Il concetto di gruppo sociale di per sé non ha un significato definito in assenza di un aggettivo che lo accompagni e ne individui il contesto d’uso, il grado di prossimità dei membri, le funzioni sociali o culturali. Generalmente il gruppo si giova, quindi, del riferimento a bipolarità semantiche che ne specifichino alcuni aspetti costitutivi: ad esempio, primario-‐ secondario; formale-‐informale; piccolo grande; naturale-‐sperimentale; psicologico-‐sociale (cfr. Vergati, 2008, pp. 62-‐112). La distinzione tra gruppo primario e gruppo secondario si basa principalmente sul diverso tipo di contatti tra i membri: i contatti intimi caratterizzano i gruppi primari, come la famiglia, gli amici il gruppo dei pari; i contatti superficiali sono tipici dei gruppi intermedi, quali la classe scolastica, ed infine i contatti artificiali sono quelli dei gruppi secondari, quali i consigli di amministrazione. Importante, però, è anche la funzione del gruppo ed il tipo di ruoli e di status al suo interno: il gruppo primario è quello che non ha uno scopo specifico da raggiungere e presenta al suo interno ruoli di tipo diffuso; mentre il gruppo secondario è detto anche gruppo di scopo, in relazione al fatto che si costituisce per uno scopo specifico, raggiunto il quale il gruppo può sciogliersi. Anche i ruoli al suo interno sono specifici, in quanto ogni membro svolge una funzione in relazione alla quale ricopre un diverso status. All’interno di uno stessa tipologia di gruppo possono essere compresi gruppi che presentano rilevanti differenze: basti pensare alle specificità di due diversi esempi di
strutturali e comportamentali si riscontrano in relazione al contesto ambientale e socio-‐ culturale in cui i gruppi si collocano, per cui nei diversi periodi storici così come nei diversi contesti culturali uno stesso tipo di gruppo, ad esempio, la famiglia può avere forme e significati diversi. La distinzione tra gruppo formale e informale ripercorre parzialmente quella tra gruppo primario e secondario, accentuando soprattutto però l’aspetto normativo e regolativo del gruppo, e quindi l’esistenza di regole formali o informali, di una condizione prevalente di status e ruoli paritari o gerarchizzati. Fondamentale è anche la dimensione del gruppo, poiché in relazione ad essa variano l’organizzazione interna, la caratterizzazione della cerchia dirigente e la sua numerosità ed anche la socievolezza. Il piccolo gruppo è quello che presenta una numerosità variabile da un minimo di due ad un massimo di 25-‐30 individui, poiché è questo il numero massimo di persone tra cui si può stabilire un’interazione di tipo primario, intima, continuativa e intensa. La diade è dunque il gruppo più essenziale
numericamente e più semplice, in grado di fornire lo schema base per la formazione di tutte le altre forme sociali. La sua caratteristica principale è quella della mancanza di unità
sovrapersonale, poiché a differenza dei gruppi più ampi manca “lo scarico di doveri e di responsabilità sulla formazione impersonale (Simmel, 1908). E’ proprio tale carattere di impersonalità dei gruppi superiori a due a far sì che il singolo in essi si senta
deresponsabilizzato nel compiere azioni che non farebbe se dovesse risponderne in prima persona, come ad esempio avviene nel caso di appartenenza a gruppi devianti. I gruppi vanno considerati come attori sociali specifici, in quanto non rappresentano soltanto la somma di più individui singoli, bensì un insieme di attori sociali che interagiscono tra di loro come singoli e con l’esterno come insieme unitario. Si distingue tra sistema interno di un gruppo, costituito dai sentimenti, dai modi di comportarsi, dalle norme, dai valori e dalle interazioni e relazioni sociali che si stabiliscono all’interno del gruppo, e sistema esterno, il quale si
stabilisce come reazione agli stimoli che vengono dall’esterno (ed in particolare dall’incontro-‐ scontro con altri gruppi). Tra gli studi volti ad descrivere le specificità dei diversi gruppi, numerosi sono quelli dedicati all’analisi tipologica, dei quali fanno parte quelli sui sentimenti di gruppo, quali lo spirito di corpo, il dominio, lo sfruttamento, l’opposizione, la
