettore sulla via di sapere come questa o quella idea si esprimeva in greco od in latino, senza dir mai se la parola italiana sia da questa o quella lingua originata11.

Grassi coglie la forza esplicativa della dichiarazione tramite gli esempi, ma la vuole rafforzata dall’etimologia; gli Accademici invece, come ha ben chia-rito Francesco Sabatini, vogliono fare del Vocabolario della Crusca il primo dizionario programmaticamente basato su corpus della storia della lessicografia

europea12. Grassi, partendo dalla cosiddetta edizione veronese del 1806-1113,

mette in luce come Cesari inseguendo «ossa di cadaveri e cenere di sepoltura»14,

trasformi il Vocabolario della Crusca in quello che oggi noi chiamiamo

diziona-rio storico, con scopi documentari, più che di modello di lingua.

La funzione etimologica apparirà nella quinta edizione, in cui vengono inve-ce tolte le parole latine e greche usate per arricchire la definizione.

7. Proponendosi l’Accademia di dare in questa nuova ristampa il Voca-bolario in tutte le sue parti emendato, […] ha pur sovente cambiato in altre quelle voci greche e latine che mal corrispondessero alle nostre, e dal

11 giuseppe grAssi Paralello (sic) del Vocabolario della crusca con quello della lingua inglese compilato da Samuele Johnson e quello dell’ Accademia spagnuola ne’ loro principi costitutivi in-viatoci dalla cortesia del celebre Vocabolarista e Filologo G. G., in Vincenzo monti, Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca , vol. II parte prima,Milano, Antonio Fontana 1819, p. 24.

12 frAncesco sAbAtini La storia dell’italiano nella prospettiva della corpus linguistics, in Atti del XII Congresso Internazionale di lessicografia, Torino, 6-9 settembre 2006 Proceedings XII Euralex International Congress, a cura di elisA corino, cArlA mArello, cristinA onesti, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2006, vol. 1, p. 35.

13 Vocabolario dell’Accademia della Crusca ... cresciuto d’assai migliaia di voci e modi de’ Classici..., dedicato a S. A. Imperiale il principe Eugenio vice-re d’Italia Verona 1806-1811

porvele si è astenuta, allorché non fosse dato il rinvenire l’equivalente, se non per via di circonlocuzione15

Ad esempio, la voce chiaro nella prima Crusca presenta otto accezioni ac-compagnate da definizioni sinonimiche e da aggettivi latini che sono definizioni sinonimiche eteronime, cioè attraverso un’altra lingua, il latino. Nella quinta edizione la voce chiaro è suddivisa in cinquantuno accezioni, ma l’unica parola latina che appare è clarus, preceduta dalla dicitura Dal lat., data quindi come etimologia.