2010-2019
4 (Norvegia, Islanda,
Finlandia, Danimarca)
4
(Scozia, Gran
Bretagna,
Austria,
Belgio)
5
(Serbia, Polonia,
Polonia, Slovacchia,
Slovenia)
Come si può facilmente constatare dalla tabella 2, il nord assieme al centro Europa rappresentano i primi fari negli ‘80, verso un accesso alle posizioni politiche di governo per le donne, specialmente la Gran Bretagna, con una figura forte come Margaret Thatcher, prima donna in Europa a ricoprire ruolo di primo ministro, e la Norvegia con Gro Harlem Brundtland, forse meno famosa, ma altrettanto importante per la politica del suo paese. Due donne che hanno dovuto affrontare, in quanto pioniere di leadership politica femminile, ostacoli, atti di sessismo e pregiudizi dai media e dalla società. (Ribberink, Margaret Thatcher and Gro Harlem Brundtland. Two Women Prime Ministers in the West from the Perspective of a Comparative Biography, 2012)
Distante da queste due figure politiche, troviamo Marie De Lourdes Pintasilgo, primo ministro del Portogallo nel 1979 e seconda donna in Europa a ricoprire tale ruolo, cadendo tuttavia l’anno successivo nel 1980. (O'Shaughnessy, Indipendent, “Maria De Lourdes Pintasilgo”, 2004)
Su questo fronte, l’est Europa non mostra ancora aperture, poiché molte nazioni in quegli anni attraversavano un delicato periodo di transizione a seguito della caduta dell’URSS (Cameron, 1998); tuttavia la situazione inizia a variare negli anni ‘90 in cui si può osservare una situazione di bilanciamento fra le varie zone.
La Norvegia vede ancora presente Gro Harlem Brundtland in politica, vincente alle elezioni nel 1990, mentre nel centro Europa, la Francia per la prima, ed unica volta, vede al governo un donna, Edith Cresson; tuttavia anche il suo incarico, come nel caso precedente del Portogallo, sarà breve, difatti, eletta nel 1991, cadrà nel 1992, solamente 10 mesi dopo l’inizio del suo incarico.
Se la situazione del nord Europa è stata nei primi periodi limitata, sebbene stabile, nell’area centrale, le leadership sono state piuttosto oscillanti, poiché, se da una parte si notano due governi forti e longevi, si trovano anche altrettanti esecutivi brevi delineati da atti di sessismo nei confronti delle primi ministro donna. (D’Ascenzo, Premier donne? Sono poche e durano poco, 2018)
La Polonia inizia con Hanna Suchocka una rivoluzione che si espanderà nel decennio successivo e che vede la figura femminile come fondamentale all’interno del panorama politico.
Spostandosi verso il terzo periodo di analisi della tab. 2, gli anni 2000, le situazioni di nord e centro Europa rimangono stabili seppur poco incoraggianti; l’Islanda incarica per la prima volta una primo ministro donna, Johanna Sigurdardottir, nonché la prima primo ministro omosessuale al mondo. La Germania è per la prima volta, invece, nel 2005 che elegge l’attuale cancelliere tedesco Angela Merkel, figura di spicco per la politica europea per anni (Clifford, 2007); tuttavia la situazione veramente degna di nota può essere osservata finalmente nell’est Europa.
Ben 5 paesi incaricano un primo ministro donna, la prima è la Georgia con Nino Burjanadze nel 2003 e nuovamente nel 2007, seguita dalla Macedonia con Radmila Šekerinska Jankovska nel 2004, l’Ucraina di Yuliya Tymoshenko nel 2007, la Moldavia con Zinaida Greceanii nel 2008 e la Croazia di Jadranka Kosor eletta nel 2009.
Un incremento interessante e di rilievo nel panorama mondiale, risultato molto probabilmente di un mutamento culturale della zona, il quesito diventa, se tale fenomeno abbia portato effettivamente ad una maggiore apertura della questione di genere, o abbia interessato puramente l’ambito politico.
Al termine del 2007, anno europeo delle pari opportunità, la a Direzione Generale Occupazione, affari sociali e pari opportunità della Commissione Europea ha reso noto un Rapporto sulla presenza femminile nei parlamenti; in particolare, fra i 27
paesi membri dell’Unione Europea, la percentuale di donne con un poltrona è aumentata dal 16% del 1997 al 24% dieci anni dopo, cifra ancora sotto la soglia del 30%, target minimo per un effettiva rappresentazione femminile in politica (Halina Sapeha, “Donne sempre meno presenti in politica nell’UE, 2008).
Per quanto riguarda invece l’ultimo periodo, dal 2010 in poi, la situazione che mostra la tab. 2 muta nuovamente; se nel periodo precedente si notava una certa tendenza verso la zona est dell’Europa, adesso si osserva un certo equilibrio fra le tre aree. Da sottolineare è l’inserimento all’interno della tab. 2 anche della Scozia di Nicola Sturgeon, che sebbene non sia primo ministro di una nazione, ha ottenuto vittorie e riconoscimenti a livello internazionale notevoli e degni di nota (Kellner, Nicola Sturgeon, Britannica, 2015).
Analizzando quindi con un ottica più comprensiva i vari periodi, possiamo notare un certo avvicinamento al fenomeno per tutte e tre le zone, tuttavia le leadership saranno molto differenti; i paesi scandinavi saranno distinti da governi lunghi e stabili, a differenze della zona centrale e dell’est che invece vedranno come protagonisti incarichi instabili, ad interim o di durata molto breve, in particolare nell’ultimo decennio.
