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4.19 Lavagna Interattiva Multimediale

4.19.1 Diffusione delle LIM

In concomitanza con il XXI secolo, in seguito al documento redatto dal Consiglio Europeo di Lisbona274 del 2000, siamo entrati nella “Società della

Conoscenza”, dove i beni materiali di consumo stanno lasciando sempre più posto

a quelli immateriali (diffusione di strumenti culturali e competenze tecnologiche). Questo percorso che sta portando a una società dell’informazione sempre più vasta, è ostacolato da un diffuso fenomeno denominato digital divide, studiato negli Stati Uniti dal 1995275. Questo divario digitale fra chi può e non può usufruire di device digitali riguarda, oltre al nord e sud del mondo, le categorie sociali presenti in qualsiasi società occidentale: gli anziani, i disabili, le donne e gli abitanti di zone isolate non raggiunte dalla rete internet.276 Secondo i dati diffusi dall’ISTAT nel dicembre del 2012277, il 55,5% (dato in costante crescita) possiede una connessione alla rete Internet. La fascia di età che utilizza di più la rete è il segmento tradizionalmente più forte che comprende persone dai 25 ai 45 anni. Rispetto agli ambienti, il più alto numero di utilizzo della rete internet si registra in ambito domestico (88,2%) seguito a distanza da quello lavorativo

273

F. Fogarolo, Il computer di sostegno: ausili informatici a scuola, Erickson, Trento 2007, p.33

274

L’indirizzo http del Parlamento Europeo, dove sono pubblicate le Conclusione della Presidenza del Consiglio Europeo di Lisbona svoltosi a marzo 2000 è:

http://www.europarl.europa.eu/summits/lis1_it.htm

275

U.S. Departmente of Commerce, FALLING THROUGH THE NET: A Survey of the "Have

Nots" in Rural and Urban America, NTIA, 1995.

Articolo pubblicato sul sito del National Tellecomunications & Information Administration (NTIA) United States Department of Commerce e consultabile all’indirizzo http: www.ntia.doc.gov/print/ntiahome/fallingthru.html

276

F. Zanetti, Nuove tecnologie e disuguaglianze digitali. Processi di inclusione ed esclusione

nella rete, in L. Guerra (a cura di), Tecnologie dell’educazione e innovazione didattica, Edizioni

Junior, Azzano S. Paolo 2010

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(35%). Il minor numero, con una crescita minima dei dati di utilizzo dal 1999 al 2011, si registra nelle scuole con il 14,2% .

In Italia il ministero della pubblica istruzione sta cercando di far fronte al divario digitale partendo con la diffusione, nelle scuole delle aree più svantaggiate, di strumenti (computer, LIM, tablet) e rete a banda larga.

Il progetto Scuola Digitale278 nasce, oltre per potenziare la dotazione tecnologica delle scuole del territorio italiano, con la finalità di sviluppare l’innovazione didattica attraverso l’utilizzo di tecnologie informatiche. Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR)279 sta dotando un numero crescente di istituti comprensivi di un kit di strumentazioni composto da Lavagne Interattive Multimediali (LIM) con video proiettore integrato e notebook. L’azione Piano Scuola Digitale, rivolta a tutte le regioni d’Italia (a parte il Trentino Alto Adige in quanto regione autonoma), sta coinvolgendo, in totale 772.530 studenti e formando all’uso della LIM 83.671 docenti (dati di giugno 2011).

Di seguito si riportano, nella tabella 4.12, i dati aggiornati a giugno 2011 relativi alla ripartizione delle LIM, al numero degli studenti e insegnanti coinvolti per regione.

278

L’indirizzo http del progetto Piano Scuola Digitale è: http://www.scuola-digitale.it/LIM/ilprogetto/finalita/

279

L’indirizzo http del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR) è: http://www.istruzione.it

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Tabella 4.12 – Azione “LIM in classe” 280

Nella tabella 4.13 si riportano i dati, al 6 giugno 2011, relativi alla diffusione delle tecnologie didattiche nelle scuole del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado).

280

Tabella tratta dal documento, Piano Nazionale Scuola Digitale – Pubblicazione sito dati

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Tabella 4.13 – Tecnologie Didattiche al 6 giugno 2011281

Questo sforzo economico e culturale, di organizzazione e di ideazione, sostenuto da un’ampia azione di formazione nelle scuole, sta generando numerose buone prassi, in particolare grazie a ulteriori progetti di supporto come Cl@ssi 2.0 e Scuola Appennino di seguito presentati.

Scheda 4.9 Progetto Cl@ssi 2.0

Il Progetto nazionale Cl@ssi 2.0 ha visto anche la partecipazione, nel rispetto della convenzione stipulata tra il Dipartimento di Scienze dell'Educazione e l’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica, dell'Università di Bologna. Il gruppo di lavoro per l’Emilia-Romagna, supervisionato dal referente scientifico Guerra, in attuazione degli impegni assunti nel corso del triennio 2009/2012 ha promosso sia azioni di rafforzamento del gruppo di progetto

281

Tabella tratta dal documento, Piano Nazionale Scuola Digitale – Tecnologie, pubblicato all’indirizzo http: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/

