• Non ci sono risultati.

Il lessico cromatico: prospettive di indagine

I contributi che negli ultimi decenni hanno rivolto l’attenzione al campo lessicale dei cromonimi sono stati sostanzialmente dominati da un approccio semantico mirato a individuare la specializzazione della terminologia cromatica in relazione a precise aree concettuali, all’interno di una riflessione più ampia sul valore simbolico che i colori possono assumere come prodotti culturali di ogni società. Talvolta gli studi si sono soffermati su aspetti circoscritti, per lo più connessi alla realtà italo-romanza, con l’intento di cogliere la variazione di deno-minazioni dovuta alla nostra complessa frammentazione diatopica, oppure con l’obiettivo di proporre un raffronto interlinguistico in prospettiva contrastiva. In stretta relazione con l’ambito lessicografico gli studi sinora esistenti hanno af-frontato soprattutto la questione relativa alla inadeguatezza e alla disomogeneità

delle definizioni dei termini di colore in alcuni dizionari1.

Altre prospettive sembrano essere rimaste in ombra. Una di queste riguarda i processi derivativi, particolarmente funzionali in questo sottocodice specifico che sebbene non possa definirsi propriamente settoriale a sua volta costituisce,

* All’interno di una progettazione comune pertengono a PC i §§ 2.1., 2.2., 2.3.1. e a RF i §§ 1., e 2.3.2. e 3.

1 Per un primo quadro di riferimento si rinvia per brevità alla bibliografia indicata in ritA

fresu, Neologismi a colori. Per una semantica dei cromonimi nella lingua italiana, in «LId’O. Lingua italiana d’oggi», III (2006), pp. 153-179 e eAd., Colore, termini di, in Enciclopedia dell’I-taliano (EncIt), diretta da rAffAele simone, con la collaborazione di gAetAno berruto e pAo

-lo d’Achille, vol. I, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2010, pp. 235-236, ma

andran-no almeandran-no ricordati il fondamentale mAriA grossmAnn, Colori e lessico. Studi sulla struttura semantica degli aggettivi di colore in catalano, castigliano, italiano, romeno, latino e ungherese, Tübingen, Narr, 1988 e, per gli aspetti lessicografici, roberto cAsAti, Dizionari e termini di

in modo trasversale, un serbatoio per altri linguaggi tecnici2. Quello dei cromo-nimi, infatti, si configura come un campo lessicale assai versatile, che attraver-sa tipologie testuali diafasicamente molto differenziate, che vanno dal contesto squisitamente letterario a quello tecnico-pratico: si pensi ai trattati scientifici o di settore, come quelli relativi alla medicina, all’arte, alle varie forme di attività artigianali e commerciali (ad esempio quella tessile o dei vetrai, ecc.). Si tratta dunque di un dominio lessicale che costituisce sotto diversi punti di vista un utile materiale per riflettere sulla formazione delle parole in diacronia, non solo in riferimento al repertorio di affissi e tipi compositivi - che può anche risultare a prima vista prevedibile - ma anche in relazione alla loro produttività, alla

se-mantica e alla funzione testuale3.

All’interno di un simile contesto il presente contributo intende esaminare il campo lessicale dei colori nelle edizioni della Crusca, con particolare riferimen-to ai meccanismi derivazionali per verificarne la produttività nelle serie generate dai singoli cromonimi (con le relative implicazioni semantiche) e per testarne la

vitalità nella lessicografia con sondaggi mirati4.

