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Il comportamento di licking (leccamento) e licking anogenital (leccamento

1.5 Il comportamento materno

1.5.1 Il comportamento di licking (leccamento) e licking anogenital (leccamento

Subito dopo il parto, la maggior parte delle femmine di mammifero lecca i propri cuccioli, fatta eccezione alcune specie (Edwards e Broom, 1982; Nowak, 2006; Broom e Fraser, 2007). Il licking è completamente assente nelle specie acquatiche, sia in quelle che danno alla luce il neonato nell’acqua (balene, delfini, lamantino) sia in quelle che danno alla luce il piccolo sulla terraferma (foche, trichechi). Persino alcune specie terrestri non leccano il loro neonato come gli elefanti, i cammelli, i suini, mentre altre esibiscono questo comportamento intorno al parto ma non dopo (pecore, conigli) (Nowak, 2006). Un'altra grande eccezione è rappresentata dai primati: invece di leccare il proprio piccolo, la madre fa un uso esteso delle proprie mani per stabilire un’immediata interazione col proprio piccolo, accarezzandolo, stringendolo, tenedolo in braccio e coccolandolo (Nowak, 2006). Esattamente come il leccamento, la stimolazione tattile e il contatto con la pelle del neonato umano è di fondamentale importanza e serve a rimuovere la vernix caseosa o vernice caseosa, una pellicola spessa di una sostanza grassa e bianca che protegge la pelle del bambino e impedisce che riggrinzisca a contatto con il liquido amniotico. Inoltre, lo “skin to skin contact”, cioè il contatto pelle contro pelle madre-bambino e le carezze servono per tenere al caldo il bambino, per calmarlo e per stimolare la crescita e l’apprendimento (Nowak, 2006).

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Nel maiale, spesso trascorrono molte ore tra la nascita del primo e quella dell’ultimo maialino della cucciolata, e la scrofa giace per tutto il tempo di durata del parto; il suo decubito laterale è una posizione ottimale per favorire il nursing (allattamento) da parte dei primi neonati, permettendo loro un facile accesso alla regione mammaria, ma tutto questo preclude il

grooming (leccamento) in ognuna delle sue forme caratteristiche nelle altre specie animali

(Broom e Fraser, 2007).

In altre specie, la neo mamma rimuove i fluidi amniotici che rivestono il neonato con un leccamento accurato del corpo del piccolo; il neonato perde calore per conduzione mano a mano che lo spessore dei fluidi amniotici si riduce. Il grooming è diretto progressivamente dal dorso del neonato e dalla testa verso le parti più ventrali del corpo e agli arti. Queste attenzioni materne inoltre svegliano il neonato ed attirano la sua attenzione nei confronti della madre (Edwards e Broom, 1982; Broom e Fraser, 2007).

Il grooming rivolto sulla faccia del piccolo serve a rimuovere le membrane dalla stessa ed a prevenire il soffocamento.

In corso di grooming la madre inevitabilmente sparge considerevoli quantità della sua saliva sulla superficie corporea della prole; questa si asciuga velocemente, ma la saliva secca impartisce una identità feromonale familiare al neonato. E’ ormai chiaro che i ferormoni orali veicolati nella saliva sono importanti negli scambi sociali tra animali, ed in particolare tra il giovane e la madre nella situazione di riconoscimento. L’attività di grooming è sotto il controllo della prolattina, ormone che regola molti dei comportamenti materni (Edwards e Broom, 1982; Broom e Fraser, 2007).

Nel caso in cui gli animali partoriscano più cuccioli, il comportamento materno di grooming può essere diretto maggiormente a quei cuccioli nati prima nella sequenza; questo comportamento risulta particolarmente evidente nelle pecore di razza Merino (Broom e Fraser, 2007).

Altri studi sui roditori hanno dimostrato come al momento del parto, anche la femmina di ratto cominci inizialmente a pulire e leccare l’area intorno alla sua vagina, per poi quando i piccoli iniziano ad emergere, agevolare le contrazioni uterine tirandoli fuori con i denti; quindi ingerisce la placenta ed il cordone ombelicale, elimina le membrane fetali che avvolgono come uno stretto involucro i piccoli, ed avvia l’attività di grooming sugli stessi (Carlson, 2001).

Rosenblatt e Lehrman (1963), basandosi su studi fatti su ratti di laboratorio, affermano che la femmina presenta in effetti un’attività di self-licking al momento del parto, rivolta alla regione genitale, in primo luogo all’orificio vaginale bagnato dai fluidi amniotici; l’attività di self-

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l’attività di grooming e licking nei confronti dei suoi cuccioli. Il self-licking serve inoltre per favorire lo sviluppo della ghiandola mammaria (Nowak, 2006).

Le femmine leccano i propri piccoli sia prima che durante l’allattamento; da alcuni studi sui ratti è emerso che la madre ruota i piccoli utilizzando le sue zampe anteriori, e inizia a leccarli a livello della regione addominale, in particolar modo nella zona anogenitale (licking

anogenital) (Rosenblatt e Lehrman, 1963).

