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1.5 Il comportamento materno

1.5.4 Il distacco

Rosenblatt e Lehrman (1963), evidenziano come in studi effettuati sui ratti, che nella terza fase di nursing-suckling i cuccioli seguono la madre mentre questa si muove nella gabbia, si infilano sotto di lei alla ricerca dei capezzoli. La madre alcune volte rimane in stazione quadrupedale permettendogli di succhiare per un breve periodo, altrimenti, se ben disposta, può stendersi e permettergli un attacco al capezzolo ed una suzione di latte più prolungata. Al procedere dello svezzamento la madre evita sempre più frequentemente l’approccio dei cuccioli o allontanandosi da loro o abbassandosi completamente a terra in modo da occultare la regione mammaria; a questo punto il giovane rivolge le sue attenzioni verso altre fonti di cibo nelle vicinanze.

Più lunghe e più intense sono le cure materne nei confronti della prole, migliori sono le possibilità di sopravvivenza dei cuccioli, e l’acquisizione di un loro corretto sviluppo fisiologico e psicologico non solo a breve termine ma anche a lungo termine, anche se ciò significa più tempo di risorse limitate per la madre (Falt e Wilsson, 1979; Poindron, 2005; Broom e Fraser, 2007). I benefici di rimanere con la propria madre dopo lo svezzamento sono stati dimostrati sperimentalmente. Cuccioli di cane che stanno con la madre dalla sesta alla decima settimana di vita, dimostrano un migliore sviluppo delle abilità motorie e sono più agili e si stressano meno se sottoposti ad isolamento (Falt e Wilsson, 1979; Broom e Fraser, 2007). Nei roditori, il comportamento materno inizia a diminuire quando la prole diventa più attiva ed inizia a somigliare maggiormente ad un animale adulto; intorno al 16°-18° giorno dopo la nascita, la prole è già in grado di prendersi cura di sé stessa agevolmente e procurarsi il cibo

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necessario. A questo punto la madre smette di radunare i figli che lasciano il nido e finisce per allontanarsi da loro, se cercano di farsi allattare (Carlson, 2001).

L’età in cui viene collocato lo svezzamento in mus musculus è intorno al giorno 23esimo, quando è osservata una caduta dell’attività dei allattamento a meno dell’1% (Weber e Olsson, 2008). Williams e Scott (1953) sostengono che, in condizioni di laboratorio, lo svezzamento in mus musculus dovrebbe avvenire intorno al 25esimo giorno per consentire il normale sviluppo comportamentale di cuccioli.

Studi sul comportamento materno delle cagne hanno dimostrato che, nel caso in cui alcuni neonati non si sviluppino in maniera corretta ed abbiano quindi dei difetti quali ad esempio una bassa temperatura corporea, mancanza di movimenti, o per qualche altra ragione non nota, la cagna potrà arrivare a rifiutare quegli stessi cuccioli; questo rifiuto potrà essere espresso ignorando il cucciolo, tentando di spingerlo fuori dalla cassa parto, uccidendolo e seppellendolo al di fuori della stessa. Questo comportamento, che può sembrare sconvolgente, in natura è atto a minimizzare l’attrazione di predatori verso gli altri giovani sani, e ad evitare l’eccessiva spesa di energie da parte della madre nei confronti di un cucciolo che probabilmente non ha chance di sopravvivenza a lungo termine (Broom e Fraser, 2007). In condizioni normali, al momento in cui i cuccioli iniziano a crescere, la cagna inizia a spendere meno tempo con loro. In parte questo cambiamento graduale nel comportamento può essere causato sia da un cambiamento ormonale, sia da modifiche fisiche nella prole. Scambiando alcuni cuccioli della cagna con altri più giovani appartenenti ad un’altra cucciolata, si viene a verificare un grosso cambiamento nel suo comportamento: tutti gli indici di comportamento materno incrementano nuovamente, dal nursing al licking e contact (Korda e Brewinska, 1976; Broom e Fraser, 2007).

In particolare, nello studio di Korda e Brewinska (1976; 1977), sostituendo parzialmente i cuccioli di una cucciolata di 15 giorni di vita, con cuccioli estranei di 2-4 giorni di vita, si determinava nelle femmine oggetto dello studio una tendenza a regredire al comportamento di cure materne tipico dei primi giorni post-partum. In altre parole, al 15esimo e 16esimo giorno le femmine si comportavano nuovamente come se i nuovi cuccioli introdotti fossero i loro veri cuccioli, aumentando notevolmente la frequenza di allattamento, di leccamento e di contatto coi cuccioli fino ai livelli dei primi giorni post-partum.

