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Nell’ambito degli strumenti di analisi e classificazione del funzionamento e della disabilità merita una particolare attenzione il modello diagnostico ICF (International Classification of Functioning)64, promosso nel 2001 dal WHO (World Health Organization), che riguarda tutte le persone e non soltanto quelle con disabilità, ed esplora le diverse condizioni di salute. È importante sottolineare

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W. Stainback e S. Stainback, La gestione avanzata dell’integrazione scolastica, Erickson, Trento 1993, pp. 15-32

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che questo strumento, che rappresenta una risorsa nel mondo della disabilità, è stato progettato per essere utilizzato in diversi contesti culturali e normativi. L’ICF è una classificazione internazionale della salute dell’essere umano e della disabilità che propone un modello di approccio alla disabilità bio-psico-sociale. Questo strumento permette, inoltre, di raccogliere informazioni e dati sulla disabilità in diversi Paesi e metterli a confronto per valutare la situazione sanitaria globale delle persone di tutto il mondo. Vale ricordare il progetto europeo MHADIE (Mesauring Health and Disability in Europe: Supportin Policy

Development A European Coordination Action for Policy Support). 65 Tuttavia se l’uso generalizzato dell’ICF sembra possa consentire una migliore consapevolezza delle condizioni delle persone con disabilità, non è tuttavia in grado di dar conto dei fattori sociali e ambientali né delle discriminazioni. L’ICF è utile e utilizzabile in diversi ambiti sociali, da quello clinico a quello del lavoro a quello dell’istruzione. Proprio in quest’ultimo campo è considerato un valido strumento educativo che (una volta raccolte le informazioni necessarie) permette una consapevole e accurata programmazione di curricula e delle conseguenti azioni di intervento. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha promosso il progetto “ICF a Scuola” 66con l’obiettivo di sperimentare, a livello nazionale, l’applicazione nella scuola del modello ICF, al fine di diffondere un approccio che dia risalto al ruolo determinante che l’ambiente scolastico svolge nell’effettiva inclusione degli alunni disabili.

L’ICF,

Oltre ad essere una classificazione, ha costruito un modello di approccio alla disabilità definito bio-psico-sociale. Infatti sottolinea che la disabilità è un rapporto sociale, dipendente dalle condizioni di salute in cui trova una persona e le condizioni ambientali e sociali in cui si svolgono le sue attività. Qualora queste condizioni non tengano conto delle limitazioni funzionali

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della persona e non ne adattino gli ambienti di vita e di relazione, vengono costruiti barriere ed ostacoli che limitano la partecipazione sociale.67

Tabella 1.2 – Modello bio-psico-sociale (interazioni tra le componenti dell’ICF del 2002)68

Nell’ICF i termini di disabilità e handicap, sono scomparsi per essere sostituiti da altri termini quali: attività e partecipazione sociale.

Le componenti del modello bio-psico-sociale dell’ICF possono essere suddivise in due parti, come schematizzato nella tabella, di Canevaro – Ianes, che segue:

Tabella 1.3 – Interrelazione dinamica delle componenti69

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G. Emilio A. Griffo, La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità

e l’ICF in AA.VV., ICF e Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, Erickson,

Trento 2009, p. 16

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Lo stato di salute è registrato attraverso i qualificatori, ovvero dei codici numerici, che specificano la gravità di una situazione e della disabilità in una categoria specifica, detta dominio, o attraverso il grado in cui un fattore ambientale rappresenta un facilitatore o una barriera.

I concetti di facilitatore e barriere rappresentano il focus descrittivo della relazione tra persona con disabilità e ambiente circostante, e nel caso specifico dell’educazione, tra alunno e scuola.

Proprio la centralità assegnata dall’ICF a fattori ambientali e personali, ha determinato la necessità di valutare bene la distinzione tra altri due concetti-base, quello di capacità e quello di performance.

La capacità è ciò che un individuo è in grado di compiere senza l’influenza esterna di fattori contestuali, qualunque sia la loro natura (ambientale e/o personale). Quello che, invece, l’individuo mette in atto sotto l’influenza dei fattori contestuali è la sua performance. Dunque, in un contesto scolastico una performance supportata da facilitatori, sarà costituita da un comportamento maggiormente funzionale, mentre una performance limitata da barriere, avrà come risultato un comportamento meno funzionale. I concetti e i principi che caratterizzano l’ICF divengono, in ambito educativo, le linee guida in materia di descrizione, di riflessione e discussione sul tema della disabilità.

Nel 2007 è nato l’ICF-CY ovvero la versione per bambini e adolescenti dell’ICF. Questo modello, oltre a proporre un linguaggio comune sui temi del funzionamento della persona, pone l’accento sulla necessità di una piena partecipazione all’istruzione di tutti i bambini disabili e non. Come ampiamente proposto dall’ICF, anche nell’ICF-CY la lettura della situazione di un bambino deve considerare e integrare le aree del funzionamento e della disabilità rispetto all’ambiente e al contesto educativo in cui è inserito.

Caldin afferma che «sempre più si ritiene che il concetto di integrazione si

riferisca all’ambito educativo in senso stretto e ai singoli disabili e che intervenga prima sull’individuo (secondo una visione compensatoria) e poi sul contesto».70

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A.Canevaro e D.Ianes, Diversabilità, Erickson, Trento 2003, p. 24

70

R. Caldin, La prospettiva inclusiva nella/della scuola. Percorsi di ricerca e nuove questioni, “Studium Educationis”, 3, Erickson, Trento 2009, pp. 85-89

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Le persone con disabilità, chiedono di partecipare anche alla vita sociale extrascolastica: lavoro, sport, tempo libero, ecc.

Un approccio di questo tipo richiede un intervento inclusivo il quale, come abbiamo visto nel documento dell’ICF, deve:

- guardare alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica - prendere in considerazione tutti gli alunni

- intervenire prima sui contesti e poi sull’individuo

- trasformare la risposta specialistica in ordinaria, rifacendosi al modello sociale della disabilità e al costrutto di empowerment71, il quale mette al centro di tutti i processi decisionali il disabile e i suoi familiari.72

Lo slogan del movimento mondiale delle persone con disabilità, che accompagna la Dichiarazione di Madrid73, recita: “Niente su di noi senza di noi”74 e pone l’accento sulla necessità di coinvolgere le associazioni e organizzazioni delle persone disabili nelle azioni di ricerca e raccolta dati.