Leccando questa area, viene stimolata l’urinazione e la defecazione da parte del cucciolo, i quali in un primo momento non sono in grado di assolvere a queste funzioni in maniera indipendente (Rosenblatt e Lehrman, 1963; Dunbar et al., 1981).

I cuccioli di ratto non sono difatti in grado di urinare e defecare in maniera indipendente per le prime 3 settimane di vita. L’assenza di licking anogenital da parte della madre comporterebbe la morte del cucciolo; il dodecyl propinato, un chemosegnale secreto dalle ghiandole prepuziali del neonato, così come tutte le altre secrezioni delle ghiandole prepuziali, gioca un ruolo molto importante nell’evocare il licking anogenital materno (Brouette-Lahlou et al., 1991; Levy et al., 2003).

Alleva e colleghi (1989), e Cavigelli e colleghi (2010), riferiscono che femmine di topo apparentemente curano di più, e per periodi di tempo maggiori, cuccioli maschi piuttosto che cuccioli di sesso femminile; in particolare cucciolate di soli maschi ricevono una maggior cura nella costruzione del nido da parte della madre, più attività di nursing e licking rispetto a cucciolate miste o a cucciolate di sole femmine. Sempre Cavigelli e collaboratori (2010), affermano che all’interno di una stessa cucciolata esiste una variabilità delle cure materne offerte ai cuccioli tale che alcuni cuccioli sono leccati il doppio rispetto ad altri.

Secondo Dunbar e colleghi (1981), le cagne trovano estremamente attraenti i fluidi amniotici e questi giocherebbero un ruolo vitale nel direzionare il comportamento della madre verso lo stabilirsi e svilupparsi del legame con la propria prole.

Nel ratto, la formazione dell’associazione tra il leccamento e l’odore della madre dipende dall’attivazione leccamento-indotta del locus ceruleus, i cui assoni terminano nel bulbo olfattivo e rilasciano norepinefrina. Prima del decimo giorno postpartum, i ratti neonati mostrano prolungate attivazioni del locus ceruleus le quali rilasciano enormi quantità di norepinefrina nel bulbo offattivo. Questo meccanismo consente ai cuccioli di sviluppare una preferenza per l’odore materno molto rapidamente e facilmente (Mogi et al., 2011).

Le cagne leccano i propri cuccioli sia per pulirli, sia per stimolare le funzioni cardiovascolare e respiratoria (Casella e Taglietti, 1996; Nowak, 2006). Il licking serve a rimuovere i fluidi fetali e le membrane o l’intero sacco amniotico con la placenta, serve alla madre anche per

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orientare il piccolo verso la regione mammaria in concomitanza con l’adozione di una postura facilitante l’allattamento (Nowak, 2006).

L’immaturità del sistema neurovegetativo del cucciolo alla nascita fa si che le funzioni escretrici non siano autonome e che il cucciolo debba essere stimolato dalla madre (Pageat, 1998).

Il licking nella cagna è presente dal primo giorno di vita della prole, raggiunge il picco durante il 4°-6° giorno, poi si riduce gradatamente fino a comparire non frequentemente a partire dal 42° giorno post partum. Il licking e licking anogenital sembrano avere diverse funzioni, conclusioni basate sui risultati che essi producono; in ordine di frequenza, le funzioni sono: stimolare l’urinazione e la defecazione del cucciolo, svegliare i cuccioli e recuperarli (Dunbar et al., 1981; Rheingold, 1963; Nowak, 2006).

Il licking anogenital è molto comune, la regione anogenitale include l’area dell’ano, lo sbocco dell’uretra, l’addome e la zona posteriore del corpo del cucciolo. Nei primi giorni il licking anogetinal determina l’escrezione di urine e feci e la loro ingestione da parte della madre può non essere vista (la sua lingua è grande, i cuccioli sono piccoli ed anche le loro escreta probabilmente sono piccole) (Reinghold, 1963; Dunbar et al., 1981).

A partire dal settimo giorno, e sempre di più nei giorni successivi, le escreta possono essere qualche volta viste uscire dai cuccioli ed essere consumate dalla madre. Il licking diventa sempre più vigoroso; il corpo del cucciolo è spesso sollevato in aria mentre la madre lo lecca, ed i cuccioli spesso protestano, soprattutto se stanno succhiando. Oltre a leccare la regione perineale, la cagna a volte lecca anche le teste e le schiene dei piccoli per svegliarli; i piccoli diventano dunque molto attivi e si muovono verso di lei, girano la loro testa verso l’addome della madre e si apprestano a succhiare. Più avanti, il licking sarà utilizzato dalla madre per richiamare i cuccioli. La regione perineale viene comunque leccata soprattutto nella prima settimana di vita e maggiormente rispetto alla zona della testa e della schiena (Reinghold, 1963). Dunbar e colleghi (1981), riferiscono che il licking anogenital nella cagna si riduce rapidamente a partire dal ventesimo giorno post-partum per poi scomparire intorno a trentesimo giorno dalla nascita dei piccoli. La riduzione dell’attività di licking anogenital da parte della madre coincide con l’acquisizione della capacità di urinare autonomamente da parte dei cuccioli.

1.5.2 Il comportamento di contact (contatto madre-cucciolo), nursing