suggestionabilità, l’imitazione. In pratica lo studio dei gruppi inizia considerando il gruppo come “dato” e sostanzialmente statico per poi interessarsi sempre più agli aspetti processuali e quindi dinamici nel gruppo e del gruppo. Gli studi di sociologia dei gruppi sono inizialmente esclusivamente di tipo teorico, in analogia a quanto avveniva anche negli studi di sociologia generale, e vedono protagonisti principalmente studiosi europei: Simmel, Tarde, Von Wiese; il passaggio allo studio empirico avviene negli Stati Uniti, dapprima con le ricerche della Scuola ecologica di Chicago, poi con gli studi di Moreno, , di Mayo, di Lewin e successivamente con gli studi di group dynamics che a quest’ultimo si rifanno. Va inoltre ricordato che a seconda degli orientamenti, prettamente sociologico o invece psicologico, cambia anche il tipo di gruppi studiati: distinguiamo quindi i gruppi naturali, o effettivamente esistenti e con un loro background, dai gruppi di laboratorio o sperimentali. Una tipo di studi particolare è quello messo in atto da Kurt Lewin, il quale effettuava studi sperimentali su gruppi naturali, come ad esempio quelli sugli stili di conduzione della classe scolastica e l’ atmosfera del gruppo. Con quest’ultimo tipo di studi si realizza il passaggio ad una concezione funzionalistica del gruppo, come subsistema specifico ma comunque determinato dal sistema sociale più ampio. Lo studio delle dinamiche di gruppo si rifanno secondo alcuni principalmente alla Gestalt-theorie, mentre altri marginalizzano il ruolo di quest’ultima nell’ambito della sistematica sociologica. In particolare si noterà come non appartenga alla tradizione della Gestalt-theorie Moreno, a differenza di Kurt Lewin, in quanto la sociometria si differenzia dall’approccio di Lewin per oggetto, metodo e finalità. Si noterà la valenza empirica della sociometria al fine di conoscere il gruppo nel suo insieme ma anche le posizioni dei singoli nel gruppo, attraverso indici collettivi ed individuali, ricavabili dal test sociometrico, ed anche la novità rappresentata dal
poter rappresentare graficamente le relazioni (Moreno,1934), elemento già suggerito da Simmel e poi divenuto fondamento della social network analysis. Troppo spesso gli studi di sociologia dei gruppi sono stati considerati o come appartenenti ad altre sociologie speciali, come ad esempio la sociologia dell’organizzazione, o più spesso come appartenenti alla sociologia generale. Invece la sociologia dei gruppi ha un suo campo di studi specifico, costituito dall’interazione sociale nei gruppi e dalle relazioni tra gruppi. Numerosi sono gli aspetti ricollegabili alla specificità delle interazioni intra-‐gruppo, le quali si basano sul presupposto della dinamicità del gruppo ricollegabile anzitutto alla processualità delle
dinamiche interne: socializzazione, interazione, sistema di ruoli e status, potere, identità sono i principali aspetti relative alle dinamiche interne. Altrettanto importanti appaiono le
relazioni tra gruppi, per lungo tempo viste come sostanzialmente conflittuali, in quanto il concetto di in-group e quello di out-group venivano considerati mutuamente esclusivi, in riferimento ad un tipo di società tradizionale, in cui le appartenenze erano esclusive e la differenziazione sociale del singolo rispetto al gruppo di appartenenza inesistente. Si deve a Merton la teorizzazione della possibilità che il gruppo di riferimento si differenzi dal gruppo di appartenenza, più idonea a comprendere i processi di mutamento e di multiriferimento culturale e comportamentale tipici dell’età moderna. Il successivo passaggio alla società postmoderna trova nel concetto di rete personale una chiave interpretativa più adatta rispetto a quello di gruppo a spiegare la condizione relazionale e l’appartenenza dell’attore sociale. Sono fenomeni tipici delle relazioni intergruppi. la categorizzazione, lo stereotipo ed il pregiudizio (generalmente negativo), che nelle sue varie forme e gradi (diffamazione,
discriminazione, esclusione, violenza fisica, sterminio, possono riguardare singole persone o interi gruppi sociali (Allport, 1954).
Bibliografia minima:
• Allport (1954), The Nature of Prejudice, Cambridge (MA), Addison-‐Wesley, Publishing, Co.; tr.it. La natura del pregiudizio, Firenze, La nuova Italia Editrice, 1973.
• Merton R.K. (1949), Social Thery and Social Structure, Glencoe (IL), The Free Press,; tr.it. Teoria e struttura sociale, Bologna, il Mulino, 1992.
• Moreno J.L., (1934, 1953), Who Shall Survive?, New York, Beacon House; tr.it. Principi di sociometria, di psicoterapia di gruppo e sociodramma, Milano, Etas Kompass, 1964.
• Simmel G. (1908), Soziologie, Leipzig, duncher und Humblot; tr.it. Sociologia, Torino, Edizioni di Comunità, 1989.
• Vergati S. (2008), Gruppi e reti sociali,. Tra teoria e ricerca, Bonanno editore, Acireale-‐ Roma.
(SV)