2 Riguardo all’alterazione degli aggettivi di colore cfr. lAViniA merlini bArbAresi, Agget-tivi deaggettivali, in La formazione delle parole in italiano, a cura di mAriA grossmAnn - frAnz

rAiner, Tübingen, Niemeyer, 2004, pp. 444-450, p. 445 e pp. 447-448; esaminando la gamma

dei suffissi possibili, la studiosa rileva innanzitutto che «solo una parte dei suffissi alterativi ag-gettivali si adatta ai colori; che il suffisso -ino è anche negli aggettivi di colore quello più produt-tivo, seguito da -astro; che giallo è la base che ammette il maggior numero di suffissi alterativi; che i termini originati da similitudine o metafora, spesso invariabili, sono anche scarsamente alterabili» (ib. p. 447); sugli aggettivi di colore cfr. anche grossmAnn, Colori e lessico, cit., per l’italiano in partic. pp. 63-74 e p. 202.

3 Cfr. in proposito mAurizio dArdAno, La formazione delle parole nella storia della lingua italiana, in Parallela 4. Morfologia/Morphologie. Atti del 5. incontro italo-austriaco della Società di Linguistica Italiana (Bergamo, 2-4 ottobre 1989), a cura di monicA berrettA - pierA moli

-nelli - AdA VAlentini, Tübingen, Narr, 1990, pp. 69-83. Sulla tematica in prospettiva generale,

cfr. La formazione delle parole, cit., e ancora mAurizio dArdAno, Costruire parole. La morfologia derivativa dell’italiano, Bologna, il Mulino, 2009; utili spunti sono ricavabili in alcuni contributi contenuti nel volume miscellaneo Lessico e lessicologia. Atti del XLIV Convegno SLI (Viterbo 27-29 settembre 2010), a cura di silVAnA ferrAri, Roma, Bulzoni, 2012. Per la situazione nell’i-taliano antico cfr. le osservazioni di Antonietta Bisetto in Grammatica dell’inell’i-taliano antico, a cura

di giAmpAolo sAlVi e lorenzo renzi, vol. II, cap. 41, La formazione delle parole, Bologna, il

Mulino, 2010, pp. 1493-1511.

4 Di seguito dettagli e sigle dei repertori consultati: per quanto riguarda i dizionari storici ed etimologici: TB: niccolò tommAseo - bernArdo bellini, Dizionario della lingua italiana, 7 voll., Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1865-1879; GDLI: Grande Dizionario della Lingua Italiana, fondato da sAlVAtore bAttAgliA, diretto da giorgio bàrberi sQuArotti, Torino, UTET, 1961-2002, 21 voll.; Supplemento, diretto da edoArdo sAnguineti, ibid., 2004; 2009; Indice degli autori citati, a cura di gioVAnni ronco, ibid., 2004; DELI: mAnlio corte

-lAzzo - pAolo zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, 5 voll., Bologna, Zanichelli,

In merito agli obiettivi andrà notato che la questione dei derivati da cro-monimi ritorna sporadicamente, e comunque quasi mai come finalità centrale, nelle (poche) indagini sul lessico cromatico impiegato come strumento stilistico in testi letterari, ad esempio in Dante, o, ancora, nei contributi sulla spiccata inclinazione al cromatismo di alcuni autori, come Gabriele D’Annunzio, Grazia

Deledda, Anna Maria Ortese 5.

Si tratta tuttavia di studi da cui si possono ricavare, come è facilmente in-tuibile, dati parziali, e comunque limitati al singolo autore. L’escussione delle

etimologico. DELI - Dizionario etimologico della lingua italiana, volume unico, con cd-rom, Bologna, Zanichelli, 1999 [da cui si cita]; lei: mAx pfister, Lessico etimologico italiano, Wie-sbaden, Reichert, 1979- [e Germanismi, a cura di eldA morlicchio, ibid., 2000]; TLIO: Tesoro della Lingua italiana delle Origini, Firenze, Opera del Vocabolario Italiano (consultabile all’in-dirizzo http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO/); occasionalmente DEI: cArlo bAttisti - gioVAnni Ales