È molto interessante in particolare il caso dell’Europa dell’est, che dagli anni 2000, mostra una cambio di rotta, quasi repentino e sorprendente; tuttavia sono rari i casi di rielezione di donne al governo (Tramonto, Donne “ai posti di comando”, la marcia in più del governare al femminile, 2018), poiché se si esaminano i mandati, sono effettivamente molto brevi, circa uno o due anni, ed unici, successivamente non sono state elette nuovamente figure femminili al governo, tranne per due eccezioni, di cui una molto particolare e quasi unica al mondo: Georgia e Polonia. Se la prima ha rieletto due volte Nino Burjanadze, dal 2003 al 2004 e nel 2007 fino al 2008, la Polonia ha avuto ben 3 leader donna al governo di cui, due consecutive e tale evento è successo solamente in un altra nazione, la Nuova Zelanda.
Riassumendo, l’est Europa ha iniziato con un apertura della politica per le donne, tuttavia rappresenta più un primo stimolo, che non sembra essere forte (a causa della durata dei mandati) e costante.
Per quanto invece si può analizzare sul nord Europa, dopo una prima apertura da parte della Norvegia, altri paesi si sono uniti verso questa ottica di progressione e sembra molto più consolidato rispetto ai paesi dell’est, in quanto ben 3 nazioni attualmente hanno una donna al loro governo: Norvegia, Islanda e Finlandia.
Nella terza zona, il centro Europa trova un ancora diversa situazione; se in un primo momento, assieme alla Norvegia, si assisteva ad un apertura, solo una leader mostrava di aver ottenuto un governo forte e stabile, mentre per il Portogallo e successivamente la Francia, la situazione fu molto più dura e breve.
Una nuova leader importante fu eletta nel 2005 in Germania, Angela Merkel, pilastro della politica europea. Solo nel 2014 troviamo una nuova figura femminile al governo, ma non di una nazione bensì di una sola regione, la Scozia, Nicola Sturgeon; tuttavia la sua importanza non è comunque da sottovalutare. Per ritrovare dal 2005 una donna nuovamente a capo del governo di una nazione sarà necessario aspettare fino al 2016 con Theresa May nel Regno Unito. Riassumendo quindi la situazione dei paesi del centro Europa, quest’ultima non si è mai presentata stabile, difatti si sono trovati pochi casi di donne a capo del governo ed alcune di esse hanno riscontrato numerosi problemi ed attacchi durante le loro leadership (Blundell, 2008) (Peoplepill, Edith Cresson).
Per un quadro più completo è necessario aggiungere altri dati: “solo il 24,3% di tutte le parlamentari nazionali nel mondo erano donne al 1° febbraio 2019 “ (Agi, Quante sono le donne leader in politica in Europa e nel mondo, 2019).
A gennaio 2019, solo 20.7% dei ministri al mondo era donna e i cinque più comuni ministeri affidati a donne sono: Affari Sociali, Ambiente, Risorse ed Energia, Lavoro ed Industria e Commercio (UN Women, Facts and figures: Leadership and political participation, 2019).
Alla luce di queste informazioni e dei dati raccolti, si può affermare che le donne risultano chiaramente ancora sotto rappresentate in politica, non solo nell’intero continente europeo, ma del mondo; tuttavia sono innegabili i passi in avanti fatti, soprattutto nel nord Europa (Halina Sapeha, “Donne sempre meno presenti in politica nell’UE, 2008).
A seguito di questa analisi per zone si è reso noto quanto siano profonde le differenze che si trovano all’interno dello stesso continente e quanto, a livello occidentale, sia ancora poco presente ed accettata la figura del primo ministro donna, principalmente per problemi sociali, un pensiero condiviso che tale professione sia più adatta agli uomini, oppure una cattiva od una mancanza educazione al riguardo, con difficoltà di accesso agli organi di potere (Qwe wiki, Le donne nel governo).
Successivamente verranno approfondite queste teorie, per riscontrare quali siano effettivamente le spiegazioni per una minore partecipazione femminile nel mondo della politica. Una seconda analisi che è necessario affrontare riguarda i paesi e l’orientamento politico delle leader al governo. Suddividere nuovamente per aree aiuterà nel resoconto e nell’elaborazione dei dati, quindi, ancora nord, centro ed Est Europa.
B) Orientamento politico
Nord Europa Tab. 3Centro-sinistra(verdi,
laburisti,socialdemocratici, socialisti)Centro
Centro-destra
(conservatori,liberali)Norvegia
1981,1986-89,1990-
1996
2013- In carica
Islanda
2009-2013/2017-In
carica
Finlandia
2019- In Carica
Danimarca
2011-2015
* Legenda: “/” diversa leader al governo “,” stessa leader, nuovo mandato.
Come ben visibile dalla tabella n.3, i paesi del nord Europa mostrano una maggiore conversione verso i partiti di centro-sinistra, sebbene di diverse anime.
Questa affermazione potrebbe scontrarsi con l’orientamento conservatore del governo attualmente in carica in Norvegia, tuttavia è da sottolineare che il governo di Erna Solberg (primo ministro del paese) e del suo partito, Hoyre, mostrano chiare aperture
verso tematiche più tradizionalmente progressiste, dichiarandosi favorevoli, non solo alle unioni omosessuali ma anche ad una loro adozione da parte dei minori e sono da sempre, inoltre inclini all’entrata della Norvegia nell’Unione Europea (Peoplepill, Erna Solberg).
Per quanto riguarda invece i governi degli altri paesi, la convergenza all’area socialista è indiscutibile e molta importanza, verrà data ai partiti e alle politiche di sinistra- verde. Centro Europa. Tab. 4