La matrice dei dati è uno strumento utile a risolvere il problema dell’organizzazione dei dati raccolti attraverso i diversi strumenti di rilevazione in una forma che ne permetta un'agevole e corretta analisi. Si tratta di una griglia rettangolare nella quale ogni riga della matrice rappresenta un caso e ogni colonna una variabile, cioè una proprietà rilevata per ognuno dei casi; in ogni cella della griglia è registrato il valore rilevato per un singolo caso su una delle proprietà.
Tecnicamente una matrice è una struttura costituita da due fasci di vettori paralleli che si incrociano perpendicolarmente; secondo la natura dei referenti dei vettori, abbiamo matrici dei dati, matrici delle correlazioni, tabelle di contingenza, etc. La matrice dei dati perciò è una particolare matrice in cui i referenti dei vettori-‐riga sono casi e i referenti dei vettori-‐colonna sono proprietà attribuibili a quei casi, trasformate in variabili mediante definizioni operative. La matrice dei dati è uno strumento più utilizzato di quanto si potrebbe pensare: un listino che indichi i prezzi e le caratteristiche di automobili o macchine fotografiche altro non è che una matrice dei dati che, volendo, si potrebbe utilizzare anche per elaborazioni di tipo statistico, oltre che come uno strumento efficace e compatto per l’archiviazione e il reperimento di informazioni.
Nelle scienze sociali ogni metodo di ricerca che preveda la raccolta sistematica d’informazioni può avvalersi proficuamente di questo strumento di organizzazione dei dati, anche se non si prevede un'analisi di tipo statistico. Facendo ricerca comparata si può realizzare una tavola sinottica, la quale non è altro che una matrice "casi per variabili" nella quale, ad esempio, i casi che intestano le righe possono essere una serie di rivoluzioni politiche delle quali si possono registrare nelle colonne caratteristiche (o proprietà) quali il periodo storico, il tipo di regime, il grado di coinvolgimento della popolazione, l’uso della violenza, etc. Alcune colonne
conterranno sintetiche descrizioni, invece di valori numerici o etichette descrittive, ma ciò accade anche registrando in una matrice dei dati informazioni rilevate mediante un
questionario strutturato che preveda, accanto a domande a risposta pre-‐codificata (domande chiuse), informazioni raccolte in modo discorsivo (domande aperte).
Alcuni tipi particolari di matrici, definite matrici sociometriche, sono usate per registrare, ad esempio, il tipo e l’intensità dei rapporti tra una serie di soggetti (individui, aziende). Sono
piuttosto diffuse anche le tabelle di mobilità, usate negli studi sulla mobilità sociale per
registrare il numero d’intervistati che hanno mutato l’appartenenza di classe sociale rispetto a quella dei propri genitori (o sono rimasti nella stessa classe); queste matrici, trovano
interessanti applicazioni anche nello studio di altri tipi di mobilità; se si vuole studiare, ad esempio, la “volatilità elettorale” si registra in matrice la percentuale di elettori che hanno modificato (o conservato) la destinazione del proprio voto da un’elezione all’altra.
Al fine di sottolineare la loro specificità, le matrici sociometriche si possono definire matrici di “casi per casi” e quelle di mobilità matrici di “valori per valori” (la liste dei partiti o delle classi sociali si può concepire come l’insieme degli stati che possono assumere le variabili ‘partito’ o ‘classe sociale’), Per una discussione più analitica sui diversi tipi di matrice, si veda G. Delli Zotti, “Tipologia delle matrici utilizzate nella ricerca sociale”, Rassegna Italiana di Sociologia, n. 2, 1985, ma, a ben vedere, quelle menzionate si potrebbero anche concepire come tipi particolaro di matrici di “casi per variabili”. Nel caso delle matrici sociometriche i casi sono i soggetti intervistati (o le aziende) e le proprietà il tipo o l’intensità dei rapporti che esse intrattengono con la stessa serie di soggetti (o aziende); nel secondo esempio, i casi sono la lista dei partiti (o delle classi) le cui proprietà registrate in matrice sono l’ammontare dei voti (o degli intervistati) migrati verso ognuno dei partiti (o le classi sociali) cui sono intestate le colonne.
(GDZ)
Meccanismo
Nell’analisi realista, i meccanismi – o più precisamente i meccanismi generativi – sono insieme ai modelli di risultato e alle condizioni di contesto i tre elementi costitutivi dei modelli di
causalità generativa, cardine dell’approccio valutativo di Pawson e Tilley (1997).
Nell’approccio realista la causazione non è intesa come successione regolare e ripetuta di eventi: le ricorrenze possono solo suggerire all’analista dove vadano ricercati i meccanismi causali nel sistema osservato. Il meccanismo spiega la relazione causale descrivendo le forze operanti nel sistema considerato e chiarendo cosa generi l’uniformità nel sistema.
Nel caso dei programmi sociali i meccanismi generativi vanno ricercati in particolare negli attori sociali destinatari dell’intervento. Tali programmi, infatti, mettono a disposizione alcune risorse e il loro funzionamento dipende dal ragionamento dei soggetti coinvolti: per capire cosa funziona è necessario indagare il meccanismo generativo che può essere definito come “il meccanismo di scelta sotto lo stimolo delle risorse del programma” (Pawson, 2006: 24).
Secondo questa prospettiva analitica i programmi sociali funzionano “solo se le persone decidono di farli funzionare” ossia solo se i destinatari vanno avanti con la teoria del programma (vedi) e scelgono di utilizzare le risorse come previsto.
Bibliografia minima:
• Pawson R. (2006), Evidence-based Policy. A realist Perspective, Sage, London. • Pawson R. e Tilley N. (1997), Realistic Evaluation, Sage, London.
Voci correlate:
• Contesto; • Stakeholder.
(CT)
Metavalutazione
Riflessione sulla valutazione effettuata e relativa: alla validità del processo di ricerca valutativa, della metodologia, delle tecniche e degli strumenti utilizzati; all’efficacia della comunicazione dei risultati; alla realizzazione di un cambiamento positivo negli stakeholder e nei decisori politici; alla diffusione della cultura valutativa. È uno strumento per garantire un controllo di qualità delle attività di valutazione.