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(costituito, con il decreto 11836 del 2 ottobre 2009, da USR, exIRRE e Università)282, sia azioni di sostegno e formazione rivolte alle classi 2.0.283 Le azioni di sostegno hanno riguardato il supporto progettuale offerto dall’Università (e dal gruppo regionale) alle scuole attraverso azioni integrate di scaffolding “telematico” (prevedendo incontri periodici con le classi in videoconferenza) e incontri in presenza condotti “dentro” i consigli di classe. Obiettivo di queste azioni, che possiamo definire di sistema, è stato quello di promuovere e valorizzare l’autonomia delle scuole nella sperimentazione, adottando un approccio progettuale di tipo bottom up (coinvolgimento degli attori dal basso verso l’alto). Tutte le classi hanno preparato un piano progettuale triennale validato dall'Università e pubblicato dalle scuole nella piattaforma virtuale di lavoro. Come riportato da Barca284, «l’operato dell’intero gruppo si è qualificato

essenzialmente per due fattori tra loro legati:

attenzione al processo e alla formalizzazione dello stesso: si è dato ampio margine alle scuole di costruire la propria progettazione all’interno delle singole realtà, rispettando le realtà locali; ma non si è mai dimenticato di offrire ai consigli di classe coinvolti sostegno, riflessione, anche “certificazione” delle scelte operate o in procinto di esserlo.

attenzione al livello e alla qualità della condivisione: una significativa attività di reportistica degli incontri finora svolti ha permesso un continuo scambio d’idee, sia all’interno del gruppo di lavoro, sia con le scuole, nel

282

Il documento è disponibile al seguente indirizzo http:

http://archivio.istruzioneer.it/www.istruzioneer.it/pagecbb8.html?IDCategoria=430&IDSezione=1 778&ID=336691

283

Per consultare il decreto con i nominativi delle scuole si rimanda ai seguenti documenti pubblicati ai seguenti indirizzi http:

http://archivio.istruzioneer.it/storage.istruzioneer.it/file/MIUR1AOODRERREGISTRO_UFFICIA LE001161729-09-2009.pdf (scuola secondaria di primo grado) e

http://archivio.istruzioneer.it/storage.istruzioneer.it/file/Emilia-

Romagna_Decreto_individuazione_Classi_2_0_2010.pdf (scuola primarie e secondaria di secondo grado)

284

L’articolo è pubblicato integralmente sul sito dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire) al seguente indirizzo http:

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rispetto dei tempi di lavoro di ogni realtà e con grande disponibilità reciproca».285

Nell’ambito di questo processo, l’Università durante il primo anno di progetto ha ritenuto indispensabile delineare e condividere con le scuole una prima riflessione pedagogica delle progettualità emergenti dai verbali relativi ai primi incontri, svolti nelle sedi dell’azione Classi 2.0. Di seguito i macro-temi individuati:286

1. La relazione scuola-territorio. 2. Il rapporto con le famiglie.

3. La stimolazione dell’apprendimento metacognitivo.

4. La promozione di un approccio all’apprendimento di tipo socio-costruttivista. 5. Il gemellaggio interscolastico e la collaborazione a distanza.

6. La scuola dell’inclusione.

7. L’apprendimento interdisciplinare.

8. La gestione della valutazione e del recupero.

Obiettivo della sintesi è stato quello di accompagnare le scuole nella formalizzazione delle strategie didattiche e degli strumenti adottati (in un’ottica problemi/soluzioni) nella sperimentazione. Tali tematiche sono state condivise nel documento di scaffolding “Monitorare siti condivisi: una proposta di

scaffolding” a cura di Guerra, Fabbri e Pacetti.287 Questa proposta ha contribuito a innalzare la qualità della riflessione didattica e culturale sulle sperimentazioni. La prosecuzione di questo lavoro è stata la promozione di una serie di incontri seminariali, partendo dai bisogni (e sogni…) delle scuole, che hanno affrontato e approfondito alcuni aspetti emersi nelle rispettive progettualità. Ognuno di questi seminari, tenuti all’Università di Bologna, si è articolato in due tempi: un primo momento di formazione aperto a docenti e dirigenti interessati alle tematiche proposte di tutte le scuole della regione di ogni ordine e grado, e un secondo di confronto progettuale solo con i referenti delle classi 2.0. Il processo di

problematizzazione e di formalizzazione delle strategie didattiche adottate è stato

285 D. Barca, Progetto Cl@ssi 2.0: protagoniste le classi!, http://www.indire.it/ , 2010 286

L. Guerra, E. Pacetti, M. Fabbri, in “Ricerche di Pedagogia e Didattica” (RPD), Vol. 5, n. 2, anno 2010, disponibile all’indirizzo http: http://rpd.unibo.it/article/view/1988/1370

287

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sostenuto e formalizzato durante il secondo anno di progetto attraverso la costruzione di un Repository telematico288. In questo spazio non sono contenuti un elenco sequenziale di esperienze, ma è stato chiesto alle scuole di formalizzare e

documentare le sperimentazioni adottando una matrice progettuale

“problematica” proposta dall’Università e condivisa da tutto il gruppo di lavoro.

Tabella 4.14 – Azione Cl@ssi 2.0 in Italia289

I progetti descritti nei paragrafi precedenti hanno messo in luce, come primo risultato percepito dagli insegnanti, un aumento dei livelli di motivazione e interesse sia da parte degli alunni che da quella dei docenti che si sono protratti e mantenuti alti, come nel caso di Cl@ssi 2.0, per l’intera durata triennale del progetto, anche se i dati della ricerca sono ancora in fase di elaborazione.