• Non ci sono risultati.

2. I formanti

6.4 Diritti dei migranti e minoranza sciita

Le autorità, a ottobre, hanno concesso la cittadinanza ad oltre 50.000 persone ed hanno rilasciato 800.000 mila documenti d’identità a persone che si erano trasferite in Arabia Saudita per disordini politici, economici e sociali nei loro paesi d’origine. Con tali documenti è riconosciuto il diritto al lavoro, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. Tuttavia, l’Arabia Saudita ha continuato a reprimere il flusso di migrazioni irregolari. Sono stati arrestati e deportati centinaia di migliaia di lavoratori migranti, esposti a violenze sul lavoro e sfruttamento da parte dei datori di lavoro, nonché a torture durante la loro custodia. Ad esempio, su 900 migranti, lavoratori domestici del Bangladesh, 100 di essi vivevano in un rifugio in Arabia Saudita dove i loro datori di lavoro li avevano sottoposti ad abusi fisici, psicologici e sessuali. Altri di loro hanno affermato di essere stati costretti a lavorare senza retribuzione.

128 Diritti umani in Arabia Saudita, Wikipedia, l’enciclopedia libera, ultima

Infine, sono state subite discriminazioni dai musulmani sciiti rispetto al diritto di professare la propria fede e di accedere alla giustizia, nonché al diritto a lavorare in una serie di professioni del settore pubblico o accedere ai servizi statali. Alcuni attivisti sciiti, accusati di sostenere o prendere parte a manifestazioni nella provincia orientale o di esprimere opinioni critiche nei confronti del governo, sono stati processati e incarcerati o hanno subìto la pena di morte. Altri sono stati giustiziati in seguito a processi iniqui negli anni precedenti129.

129 Amnesty international, Saudi Arabia 2019, Consultato in data 2/08/ 2020,

https://www.amnesty.org/en/countries/middle-east-and-north-africa/saudi- arabia/report-saudi-arabia/#_ftnref2 ;

Per quanto riguarda il diritto internazionale umanitario l’Arabia Saudita nel 2015 ha preso il posto di leader della coalizione che ha iniziato le operazioni militari contro le forze di Houthi in Yemen. Secondo L’Ufficio dell’Alto Commissario per le Nazioni Unite per i diritti umani, sono stati uccisi 7.292 civili e feriti 11.630. Da marzo 2015, Human Rights Watch ha documentato numerosi attacchi illegali (di cui alcuni possono essere assimilati a crimini di guerra) da parte della coalizione che hanno colpito case, mercati, ospedali, scuole e moschee. Ad esempio, sono stati documentati cinque attacchi mortali compiuti da forze navali della coalizione su pescherecci yemeniti dal 2018 che hanno ucciso almeno 47 pescatori yemeniti tra cui 7 bambini

Human Rights Watch, Saudi Arabia Events of 2019, consultato in data 02/08/2020, https://www.hrw.org/world-report/2020/country- chapters/saudi-arabia

Seconda parte: L’IRAN

1.Analisi generale dello Stato

La Repubblica Islamica dell’Iran è uno Stato dell’Asia situato all’estremità del Medio Oriente. La capitale dello Stato, conosciuto anche con il nome di Persia, è Teheran. Come l’Arabia Saudita, anche l’Iran deve la maggior parte dei suoi proventi al commercio del petrolio, che ha favorito fra il 1960 ed il 1970, un processo di industrializzazione. Accanto alle industrie del petrolchimico sono presenti anche industrie nei settori siderurgico e metallurgico, grazie alla fiorente presenza di risorse minerarie nei terreni dello Stato. Per quanto riguarda la religione, dopo che nel 1501 si affermò la dinastia Sefavide, quest’ultima promosse lo sciismo duodecimano come religione ufficiale dell’impero. Ancora oggi è presente questo ramo minoritario dell’Islam come religione ufficiale. Tuttavia, l’Iran risulta essere un paese con una grande eterogeneità etnica- culturale, tanto che la parte rimanente della popolazione risulta essere di fede musulmana sunnita o di minoranze non musulmane130. Le principali lingue sono il Persiano, il Turco e

l’Arabo. La costituzione dell’Iran adottata dopo la rivoluzione afferma che l’Iran è una repubblica islamica, presidenziale e teocratica. Essa presenta un sistema che potremmo definire

130 Precisamente zoroastriani, ebrei, cristiani, bahá’í, yzedi, induisti e

duale. Infatti, da una parte sono presenti le istituzioni laiche elette dal popolo, mentre dall’altra sono presenti gli organi religiosi. A questi ultimi si può accedere solo per cooptazione ed essi giudicano l’operato delle istituzioni laiche in base alla loro fedeltà ai principi dell’Islam. Alle istituzioni rappresentate dal presidente e dal suo parlamento è infatti affidato il potere legislativo ed esecutivo131.

2.Dai Pahlavi a Khomeyni

I due principali eventi che hanno caratterizzato la storia dell’Iran sono stati la Rivoluzione del 1905-1907 e quella del 1979. Prima del 1905 la Persia era controllata dalla dinastia

Qajar, salita al potere alla fine del XVIII secolo. Verso la metà

del XIX secolo la Persia fu oggetto di interferenze politico- militari dell’impero britannico e di quello zarista e finì per essere sempre più indebitata con l’Europa. In questo contesto sorsero proteste che lo shah Muzzafar ad-Din non fu in grado di sedare e che portarono alla concessione di una Costituzione. Questa spinta costituzionalista vide la partecipazione di ceti e gruppi sociali variegati, quale il ceto mercantile persiano, il clero sciita e la sezione tribale dei bakhtiyari132. Nel 1921 ci fu un

colpo di Stato da parte della Brigata dei Cosacchi133, di cui il

131 Iran, Wikipedia, l’enciclopedia libera, consultato in data 1 settembre 2020,

ultima modifica 26 agosto ’20, https://it.wikipedia.org/wiki/Iran#Società

132 R. REDAELLI, L’Iran Contemporaneo, Carocci, Roma, 2015, pp. 17-18 133 L’unità militare più efficiente delle forze armate persiane.

