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3. La Tunisia dopo il 14 Gennaio 2011

3.3 Al Ḥarakah Al-Nahḍah nei fatti: le politiche socio economiche

3.3.4 Le relazioni con l’UE

I paesi europei hanno discusso a varie riprese sugli sviluppi delle rivolte arabe e a Marzo 2011 il Consiglio Europeo Straordinario ha formulato una Comunicazione contenente la proposta di un “Partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale254”. La proposta contiene tre principali obiettivi: a) la trasformazione democratica e il consolidamento delle istituzioni; b) un legame di

250 M. Ghanmi, Bawādīr taḥassun qiṭā‘i as-siyāḥa fī tūnis, op. cit.

251 Y. B., Augmentation de 32% du nombre des touristes en visite en Tunisie, selon le ministre du tourisme, in « Tunisie Numerique », 27 Settembre 2012,

http://www.tunisienumerique.com/augmentation-de-32-du-nombre-des-touristes-en-visite-en-tunisie- selon-le-ministre-du-tourisme/146808.

252

RFI, En Tunisie, les professionnels du tourisme réclament la sécurité pour leur survie, op. cit. 253

M. Magassa-Konaté, La Tunisie à la reconquête d’un tourisme en perte de vitesse, in « Saphirnews », 5 Luglio 2013, http://www.saphirnews.com/La-Tunisie-a-la-reconquete-d-un-tourisme-en-perte-de- vitesse_a17092.html.

254 IAI (Istituto Affari Internazionali), I rivolgimenti politici in Nord Africa e la riforma della politica euro- mediterranea, n.33, Maggio 2011, http://www.iai.it/pdf/Oss_Polinternazionale/pi_a_0033.pdf.

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cooperazione più forte con le popolazioni; c) una crescita e uno sviluppo economico equi e sostenibili255. Il tema della democrazia fin dall’inizio è stato prioritario nella strategia UE; è stato in seguito trascurato per tornare sotto i riflettori dopo il “risveglio arabo”. Durante la riunione di Marzo l’UE ha dato pieno appoggio alla rivolta tunisina, un sostegno diplomatico alle aspirazioni di apertura e democrazia, criticando severamente la politica di stabilità favorita fin qui nelle relazioni con i regimi autoritari. Realizzando l’errore di aver preferito un tipo di sostegno politico incoerente con i principi democratici, fin dall’inizio osannati, l’UE ritiene che una nuova politica euro- mediterranea basata sul riconoscimento dei nuovi partner, debba coniugarsi con un maggior spirito di compromesso piuttosto che essere basata su una pretesa di omologazione dei partner256.

La proposta avanza delle idee in merito allo sviluppo e all’integrazione economica che in realtà non sono nuove. Tuttavia si tenta di dare inizio al nuovo percorso prendendo consapevolezza delle cause che hanno ritardato lo sviluppo e hanno provocato un’iniqua distribuzione della ricchezza. L’insuccesso della politica economica dell’UE è dovuto anche all’approccio eccessivamente intergovernativo delle iniziative euro-mediterranee. Di limiti si può e si deve parlare: per la riva nord del Mediterraneo la politica euro-mediterranea nata con il processo di Barcellona, è servita a istituzionalizzare i privilegi di stati che non hanno fatto nulla per realizzare quella tanto decantata zona di prosperità comune257.

I fondi di sviluppo e di assistenza sono stati trasferiti in gran parte direttamente ai governi, escludendo la società civile e favorendo così da un lato la corruzione, l’appropriazione di risorse da parte della ristretta cerchia al potere e il capitalismo clientelare, e sottraendo dall’altro opportunità ai potenziali imprenditori locali, impedendo l’irrobustimento della classe media e la formazione di un ceto imprenditoriale. L’assenza o la debolezza di un settore privato indipendente è anche causa dello scarso peso delle esportazioni258.

I nuovi programmi quindi sono intesi a dedicare maggiore attenzione all’impatto sociale, quindi alla distribuzione del reddito, le esigenze dello sviluppo umano e al ruolo

255255 IAI ( Istituto Affari Internazionali), I rivolgimenti politici in Nord Africa e la riforma della politica euro-mediterranea, op. cit.