-sio, Dizionario etimologico italiano, 5 voll., Firenze, Barbèra, 1950-1957; per quanto concerne i dizionari moderni dell’uso: DISC: Il Sabatini Coletti. Dizionario della lingua italiana, diretto da frAncesco sAbAtini e Vittorio coletti, Milano, Rizzoli Larousse, 2003 (con cd-rom) [ed. aggiorn. del Disc, Dizionario Italiano Sabatini-Coletti, a cura di frAncesco sAbAtini e Vittorio

coletti, Firenze, Giunti, 1997]; DO: giAcomo deVoto - giAn cArlo oli, Il dizionario della

lingua italiana, Firenze, Le Monnier, 2000; GRADIT: Grande dizionario italiano dell’uso, ideato e diretto da tullio de mAuro, 6 voll., Torino, UTET, 1999-2000 (con cd-rom), con l’aggiunta dei voll. VII (2003) e VIII (2007), Nuove parole italiane dell’uso, ibid.; controlli mirati sono stati eseguiti in LIZ: Letteratura italiana Zanichelli. CD-ROM dei testi della letteratura italiana 4.0, a cura di pAsQuAle stoppelli ed eugenio picchi, Bologna, Zanichelli, 20014.

5 I colori in Dante sono indagati in cArlAchiArA perrone, I colori nell’opera di Dante: la ricerca in Italia, in «Per correr miglior acque…». Bilanci e prospettive degli studi danteschi alle soglie del nuovo millennio. Atti del Convegno di Verona-Ravenna (25-29 ottobre 1999), 2 tomi, t. II, Roma, Salerno editrice, 2001, pp. 1025-1054 (alle pp. 1025-1027 la bibliografia di riferimento cui si rinvia anche per un inquadramento generale della questione); sul lessico cromatico in D’Annunzio è intervenuta recentemente stefAniA penAsA, Definibili sensazioni. Il lessico cromatico di D’Annunzio prosatore, in Treccani.it Enciclopedia italiana, 2001 (http:// www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/colori/Penasa.html; ultima consultazione 15 luglio 2013), ma cfr. già lucA seriAnni, La prosa, in Storia della lingua italiana, a cura di lucA seriAnni - pietro trifone, vol. I I luoghi della codificazione, Torino, Einaudi, 1993, pp. 451-577, p. 568 e la bibliografia ivi indicata; per Grazia Deledda cfr. ora mAriA ritA fAddA, Il lessico cromatico nella produzione giovanile di Grazia Deledda, in «Bollettino di Studi Sar-di», 2010, 3-3, pp. 87-103 (consultabile anche all’indirizzo http://www.filologiasarda.eu/files/ documenti/pubblicazioni_pdf/bss3/04Fadda.pdf; ultima consultazione 15 luglio 2013), ma un’approfondita analisi semiotica dell’uso dei colori nella scrittrice sarda è già in leonArdo

sole, I colori di Grazia, in Grazia Deledda nella cultura contemporanea. Atti di Seminario di Studi (Nuoro, 25-27 settembre 1986), a cura di ugo collu, vol. I Grazia Deledda nella cultura nazionale e internazionale, Nuoro, Consorzio per la pubblica lettura S. Satta, 1992 [ma 1994], pp. 151-180; l’impiego dei cromonimi nella Ortese è esaminato in gAbriellA cArtAgo, Colore Ortese, in eAd., Lingua letteraria, delle arti e degli artisti, Firenze, Cesati, 2005, pp. 193-205; sull’uso che del lessico cromatico hanno fatto autori come Dante, Petrarca, Foscolo, Leopardi, Manzoni è intervenuto a più riprese, negli anni Novanta, Antonio Lepschy (si veda, per brevità, la sua bibliografia indicata in Antonio lepschy, Scritti, Venezia, Istituto Veneto di Scienze,

forme derivate mediante fonti lessicografiche, invece, permette di abbozzare - come si tenterà di dimostrare - un primo quadro, altrimenti sfuggente, della de-rivazione da cromonimi, informato anche sotto gli aspetti diacronico e diafasico

grazie alle fonti riportate dai repertori6.

