Il caso studio: Germania 1) Caratteristiche socio-politiche del caso tedesco.
5) Le donne nel mondo del lavoro e della politica in Germania
Prima di Angela Merkel, il termine cancelliera non esisteva in Germania, e per coloro nati dopo il 1995, la visione di un futuro uomo a capo del governo del paese è un pensiero estraneo e distante, tuttavia questo no significa che in Germania si sia arrivati alla parità di genere in politica, anzi, nel 2018 la presenza di donne nel Bundestag (parlamento tedesco), raggiungeva un mero 30,9%, quota che non raggiunge nemmeno un terzo dei deputati. Il tasso più alto ottenuto è stato fra il 2002 ed il 2009, con l 32,8%(Remenyi, “Germania, il lascito di Angela Merkel alle donne in politica”, Il sole 24 ore, 2018).
La composizione dei partiti politici non mostra situazione migliore, infatti nel 2018 gli unici degni di nota sono i Verdi e i Die Linke, con rispettivamente il 39,8% e il 36,5% delle donne, mentre SPD arriva al 32,5 %, CDU al 26,2%, FDP al 21,9 %, CSU al 20,5 % e AfD al 17 % (Remenyi, “Germania, il lascito di Angela Merkel alle donne in politica”, Il sole 24 ore, 2018).
Secondo i dati del 2018 in Germania la situazione politica femminile si mostrava più equilibrata solo per le posizioni di vertice di partiti, infatti se, FDP, CSU e AfD erano guidati da uomini, rispettivamente Christian Lindner, Horst Seehofer (anche Ministro degli Interni) e Jörg Meuthen insieme ad Alexander Gauland, gli altri partiti avevano una donna alla presidenza, nel particolare caso di Die Linke e Verdi troviamo infatti accanto a un uomo, una donna nella forma di un doppio vertice, Angela Merkel guida tutt’ora la CDU, Andrea Nahles la SPD, Annalena Baerbock i Verdi insieme a Robert
Habeck, Katja Kipping Die Linke insieme a Bernd Riexinger (Remenyi, “Germania, il lascito di Angela Merkel alle donne in politica”, Il sole 24 ore, 2018).
L’anno seguente in Germania a seguito di dati poco confortanti inizia una riflessione sulla “partecipazione paritaria”. Le statistiche infatti mostrano una strada ancora lunga ed un obiettivo ancora lontano, sia nel settore pubblico che privato; settori nei quali era già prevista una quota minima di presenza femminile al 30%, tuttavia ritenuta poco efficace da i Verdi (Canetta, Germania, la parità di genere è lontana. Nonostante le signore della politica, Il manifesto, 2019).
Un ulteriore importante proposta di legge da parte de i Verdi nel 2019 che preveda un alternanza di genere nelle liste elettorali, ottenne appoggio dal governo Spd-Linke; tuttavia tale proposta di legge ricorda molto ciò che si è già discusso nel secondo capitolo, la decisione già disposta molti anni prima in Europa per contrastare il fenomeno di maggiore presenza femminile ai piedi delle liste, portandole quindi ad avere molte meno probabilità di essere elette. Nel panorama europeo, per contrastare questo fenomeno e favorire la posizione femminile nella politica, venne proposto questo sistema di alternanza denominato “zyp system” (Brunelli, 2007).
Tale fenomeno quindi doveva permettere una maggiore rappresentazione politica in quanto, come affermato da Anna Gallina, la presidente dei Verdi di Amburgo, sull’Hamburger Abendblatt «Oltre il 52% degli elettori del Land sono donne, eppure nel Parlamento locale risulta solo il 38% di deputate. Chi rappresenta più della metà della popolazione ha diritto a esercitare almeno metà del potere. Nel 2019 non possiamo più limitarci alle parole»
(Canetta, Germania, la parità di genere è lontana. Nonostante le signore della politica, Il manifesto, 2019)
Se da una parte la politica tedesca sembra combattere per un maggiore principio di parità fra i sessi, l’ala più conservatrice e liberale considera questo fenomeno, secondo il Die Welt, a malapena tollerata; il capogruppo locale di Alternative für Deutschland, Alexander Wolf taglia corto sulla proposta di legge dei Verdi che prevede il zyp system, definendola “un iniziativa antidemocratica” (Canetta, Germania, la parità di genere è lontana. Nonostante le signore della politica, Il manifesto, 2019).
