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Venne a pranzo Ezra e c’era un pollo arrosto Amo la cossia disse e fu servito.

5 Ritornò a pranzo Ezra

e nel menu ancora il pollo. Odio la cossia disse e fu servito.

Che cosa sono in confronto 10 i dietro front militari.

Lo sguardo attento e indagatore del vecchio Montale, costantemente aperto sulle vicende del mondo contemporaneo, torna talvolta a volgersi verso il passato, come in questo ironico epigramma del 1978, dedicato all’amicizia con il poeta americano Ezra Pound e ad un suo divertente sketch avvenuto a pranzo in casa Montale.

Tra i più notevoli rappresentanti della cultura europea degli anni Trenta, Ezra Pound era uno degli autori sui quali Montale si era formato e aveva fatto sentire il suo influsso anche su T. S. Eliot, cui, come è stato più volte sottolineato, la poesia montaliana era per molti aspetti legata. Se ci affidiamo alle dichiarazioni dell’autore, i primi incontri tra Montale e Pound ebbero luogo tra il 1925 e il 1935, quando il poeta americano viveva a Rapallo; Montale evidentemente ne conosceva già The spirit of romance, un’opera uscita nel 1910 e ben nota anche ad Eliot, che a sua volta aveva conosciuto Pound nel 1914. Montale allude più volte a questi incontri; per esempio, nel 1953, ricorda l’enorme privilegio di aver fatto la sua conoscenza:

[…] non era un ignoto quando nel ’24 venne da noi: alcune liriche di Personae, un breve poema (il Mauberley), gli assegnavano già un posto di prim’ordine nella nuova poesia americana […] Chi l’ha conosciuto (ed io ho avuto la fortuna di avvicinarlo più volte) si è chiesto spesso, e inutilmente, che cosa ricercasse in Italia questo grande sperimentatore di schemi e modelli stilistici.275

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In una lettera del 22 agosto 1927, nella quale Pound si guadagnava anche l’etichetta di «genio» e l’ammirazione da parte di Bobi Bazlen, Montale chiedeva invece a Svevo di inviare il suo romanzo Senilità al poeta che già ammirava la sua opera «attraverso il sentito dire dei cenacoli»:276

Io parlavo giorni fa con un poeta americano molto amico di Joyce e di Eliot […]. E questo Pound passa per un genio […] mi dice corna del mondo anglosassone e un mondo di bene del nostro mondo. Anche Bobi è ammiratore di Pound. Chi si orizzonta più?277

Una cartolina postale e due lettere inedite, reperite nell’archivio Scheiwiller e risalenti, secondo l’indicazione d’archivio, al 1929, testimoniano inoltre un intenso rapporto intellettuale che evidentemente esisteva tra i due, costituendo al contempo – specie la seconda lettera – una spia diretta di un colloquio molto critico sulla letteratura italiana contemporanea. Sembra interessante trascrivere questi preziosi documenti. La cartolina, dattiloscritta (solo la firma è autografa), e indirizzata presso la «Casa Bemporad», dovrebbe essere datata, considerato il suo contenuto, verso la fine del 1929:

Buon anno, e poi non totalmente disinteressato: È possibile di trovare una copia di ‛poesia astrologica del Quattrocento’ da B. Soldati, edito da Sansoni, Firenze?? Augurii E. Pound278

Le due lettere, pure dattiloscritte su carta intestata «Ezra Pound Rapallo, via Marsala, 12 int. 15», con motto soprastante «res publica, the public convenience», sono rispettivamente datate «19 gennaio» e «23 Jan.». La prima, oltre a contenere un piccola considerazione su Rapallo, in via di trasformarsi in un centro letterario nordico, è sostanzialmente un ringraziamento:

Caro Montale:

Grazie per m’aver mandato il libro. Spero che questi francobolli some la maniera men’incomodo per restituire il prezzo. Per un assegno bisogna formalità e per mandato postale, lei sarà (?) obligato ricarsi alla posta. E per questi ragioni pesanti ho scelto etc etc…

276 E, MONTALE, I. SVEVO, Lettere. Con gli scritti di Montale su Svevo, Bari, De Donato 1966,

p. 87.

