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DICHIARAZIONI RESE DA CANINO LEONARDO

Nel documento REPUBBLICA ITALIANA (pagine 58-62)

Sentenza Appello "Livatino ter" Capitolo II L'esecuzione materiale del delitto

5. DICHIARAZIONI RESE DA CANINO LEONARDO

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5. DICHIARAZIONI RESE DA CANINO LEONARDO.

Canino Leonardo ha dichiarato di aver fatto parte dall'inizio del 1992 (cfr., anche, pag. 21 del verbale d'udienza infra citato) dell'associazione mafiosa della

"Stidda" di Marsala, che era in contrapposizione a "Cosa Nostra".

Egli ha poi riferito, su domanda del Pubblico Ministero che gli aveva chiesto il motivo per il quale aveva deciso di far parte della "Stidda": "Perché questa organizzazione è contrapposta a Cosa Nostra, allora avevamo subito degli attentati da parte di cosa nostra e ci siamo alleati a questa organizzazione" ( cfr.

verb. ud. 10.4.1997, pag. 4).

li collaboratore ha precisato che, ancor prima di entrare nella "Stidda", aveva contatti con i Grassonelli i quali gli avevano fornito delle armi; egli aveva, in particolare, conosciuto Grassonelli Giuseppe nel 1989, durante un periodo di comune detenzione nel carcere di Trapani.

Canino Leonardo, dopo avere riferito che la "famiglia" della "Stidda" di Marsala era rappresentata da suo zio, Carlo Zicchitella, ha dichiarato che l'alleanza con il gruppo dei Grassonelli fu conclusa, nel 1991 o nel 1992, a Torino dove si svolse una riunione alla quale parteciparono Grassonelli Giuseppe, lo zio Carlo Zicchitella, Salvatore Riggio di Riesi e Iocolano di Gela: tutti esponenti di gruppi della "Stidda" già alleati tra di loro ( cfr. verb. ud. 10.4.1997, pag. 5 - 6 e 21 -22).

Ha, quindi, proseguito il collaboratore: "Abbiamo fatto l'alleanza e poi il Grassonelli mi ha presentato un certo Maurizio Margiotta che aveva difficoltà a Milano. E gli abbiamo fatto un favore: abbiamo ucciso una persona".

Sentenza Appello "Livatino ter" Capitolo IV - Dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia a norma dell'art. 210 c.p.p.

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Mandanti di questo omicidio (la vittima, di cui il collaboratore non conosceva il nome ma della quale gli era stata mostrata una fotografia, faceva parte di "Cosa Nostra") erano stati Giuseppe Grassonelli, lo stesso Margiotta Maurizio e Salvatore Riggio.

Costoro ritenevano che la persona, poi uccisa dallo stesso Canino e dallo zio di quest'ultimo, stesse preparando un attentato nei loro confronti ( cfr. verb. ud.

10.4.1997, pag. 7 - 8 e 22 - 23).

Tra i gruppi alleati della "Stidda" il collaboratore ha indicato - oltre quelli di Mazzarino ( rappresentato da Margiotta Maurizio), di Gela ( rappresentato da Iocolano ), di Porto Empedocle (rappresentato dai Grassonelli) e di Riesi (rappresentato dai Riggio) - anche il gruppo di Palma di Montechiaro, rappresentato dai Calafato e da Benvenuto ( e di cui faceva parte il Puzzangaro che egli conobbe personalmente) e quello di Canicattì, il cui rappresentante era Avarello Gianmarco; tra i rappresentanti della "Stidda" ha anche indicato i Sole di Racalmuto (cfr. verb. ud. 10.4.1997, pag. 8 - 9).

Egli ha, poi, specificato che i fratelli Giovanni e Salvatore Calafato erano gli esponenti più rappresentativi del gruppo di Palma di Montechiaro e che Calafato Salvatore era il capo di Palma di Montechiaro: "Salvatore, mi sembra" ha, infatti, dichiarato il collaboratore ( cfr. verb. ud. l 0.4.1997, pag. 9 - 10).

Canino Leonardo ha, quindi, riferito di avere conosciuto Benvenuto Giuseppe Croce a Porto Empedocle nel 1992, in occasione dell'omicidio di Ti ton e Antonino (un appartenente a "Cosa Nostra" di Marsala) che venne eseguito a Marsala dallo stesso Canino, da Giuseppe Croce Benvenuto e da Orazio Paolello. _ ,

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collaboratori di giustizia a norma dell'art. 210 c.p.p.

