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5. L’indipendenza dei giudici in Iran

6.1 Diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione

Nel 2019 le autorità hanno represso i diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione. Ci troviamo in questo determinato caso in un contesto di particolare importanza e gravità, dato che le proteste, sorte inizialmente come pacifiche il 15 novembre 2019, si sono trasformate nelle più violente manifestazioni dopo la nascita della Repubblica iraniana. Esse sono scaturite dalla mancanza di assistenza pubblica alla popolazione che era stata colpita da alluvioni disastrosi. A ciò si aggiunge l’aumento vertiginoso del prezzo del carburante, trasformando la protesta in opposizione generale contro l’oppressivo governo iraniano e la Guida Suprema Ali Khamenei. La forza utilizzata dalla polizia di stato per reprimere le proteste è stata, non soltanto eccessiva, ma anche non necessaria; inoltre, molti manifestanti pacifici sono stati arrestati e detenuti arbitrariamente. Fra gli arrestati arbitrari si contavano numerosi operatori dell’informazione e dissidenti politici, sottoposti a maltrattamenti fisici e a torture. Ad esempio, a novembre, sono state uccise 300 partecipanti alle suddette proteste e molti altri hanno riportato ferite gravi. Per impedire la diffusione di video e immagini, che mostravano le suddette violenze della forza pubblica sui manifestanti, sono stati poi bloccati gli accessi alla rete proprio durante i giorni di protesta. Inoltre, sono stati oscurati anche i canali televisivi esteri. Fra le detenzioni illegittime si rinvenivano anche avvocati, ambientalisti ed altri attivisti difensori dei diritti delle

minoranze, di cui sono stati trattenuti ed interrogati anche i familiari. Un clamoroso esempio può essere il caso dell’avvocato Amirsalar Davoudi che è stato condannato a 30 anni di carcere e a 111 frustate. Le accuse mosse consistevano nell’offesa agli ufficiali e alla guida suprema e nella diffusione di propaganda antisistema. Davoudi aveva diffuso informazioni riguardo alla violazione dei diritti fondamentali in Iran tramite i canali social e ne aveva denunciato la gravità in un’intervista televisiva. Questo, il suo capo di accusa. Il 20 novembre 2018, Davoudi è stato arrestato e poi detenuto nella prigione di Theran con una possibilità molto limitata di avere contatti con la propria famiglia e il proprio difensore legale162. I

lavoratori e gli attivisti sindacali hanno protestato a causa del mancato pagamento di salari e di pensioni, e delle condizioni di lavoro e standard di vita assolutamente al di sotto dei minimi che dovrebbero essere garantiti; questo anche a causa delle privatizzazioni delle aziende pubbliche. Anch’essi con l’accusa di crimini contro la sicurezza nazionale sono stati sottoposti a detenzione e a pene corporali. Medesima condanna hanno ricevuto alcuni ambientalisti, dopo aver effettuato una ricerca sulla fauna selvatica a rischio di estinzione in Iran. Essi sono stati condannati per la “comprovata” cooperazione con Stati ostili alla Repubblica Islamica. Fra gli operatori dell’informazione è da ricordare il caso della giornalista Marzieh

162 Amirsalar Davoudi, in Wikipedia, l’enciclopedia libera, ultima modifica 16

Marzo 2020, consultato in data 3 settembre ’20, https://en.wikipedia.org/wiki/Amirsalar_Davoudi#cite_note-1.

Amiri che è stata condannata a 10 anni di carcere e 148 frustate

per aver partecipato alla protesta in occasione della Giornata internazionale dei lavoratori. Sono, inoltre, stati vietati i gruppi di advocacy per i diritti fondamentali e quelli indipendenti. Si sono verificate irruzioni delle autorità anche in feste private, con l’accusa di violazione della pubblica decenza, e i partecipanti sono stati puniti finanche con la pena corporale della fustigazione. Sono stati bloccati i principali social media e persone che su questi possedevano un vasto seguito sono state arrestate e il loro account violato dalle autorità163.