Continuando sul piano politico, è necessario adesso andare ad analizzare la composizione di genere dei governi e della loro squadra di ministri, partendo dal
2014, il nuovo e terzo governo in con in carica “la ragazza dell’est”, Angela Merkel. La squadra di governo era così composta: oltre la cancelliera cinque ministeri su quindici erano affidati alle donne, dato che, se osserviamo solamente i numeri, potrebbe far sembrare che al tavolo del governo tedesco, gli uomini avrebbero continuino ad essere la maggioranza, tuttavia l’analisi è un po’ più complicata. C’è da sottolineare anche che questo terzo consiglio dei ministri tedesco sotto il mandato di Merkel è diventato ancora più “femminile” dei due precedenti.
È per la prima volta che si osserva in Germania una donna alla posizione di ministero alla Difesa, Ursula von der Leyen, anche il ministero del lavoro e del welfare è guidato era stato assegnato ad una donna, la socialdemocratica Andrea Nahles. La cosa interessante è che solo questi ultimi due ministeri gestiscono assieme oltre la metà del budget federale. Come è stato commentato dal quotidiano Die Welt «Ora sono le donne ad avere in mano le leve del comando, il potere reale», e «questo è un salto di qualità» (Sattler, Germania, la cosiddetta repubblica delle donne, 2014). Fin dai primi momenti di vita del governo si capì che uno dei principali temi all’interno dell’agenda politica sarebbe stata la conciliazione; infatti uno dei primi dibattiti nati subito dopo la formazione del governo fu provocato dalla nuova ministra della famiglia Manuela Schwesig (anche lei socialdemocratica), ella infatti proponeva una riduzione dell’orario lavorativo settimanale per chi ha bambini piccoli, per poter conciliare al meglio lavoro e famiglia, tuttavia non fu l’unica esponente di governo a manifestare una volontà del genere infatti, non è certo per caso che il neo ministro dell’economia Sigmar Gabriel, in una delle prime interviste, sottolineò di voler continuare a passare un pomeriggio alla settimana con sua figlia. Quello che stupì ai tempi fu la forte presa socialdemocratica nella squadra di governo, ciò comportò molte critiche rivolte alla stessa cancelliera da parte di alcuni conservatori, provocando commenti come:«Insomma, abbiamo votato un governo di centro e ce ne hanno rifilato uno socialdemocratico» commenta un giornalista. Molti dall’altra parte invece si domandarono delle preferenze ed intenzioni della cancelliera: magari la Merkel vuole rendere la Germania più sociale e più moderna, senza farsi vedere come promotrice di questi cambiamenti? (Sattler, Germania, la cosiddetta repubblica delle donne, 2014).
Il 14 marzo 2018 la cancelliera Angela Merkel è stata rieletta per la quarta volta, con una grande coalizione, passata con il 66.2%, formata da CDU, SPD CSU, con rispettivamente 7, 6 e 3 ministeri (Remenyi, Germania, chi sono i ministri del nuovo governo Merkel, Berlino Magazine, 2018). Per la seconda volta Ursula von der Leyen fu incaricata al ministero alla difesa, fino al luglio del 2019, quando venne nominata Presidente della commissione europea (Albrecht, Ursula von der Leyen, Britannica, 2016). Sei le donne altre alla cancelliera, a comporre la sua quarta squadra di governo, così suddivise: tre dal CDU (partito della Merkel), tre dal SPD mentre nessuna in campo per il CSU; nonostante ciò una politica in più rispetto al precedente governo del 2014. Questi i ministeri del CDU affidate a donne: “Alimentazione ed agricoltura”, “Difesa”, “Istruzione e ricerca” mentre per l’SPD: “Giustizia”, “Famiglia” ed “Ambiente”(Fiore, Germania, sì a Grosse Koalition Cdu-Spd: Angela Merkel cancelliera per la quarta volta. Sconfitti Afd e giovani socialisti, Il fatto quotidiano, 2018).