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Egli incontrò il Benvenuto che gli fu presentato come "un killer della Stidda" -nella casa di Giuseppe Grassonelli.

Il collaboratore, su domanda del P.M., ha dichiarato di avere conosciuto Puzzangaro Gaetano nel Marzo del 1992, quando si recò a Palma di Montechiaro per prendere delle armi che erano nella disponibilità del gruppo dei "palmesi"

( cioè di Palma di Montechiaro) e che servivano per l'esecuzione dell'omicidio di Titone Antonino.

In quella stessa occasione il Puzzangaro, che gli fu presentato dal Benvenuto, gli disse che "era latitante per l'omicidio Livatino" (cfr. verb. ud. 10.4.1997, pag. 11 e 14).

Con il Puzzangaro egli aveva parlato della guerra di mafia che s'era aperta a Marsala e dei motivi dello scontro tra il gruppo di cui egli faceva parte e l'organizzazione "Cosa Nostra".

Gli appartenenti a quest'ultima associazione mafiosa non condividevano, in particolare, la comm1ss10ne di rapine ad opera della "Stidda" e, anche per costringere gli emergenti a porvi fine, gli avevano ucciso uno zio .

Anche il Puzzangaro - ha riferito Canino Leonardo - gli aveva detto che a Palma di Montechiaro il contrasto tra il gruppo di cui egli faceva parte e "Cosa Nostra"

si era aperto per gli stessi motivi.

Gli aveva, infatti, raccontato che la guerra con "Cosa Nostra" aveva avuto inizio in seguito a una rapina commessa ai danni di una gioielleria, forse di Palma di Montechiaro, che era "sotto protezione" di "Cosa Nostra" e, più precisamente, dei Ribisi.

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Canino Leonardo ha, inoltre, dichiarato che il Puzzangaro gli aveva confidato che l'omicidio del dott. R. Livatino era stato eseguito perché "questo magistrato era, faceva dei favori a Di Caro"; gli disse pure che il Di Caro era "uno appartenente a Cosa Nostra" e che "o abitava sotto al magistrato, o sopra" (cfr. verb. ud.

10.4.1997, pag. 12).

li collaboratore ha, inoltre, riferito che gli avevano parlato dell'omicidio del dott.

R. Livatino anche Grassonelli Giuseppe (a Torino) e Benvenuto Giuseppe Croce.

Egli ha, infatti, affermato: "Allora, Grassonelli ... Mi dicevano tutti la stessa storia:

che questo magistrato era stato, faceva dei favori a Cosa Nostra ed è stato ucciso per questo motivo. E poi si parlava di Paolo Amico e questo Pace, che erano stati loro a commettere questo omicidio. E si parlava di scoprire che c'era allora un testimone che li accusava. Cercavano di scoprire dov'era questo testimone, perché c'era solo lui che li poteva inchiodare ... per ucciderlo" (cfr. verb. ud. 10.4.1997, pag. 15 - 16).

Egli ha, poi, precisato che il Benvenuto gli parlò dell'omicidio del dott. R.

Livatino a Marsala, nel Marzo del 1992: "Stavano parlando" (i mezzi di comunicazione) "di queste due persone che erano imputate per questo omicidio.

Allora hanno fatto vedere le foto di questi ragazzi e lui ha detto una frase: <<Mah, poverini>> che erano amici suoi di lì, ed è nato alcune cose che ha detto, di scoprire dov'era questo testimone".

li collaboratore ha confermato che il Benvenuto gli aveva pure detto: "uno veniva

di sicuro condannato e uno forse se la cava ... e allora noi abbiamo preso questa decisione, tutti insieme ... Paolo Amico, Pace a commettere questo omicidio".

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Canino Leonardo ha, inoltre, confermato la seguente dichiarazione da lui resa in precedenza alla Corte di Assise di Caltanissetta: "Allora, l'iniziativa, come poi ho saputo io, è partita più che altro da Canicattì..." (l'ho saputo) "tramite Gianmarco A varello" ed ha aggiunto: "Sì perché Gianmarco era quello che diciamo Io poteva pedinare" (cfr. verb. ud. 10.4.1997, pag. 16 - 18).

Il collaboratore ha, quindi, dichiarato che il Grassonelli a Torino trafficava in sostanze stupefacenti e in armi e "poi avevano in mano un imprenditore che si volevano impossessare dei beni di questa persona, a Gattinara, Vercelli"; il Grassonelli era, inoltre, titolare di una azienda che eseguiva lavori in appalto per l'E.N.E.L. (cfr. verb. ud. 10.4.1997, pag. 20).

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