Quando i cuccioli di cane hanno circa quattro settimane di vita, avvengono dei cambiamenti nell’interazione madre-cucciolo: la madre sta fuori dalla cassa parto sempre più spesso e per maggiore tempo, ed è sempre meno probabile che risponda ai tentativi dei cuccioli di succhiare, tenendo frequentemente una stazione quadrupedale; essa può divenire anche più

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aggressiva nei confronti dei giovani, utilizzando un morso inibito, per ridurre i loro tentativi di poppare (Wilsson, 1984). Le sue azioni sono solitamente seguite da risposta di sottomissione da parte dei cuccioli, alla quale la madre risponde leccandoli (Korda e Brewinska, 1976; 1977; Wilsson, 1984; Broom e Fraser, 2007). I cuccioli possono comunque continuare a nutrirsi fino alle 10, 11 settimane, dedicando al nursing un tempo minimo di 2.22 minuti a sessione (Pal, 2005; Broom e Fraser, 2007).

Durante il passaggio dall’alimentazione liquida a quella solida, i canidi possiedono evoluti rituali di alimentazione con la madre che rigurgita la carne parzialmente digerita per alimentare il giovane animale in prossimità del periodo di svezzamento (Kleiman e Eisenberg, 1973; Martins, 1949; Scott e Marston, 1950; Rheingold, 1963; Malm, 1995). Questo comportamento serve probabilmente ad introdurre il cucciolo ad un’alimentazione solida e come supplemento della loro dieta in attesa che essi diventino capaci di alimentarsi da soli (Pal, 2005).

Lo svezzamento comincia quindi quando la madre inizia ad allontanarsi sempre più dai cuccioli che cercano di succhiare (Fox, 1972). Nei cani, questo si verifica durante la 4° o 5° settimana, e l’allattamento gradualmente si riduce fino alla 7° o l’8° settimana.

L’allontanamento dai cuccioli da parte della madre può essere visto come il primo comportamento di separazione. Nonostante vi sia un’elevata variabilità tra le cucciolate nel comportamento delle singole madri, l’allontanamento della madre a partire dalla terza settimana di vita della cucciolata, è evidente in ogni cucciolata (Rheingold, 1963).

Wilsson (1984), studiò le interazioni tra la madre e il cucciolo durante lo svezzamento in 17 cucciolate di pastore tedesco. Durante la fine della terza settimana, tutti i cuccioli erano capaci di stabilire un contatto con la madre ovunque all’interno della cassa parto. Da quel momento, la madre lasciava la cucciolata sempre più spesso e veniva osservata talvolta allontanarsi dai cuccioli quando questi tentavano di succhiare. Durante la terza e quarta settimana, la maggior parte dell’allattamento veniva effettuato in posizione quadrupedale da parte della madre (standing), postura che rende difficile il raggiungimento dei capezzoli. L’allattamento inoltre diventava sempre più breve in durata e frequenza.

Durante la quarta settimana, le madri erano osservate allontanarsi dai cuccioli sempre più frequentemente; sempre durante la quarta settimana, 8 delle 17 madri oggetto dello studio, prendevano il muso o la testa dei cuccioli nella loro bocca quando questi cercavano di attaccarsi ai capezzoli (Wilsson, 1984).

Dalla quinta settimana, questo morso inibito era spesso preceduto da ringhio o da sollevamento del labbro ed esibizione dei denti, e mostrato quando i cuccioli cercavano di

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attaccarsi ai capezzoli o quando la madre interpretava il contatto di un cucciolo come un tentativo di attaccarsi alla madre per nutrirsi (Wilsson, 1984).

Durante la 6°-8° settimana in particolare, alcune femmine erano osservate anche punire i loro cuccioli attraverso il morso inibito quando questi giocavano troppo rudemente o violentemente (Wilsson, 1984; Rheingold, 1963).

Appena i cuccioli, a seguito del morso inibito, smettevano di succhiare o rispondevano evitando la madre, questa spesso era vista leccare o mordicchiare il loro mantello.

Questi due comportamenti della madre, leccare o mordicchiare il mantello dei cuccioli, erano stati visti per la prima volta rispettivamente durante la terza e la quarta settimana post-partum,e la frequenza di entrambi aumentava durante il periodo di osservazione (Wilsson, 1984).

Il morso inibito era dunque il mezzo più utilizzato dalla madre per scoraggiare i cuccioli dal succhiare il latte dai capezzoli e raggiungeva l’espressione massima durante la 7°settimana, come osservato dalla stessa Rheingold (1963), la quale affermò che la punizione da parte della madre raggiungeva il picco intorno ai giorni 43-54 post-partum.

Wilsson (1984) osservò notevoli differenze nello stile di svezzamento e nelle punizioni inflitte ai cuccioli tra madri della stessa razza e tra madri di razze diverse, in accordo con quanto osservato da Rheingold (1963).

E’ probabile che sia la quantità di allattamento ricevuto e il tempo dedicato allo svezzamento, così come le interazioni tra la madre e la cucciolata, abbiano degli effetti permanenti sul comportamento dei cuccioli.

Scott e Fuller (1965), nei loro studi effettuati a Bar Harbor, trovarono diversi effetti materni sullo comportamento del cucciolo, ad esempio, la madre era in grado di influenzare l’attrazione e la reazione alla manipolazione da parte dell’uomo a 13 e 15 settimane, e anche l’emotività del cucciolo in generale (Wilsson, 1984).