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Il dinamismo del mercato del lavoro

Debito estero totale tra il 1970 e

3. L’impatto della crisi e lo sviluppo della Regione latinoamericana

3.3 Il dinamismo del mercato del lavoro

La tendenza positiva del mercato del lavoro, iniziata nel 2004, ha subito una flessione in seguito allo scoppio della crisi. Se nel periodo di boom economico il tasso disoccupazione urbano era sceso dall’11% al 7,5%, le turbolenze internazionali hanno riportato lo stesso dato all’8,5% nei primi trimestri del 2009.

L’impossibilità di generare lavoro in un contesto critico ha contribuito a formare questo dato sulla disoccupazione, influenzando il tasso di occupazione che è passato dal 54,9% al 53,4% del 2009. Gli effetti di questo calo sono stati parzialmente compensati da due fattori: la minore partecipazione giovanile alla ricerca di lavoro (dovuta alla preferenza di questa fascia della popolazione per il proseguimento degli studi) e, il secondo, la tendenza della maggiore partecipazione femminile al mondo del lavoro. Il brusco crollo dell’attività economica della Regione ha scoraggiato la domanda di lavoro, particolarmente quello proveniente dal lavoro dipendente, soprattutto privato. Alcuni Paesi, invece, hanno registrato un aumento dell’impiego pubblico, come conseguenza di specifiche strategie di sviluppo o delle misure anticicliche adottate. Se il lavoro dipendente privato ha registrato un calo dello 0,5%, il lavoro pubblico ha fatto segnare un incremento superiore al 2%. In termini di genere, la disoccupazione seguita alla crisi colpì, nella maggior parte dei Paesi, l’occupazione maschile mentre per quella femminile, a secondo dei Paesi, si è evidenziata una lieve crescita o una minore diminuzione.136 «L’incremento dell’occupazione femminile può avere due origini. In primo luogo, il particolare andamento dell’occupazione per sesso *<+. In secondo luogo, in alcuni Paesi, l’aumento dell’occupazione femminile è stato

135 CEPAL, Estudio económico de América Latina y el Caribe 2014, op. cit, p. 58. 136 O

RGANIZACIÓN INTERNACIONAL DEL TRABAJO (OIT), Panorama Laboral 2009 América Latina y el

Caribe, Publicación de la Oficina Regional de la OIT para América Latina y el Caribe, Lima, 2009, pp. 30-

68 correlato alla crescita del lavoro autonomo.»137 Infatti l’evoluzione dell’occupazione per sesso ha visto una contrazione del mercato maschile dovuto alla modifica della composizione del lavoro, dal momento che i settori più colpiti dalla crisi (commercio, industria, finanza, etc), corrispondevano a quelli in cui la presenza maschile era superiore. A pesare sull’andamento del mercato del lavoro della Regione nel 2009 sono state soprattutto le evoluzioni di Messico e Brasile, dove si è registrato un forte aumento della disoccupazione rispetto al 2008. Se il Brasile ha cercato di correggere il tiro, registrando una più rapida ripresa economica e degli indicatori sul lavoro, il Messico, invece, ha continuato a manifestare cali persistenti per il deteriorarsi dell’attività economica. In Brasile l’occupazione del settore manifatturiero è stata quella più colpita (-2,5% nel 2009). In Messico, invece, la scossa della crisi ha comportato un rallentamento nella creazione di posti di lavoro che ha inciso negativamente sul tasso di disoccupazione nazionale, che era passato dal 3,9% al 5,5% nel 2009. Questo dato riflette maggiormente le contrazioni del settore manifatturiero (visto il raffreddamento del mercato statunitense) e di quello delle costruzioni, mentre l’unico settore in cui si registrava un lieve aumento era quello del lavoro autonomo. In aggiunta, nel caso argentino il tasso di disoccupazione ha registrato un aumento dello 0,7%, passando dall’8,1% all’8,8% nel 2009. All’aumento generale della disoccupazione si associa un aumento della ‚subocupación demandante138‛, che dal 6,1% del 2008 è passata al 6,9% del 2009. Anche in questo caso, la perfomance registrata dal lavoro autonomo è migliore rispetto a quello del lavoro subordinato. Quest’ultima tendenza si è manifestata anche in Cile dove il crollo del lavoro dipendente è stato in parte compensato da un aumento in quello autonomo; oltre al settore industriale ed edile, come per il caso messicano, in Cile hanno pesato sul tasso di disoccupazione altri settori come, ad esempio, quello legato alla pesca e all’agricoltura. Come nei Paesi sviluppati, anche in America Latina il segmento di popolazione più colpito dall’andamento della disoccupazione, che fece seguito alla crisi, è stato quello giovanile. Rispetto al tasso di disoccupazione generale, quello giovanile era quasi 2 volte e mezzo più grande.139 «Considerando le difficoltà che incontrano i giovani che entrano nel mercato del lavoro, dove solitamente accedono a occupazioni precarie e sono più vulnerabili agli effetti dei cicli economici *<+,

137 CEPAL, Balance preliminar de las economías de América Latina y el Caribe 2009, op.cit., p.66.

138 Si riferisce alla popolazione sottoccupata e in cerca di altra attività o altro impiego. Nel caso specifico

dell‘Argentina, si tratta di chi lavora meno di 35 ore settimanali e cerca attivamente altro impiego.