277 Ibidem.

278 La cartolina si legge in C. RICCARDI, Ripensando il dantismo della “Bufera”: la

“Commedia” come teoria della letteratura. Con una corrispondenza inedita Pound-Montale,

117 Grazie anche per la Fiera Letteraria ricevuta tante mese fa.

Adesso Rapallo sta per divenire centro nordico, o centro della letteratura nordica. Etc. con Yeats, Aldington e i costumati abituali etc.

Cordialmente E. Pound279

La seconda, con correzioni a penna e con errori di lessico e di sintassi che manteniamo nella trascrizione, sembra più interessante, dato il modo in cui Ezra costata la mancanza di innovazioni letterarie in Italia:

Caro Montale,

No, non un disastro, ma non c’era mai un autore chi vendendo una traduzione non vedeva cose che lui *stesso* avria cambiato.

La cosa che non vedo in Italia è un uomo che vuol comprendere lo stato della literatura contemporanea, o di portar in Italia le così dette riforme, o piuttosto le invenzioni (metode, tecniche)che designavamo le ultime 20, 50, o 70 anni della literatura *all*estero.

Nel Quattro Cento Italia conduceva; e forse non ha mai capito studiare o seguire. *(altro che i modelli greci e latini)*.

A me ch’ho veduto America venire dalla coda quasi al cima *contemporanea*, è difficile capire questa tardezza. Non invenire, non fare scopert, questo si capisce. Ma non venire al nivello conosciuto, e non far sforzi di farlo, questo non capisco. Mi pare come non aver luce elletrica etc. nella vita materiale.

Inghilterra è stato nido di stupidità, e adesso si vede traduzioni del Americano in francese. Etc…

EP280

Anche se esigue, queste note e documenti possono comunque esserci utili per rilevare la funzione che lo scambio intellettuale, critico e poetico di Montale con Pound ha avuto nella ricerca montaliana degli anni successivi alla prima edizione degli Ossi; possiamo, infatti, immaginare che, sin dalla prima conoscenza,

279 Ibidem. Secondo Carla Riccardi, il libro inviato da Montale dovrebbe essere l’opera di

Benedetto Soldati uscita nel 1906. Lo scambio postale tra i due libri e riviste sarebbe inoltre confermato da una cartolina postale che Montale invia da Firenze l’8 novembre: «Caro Pound, il Davidsohn le è stato spedito da Bemp. – società della quale non faccio + parte. Mandi direttamente i quattrini a Bemp. Posso mandarle il Barbi, ma costa L. 30. Debbo mandarlo? Aspetto una Sua risposta. Sono diventato direttore del Gabinetto Vieusseux (vedi retro). Ho salutato per Lei la signora Marangoni, che ricambia cordialmente. Quando verrà a Firenze? Vorrei vederla più spesso. Saluti carissimi. Montale. È uscito il nuovo fascicolo di EXILE (io ho il n. 24) può farmelo avere?» (cfr. Ivi, p. 298). Questa volta si tratta, nota ancora Carla Riccardi, o della Storia di

Firenze di Robert Davidsohn, uscita da Sansoni nel 1909, o di Firenze ai tempi di Dante,

pubblicata presso lo stesso editore nel ’29: evidentemente Pound stava «approfondendo i suoi studi sull’umanesimo e il rinascimento italiani, vista anche la citazione dell’Italia quattrocentesca come guida culturale» (cfr. Ibidem).