Come si può ricordare dal terzo capitolo, lo studio delle Nazioni Unite aveva delineato quali fossero i ministeri più comunemente affidati a donne, e nonostante quello della difesa che per la seconda volta è stato affidato all’esponente del CDU von der Leyen, gli altri sono in linea con lo studio, tuttavia la percentuale di donne ministro in Germania durante il quarto governo Merkel è più alto della media mondiale del 20.7%, mentre quello tedesco è pari al 40% (UN Women, Facts and figures: Leadership and political participation, 2019).
Tornando al 2020, il quarto governo Merkel ha portato avanti alcune proposte di legge riguardo il gender gap e il gender pay gap sia nell’ambiente politico che in quello lavorativo di aziende private; infatti dopo aver quindi reso noti i prossimi obiettivi del governo tedesco riguardo la parità di genere, la ministra per la Famiglia, Franziska Giffey ha dichiarato: “Si tratta di un impegno comune del governo tedesco sulla parità”, spiegando come siano coinvolti nel piano tutti i dipartimenti, assieme all’intero esecutivo”, aggiungendo “Solo così possiamo assicurare che l’uguaglianza non sia più vista come una questione che riguarda solo il ministero per le Donne, ma che sia qualcosa che riguarda tutti i ministri” (Valigia blu, Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere, 2020).
Il piano nazionale è suddiviso in nove obiettivi, che dovranno essere inevitabilmente supportati da una legislazione mirata, mentre la sua applicazione sarà affidata a una nuova fondazione federale per la parità di genere che sarà concordata dal governo. Come già espresso precedentemente, uno degli obiettivi principali è la riduzione del gender pay gap, che vede la Germania terzultima, dietro solo ad Estonia e Repubblica Ceca (Van Kerm, Selezneva, 2016). Secondo studi più recenti, le donne in Germania hanno guadagnato il 20% in meno rispetto agli uomini, dato che mostra una differenza in positivo rispetto all’anno precedente del’1%; ciò vuol dire che le donne hanno un salario medio di 17.72 euro l’ora, contro i 22,16 degli uomini, con uno scarto di 4.44 euro, corrispondente a circa il 20% di differenza fra i due salari (Valigia blu, Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere, 2020).
(Destatis News, Gender pay gap 2019: women earned 20% less than men, 2020)
Un secondo obiettivo previsto dal governo riguardo nuovamente il mondo del lavoro, tale piano ha si propone l’obiettivo di migliorare le opportunità di crescita e carriera fra il genere femminile. In Germania, sebbene i numeri siano in crescita, le donne
occupano solamente il 10% delle posizioni dirigenziali. La proposta del ministero prevede una clausola che aumenterebbe il numero di donne all’interno dei consigli di amministrazione, richiedendo l’inclusione di almeno una donna per “board”, composti da quattro membri in su (Valigia blu, Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere, 2020).
La ministra della Famiglia continua al riguardo esprimendosi così «Quando le aziende mi dicono “Siamo una società tecnica, non abbiamo donne qualificate”, io rispondo sempre: “C’erano al liceo, all’università. Dove sono finite tutte?”». Secondo la ministra si tratta di una cosa inaccettabile: «Non stiamo parlando di mettere persone non qualificate in posizioni di leadership. Stiamo parlando di prestazioni e abilità personali che ovviamente valgono per tutte le persone. Ma stiamo anche parlando del fatto che non si può dire che c’è solo meno del 10% di donne idonee, efficaci e competenti. Non posso accettarlo» (Valigia blu, Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere, 2020).