6.2 I diritti delle donne

Anticamente le donne in Iran non potevano essere presenti nei luoghi pubblici e partecipare alla vita politica del paese. I divieti si basavano sul fatto che la loro presenza era contraria alla sharia e ai codici di condotta islamica. Durante il periodo dei Pahlavi e dopo la rivoluzione ci fu un’inversione di tendenza, tanto che Khomeini per avere l’appoggio delle donne, stabilì, non soltanto che a esse era permesso votare e partecipare alla vita politica, ma che erano chiamate a farlo proprio in nome della

Sharia164. Successivamente alla rivoluzione, il problema dei

diritti delle donne venne eclissato da un conflitto fra le donne conservatrici e le più riformiste. Ma il periodo d’oro per i diritti

163 Dal rapporto 2019-2020 di Amnesty International, consultato in data 3

settembre 2020, https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2019- 2020/medio-oriente-e-africa-del-nord/iran/

164Kar, M., & Farshi, G. (2008). Focusing on Women in the Internal Politics

of Iran. The Brown Journal of World Affairs, 15(1), p. 79. Retrieved September 4, 2020, from http://www.jstor.org/stable/24590950

delle donne arrivò quando il 23 maggio 1997 venne eletto presidente della repubblica Mohammad Khatami, primo presidente riformista della Repubblica dopo la rivoluzione iraniana del 1979. Egli aveva basato la propria campagna sulla speranza di trasformare l’Iran attraverso una serie di riforme incentrate sulla maggiore importanza del ruolo della legge, sulla trasformazione dei poteri governativi, in modo che fossero meno violenti, e sull’aumento dei diritti riconosciuti alle opposizioni. Le donne furono fra i soggetti destinatari della politica riformista di Khatami ed alcune furono elette ministre. Tuttavia, gli anni di combattute riforme furono eclissati dalla figura di Ahmadinejad. Oggi l’Iran rimane uno stato in cui la donna è soggetta a discriminazioni tanto formalmente, a livello normativo, quanto sostanzialmente nella pratica. Differenze fra uomo e donna possono riscontrarsi in molti ambiti. Ad esempio, l’anno di raggiungimento della maturità sessuale per una donna è considerato nove anni, per un uomo, invece, quindici165. In caso di omicidio il risarcimento patrimoniale per

una donna è la metà di quello riconosciuto a un uomo166. Nelle

corti spesso le testimonianze delle donne non sono valide167. Le

donne non possono lasciare il paese senza l’approvazione dei mariti168 e sono legalmente obbligate ad obbedire ad essi, che

possono avere più mogli169. Gli uomini possono proibire alle

165 Art.49 Codice Penale Islamico.

166 Art. 209,213, 300, 301 Codice Penale Islamico.

167 Art.76,153,118,117,128,170 e 237 del Codice Penale Islamico. 168 Immigration and Passport Regiulations Law (1971).

donne di lavorare170. I crimini di genere, inclusi lo stupro

coniugale, la violenza domestica e i matrimoni precoci e forzati, non sono stati ancora criminalizzati. L’Iran non ha ratificato la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW), adottata nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nel maggio 2019 il parlamento ha approvato un progetto di legge per emendare il codice civile affinché alle donne iraniane sposate con un cittadino straniero sia permesso trasmettere la nazionalità ai propri figli, ma il trattamento iniquo continua a sussistere. Difatti, mentre per gli uomini iraniani la trasmissione della cittadinanza ai figli avviene automaticamente, le donne devono presentare domanda formale e sottoporsi a un controllo di sicurezza da parte del ministero dell’Inteligence prima della concessione della cittadinanza. Un altro episodio eclatante si è verificato ad aprile quando alcune donne, accusate di aver tolto il velo mentre erano alla guida di un veicolo, sono state avvisate che, in caso di reiterazione del comportamento, sarebbe stato sequestrato loro il veicolo.

6.3 Diritti delle minoranze etniche, libertà di religione e di

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