3. La Costituzione iraniana
3.3 Forma di Governo iraniana
3.3.4 Il potere Giudiziario
L’articolo 61 stabilisce che il potere giudiziario è invece prerogativa dei tribunali giudiziari. Questo potere, nel titolo undicesimo, viene descritto come potere indipendente, responsabile dell’amministrazione della giustizia e con funzione di tutela dei diritti individuali e collettivi del popolo. Per supervisionare questi doveri e gli altri stabiliti dalla costituzione, a presiedere l’Organo Giudiziario, è presente la suprema Autorità giudiziaria, incaricata dalla Guida Suprema. Il presidente ha il compito di elaborare le leggi giudiziarie e di assumere in servizio, nominare, rimuovere e trasferire i giudici. Fra i candidati proposti dal Presidente della magistratura al Presidente della Repubblica viene poi eletto il Ministro della
Giustizia, responsabile di tutte le questioni che riguardano il potere giudiziario con gli altri poteri.
L’articolo 167 stabilisce che i giudici baseranno la risoluzione delle sentenze, se possibile, su leggi codificate, e solo in mancanza della disposizione scritta potrà basarsi sulle fonti islamiche o sentenze precedenti. I tribunali si dovranno poi astenere dall’applicare regolamenti e decreti se li riterranno in contrasto con le norme islamiche. L’articolo 162 ci presenta una sorta di guarentigia in caso di destituzione del giudice. Esso non potrà essere destituito né provvisoriamente né definitivamente se non a seguito di un processo dove sia accertato che ha commesso un reato o un’infrazione.147
4.Dittatura o democrazia?
Da questa analisi costituzionale della suddivisione dei poteri possiamo denotare come il potere, seppur sempre molto accentrato nelle figure dell’Imam e del Presidente della Repubblica, sia più suddiviso fra gli altri organi rispetto a quello dell’Arabia Saudita, dove, come possiamo ricordare, tutto il potere rimane nelle mani del re. Il modello iraniano, almeno a livello di previsione costituzionale, sembra conferire molta importanza al consenso del popolo. Possiamo notare,
147 Costituzione Iraniana come riportata in
http://www.misteriditalia.it/terrorismo-internazionale/stati-
canaglia/iran/CostituizionedellaRepubblicaislamicadellIran.pdf e https://www.jstor.org/stable/25816759?read-
now=1&refreqid=excelsior%3A5ccbbc72582010b5d210d1813e27c5b2&seq=8 #metadata_info_tab_contents.
infatti, come dalle elezioni popolari derivino gli organi del Presidente della Repubblica148, del Parlamento, e del Consiglio
degli Esperti149.
Tuttavia, vi è chi sostiene che l’Iran sia un misto di due sistemi istituzionali, uno democratico e uno dittatoriale. Infatti, fino a ora all’interno di questi schemi strutturali governativi hanno sempre prevalso i poteri conservatori più radicali, salvo qualche parentesi più democratica. Inizialmente, la Costituzione fu pensata per sancire un ruolo eterno della Guida Suprema, trasformando l’Iran in una Teocrazia Islamica. Il potere dei
Khomeynisti aumentò durante la guerra che l’Iran dovette
affrontare contro l’Iraq di Saddam Hussein, durante il quale lo Stato necessitava la presenza di un forte leader indiscusso. Anche la presa dell’assemblea statunitense a Teheran del 1979 contribuì a radicalizzare la repubblica islamica. Solo alla morte dello Shah. fondatore della repubblica, si venne a creare il regime che possiamo ritrovare anche oggi. I blocchi in cui si divide il potere sono due: il primo, conservatore, con a capo la guida suprema, il secondo, di orientamento mutevole, con a capo il Presidente della Repubblica e il suo governo. Quando questo secondo blocco è controllato da moderati o riformisti (esponenti di centro o centrosinistra), si viene a verificare una sorta di equilibrio fra le ideologie, ma si sviluppano anche scontri fra le due fazioni. Questo si verificò durante il governo riformista del presidente Khatami, il quale tentò di introdurre
148che nomina i membri del Consiglio dei Ministri. 149che nominano la Guida Suprema.
riforme per aumentare la libertà di stampa e di associazione. Il primo blocco, detentore del potere giudiziario, rispose con la chiusura di alcuni giornali ritenuti non compiacenti, e soppresse con violenza le manifestazioni anti-regime. Gli ultraconservatori, che detengono la maggior parte del potere, permettono libere elezioni per far sì che il sistema venga accettato dai cittadini iraniani. Purtuttavia, se andiamo ad analizzare le funzioni nello specifico del Consiglio dei Guardiani (di cui 6 membri sono teologi e vengono nominati dalla Guida Suprema e altri 6 dal Parlamento e dal Presidente della Magistratura), possiamo notare come questo organo possieda anche il potere di effettuare preselezione di tutti coloro che si presentano in qualsiasi elezione e di ammettere con criteri arbitrari chi potrà parteciparvi. Solo dopo questo passaggio la campagna elettorale può considerarsi pienamente democratica, infatti ai candidati sembra essere assicurata una forma di par
condicio, ad esempio, garantendo lo stesso spazio nei media per
esporre i propri programmi150.