In tale prospettiva dunque il presente intervento va inteso anche come un’occasione per avviare una riflessione circa la distribuzione del lessico croma-tico lato sensu nella lingua letteraria e non.

In questa prima fase della ricerca lo spoglio ha riguardato le forme derivate da bianco/nero - rosso - giallo/verde che costituiscono, come noto, nell’ordine sequenziale, i primi cinque termini di colore basici dell’inventario universale di

categorie percettive referenti di termini di colore7. Gli studi sincronici sulla

for-mazione delle parole, inoltre, hanno dimostrato che i cromonimi basici presen-tano una maggiore alterabilità rispetto ai nomi di colore derivati da similitudini

o metafore, generalmente invariabili8.

2. analisi

2.1. Presentazione e discussione del materiale

Dalla versione elettronica delle cinque edizioni della Crusca (consultabile all’indirizzo http://www.lessicografia.it), i cui passi sono qui fedelmente ripro-dotti, si è proceduto a estrarre un corpus di voci contenente la stringa *base del

6 Diversi contributi, inoltre, hanno insistito sull’utilità di spogliare i dizionari per studiare la formazione delle parole: cfr. mAurizio dArdAno - pietro trifone, Grammatica italiana. Con nozioni di linguistica, Bologna, Zanichelli, 1995, p. 652, e ancora mAurizio dArdAno - giAn

-lucA frenguelli - giAnlucA colellA, Dizionario e formazione delle parole e giAnlucA fren

-guelli, Cosa c’è di nuovo nella formazione delle parole, ambedue in L’italiano di oggi. Fenomeni,

problemi, prospettive, a cura di mAurizio dArdAno - giAnlucA frenguelli, Roma, Aracne, 2008, rispettivamente alle pp. 121-135 e pp. 137-148, e, con riferimento specifico ai composti, mAriA silViA rAti, La formazione delle parole nell’italiano contemporaneo: sondaggi sui composti nei dizionari dell’uso, in Lessico e lessicologia, cit., pp. 121-129.

7 Secondo brent berlin - pAul kAy, Basic Color Terms: Their Universality and Evolution, Berkeley-Los Angeles, University of California Press, 1969 ogni lingua (su una ventina esamina-te) possiede un inventario universale, in numero variabile tra 2 e 11, di categorie percettive fon-damentali che servono come referenti psicofisici di termini di colore basici e che sono codificate diacronicamente in un ordine parzialmente fisso: bianco, nero, rosso, verde, giallo, azzurro/blu, marrone, viola/porpora (in inglese purple), rosa, arancione, grigio. Per le lingue che codificano meno di 11 categorie si evidenziano restrizioni in base a rapporti di implicazione (ogni colore implica altri colori o è da essi implicato) con una distribuzione non casuale e un ordine crono-logico che è interpretato anche come sequenza temporale-evoluzionistica.

cromonimo*9. Esaminando i dati rinvenuti (impossibili da pubblicare integral-mente qui per motivi di spazio) in un’ottica semantica, e prescindendo per ora da considerazioni diacroniche e diafasiche, si osserva che il processo derivativo dà origine a forme - elencate qui in un progressivo allontanamento dal significa-to-base (principale) - che designano:

a) un altro colore o una gradazione della stessa tonalità o la tendenza ad altra tonalità

statuto formale: sostantivi: verdura ‘colore verde’; ecc.; composti: giallodoro,

giallopallido, giallorosso, giallosmorto; verdazzurro, verdebruno, verdechiaro, verdegaio, verdegiallo; ecc.;