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Montale individuasse nell’opera dell’amico americano «momenti luminosi in un panorama superficiale e singolarmente esemplato su poeti ottocenteschi in un evidente stridore con l’etichetta modernista».281 Negli scritti successivi il giudizio montaliano cambia invece in parte direzione, contenendo punte esplicitamente ironiche e definendo la cultura dello «zio Ezra» – come egli viene affettuosamente chiamato in uno scritto del ’55, Se i biglietti da mille fossero quelli di Ezra Pound – «veloce» e «non profonda», ma che tuttavia «gli permette di produrre illuminanti note critiche», mentre la sua poesia è ammirata per «alcune stupende pagine di argomento trobadorico», in una miscela che «sembra tradotta da un inesistente originale classico».282

In questa sede, in cui si cercherà di rintracciare tutti i luoghi poetici montaliani segnati dalla presenza di Pound, interessante sarà, però, soprattutto rilevare come lettere o libri del poeta americano fossero conservati, con il sigillo di ceralacca che raffigurava la sua barba, nello scantinato fiorentino dove erano raccolti cimeli e cianfrusaglie del passato di Montale e della Mosca, e che era stato sommerso dal disastroso alluvione di Firenze del 1966, che pochi giorni dopo lo straripamento dell’Arno ispirò la composizione de L’alluvione ha

sommerso il pack dei mobili…, di cui si ricordino i vv. 4-8:

Forse hanno ciecamente lottato i marocchini 5 Rossi, le sterminate dediche di Du Bos,

il timbro a ceralacca con la barba di Ezra, il Valéry di Alain, l’originale

dei Canti Orfici […]

Il poeta americano, amico di Montale, è citato, con il solo nome proprio, unicamente in questo xenion, che si trova emblematicamente in posizione strategica tra la prima e la seconda parte di Satura. All’interno della stessa raccolta, Ezra torna nella seconda delle Due prose veneziane, Il Farfarella

garrulo portiere ligio agli ordini… («Lo supplico di tentare, sono un amico di

Pound / (esageravo alquanto)», vv. 4-5); infine, si ricordi che lo stesso Montale era stato traduttore di una poesia di Pound, Hugh Selwyn Mauberley, prima pubblicata in «Stagione», a. II, n. 7, luglio-dicembre 1955, e poi accolta nel

Quaderno di traduzioni.

281 Ibidem. 282 Ivi, p. 299.

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L’aneddoto su Ezra, contenuto nell’epigramma inserito ne La casa di

Olgiate, non sembra invece menzionato in nessuno dei luoghi editi in cui Montale

ricordi l’amico. Fortunatamente, in soccorso ci è venuta una curiosa intervista che il poeta ligure ha rilasciato nel 1976 al giornale Playboy, nella quale, non solo è narrato per esteso il divertente episodio della «cossia» di «pollo», ma trovano conferma anche altre notizie, dal primo incontro tra i due autori a Rapallo, alle amicizie e frequentazioni del poeta. Vale sicuramente la pena riportare per esteso la parte in questione dell’intervista:

[…] Una vena di pazzia ce l’aveva certamente. Lo conobbi nell’estate del ’26, a Rapallo. Lui, amico di Joyce e di Eliot, collaborava a una banale rivistina letteraria. Una delle sue stranezze. Io ho sperimentato quella del pollo. Un giorno, lo invito a cena. C’è pollo arrosto. Per cortesia, gli offro il petto. Perentoriamente mi previene: «No! La cossia è mia!». Mesi dopo, altro invito e altro pollo. Memore del precedente comando, faccio per servirgli la coscia. Pound mi blocca, con un soprassalto zeppo di rimprovero: «No! Odio la cossia!». Non sospettò mai di rischiare la testa, quando per radio inneggiava alla vittoria dell’«asse». Non credo che amasse il duce, perché a modo suo Pound era fine, mentre Mussolini anche intellettualmente era volgare. Al di là della vena di follia era un uomo abbastanza ingenuo questo «barbaro» che venne ad europeizzarsi, cominciando dai latini, soprattutto dai provenzali. Ma un uomo geniale. Non so se il suo poema dei 110 o 120 canti sia letto o leggibile. Ma certe sue poesie di gioventù sono molto belle.283

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