Negli ultimi anni non si sono verificati grossi episodi di brogli, salvo durante le elezioni del 2009, in cui venne riconfermato l’incarico al presidente ultraradicale Mahmud Ahmadinejad. Questi era già salito al potere nelle elezioni precedenti grazie al clima di sfiducia e crescente preoccupazione causato dalla pessima situazione economica del Paese. Né i riformisti, né i
150 Elena Zacchetti, L’Iran è un democrazia o una dittatura?, 18 marzo 2017,
Articolo pubblicato su “Il post”, https://www.ilpost.it/2017/05/18/iran- democrazia-dittatura/ , consultato in data 2 settembre 2020
conservatori erano riusciti a proporre una linea d’azione unitaria. Ciò che nella sua prima candidatura portò l’allora sindaco di Teheran, poco conosciuto al di fuori della capitale, alla vittoria delle elezioni, fu l’efficiente sostegno dell’apparato delle forze di sicurezza, di cui egli godeva. Inoltre, la sua figura si presentava come un elemento “fuori dal sistema”, lontano dai circoli di potere non graditi dal popolo. Ahmadinejad deteneva infatti l’immagine di un uomo pulito che viveva modestamente, lontano dalla corruzione che dilagava nei piani alti151. Così,
durante la propria campagna, fece perno sul fattore economico, accusando i propri antagonisti di non aver mai agito in sussidio dei poveri. Infine, essendo laico, il candidato ultraconservatore intercettò il voto di tutti coloro che non auspicavano un ruolo attivo nei giochi di potere da parte dell’establishment religioso. Ahmadinejad, a differenza dei suoi predecessori, non era un esponente della fase rivoluzionaria, ma un figlio della repubblica islamica e rappresentò il perfetto paradigma dell’”uomo islamico”. Egli si distinse quale assoluto difensore del principio che la repubblica islamica dovesse essere controllata dall’autorità del giurisperito, tanto da essere il presidente più ideologizzato dal 1979. Una volta eletto, come mai prima, salirono al potere membri delle forze armate, dei
pasdaran152 e delle agenzie di sicurezza153. Ahmadinejad dal 2005
porterà poi avanti una politica caratterizzata da un inasprimento della repressione nei confronti di giornalisti e intellettuali riformisti, con continui controlli sul sistema educativo all’interno e all’esterno degli istituti scolastici. Ad esempio, gli studenti sospettati di attivismo politico antigovernativo furono sospesi o espulsi; chi venne arrestato per attività sovversive venne sottoposto a torture fisiche e psicologiche e la televisione nazionale venne utilizzata per attaccare gli intellettuali e i giornalisti invisi dal regime. Questo clima portò la repubblica verso una forma sempre più forzata di potere totalitario e coeso154. I risultati delle successive elezioni
vennero manipolati da Ahmadinejad e dal ceto ultraradicale per mantenere il potere155. Così centinaia di migliaia di iraniani
chiesero l’annullamento delle elezioni. Non si accettava che gli ultraradicali avessero arbitrariamente abbattuto lo Stato duale iraniano e gli organi costituzionali basati sul consenso popolare. La repressione delle proteste causò morti, feriti e centinaia di arresti, a cui si aggiunsero violenze fisiche e psicologiche all’interno delle carceri156.
152 Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica detti anche “Guardiani
della rivoluzione”. Essi sono una forza armata mista che ha ruolo di protezione con profonda fede ideologica e detengono il ruolo di protezione della della rivoluzione islamica, dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale.
153 R. REDAELLI, opera citata, p.112.
154 R. READAELLI, opera citata, pp. 108-114.
155 Si può constatare da alcune analisi successive, che portarono alla luce fatti
provanti i brogli. Ad esempio, il livello dei votanti in due provincie aveva superato il 100% degli aventi diritto al voto. Ibidem pp.138.
In conclusione, se quel delicato equilibrio fra poteri previsto all’interno della costituzione non si spezza, e riescono a subentrare forze politiche riformiste che si oppongano a quelle dei radicali religiosi, è possibile parlare del gioco democratico. In caso contrario, se ogni potere dello Stato subentrerà nelle mani del ceto ultraconservatore, si perderà il bilanciamento fra fazioni politiche, le voci dissenzienti verranno azzerate, e il sistema perderà di sussistenza democratica.