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Il comportamento di adozione di altri cuccioli

1.5 Il comportamento materno

1.5.5 Il comportamento di adozione di altri cuccioli

Spesso le gatte possono occuparsi dei gattini di un’altra madre o allevarli in comune. Anche le femmine di topo o di ratto accettano tutti i piccoli che gli vengono offerti, se sono sufficientemente giovani (Carlson, 2001).

La femmina di ratto alleva qualsiasi piccolo si trovi all’interno del suo nido, manifestando un attaccamento generico, non selettivo, nei confronti dei neonati (Lèvy et al., 1996; Marazziti et

al., 2008); difatti, sebbene siano capaci di discriminare i propri piccoli da quelli di un’altra

madre, questa discriminazione non le inibisce dall’elargire cure parentali a cuccioli estranei (Beach e Jaynes, 1956a; Ostermeyer e Elwood, 1983; Rosenblatt e Lehrman, 1963; Numan e Insel, 2003).

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Il comportamento materno nelle pecore è molto diverso da quello mostrato dai roditori, in quato queste hanno un legame selettivo con i propri agnelli alla nascita e rifiutano qualsiasi tentativo di approccio da parte di agnelli estranei (Numan e Insel, 2003).

L’adozione di cuccioli non è di norma un problema per una cagna con una sua cucciolata, anche se i cuccioli che devono essere adottati sono di poche settimane più grandi dei suoi; poiché tutti i lupi all’interno di un branco partecipano alle cure dei cuccioli, e sono tutti geneticamente parte della stessa famiglia, non ci sarebbe un vantaggio per una femmina di lupo nel riconoscere solo ed esclusivamente i propri cuccioli. Questo comportamento dei lupi viene riprodotto in parte dai nostri cani moderni (Broom e Fraser, 2007).

Femmine di lupo imparentate tra loro possono stare a guardare e giocare con i giovani mentre la loro madre è a caccia; in caso di false gravidanze, queste femmine sono anche in grado di produrre latte e quindi possono anche allattare i cuccioli. Questo comportamento di partecipazione nella gestione dei piccoli è meno frequente nel cane, ma la ragione può essere in funzione di come sono tenuti i cani di proprietà (una mancanza di opportunità), piuttosto che a un’assenza di comportamento (Broom e Fraser, 2007).

Il comportamento materno in primati non umani

Studi effettuati su primati non umani, nello specifico scimmie di macaco rhesus, hanno dimostrato che il sistema affettivo materno può essere descritto più adeguatamente in termini di fasi sequenziali. Le fasi sono tre, e la delineazione temporale di tutte e tre le fasi dipende da una notevole varietà di fattori, quali l’ambiente fisico e sociale di vita dell’animale, la sua storia di vita, precedenti gravidanze ed esperienze con precedenti piccoli, fattori endocrinologici ecc. Le tre principali fasi materne sono: la prima, di attaccamento e protezione, la seconda, di ambivalenza, la terza, di separazione e rifiuto. Lo stadio di attaccamento e protezione è caratterizzato da risposte materne che sono quasi totalmente positive, che includono il cradling (cullare il cucciolo), nursing, grooming, frenare i tentativi di allontanarsi del piccolo e recuperarlo se esso si allontana (Harlow et al., 1963).

Durante gli spostamenti ad esempio per la ricerca di cibo, la madre primate porta con sé il neonato sia sul suo ventre o sul suo dorso, a seconda dello stadio di sviluppo del piccolo (Numan e Insel, 2003).

Nel corso della fase di attaccamento e protezione, la madre spesso tiene il cucciolo poggiato sul suo ventre o lo culla tra le sue braccia o gambe; la frequenza di questi due comportamenti, inizialmente alta, tende a ridursi progressivamente dopo il primo mese di vita e diventa relativamente infrequente a partire dal terzo mese. Indubbiamente in parte questo risultato è legato ad una maggiore mobilità del neonato, ma riflette anche una graduale cessazione della

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prima fase delle cure materne. Il contatto con il capezzolo per alimentarsi è molto frequente durante la fase di attaccamento-protezione, mentre diviene relativamente infrequente a partire dal terzo mese di vita del cucciolo, pur continuando anche se sempre con minore frequenza per un considerevole periodo di tempo, anche in alcuni casi fino ai diciotto mesi post partum. Durante il terzo mese la madre può alcune volte richiamare il piccolo se questo si allontana, attraverso due particolari meccanismi di comunicazione, classificati come il “silly grin response” (sorriso sciocco) e “affectional present”; il primo meccanismo di comunicazione è stato notato meno rispetto al secondo, che è caratterizzato dall’assunzione di una postura che è a volte indistinguibile da quella presente nel modello sessuale femminile.

La seconda fase, quella dell’ambivalenza, include sia risposte positive che negative da parte della madre nei confronti del cucciolo, che si mostrano più o meno in eguale frequenza. Tra le risposte negative si hanno morsi, percosse, stringere e tirare il pelo e ostacolare i tentativi del piccolo di avere un contatto fisico con la madre. Anche la fase di ambivalenza si sviluppa gradatamente, ci sono diversi criteri che possono essere usati per valutare questa transizione, e tra questi l’atteggiamento minaccioso della femmina e la punizione materna. La punizione materna risulta inesistente durante i primi due mesi di vita e si presenta raramente durante il terzo mese, mentre tende a subire un incremento durante il quarto-quinto mese dalla nascita, per poi subire un decremento dopo il quinto mese in relazione all’acquisizione della capacità da parte del neonato di evitare la punizione. La terza fase, quella di separazione, come implica il nome, è caratterizzata dal termine graduale del contatto fisico tra la madre ed il cucciolo. In natura la madre può attivamente proteggere il piccolo in caso di emergenza anche dopo la separazione fisica da esso, il che suggerisce un ritardo temporale tra la quasi completa separazione fisica e la completa separazione psicologica dal piccolo. In natura, la separazione fisica tra la madre di macaco rhesus ed il suo piccolo prende posto al momento in cui la madre partorisce un nuovo cucciolo, generalmente un anno dopo la nascita del precedente; nonostante ciò, il piccolo allontanato viene osservato stare nelle vicinanze della madre per un periodo addizionale di tempo prima che la separazione psicologica diventi completa (Harlow

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