6. TEORIE ITEGRATIVE
7.2. DIRITTI UNIVERSAL
Nel 2006, l’ Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (UN OHCHR) offre una definizione di approccio basato sui diritti umani
A human rights-based approach is a conceptual framework for the process of human development that is normatively based on international human rights standards and
96 L’organizzazione esiste per consentire ai decision makers ed ai manager di confrontarsi su dilemmi etici che coinvolgono più stakeholder, di esercitare le loro facoltà e virtù decisionali e di condurre vite oneste.
operationally directed to promoting and protecting human rights. It seeks to analyse inequalities which lie at the heart of development problems and redress discriminatory practices and unjust distributions of power that impede development progress97 (UN
OHCHR, 2006: 15)
Alla base di tale definizione, vi sono i seguenti fondamenti (UN OHCHR, 2006: 36):
L’approccio basato sui diritti umani è un quadro concettuale;
L’approccio basato sui diritti umani si fonda su standard internazionali, rendendolo
una nozione oggettiva;
L’approccio basato sui diritti umani si basa sui seguenti principi:
- universalità e inalienabilità; - indivisibilità;
- interdipendenza e interrelazione; - non discriminazione ed uguaglianza; - partecipazione e inclusione;
- responsabilità e principio di legalità.
Il delicato tema della relazione tra imprese e tutela dei diritti umani è divenuto argomento nella politica globale a partire dagli anni novanta, quando le imprese petrolifere, del gas e minerarie hanno iniziato ad espandersi in aree sempre più difficili, e come le produzioni off-shore di abbigliamento e calzature ha richiamato l'attenzione sulle cattive condizioni di lavoro nelle catene di approvvigionamento globali.
Risale al 1999 l’appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, di aderire al Global Compact, un network che riunisce imprese, agenzie dell’ONU, organizzazioni del lavoro e della società civile al fine di promuovere la CSR attraverso il rispetto, il sostenimento e l’integrazione nell’operato delle imprese di nove principi fondamentali concernenti i diritti umani, il lavoro e l’ambiente.
Nel 1997 viene pubblicato per la prima volta lo standard di responsabilità sociale Social Accountability 8000 (Sa8000) che delinea le linee di condotta eticamente corrette delle imprese e della filiera di produzione verso i lavoratori.
97 Un approccio basato sui diritti umani è un quadro concettuale per il processo dello sviluppo umano che è normativamente basato su standard internazionali di diritti umani e operativamente diretto a promuovere e tutelare i diritti umani. Si cerca di analizzare le disuguaglianze che sono alla base dei problemi di sviluppo e pratiche di risarcimento discriminatorio e ingiusta distribuzione del potere che ostacolano il progresso dello sviluppo.
Nel 2004, la Sottocommissione della Commissione dell’ONU sui diritti umani ha prodotto un set di “norme progetto” sulla responsabilità delle imprese transnazionali e delle altre imprese in relazione ai diritti umani, che avessero lo scopo di cercare di imporre come obblighi vincolanti sotto il diritto internazionale gli stessi diritti umani garantiti dagli stati, ovvero la promozione, l’assicurare, l'attuazione, il rispetto, e la protezione dei diritti umani.
L’adozione di tale documento fu rifiutata anche a causa dei forti pareri contrastanti provenienti dalle imprese, portando alla richiesta da parte della Commissione per i Diritti Umani al Segretario generale dell'ONU di superare il blocco e definire i ruoli e le responsabilità di Stati, imprese e altri attori sociali nel settore commerciale e dei diritti umani.
A tal fine fu nominato il professor Ruggie, il quale nel 2008, affermando la necessità di un punto di riferimento autorevole intorno a cui convergessero le aspettative, le azioni e le responsabilità dei diversi attori, propone il quadro di riferimento “Proteggere, Rispettare e Rimediare”, che invoca a) l’obbligo degli stati di rispettare, proteggere e soddisfare i diritti umani e le principali libertà, intervenendo attraverso l'adozione di politiche, norme e misure giudiziarie appropriate; b) il dovere delle imprese ad adempiere a tutte le leggi e a rispettare i diritti umani e di agire tempestivamente qualora la propria attività ne pregiudichi in qualche modo il godimento; c) la necessità delle vittime di abuso di avere facile accesso alle misure di risarcimento.
Tali principi consentono il passaggio da un approccio puramente teorico ad interventi attivi volti all’ottenimento di risultati pratici e positivi. Non sono ad ogni modo prescritti obblighi di legge internazionali, bensì la definizione delle implicazioni attese da norme e pratiche già esistenti, racchiudendole in un unico, coerente e completo modello nel quale sono individuati i vuoti e le mancanze delle leggi attuali.
L’Human Rights Council ha esteso il mandato del “rappresentante speciale”, John Ruggie, fino al 2011 al fine di "operazionalizzare" e "promuovere" il quadro.
Nel Giugno 2011, il Human Rights Council delle Nazioni Unite ha approvato i
Guiding Principles on Business and Human Rights, elaborati dal Prof. Ruggie, fondati
I Principi tracciano, tra le altre cose, le azioni che le aziende devono intraprendere per rispettare i diritti umani attraverso il Policy commitment (dichiarazione ufficiale da parte dei vertici aziendali ad impegnarsi a rispettare i diritti umani), la Due diligence
process (metodologia basata su 4 fasi -valutazione, integrazione, monitoraggio e
comunicazione-, attraverso la quale le aziende identificano, limitano e prevengono le violazioni dei diritti umani) e la Remediation (sistema extragiudiziale di risoluzione delle controversie in caso di violazioni da parte delle imprese).
I principi guida non sono un documento vincolante, ma sono a) uno strumento per gli stati che vogliono promuovere il rispetto dei diritti umani da parte delle imprese; b) un set di linee di condotta per le imprese per la gestione efficacie del rischio di generare impatti negativi sui diritti umani; c) punto di riferimento per gli stakeholder che vogliono verificare il rispetto dei diritti umani da parte delle imprese.
La Commissione Europea, nel 2011, nella sua Comunicazione "Strategia rinnovata dell'UE per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle imprese" afferma che
Per soddisfare pienamente la loro responsabilità sociale, le imprese devono avere in atto un processo per integrare le questioni sociali, ambientali, etiche, i diritti umani e le sollecitazioni dei consumatori nelle loro operazioni commerciali e nella loro strategia di base in stretta collaborazione con i rispettivi interlocutori.
In tale contesto la Commissione Europea fa riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con la quale sono riconosciuti i diritti personali, civili, politici, economici e sociali dei cittadini e dei residenti dell’UE, fissandoli nella legislazione dell’UE.
Essa è stata proclamata il 7 dicembre 2000 a Nizza dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione, per essere poi modificata e riploclamata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo. A seguito dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona, la carta dei diritti fondamentali acquisisce lo stesso effetto giuridico vincolante dei trattati, ai sensi dell'art. 6 del Trattato sull'Unione europea, divenendo vincolante per le istituzioni europee nel rispetto del principio della sussidiarietà e gli Stati membri nell’ambito della loro attuazione della normativa dell’UE.
La Carta di Nizza comprende un preambolo introduttivo e 54 articoli, suddivisi in sette capi, quali dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia, e disposizioni generali (che precisano l'articolazione della Carta con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo).