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La disponibilità di collegamenti a banda larga è un elemento di differenziazione per ciò che riguarda la competitività, e quindi l’attrattività, del

POLITICHE DI GENDER GAP

3.6 La disponibilità di collegamenti a banda larga è un elemento di differenziazione per ciò che riguarda la competitività, e quindi l’attrattività, del

territorio.

L’essere localizzati in un’area nella quale è presente la banda larga (e in prospettiva ultra larga) permette infatti alle aziende che vi sono insediate di avere accesso non solo a servizi di comunicazione molto performanti, ma anche ad applicazioni in rete innovative: l’effetto congiunto di questi fattori genera un innalzamento nei livelli di produttività, innovatività ed efficienza che contribuisce sempre più a migliorare le performance aziendali. Ciò a sua volta genera un circolo virtuoso attraverso la continua

richiesta di servizi innovativi, la cui crescente disponibilità non solo rafforza la competitività delle aziende che vi fanno ricorso ma è essa stessa generatrice di nuova occupazione e di nuova imprenditorialità nelle aree più servite dai collegamenti a banda larga che sono quindi sia il fattore di stimolo della domanda di servizi e applicazioni innovativi, sia il fattore abilitante del loro sviluppo e della loro “produzione” sul territorio. Analoga importanza ha ovviamente la banda larga per le famiglie e gli individui, sia a livello ludico, sia per scopi formativi, per l’accesso al commercio elettronico, ai servizi di e-government ecc.

L’essere al di fuori delle aree servite dalla banda larga (in particolare di rete fissa) è quindi un fattore penalizzante sempre più grave, sia per che utilizza l’ICT a supporto del proprio business che per chi utilizza l’ICT nella vita quotidiana. Da qui l’attenzione sempre più elevata all’abbattimento del digital divide. Purtroppo anche nel nostro Paese, nonostante la penetrazione raggiunta delle reti a banda larga, sia fisse che wireless, il digital divide è ancora una realtà, e anche se numericamente contenuto (in termini di percentuale sulla popolazione), è un fenomeno estremamente diffuso a livello territoriale.

Per dimensionare e analizzare lo stato del digital divide in Italia il punto di partenza è la penetrazione a livello nazionale dei collegamenti a banda larga, ovvero, riprendendo la definizione data nel capitolo precedente, dei circuiti che consentono velocità di almeno 2Mbps. A questo proposito, però, va tenuto conto che in realtà una quota dei collegamenti a 2Mbps nominali consentono in realtà prestazioni effettive significativamente meno performanti, soprattutto a causa della localizzazione (e delle caratteristiche tecnologiche) delle centrali sulle quali tali circuiti sono attestati e quindi della eccessiva distanza rispetto all’utenza, che causa un deperimento significativo delle prestazioni. Questi elementi prestazionali sono tutt’altro che secondari: quale che sia la definizione adottata di banda larga, è un dato di fatto che sotto i 2Mbps effettivi la qualità dell’esperienza dell’utente tende ad essere insufficiente per la maggior parte delle applicazioni e dei servizi Internet, sia per l’utenza domestica che, a maggior ragione, per quella business.

Per affrontare e risolvere il tema del digital divide è necessaria un’analisi molto dettagliata dei territorio, al fine di identificare puntualmente le singole località che non sono ancora coperte da servizi a banda larga fissi e/o mobili.

All’interno del progetto Osservatorio Banda Larga – Obiettivo Ultrabroadband, Between ha realizzato un modello (descritto in dettaglio nell’allegato metodologico a

questo volume), basato sulla suddivisione del territorio italiano nelle circa 382.000 zone censuarie Istat, che permette una lettura molto fine della copertura della banda larga, e quindi per converso delle aree in digital divide, per tutte le principali tecnologie di rete sopra descritte, a livello di singola regione, provincia e comune.

Dall’analisi di Between emerge che in termini di penetrazione sulla popolazione italiana, lo scollamento tra prestazioni nominali e effettive si traduce in un gap di circa 7 punti percentuali: a fronte di una penetrazione lorda dei servizi a banda larga pari al 96% della popolazione, la copertura netta dei servizi che consentono prestazioni di almeno 2Mbps si riduce all’89% della popolazione, la differenza essendo spiegata sia dal persistere di collegamenti ADSL della “generazione” a 640kbps (ADSL Lite) che dai circuiti penalizzati dalla lunghezza dei collegamenti o dagli apparati di centrale che non consentono il raggiungimento dei 2Mbps nominali. In termini di copertura % sul totale dei comuni, lo scollamento tra copertura lorda e netta dell’ADSL Full comporta che ad oggi circa 1.880 comuni (ovvero poco meno di ¼ del totale dei comuni italiani) non sono ancora raggiunti dalla banda larga fissa. Nel caso delle reti mobili e wireless “terrestri”, il contributo maggiore anti digital divide viene dalle reti HSDPA, che coprono l’86% della popolazione. Considerando il contributo congiunto delle reti a banda larga fisse, mobili e wireless “terrestri”, la situazione migliora ma il digital divide non si azzera del tutto: in termini di popolazione, la percentuale raggiunta da servizi ad almeno 2Mbps passa dall’89% al 96% circa mentre rimangono ancora completamente “scoperti” circa 500 comuni (equivalenti a circa il 6% del totale dei comuni italiani). Questi problemi di copertura non riguardano invece il satellite che, nel caso del servizio KA-SAT, offre connettività a banda larga al 100% del territorio italiano (De Tommaso A., Festa S., Ambrogi G., 2012, p. 24-25).

Fig. 26 - Copertura netta della banda larga di rete mobile e wireless (% sulla popolazione).

Fig. 27 – Livello di copertura dei servizi a banda larga (numero di Comuni).

Fonte: Between, Osservatorio banda larga – Obiettivo Ultrabroadband, 2012.

Grazie al “footprint” di KA-SAT, che copre interamente il nostro Paese, l’uso del satellite non discrimina alcuna località quanto a copertura totale della popolazione con servizi a banda larga. Questa situazione è rappresentata graficamente nella seguente figura, dalla quale si evince immediatamente l’elevata frammentazione e distribuzione geografica delle aree non coperte da servizi a banda larga fissi, mobili o wireless “terrestri” ad almeno 2Mbps effettivi, nelle quali è invece il satellite la soluzione immediatamente disponibile per colmare questo gap e quindi azzerare il digital divide infrastrutturale. Il quadro peggiora sensibilmente se consideriamo i collegamenti a velocità superiori a 2Mbps: solo il 59% della popolazione può accedere a servizi da 8Mbps in su e solo il 15% a servizi ad almeno 20Mbps.

Fig. 28 – Sinergie tra tecnologie fisse e mobili (almeno 2Mbps).

Fig. 29 – Copertura servizi fissi, mobili e wireless superiori ai 2Mbps (% della popolazione).

A qualificare il digital divide italiano concorre infatti anche l’elemento territoriale localizzativo: osservando la mappa della copertura a banda larga del nostro Paese emerge infatti immediatamente che i buchi di copertura della rete fissa a banda larga sono distribuiti ovunque, tranne che nelle aree metropolitane, e ciò rende molto difficile rimediare a questo gap prestazionale. L’elevata frammentazione del digital divide, infatti, non consente il raggiungimento di economie di scala/scopo nelle opere di infrastrutturazione necessarie per porre rimedio a questi deficit di copertura della banda larga su reti terrestri. Un argomento in più a favore del satellite che di fatto prescinde dalla necessità di infrastrutturare il territorio per offrire collegamenti a banda larga e annullare il digital divide.

Fig. 30 – Copertura territoriale delle reti fisse a banda larga (banda max disponibile).