b) una qualità

statuto formale: aggettivi: biancastro, bianchiccio, biancone; neracchiuolo,

ne-rastro, nericcio, nerigno, neretto, nerognolo; rossastro, rossiccio, rossigno; gial-lastro, gialliccio, gialligno, gialloso, giallognolo, gialluccio; verdiccio, verdigno, verdognolo; ecc., sostantivi (funzione referenziale): bianchezza, biancore, bian-cume; nerezza, nerume; rossezza, rossore; giallezza, giallore, giallume; verdezza, verdore, verdume; ecc.; participi (pres.): biancheggiante; nereggiante, nerican-te; rosseggiante, rossicannerican-te; gialleggiannerican-te; verdeggiante, verdicannerican-te; ecc.;

c) un processo/evento o un risultato

statuto formale: verbi: biancheggiare, bianchire, biancicare, imbiancheggiare,

imbianchire, sbiancare; annerare, annerire, innerare, nereggiare; arrossare, arrossire, inrossare, rosseggiare, rossicare; gialleggiare, ingiallare, ingiallire; avverdire, inverdire, rinverdire, verdeggiare, verdicare; ecc.; sostantivi

dever-bali: biancheggiamento, bianchimento, imbiancamento, imbiancatura;

annera-mento, anneriannera-mento, anneritura, nereggiamento; arrossaannera-mento, arrossimento; verdeggiamento; ecc.; participi (pass.): biancheggiato, bianchito, imbiancato, imbianchito, isbiancato, sbiancato; annerato, annerito, innerato, nereggiato; arrossato, arrossito, inrossato; gialleggiato, ingiallato, ingiallito; avverdito, in-verdito; ecc.;

d) un vegetale, animale, essere umano, oggetto, stato (patologico) e sim. (con accezioni figurate e/o estensive)

statuto formale: sostantivi: biancana ‘formazione argillosa, brulla e di forma

9 Restano fuori da questa prima raccolta i cultismi provenienti direttamente da nĭgru(m), o da basi con nigr-, del tipo negrezza/nigrizia o negrore/nigrore, e le forme discendenti da cor-radicali, come i derivati da rŭbeu(m) rispetto rŭssu(m)/rŭsseu(m). Pur inseriti per completezza nelle tabelle di seguito commentate, inoltre, tralasciamo nella discussione i composti (del tipo

tondeggiante’, imbiancatore ‘maestro di dare il bianco’, imbianchino ‘id.’;

rosselia ‘tipo di malattia, rosolia’, rossore ‘vergogna’, rossoretto ‘macchietta

rossa’; giallore ‘materia gialla’ e ‘itterizia’, gialloso ‘specie di verme’;

verdet-to ‘materia di colore verde adoperata dai pitverdet-tori’; ecc.; composti: spinbianco

‘pruno bianco, spinalba’, vitebianca ‘sorta di erba, brionia’; capinera ‘specie di uccello’; nerofumo ‘sorta di materia colorante’; barbarossa ‘specie di vino (e di uva)’, codirosso ‘uccello, simile al beccafico’, pettirosso ‘piccolo uccello, con il petto rosso’; grangiallo ‘tipo di ranuncolo dai fiori crocei’; verdemarco ‘sorta di erba’, verdemezzo ‘aggiunto di grano o di biada’, verderame ‘patina verde che si genera su oggetti di rame’; ecc.

2.2. Derivazione nominale deaggettivale (A → N): i nomi di qualità

Si è scelto di esaminare la derivazione deaggettivale10 attraverso cui si

pro-ducono i nomi di qualità, che, come si nota nello schema di seguito riprodotto, si realizzano mediante i tre suffissi nominali primari -ezza; -ore; -ume:

nomidiqualiTà

TraTTosemanTico Bianco nero rosso giallo verde

asTraTTo bianchezza nerezza rossezza giallezza verdezza

qualiTà biancore rossore giallore verdore

asTraTTo maTeria colleTTivo

biancume nerume giallume verdume

Si osserva innanzitutto la produttività di -ezza, concordemente ritenuto negli studi come uno dei due suffissi centrali, tra i molti possibili, per formare nomi astratti di qualità, insieme al tipo -ità/-età/(tà), il quale invece appare

improduttivo con le basi di colori11: mancano, infatti, *bianchità, *nerità,

10 Sulla quale essenziale punto di riferimento è frAnz rAiner, Derivazione nominale deag-gettivale, in La formazione delle parole, cit., pp. 293-314.