139

69 la prospettiva è quella di una ripresa con meno vigore e con un impiego maggiore di tempo.»140

I governi dei Paesi della Regione hanno preferito adottare politiche di protezione del lavoro, in un contesto internazionale che diventava recessivo, in modo da attivare meccanismi di protezione nuovi o ampliare quelli già esistenti. Per evitare i licenziamenti in Paesi come Argentina, Cile, Messico e Uruguay, sono stati elaborati programmi che prevedevano una diminuzione del costo del lavoro o una diminuzione dell’orario lavorativo. Inoltre, in Cile si è rafforzato il contributo governativo verso le imprese che assumevano giovani provenienti da famiglie a basso reddito. In generale, nella Regione sono pochi gli ordinamenti che prevedono indennità di disoccupazione (Brasile, Ecuador, Uruguay), e in occasione della crisi, gli stessi, ampliarono tali indennità sia in termini di ammontare che di condizioni per l’accesso. In aggiunta, molti governi hanno dato vita a programmi di formazione e riqualificazione dei disoccupati.141

La ripresa economica, cominciata nel 2010, ha permesso un’evoluzione positiva del mercato del lavoro latinoamericano. Già a partire dal primo trimestre il tasso di occupati

140 Ivi, p.37, [traduzione mia]. 141

70 cominciò a crescere, nonostante non si sia trattato di un dato positivo generalizzato. Durante l’anno a condurre la ripresa del mercato del lavoro è stato soprattutto il Brasile, dove la diminuzione del dato sulla disoccupazione ha superato la media regionale, mentre il Venezuela ha evidenziato la peggiore performance, con un aumento della disoccupazione e una diminuzione dei salari. La diminuzione della disoccupazione regionale si è manifestata in un contesto di aumento dell’offerta di lavoro che seguiva la stessa tendenza dell’attività economica; anche l’andamento del lavoro in base alla distinzione di genere è migliorata nel 2010, andando a colmare la differenza tra lavoro maschile e femminile che si era creata l’anno precedente; questo perché si sono registrati aumenti di posti di lavoro nel settore manifatturiero, edile ed estrattivo, settori tendenzialmente occupati da lavoratori di sesso maschile. Il settore manifatturiero, infatti, è cresciuto soprattutto nei Paesi più grandi della Regione quali Brasile, Messico, Argentina, Perù. A non cambiare sostanzialmente è stato il dato sull’occupazione giovanile, in quanto è rimasto fondamentalmente invariato, non riducendosi il gap fra occupati adulti e occupati giovani. L’aumento generale dell’offerta di lavoro, che si è accompagnata alla ripresa economica, non è stata contemporaneamente accompagnata da una migliore stabilità e qualità del lavoro; la maggior parte dei nuovi lavori corrispondono alla creazione di nuovi posti di lavoro autonomo mentre l’andamento del lavoro dipendente registra solo crescite moderate. Questo significa che le risposte governative per affrontare la crisi hanno inciso solo in parte sul buon dinamismo del mercato del lavoro.142

Di tutti i Paesi della Regione, particolare è il caso del Brasile. Il dato sull’occupazione, in un solo anno, è aumentato di 1,2 punti percentuali e secondo quanto diffuso dal ‚Cadastro Geral de Empregados e Desempregados‛ (CAGED143), nel 2010 sono stati creati quasi 2 milioni e mezzo di posti di lavoro con un crollo del tasso di disoccupazione al 6,1% nelle sei più importanti regioni metropolitane del Paese; è aumentato il lavoro nel settore delle costruzioni e in quello manifatturiero mentre è diminuito il numero di lavoratori che decideva di emigrare verso i Paesi sviluppati in cerca di lavoro, così come è incrementato

142 O

RGANIZACIÓN INTERNACIONAL DEL TRABAJO (OIT), Panorama Laboral 2010 América Latina y el

Caribe, Publicación de la Oficina Regional de la OIT para América Latina y el Caribe, Lima, 2010, pp. 28-

33.

