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Divergenze sulle politiche da adottare in seno alla troika

3. La Tunisia dopo il 14 Gennaio 2011

3.3 Al Ḥarakah Al-Nahḍah nei fatti: le politiche socio economiche

3.3.7 Divergenze sulle politiche da adottare in seno alla troika

Nonostante gli sforzi della troika di riuscire a mantenersi unita portando avanti il suo incarico politico di transizione, i due grandi partiti di coalizione, Al-Naḥdah e il CPR appaiono nelle ultime settimane in guerra fredda.

I tre partiti di coalizione nel Marzo scorso avevano siglato un patto, sotto il nuovo governo di ʿAlī Al-ʿArayyiḍ, definendo i principi e le priorità su cui avrebbe dovuto basarsi il nuovo accordo276 ma le divisioni sembrano aver avuto la meglio. I disaccordi non sono dovuti tanto a questioni religiose, quanto a divergenze in merito ai problemi economici. Il leader del CPR, il Presidente Al-Marzūqī, ha più volte ribadito questo punto, sottolineando che il suo partito ed Al-Naḥdah sostengono approcci diversi rispetto alle politiche economiche da adottare: se il partito islamico propende per un’economia liberale, il CPR si oppone, affermando che essa non farebbe che

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B. Hibou, H. Meddeb, M. Hamdi, Tunisia after 14 January and its social and political economy, op. cit.

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It could be normal: Tunisia is getting back on track, in “The Economist”, 31 Marzo 2011, http://www.economist.com/node/18491692.

276 L. Weslaty, Gouvernement Laarayadh : un contrat politique entre Ennahda Ettakatol et CPR, in « Nawaat.org », 13 Marzo 2013, http://nawaat.org/portail/2013/03/13/gouvernement-laarayadh-un- contrat-politique-entre-ennahdha-ettakatol-et-cpr/.

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accrescere le ineguaglianze sociali, perdendo così di vista l’auspicabile obiettivo della giustizia sociale. Lo Stato, sostiene Al-Marzūqī, è l’unica entità in grado di stabilizzare l’economia del paese, mettendo davanti l’interesse generale a quello particolare, a favore di un’economia trasparente ed efficace dello Stato, contro la teoria della mano invisibile del mercato277. Le grandi linee del terzo partito di coalizione At-Takattul, invece, erano state presentate durante la campagna elettorale del 2011 dal futuro presidente dell’ANC Muṣṭafā Ben Ja‘afar, il quale ha subito messo in evidenza che secondo la strategia del suo partito la ripresa economica passa innanzitutto attraverso il pieno impiego. Nel breve termine il partito sosteneva misure d’urgenza volte alla riduzione della disoccupazione nelle zone più arretrate; in una seconda fase il rilancio economico sarebbe dovuto passare dalla promozione degli investimenti pubblici e privati, nonché dalla tutela delle imprese accordando loro delle agevolazioni fiscali; inoltre il partito mirava sia a valorizzare il settore agricolo inserendolo nel cuore della strategia di sviluppo per ridurre la dipendenza dalle esportazioni, che alla ripresa industriale basata sull’innovazione e l’internazionalizzazione278. Se le posizioni di CPR e Al-Naḥdah si sono allontanate drasticamente nel corso del tempo, il terzo partito della troika At-Takattul, ufficialmente riformista, durante la lunga militanza accanto ad Al- Naḥdah, si è spesso adagiato alle decisioni del partito islamico, mettendo da parte gli orientamenti e le priorità della sua formazione, inducendo molti dei suoi esponenti ad abbandonare il partito279.

Nel tentativo di ridare vigore alle casse dello Stato attraverso risorse interne, il Presidente Al-Marzūqī si è soffermato ad analizzare il problema della corruzione, ancora dilagante nel paese pur essendo uno dei punti per cui le rivolte richiedevano un salto di qualità rispetto al passato: lottando efficacemente contro di essa e recuperando tutte le tasse che sfuggono allo stato applicando una riscossione delle imposte efficiente è possibile limitare le diseguaglianze tra la classi e migliorare la situazione della parte povera della società, rendendo possibile allo Stato l’indirizzamento di queste nuove risorse verso lo sviluppo. Un ragionamento di questo tipo risulta essere più attento alla giustizia sociale; infatti una buona politica fiscale riuscirebbe a differenziare la diverse

277 Moncef Marzouki, L’invention d’une démocratie, La découverte, Parigi, 2013, pag. 138.

278 A. Belhadj Ali, Tunisie-partis politique : les trois dimension du programme économique d’Ettakatol, in « Web Manager Center », 18 Maggio 2011, http://www.webmanagercenter.com/magazine/idees-et- debats/2011/05/18/105978/tunisie-partis-politiques-les-trois-dimensions-du-programme-economique- d-ettakatol.