11Riguardo alla situazione attuale rAiner, Derivazione nominale deaggettivale, cit., p. 298 nota come, all’interno dell’ampio ventaglio (una trentina circa) di potenziali suffissi formanti per i nomi di qualità, pochi siano sincronicamente produttivi e osserva come il tipo -ezza, chia-ramente dominante con basi bisillabiche nell’italiano contemporaneo, sia comunque soggetto a forti restrizioni e in competizione con diversi suffissi rivali (tra cui -ore e -izia, suo allotropo dotto), concludendone che -ezza è un suffisso «ben rappresentato nel lessico usuale [...] ma di modesta produttività nell’italiano moderno» (nello specifico pp. 301-304, la citazione a p. 304). Sul suffisso nominale deaggettivale -ezza cfr. lucA seriAnni, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di Alberto Castelvecchi,

-ezza -ore -ume

*rossità, *giallità, *verdità, nelle edizioni della Crusca, come nei successivi repertori lessicografici consultati, fatta eccezione per un isolato e recente nerità

attestato in Giorgio Manganelli12 e per bianchità di cui si registrano alcune

recentissime occorrenze13.

Il suffisso -óre, considerato dagli studi recenti «sincronicamente

impro-duttivo», ma semanticamente specializzato per il campo lessicale dei colori14,

si presenta per tutte le basi a eccezione di nero (*nerore è assente nella Crusca, come negli altri dizionari spogliati); sotto il profilo semantico gli è riconosciu-to il tratriconosciu-to qualitativo, ma in realtà si configura come suffisso rivale rispetriconosciu-to al precedente (-ezza), come si avrà modo di osservare oltre, anche nelle definizioni lessicografiche, fatta eccezione per un paio di casi, in cui si sovrappone a -ume oppure slitta verso una sfumatura figurata, come il caso di rossore ‘vergogna’.

Anche il suffisso -ume, portatore, come noto, del tratto di collettività, spesso

con connotazione peggiorativa15, si registra con tutte le basi16, ad eccezione di

rossume, assente nelle edizioni della Crusca ma presente altrove, con significati

differenti, principalmente quello di ‘tuorlo d’uovo’17.

Torino, UTET, 1989 [si cita capitolo e paragrafo], § XV.23.

12 Cfr. GDLI Suppl 2004 s.v. nerità s.f. invar. ‘nerezza; per estens. condizione o situazione di decadenza, di degradazione’ in 1987 (19641), G. Manganelli, Hilarotragoedia.

13 Tra cui si vedano almeno quella rinvenuta nel romanzo di Franco Leonetti, Linea d’os-sigeno, Cagliari, La Riflessione, 2008, p. 45 (si agitava su una spiaggia esotica, con un drink in mano, ad ammirare le bianchità che fuoriuscivano lussuriosamente dai bikini sfoggiati dalle ba-gnanti), e quella relativa alla locuz. sua bianchità con riferimento a papa Ratzinger (risalente al 18 marzo 2009; http://ieno.wordpress.com/2009/03/18/benedetto-xvi-grand-gaffeur/; ultima consultazione 15 luglio 2013), con metonimica allusione rispettivamente a nudità e santità.

14 Cfr. rAiner, Derivazione nominale deaggettivale, cit., p. 310, in cui gli esempi riportati a sostegno della specializzazione cromatica sono «chiarore, grigiore, rossore, scialbore» e, anche, il «neologismo letterario» biondore in 1956 [19311], G. Papini (ma biondor già a. 1625, G. B. Marino, GDLI s.v. biondore). Anche dArdAno - trifone, Grammatica italiana, cit., p. 596 per esemplificare la trasformazione A → N mediante -ore riportano su 3 forme 2 tratte da cromo-nimi (grigio → grigiore e rosso → rossore).