256

Ibidem. 257

F. Manfroni, C’era una volta il partenariato euro-mediterraneo… , in “Osservatorio Iraq”, 3 Aprile 2013, http://osservatorioiraq.it/analisi/wsfc%E2%80%99era-una-volta-il-partenariato-euro- mediterraneo%E2%80%A6.

258 Sinan Űlgen, “Time to Overhaul the European Union’s Role in North Africa”, Carnegie Europe, International Economic Bulletin, Gennaio 2011.

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del settore privato. Il 19 Novembre 2012 la Tunisia diviene “ partner privilegiato” dell’UE, in seguito all’accordo concluso durante la nona sessione del Consiglio di Associazione UE - Tunisia a Bruxelles259. Questa fase permetterà alla Tunisia di aprirsi ad altri partner regionali ed internazionali e conferma la fiducia dell’Unione nei confronti della transizione democratica nel paese. Si basa su un piano d’azione di quattro anni in qui i ventisette paesi apporteranno un sostegno finanziario, tecnico e consultivo alle riforme, in seguito rafforzato dall’accordo di libero scambio, come base per un partenariato privilegiato che permetterà al paese di integrarsi con la sponda nord. In questo modo le esportazioni tunisine godrebbero di una priorità sui mercati europei che permetterà al paese di beneficiare di prestiti a basso tasso260.

L’altro lato della medaglia è costituito dai diversi partiti di opposizione che denunciano un simile accordo, etichettandolo come una riaffermazione della dipendenza tunisina nei confronti dell’Europa. Il segretario del partito comunista Al- Hammāmī ha dichiarato che questo tipo di partenariato avrà degli effetti negativi sui settori economici, in particolare agricolo e industriale261.

Anche l’Istituto Arabo dei Capi di Impresa (IACE) ha suonato il campanello d’allarme nel Giugno scorso rispetto all’accordo di statuto privilegiato tra UE e Tunisia. In una conferenza stampa organizzata dall’istituto, infatti, esperti hanno espresso le loro preoccupazioni in merito, insistendo sulla necessità di definire le priorità per la Tunisia e una negoziazione chiara delle linee guida di tale accordo.

Walid Bel Hadǧ Amūr, membro dell’IACE, ha precisato in una dichiarazione ad

Africamanager262 che i termini dell’accordo non sono chiari, e che il libero scambio è solo nelle intenzioni. Amūr ha sottolineato che entrambe le parti coinvolte nell’accordo devono perseguire i loro interessi e far conoscere i loro punti di vista. Infatti, da parte del settore privato vi sono diverse richieste nei confronti dell’UE: oggi le imprese tunisine che vogliono installarsi in Europa incontrano diverse difficoltà a causa di problemi di mobilità e di accesso al mercato. In altre parole, gli imprenditori tunisini, intendono avere pari possibilità rispetto ai partner europei, e quindi richiedono

259

La Tunisie partenaire privilégié de l'Union Européenne, in « Businessnews.tn », 19 Novembre 2012, http://www.businessnews.com.tn/La-Tunisie-partenaire-privil%C3%A9gi%C3%A9-de-lUnion-

europ%C3%A9enne,520,34627,3. 260

M. Ghanmi, Tūnis taḥsul ‘alā waḍa‘a mutaqaddim fī ‘ilāqatiha ma‘a al-ittiḥād al-ˈūrūbiy, in « Magharebia », 22 Novembre 2012,

http://magharebia.com/ar/articles/awi/features/2012/11/22/feature-02?change_locale=true. 261 Ibidem.

262 K. Taboubi, 6-06-2013 : La Tunisie, partenaire privilégié de l’Union européenne, mais à quel prix ? , in « Africa Manager”, 6 Giugno 2013, http://www.africanmanager.com/151807.html?pmv_nid=1.

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l’abbattimento reale delle barriere normative e di eleggibilità affinché le imprese tunisine abbiano reale accesso al mercato. “Essere partner europeo deve significare qualcosa di più che essere destinatario di delocalizzazioni di basso valore” ha dichiarato Amūr263.