La terza proposta prevede un ampliamento di una legge già operativa che impone che le donne costituiscano almeno il 30% dei consigli di sorveglianza. Tale iniziativa si propone di ampliare le 105 società a cui si applica la legge, fino ad arrivare a 600. (Colitt & Delfs, Germany Targets Gender Gap With Quotas for Business and Politics, Bloomberg, 2020).
Questa mossa è considerata da molti un passo in avanti, e, come afferma Monika Schulz-Strelow, capo del FidAR, un gruppo che promuove la partecipazione femminile nella gestione aziendale “questo obbliga il governo federale ad aderire a certi obiettivi e ad monitorare i progressi, tuttavia, senza sanzioni e pressioni, non cambierà molto in Germania” (Colitt & Delfs, Germany Targets Gender Gap With Quotas for Business and Politics, Bloomberg, 2020).
Tale iniziativa risulta fondamentale poiché, come dimostrano i dati, la situazione lavorativa per le donne in Germania risulta ancora molto diseguale ed ingiusta, per esempio, nei consigli di amministrazione delle prime 30 società dell’indice Dax di Francoforte la presenza femminile è pari al 13%; nelle 200 che compongono l’ossatura del made in Germany non supera quota 8%. Il numero di tirocinanti donna nei settori pubblici o privati si ferma al 37,8%, assai lontano dalla «parità di genere» promessa
nero su bianco dalla norma vigente dal 1 maggio 2015” (Canetta, Germania, la parità di genere è lontana. Nonostante le signore della politica, Il manifesto, 2019).
Un ulteriore proposta portata avanti dal governo di Angela Merkel prevede una quota femminile obbligatoria fra le posizioni di governo del partito CDU, e nel parlamento entro il 2025; tale proposta però deve superare ancora la discussione a dicembre. A partire dall’anno prossimo quindi, almeno il 30% delle posizioni di governo di CDU e dei membri del parlamento facenti parti del partito dovrà essere ricoperto da donne. La quota dovrebbe alzarsi al 40% nel 2023 fino a raggiungere il 50% nel 2025. Il partito della cancelliera applicherà norme simili nella composizione delle liste per le elezioni dei parlamenti statali, nazionali ed europei. Le organizzazioni locali del partito dovranno inoltre riferire all’ufficio centrale i loro progressi nell'aumentare la quota femminile (Valigia blu, Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere, 2020).
Questa proposta di legge riprende la questione di genere all’interno del Bundestag, nel quale, la rappresentanza femminile è ai minimi storici; dopo le elezioni del 2017, sono presenti solamente 218 donne su 709 parlamentari eletti, ossia il 31%, mentre precedentemente la percentuale era del 37%. Questi dati, come si legge su Deutsche Welle, posizionano la Germania al 46esimo su 193 posto nella classifica mondiale della rappresentanza femminile. Inoltre, più del 90% dei sindaci sono uomini (Valigia blu, Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere, 2020).
Sebbene la situazione della rappresentanza femminile in Germania sia ancora un aspetto complicato, questa proposta ha già riscosso molte perplessità e discussioni, poiché proveniente da un partito ancora fortemente di controllo maschile. Sebbene Angela Merkel sia a capo del partito CDU da venti anni, esso vede ancora una scarsa partecipazione femminile al suo interno, infatti, secondo recenti studi, solo il 26% sono donne e solamente il 6% si trovano in posizione di comando (Colitt & Delfs, Germany Targets Gender Gap With Quotas for Business and Politics, Bloomberg, 2020).
Azioni del genere però non sono nuove in Germania, difatti altri partiti, come i Verdi o l’SPD, si sono già dotati negli anni di regolamenti interni simili.
Il meccanismo delle quote «non è un desiderio o qualcosa di piacevole, è un mezzo per arrivare a un fine», ha spiegato qualche tempo fa a DW Katja Dörner, vice capogruppo dei Verdi in parlamento. «E se non raggiungi un obiettivo importante, ed è ovvio che non lo raggiungerai, allora hai bisogno di un nuovo strumento più efficace» (Valigia blu, Germania, il governo approva un piano nazionale per combattere la disuguaglianza di genere, 2020).