143

71 l’ingresso di lavoratori stranieri altamente qualificati e di lavoratori infraregionali (soprattutto colombiani, boliviani, paraguayani).144

I miglioramenti dell’occupazione, riflesso diretto della ripresa economica della Regione nel biennio 2010-2011, sono stati fondamentali per mantenere stabile il dinamismo della domanda interna, nonostante sul finire dell’anno fu proprio la perdita del dinamismo della domanda interna e del mercato del lavoro a dare avvio a quella fase di decelerazione dell’economia latinoamericana descritta nelle pagine precedenti. Infatti, a partire da questo momento, la variazione interannuale del dato medio sull’occupazione è stata superiore al periodo di criticità del 2009 ma lievemente inferiore a quello registrato nel 2010. A questo rallentamento ha contribuito il raffreddamento dell’economia mondiale, soprattutto nei mercati emergenti, che ha colpito in primis l’America Latina per il rallentato ritmo del commercio mondiale e per la diminuzione del prezzo di molte materie prime che la Regione esporta. Come mostra il seguente grafico, la diminuzione della variazione del dato sulla disoccupazione, iniziato nel 2010, ha subito un forte rallentamento a partire dal 2012. Se negli anni successivi alla crisi erano stati il settore manifatturiero e quello edile a contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro, gli stessi settori furono quelli più colpiti da questa fase di decelerazione. In Brasile e Perù, dal dato positivo del 2011 si è passati ad uno negativo l’anno successivo; in Cile, nonostante il dato positivo, questo è risultato essere inferiore a quello del 2011.145

A differenza delle crisi precedenti, quella del 2008, osservata a posteriori, ha avuto un impatto negativo relativamente piccolo sul mercato del lavoro latinoamericano. Infatti, la forte espansione economica, vissuta dall’America Latina nel decennio scorso, ha permesso un miglioramento degli indicatori riguardanti il lavoro, mentre gli avvenimenti degli ultimi anni hanno fatto sorgere alcune preoccupazioni in merito alla sostenibilità e alla tendenza del mercato del lavoro in un contesto di costante decelerazione economica.

144 OIT, Panorama Laboral 2010 América Latina y el Caribe, op. cit., p.32. 145 C

OMISIÓN ECONÓMICA PARA AMÉRICA LATINA Y EL CARIBE (CEPAL), Balance preliminar de las

economías de América Latina y el Caribe 2012, Publicación de las Naciones Unidas, Santiago de Chile,

72 Infatti, nonostante nel 2013 il tasso di disoccupazione sia diminuito passando dal 6,4% al 6,3%, questo lieve calo riflette l’andamento dell’anno precedente e contrasta con la tendenza del biennio 2010-2011. Bisogna sottolineare, inoltre, che tale riduzione è stata caratterizzata da una minore offerta di manodopera piuttosto che da un aumento dell’occupazione (e il confronto col grafico precedente lo dimostra). Altro fattore che ha pesato sull’andamento del mercato del lavoro, oltre alla decelerazione economica, è stato il dato negativo de la ‚tasa de participación146‛che riflette la mancanza di aspettative di trovare lavoro in un contesto economico costantemente rallentato. Questa mancanza di dinamismo ha colpito ancora una volta l’occupazione giovanile che ha registrato dati inferiori rispetto all’occupazione adulta; ciò è spiegabile, in generale, col fatto che in situazioni di incertezza e raffreddamento, la mancanza di nuovi posti di lavoro colpisce prima di tutti chi si affaccia per la prima volta sul mercato del lavoro.147

146 La ―tasa de participación‖ è il tasso di attività. Fornisce una misura della partecipazione della popolazione

al mercato del lavoro e rileva l‘offerta, vale a dire la quota di popolazione che si presenta sul mercato del lavoro. L‘indicatore esprime quanta parte della popolazione residente lavora o ricerca lavoro in modo attivo (cosiddetta ―popolazione attiva‖), sul totale dei residenti a partire dai 15 anni.

147 O

RGANIZACIÓN INTERNACIONAL DEL TRABAJO (OIT), Panorama Laboral 2013 América Latina y el

Caribe, Publicación de la Oficina Regional de la OIT para América Latina y el Caribe, Lima, 2013, pp. 26-

73 Se si esclude il 2009, l’America Latina ha registrato un decennio di risultati ‚positivi‛ nel mercato del lavoro. Questo non significa che non rimangono aperte alcune sfide per una Regione che deve cercare di ampliare la portata delle sue opportunità. Migliorare la qualità del lavoro, ampliare lo spazio per i giovani e le donne (soprattutto nelle aree rurali), aumentare le forme di protezione sociale per i lavoratori, sono solo alcuni degli sforzi che i governi devono sostenere per cercare di offrire migliori opportunità e una crescita più sostenuta.