279 D. Minuti, Tunisia, Ennahda cede, verso governo di scopo, in “AnsaMed”, 22 Agosto 2013, http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2013/08/22/Tunisia-Ennahda-cede- verso-governo-scopo_9185456.html.

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fasce di reddito permettendo allo stato di riempire le sue casse mantenendo attivi i sussidi sociali, una delle cause più importanti del malcontento risultante dalle politiche neoliberali.

Il CPR sembra inoltre preoccupato per la negligenza nei confronti del settore agricolo, che potrebbe essere uno dei punti forti delle nuove politiche economiche attraverso una adeguata riforma agraria, capace di sfruttare le terre demaniali, riuscendo a far avvicinare i giovani ad un settore importante ma dimenticato280.

Gradualmente dei pericolosi punti di vicinanza sembrano emergere tra il partito islamico e la vecchia guardia. L’ex partito RCD, attraverso una propria disponibilità economica consistente, poteva ricorrere a metodi poco trasparenti per avvicinare la popolazione al proprio partito; in un modo simile, Al-Naḥdah dispone di grandi risorse finanziarie interne al partito ma anche provenienti dall’estero, cosa che l’ha agevolata nel corso della campagna elettorale ottenendo consensi facilmente constatabili. Inoltre una rete internazionale di stati e istituzioni aveva deciso di dare il pieno sostegno all’ingiusto ma rassicurante ex dittatore. Oggi sembra fare la stessa cosa col partito islamico, che ha dimostrato in questi pochi anni di voler continuare una politica economica liberale compiacente all’Europa, in primo luogo. All’opposto, le politiche proposte dai partiti laici come il CPR tenderebbero a far divenire forte economicamente lo stato attraverso un sistema fiscale adeguato e lo sviluppo dei settori chiave del paese, rendendo la Tunisia meno dipendente dalle pressioni esterne.

La situazione di stallo politico, si è venuta a creare quindi attraverso una distanza sempre più significativa tra il blocco islamista, liberale, e il blocco civile, socialista e democratico, i quali sono riusciti a fare di ogni decisione un punto di disaccordo, portando il paese ad una situazione di impasse politica ed economica281.

Inoltre le diverse forze politiche, hanno appoggiato posizioni opposte anche rispetto ad argomenti come i rapporti di forza tra i due capi dell’esecutivo, mettendo da parte così i punti di compromesso iniziali intesi all’approvazione della Costituzione.

La coalizione, che avrebbe dovuto mostrarsi forte ed unita per affrontare una tenace opposizione, ha mostrato tutta la sua debolezza. Messa a nudo la fragilità del governo e la risolutezza da parte dell’opposizione nel volerlo svuotare della sua ragion d’essere, la crisi sembra difficile da nascondere. Il governo, non rispondente ancora del volere del popolo, poiché non democraticamente eletto e ad interim, manca quindi di un

280 Moncef Marzouki, L’invention d’une démocratie, op. cit. 281 L. Maktouf, Sauver la Tunisie, op. cit.

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appoggio, sia interno, da parte degli altri partiti di maggioranza, sia esterno, dunque da parte della società civile.

Secondo Al-Marzūki la politica economica necessaria per realizzare un’economia al servizio di tutti non sembra essere né liberale, né socialista, né sviluppista282. Deve essere piuttosto improntata al registro del pensiero democratico, con l’obiettivo principale della giustizia sociale283. Mettere in piedi una politica economica che permetta il pieno adempimento dei diritti economici e sociali è il passo essenziale perché il paese possa essere guidato dalla giustizia, l’uguaglianza e soprattutto dalla stabilità. Infatti, una volta rimosso il punto debole sul quale si è costruito uno stato fallimentare dal punto di vista sociale, è possibile ridefinire le politiche economiche adeguate all’edificazione di uno stato autonomamente forte.