Un quesito interessante consiste nel confrontare questi dati sulla partecipazione politica femminile nazionale con i rispettivi dati delle regioni della Germania; vi si trova una linearità tra i risultati?
Fig. 1 (Coka, Freier, Mollerstrom, Gender parity in German politics: further effort required, 2017)
Questa rappresentazione per mappa geografica mostra i dati del 2017 dei seggi a rappresentanza femminile nei governi regionali, mentre fra parentesi vengono riportati i dati del 2011.
Fig. 2 (Coka, Freier, Mollerstrom, Gender parity in German politics: further effort required, 2017)
Questa seconda rappresentazione, ancora del 2017, mostra invece in grigio i ministri uomini, mentre in verde le donne, nei gabinetti regionali, illustrando inoltre colorate le regioni federali con una leader donna a capo del governo.
Analizzando i dati derivanti dalle due figure, le donne sono leggermente avvantaggiate nei governi locali; di 187 membri del gabinetto regionali, 72 sono donne, circa il 38,5%, tuttavia solamente in due regioni, Berlino e Rhineland Palatine, le donne arrivano al 50% dei seggi. Le donne sono sovra-rappresentate nei ministeri per l’educazione, nove su sedici dei ministri regionali, ma solamente sei ministeri su sedici hanno donne a capo del ministero delle finanze (Coka, Freier, Mollerstrom, Gender parity in German politics: further effort required, 2017).
Confrontando i dati della partecipazione politica femminile sia al livello regionale che nazionale, si può giungere alla conclusione che, sebbene il governo stia mettendo in atto politiche ed azioni volti ad un risanamento del gender gap, molta strada deve
essere ancora percorsa poiché una eguale rappresentanza del genere femminile è fondamentale per assicurare un solido mantenimento degli interessi femminili (Coka, Freier, Mollerstrom, Gender parity in German politics: further effort required, 2017).
Abbandonando ora l’analisi della partecipazione femminile al mondo della politica e del lavoro, è interessante anche osservare dati di natura diversa. Uno studio interessante può anche riguardare l’istruzione e scelte sulle carriere scolastiche fatte dai giovani.
Un punto di partenza e dato interessante è osservabile sul piano scolastico, nelle università tedesche solo il 23% del professori a tempo indeterminato è donna, nonostante la percentuali di studentesse si aggiri attorno al 50%, e che anche il tasso di dottorande di genere femminile sia alto, il 45%; nonostante questi dati confortanti nell’ambito universitario, la percentuale di professori donna è notevolmente più basso (Canetta, Germania, la parità di genere è lontana. Nonostante le signore della politica, Il manifesto, 2019).
Questi dati tuttavia, analizzati assieme con i risultati degli anni precedenti fanno comprendere che il governo tedesco sta mettendo in atto misure per incrementare la partecipazione femminile fra le carriere accademica; basti osservare i dati risalenti al 1995, solamente l’8% dei professori all’università erano donne, mentre già nel 2006 i risultati mostrarono un robusto incremento del fenomeno arrivando fino al 15% (Cordis, Donne docenti in aumento nelle università tedesche, 2007).
«L'andamento positivo dimostra che abbiamo imboccato la strada giusta verso un significativo aumento del numero di donne docenti in Germania. Tuttavia, dobbiamo impegnarci affinché molte più donne arrivino ad occupare posizioni di responsabilità nel mondo della scienza», ha affermato Annette Schavan, aggiungendo in seguito «Sostenere l'eccellenza nella scienza non significa lasciarsi alle spalle la metà dei nostri talenti. Le donne con qualifiche elevate devono essere adeguatamente integrate nel sistema scientifico. Non vogliamo rinunciare al loro talento e non possiamo permetterci di farlo», ha concluso il ministro.