generale Reza Khan nel 1925 si fece incoronare nuovo shah della Persia, dando vita alla dinastia imperiale dei Pahlavi. La sua politica era incentrata sul rafforzamento dell’esecutivo, attraverso un processo di modernizzazione, secolarizzazione e centralizzazione del potere. La corte Pahlavi iniziò così un vasto programma di riforme dei settori dell’istruzione, dell’urbanistica, militare e delle infrastrutture. Il clero sciita che vide minacciata la sua indipendenza economica, politica e sociale, cercò di opporsi, ma lo shah represse con durezza ogni forma di dissenso. Così il più influente ayatollah dell’epoca cercò di evitare altri confronti diretti con la Corona, istaurando un atteggiamento di quietismo politico. In questi anni i Pahlavi si appoggiarono all’aristocrazia terriera, alle forze armate, al ceto mercantile ed economico e infine, ad una cerchia di tecnocrati strettamente legati alla corte. Questo, fino alla II guerra mondiale, permise alla dinastia di concentrarsi sul rafforzamento dello Stato, mentre la democrazia veniva di anno in anno sempre più indebolita134. Nel 1954 seguì un nuovo

periodo di crescita economica e modernizzazione sociale, attraverso un vasto programma di riforme per la trasformazione dell’Iran che prese il nome di “Rivoluzione bianca”. Gli obbiettivi di questo programma erano molteplici: ridistribuire la terra ai contadini, privatizzare numerose industrie statali, migliorare lo sviluppo educativo-scolastico del paese ed estendere il voto alle donne in modo da incentivarne

la partecipazione nella società135. Tuttavia, fianco delle misure

sociali, economiche e culturali, non venne disposto un allentamento della repressione politica. Lo shah permise un sistema partitico bipolare imposto dall’alto, con un partito nazionale-conservatore e uno popolare-laborista. Inoltre, anche dal punto di vista economico lo scenario non fu ottimale: i prezzi della terra e le difficoltà di trasformazione di quest’ultima erano troppo alti per i nuovi piccoli proprietari, le spese statali furono aumentate da un programma di crescita militare e la gestione dei proventi derivanti dalla produzione di idrocarburi fu pessima. Si verificò di conseguenza una rottura del quietismo politico del clero religioso, accompagnato anche dal dissenso dei gruppi che erano stati inficiati dalle riforme. Lo

shah continuò a minare la democrazia e negli anni 70’ fece

aumentare la sua autorità in tutti i settori decisionali. Questo lo espose nei confronti della popolazione, dato che le conseguenze gli furono imputate direttamente136. Il clima presente portò così

alla rivoluzione del 1978-79, a cui parteciparono diversi movimenti, partiti e pensatori; fra cui possiamo ricordare i democratici liberali, i comunisti, i socialisti islamici e le correnti islamico riformiste. Fra tutti però il leader che si impose fu

l’ayatollah Khomeyni. Egli passò 15 anni in esilio in Turchia, Iraq

e Francia. La sua ideologia era molto diversa dal quietismo politico che aveva adottato il clero religioso precedentemente. Egli attaccava frontalmente l’istituzione stessa della monarchia

135 Ibidem P.27. 136 Ibidem pp. 28-31.

e richiedeva la creazione di una repubblica islamica popolare e la gestione diretta del potere da parte di un giurisperito religioso conoscitore del diritto islamico. Secondo Khomeyni il “giurista giusto” doveva assumere direttamente la guida politica impegnandosi a lottare contro i tiranni che avevano usurpato il potere. Infatti, i re, gli shah e i sovrani non avevano alcuna legittimità. Era stata una congiura dei cristiani e degli ebrei a mettere il potere nelle mani di questi soggetti e ad allontanare gli iraniani dai meccanismi di governo per indebolire ed attaccare l’Islam. L’ossessione del complotto dell’Occidente, verrà così usato da Khomeyni per allontanare gli iraniani dai modelli sociopolitici proposti dalla modernità occidentale. I musulmani dovevano astenersi dal riconoscere la legittima autorità di un uomo politico laico che si ritenesse rappresentante sulla terra dell’imam nascosto. Questa propria ideologia ebbe un gran successo nell’Iran per vari motivi. Innanzitutto, l’idea di ribadire il primato della Legge religiosa venne sostenuto da un ceto ad hoc, il clero sciita. Quest’ultimo godeva di indipendenza e sicurezza economica. Inoltre, Khomeyni utilizzò abilmente gli slogan riguardanti i temi della perequazione sociale, della lotta contro l’arbitrarietà del potere politico e della difesa della sovranità iraniana contro le ingerenze statunitensi. Egli fece coincidere il martirio, che era toccato a molti imam, non solo con un’idea di santità, ma anche

con l’intento di sacrificio rivoluzionario contro il potere dispotico137.

Inizialmente, nella neo-repubblica si venne a creare un debole governo moderato guidato dal capo del movimento di liberazione, che sfociò poi in un’anarchia rappresentata dal proliferare di komiteh rivoluzionari. Infine, dopo un referendum con il 98,2% dei voti venne approvata la creazione di una repubblica islamica e si elesse una assemblea degli esperti quale assemblea costituente 138. In questi anni venne redatta la

costituzione ancora oggi vigente139.

Documenti correlati