15 A -ume rAiner, Derivazione nominale deaggettivale, cit., p. 312 assegna un valore peggio-rativo oscillante tra astratto e collettivo parlando di «nicchie semantiche con funzione astratta», con esempi tratti proprio dalla sfera dei cromonimi, come giallume e nerume, e nota che i neologismi odierni si inseriscono in tali nicchie, a sostegno dei quali cita biondume (in ottA

-Vio lurAti, 3000 parole nuove: la neologia negli anni 1980-1990, Bologna, Zanichelli, 1990)

e grigiume (in A. Soffici, GDLI s.v.); secondo lAViniA merlini bArbAresi, Alterazione, in La formazione delle parole, cit., pp. 264-292, p. 292 la sua funzione alterativa peggiorativa sarebbe alla base della sua modesta produttività attuale, specialmente quando apposto «a entità in cui il significato collettivo è percepito come spregiativo, in quanto spersonalizzante». Sul suffisso cfr. anche seriAnni, Grammatica italiana, cit., § XV.10.

16 Si noti tuttavia che giallume e verdume compaiono già nella Crusca dalla II edizione, mentre biancume e nerume sono accolti soltanto dalla V.

2.3. Zoom su giallo

2.3.1 Una prima riflessione sulla funzionalità e sulla specializzazione seman-tica di alcuni morfemi formanti in prospettiva diacronica può essere avviata

os-servando i derivati nominali di giallo18, che gli studi hanno dimostrato, peraltro,

essere la base cromonimica che ammette il maggior numero di suffissi19.

Per quanto riguarda giallezza è possibile constatare un allargamento seman-tico in cui dalle prime attestazioni, nel XIV secolo, concretamente riferite al corpo umano e ai suoi stati patologici, soprattutto nell’accezione settoriale di ‘itterizia’ (ma con un isolato riferimento alla giallezza delle piante nel Trattato

dell’Agricoltura di P. Crescenzi), il suffissato passa a designare genericamente

‘aspetto giallo’ di cose e oggetti diversi (come il tuorlo d’uovo), con una preva-lenza di allusioni a luce emanata da astro o da altra fonte:

giallezza

- ‘aspetto giallo’ riferito a corpo umano, itterizia:

E gli occhi varj abbienti al suo colore citrinezza mescolata, cioè

giallez-za (1300, Liber Medicinalis Almansoris); rimedio sarà ottimo contr’alla giallezza (1320, P. Crescenzi); Il fiele del leopardo, bevuto che sia, ...

causa una giallezza in tutto ’l corpo simile al trabocco del fiele (1563, P. Mattioli); Il detto fiele è necessitato a ritornare dentro al fegato stesso, e a mescolarsi col sangue, e con esso sangue a circolare per tutto il corpo, tingendo tutte le carni colla sua giallezza (1734, G. Del Papa);

- ‘aspetto giallo’ riferito a piante:

E in processo d’etade [le midolle delle piante] declinano a secchità, e a

giallezza (1320, P. Crescenzi);

- ‘aspetto g.’ riferito a uova:

Colla giallezza dei tuorli delle uova sbattute (a. 1787, G. B. Roberti);

- ‘aspetto giallo’ riferito a cosa diversa da corpo umano e piante (luce, insonnia):

le parti del viso che sono volte a tali strade sono tinte della giallezza ed oscurità delle strade (a. 1519, Leonardo da Vinci); bianca giallezza della albume che compare già dal 1288, Egidio Romano volg., LEI s.v. albūmen I, 1513,40-44) dai pri-mi anni del sec. XV, C. Cennini, Il libro dell’arte (e ancora in a. 1548, D. Boccamazza, Trattato della Caccia); come ‘durame del legno’ dal 1691, G. Busca, L’architettura militare, mentre più