Esito finale di un processo inteso a perfezionare, o a meglio specificare, istanze conoscitive di un’attività di valutazione i cui elementi generali risultino definiti nell’ambito del mandato valutativo.
Nella pratica, non è affatto detto che tale processo sfoci in una vera e propria domanda, fermo restando che il principale fra i risultati attesi dovrebbe comunque essere quello della
delimitazione del perimetro della valutazione, di modo che la stessa sia focalizzata sugli aspetti realmente rilevanti per il Committente e/o i soggetti a vario titolo interessati (non tanto alla valutazione in sé quanto piuttosto all’oggetto – un programma, un progetto o quant’altro -‐ della medesima).
La domanda (o le domande, giacché spesso da un’istanza generale ne derivano alcune di tipo operativo) di valutazione va, quindi, intesa quale strumento utile a declinare in termini
operativi il mandato valutativo (quali aspetti si è nello specifico interessati a conoscere) e, per conseguenza, a orientare la definizione dei prodotti valutativi e, soprattutto, le scelte relative a metodi e tecniche da impiegare nell’attività di valutazione.
Le domande di valutazione dovrebbero idealmente scaturire dai diversi soggetti implicati: ad es. le istituzioni che hanno la responsabilità di una certa politica pubblica, gli operatori che realizzano gli interventi previsti da quella politica, le parti rappresentative di interessi diffusi, se del caso gli stessi destinatari ultimi degli interventi. Le istanze conoscitive di tali soggetti, ove necessario poste a confronto con quelle della Committenza, dovrebbero, come detto, consentire di circoscrivere l’oggetto della valutazione, specificarne gli obiettivi, fornire indicazioni circa modi e tempi di svolgimento, prefigurare gli elementi caratterizzanti i prodotti valutativi, in breve supportare la definizione del disegno della valutazione. Di fatto è piuttosto raro che, anche ove ne sia prevista una formalizzazione, il processo di definizione della (o delle) domanda (e) di valutazione avvenga alla luce dei punti di vista dei diversi soggetti implicati. Spesso – e la cosa non è comunque di poco conto – essa rappresenta piuttosto il mezzo con il quale la Committenza, non di rado su sollecitazione del Valutatore stesso, giunge a puntualizzare il mandato valutativo.
Voci correlate:
• Mandato.
(LF)
Econometria
Seguendo la definizione proposta in letteratura, il modello econometrico consiste in una o più equazioni, basate sulla teoria economica, sulla matematica, e sulla statistica, che viene
disegnato per spiegare i fenomeni economici. I modelli econometrici sono utili per valutare gli effetti delle politiche sulla performance economica. Questi modelli sono usati estensivamente dai decisori politici per analizzare ex ante le possibili alternative di impatto che possono derivare da misure politiche, per valutare ex post l’efficacia o l’impatto di misure di politica economica, o, più in generale, quando si vuole testare una ipotesi predittiva fondata su una teoria economica attraverso dati empirici. Nella valutazione, l’impatto è misurato in termini di cambiamento di aggregati macroeconomici dovuti alla politica implementata, rispetto a uno
scenario di riferimento di base. L’econometria prevede diverse fasi (formulazione di
un’ipotesi, specificazione del modello matematico-‐econometrico, raccolta dei dati, stima dei parametri del modello, verifica delle ipotesi, previsione e applicazione del modello per valutazione), e nelle applicazioni macroeconomiche usa dati in serie storica. A livello micro-‐ economico i modelli econometrici per la valutazione delle politiche possono essere classificati secondo tre dimensioni: la prima distingue fra modelli strutturali (basati su un sistema di equazioni), e modelli non strutturali (basati su una singola equazione detta “forma ridotta”). La seconda riguarda la distinzione fra modelli che usano variabili di policy (per esempio il sussidio pubblico) in forma lineare o binaria (per esempio mettendo in relazione unità supportate verso quelle non supportate). La terza dimensione, infine, riguarda il tipo di database sfruttato (cross-section vs longitudinale).
Nella valutazione delle politiche d’incentivazione, in genere i modelli econometrici applicati a livello microeconomico sono finalizzati a quantificare l'impatto di uno schema di politica pubblica comparando il livello della variabile obiettivo del beneficiario (per esempio l’output innovativo di un'impresa), con il livello di questa variabile obiettivo sullo stesso beneficiario se questi non avesse ricevuto il sussidio. Poiché quest’ultimo stato controfattuale non è osservabile, alcuni modelli prevedono di usare delle stime attraverso dati relativi a stati precedenti del beneficiario, e/o dati relativi a stati di altri soggetti non beneficiari, con caratteristiche simili ai beneficiari.
Bibliografia minima:
• Brancati R. (a cura di) (2001), Analisi e metodologie per la valutazione delle politiche industriali, Angeli.
• G. Cerulli (2010), “Modelling and Measuring the Effect of Public Subsidies on Business R&D: A Critical Review of the Econometric Literature”, Economic Record, n. 86.
• Malinvaud E., “Econometria”, in Enciclopedia delle Scienze Sociali, Treccani,
http://www.treccani.it/enciclopedia/econometria_(Enciclopedia_delle_Scienze_Sociali)/ Voci correlate: • Controfattuale; • Decisori; • Impatto; • Politiche pubbliche (ER)
Economicità
Le teorie del public performance management prevedono la misurazione e la valutazione dei risultati dell'azione pubblica. Tale performance è articolata in tre diverse dimensioni,
universalmente note come le tre E: economicità, efficienza ed efficacia.
Dette dimensioni possono riferirsi all'attività complessiva dell'amministrazione pubblica, oppure a singoli progetti, interventi, politiche (sia alla fase programmatoria che a quella realizzativa), per misurarne e valutarne i risultati sotto i tre aspetti medesimi.
L'economicità, in particolare, riguarda l'economia aziendale dell'ente pubblico gestore delle attività, che deve rimanere in equilibrio economico -‐ finanziario nel tempo, pur assicurando in maniera soddisfacente gli interessi della propria collettività di riferimento. In altri termini, i risultati di efficienza e di efficacia esterna delle singole iniziative non devono compromettere l'economicità della gestione interna.
Soprattutto il termine viene utilizzato nella valutazione dell'acquisizione dei fattori produttivi (input), ricercando la migliore combinazione qualità – prezzo.
Bibliografia minima:
• Mussari R. (2011), Economia delle amministrazioni pubbliche, Mc Graw-‐Hill, Milano.
• Pavan A. e Reginato E. (2004), Programmazione e controllo nello Stato e nelle altre amministrazioni pubbliche, Giuffrè, Milano.