Stile transazionale Stile ispiratore Obiettivi trasformativi Lyndon Johnson Franklin D Roosvelt
4) Donne al potere, esistono veramente delle differenze di genere nello stile di leadership?
Per cercare di trovare una risposta alla domanda che fa titolo a questo quarto paragrafo, si andranno ad analizzare due figure femminili politiche che hanno avuto o hanno ancora rivestito ruoli di comando nel panorama europeo: Margaret Thatcher ed Angela Merkel.
Entrambe figure di spicco e potenti politici che hanno, seppur in modo differente, cambiato la storia del loro paese, vengono riportate qui come le prime donne ad aver ricoperto il ruolo di capo di governo (Primo Ministro inglese e Cancelliere tedesco)
delle proprie nazioni. Durante uno studio precedentemente condotto e che, grazie alle sue discussioni ed elaborazioni, si trova alla base di questa tesi, è stata rilevata una certa somiglianza di queste due figure politiche sotto alcuni punti di vista: l’infanzia e l’istruzione, ma anche la personalizzazione della politica e la razionalità; quello su cui si discostano lAngela Merkel e Margaret Thatcher è, invece, lo stile di leadership (Clifford, 2007) (Blundell, 2008). La prima utilizza un approccio più aperto e frontale mentre la seconda si contraddistinse per la sua forte autorità all’interno del governo e nel suo stesso partito; potremmo definire uno stile democratico e il secondo uno stile autoritario, secondo la prospettiva Lewin, Leppit e White (Cavalli, 1996). Affermato questo, possiamo dedurre che le due figure, nonostante le differenze, abbiano fatto uso dei tratti dello stile di leadership femminile?
In entrambi i casi di studio la risposta sembra essere infatti negativa, nessuno dei due leader donna ha rappresentato lo stile di cui abbiamo delineato le caratteristiche nei precedenti paragrafi. Esse infatti si sono distinte per le loro peculiari capacità razionali e politiche, la loro calma e precisione nell'affrontare problematiche di dimensioni internazionali. Probabilmente per questo motivo queste due figure sono state, e lo sono tutt'ora, rappresentate come donne fredde e distaccate; Margaret Thatcher in Inghilterra fu soprannominata come la lady di ferro e anche oggi ripensando alla sua figura, la si ricollega ad una donna molto razionale, distinta, pacata, quasi meccanica (Blundell, 2008). Angela Merkel, si è sempre mostrata, forse anche grazie ai suoi studi di tipo scientifico, con una personalità e una forte tendenza razionale nel risolvere problemi che fu spesso criticata per la sua mancanza di ideali. Questo fenomeno deriva probabilmente dalla sua razionalità, avere una grande idea, un grande obiettivo non è efficace ed efficiente per il loro conseguimento. Sotto l'aspetto pratico e tangibile della politica vera e dei problemi reali, secondo Angela Merkel, affrontare ogni situazione volta per volta, studiando e analizzando il contesto risulta essere una strategia vincente (Clifford, 2007). Queste due figure hanno, quindi, come punto in comune la razionalità personale, ma anche la freddezza con cui venivano, o vengono, percepite dalla popolazione; non presentano quindi le caratteristiche che si sono citate per la leadership femminile.
La domanda adesso sorge spontanea e lineare: perché proprio le due figure donne di più alto rilievo politico del panorama europeo non presentano tali abilità? Le possibili risposte che si possono elaborare sono due e molto diverse: secondo un primo aspetto, le due leader hanno nascosto e appiattito uno stile di leadership ancora poco adatto all’ambiente politico della propria nazione; basti pensare che la politica dell’Inghilterra di Margaret Thatcher era dominata non da uomini comuni, ma da eroi di guerra, il che prometteva un ambiente ancora meno accessibile alle donne (Blundell, 2008). Nella Germania di Angela Merkel invece vi erano conclusi da poco le pratiche per la unione nazionale a seguito della caduta del muro di Berlino del 1989 e lei rappresentava la prima donna, protestante e proveniente dalla Germania dell’Est, non solo del suo partito, ma di tutto il panorama politico tedesco (Clifford, 2007). Risultano chiare le difficoltà affrontate da queste due leader fin dagli inizi e sarebbe una possibilità concreta la scelta di una adozione di uno stile di leadership classico. La seconda opzione rappresenta appunto la risposta alla domanda del paragrafo, le due leader non hanno fatto uso di una gestione del potere femminile, poiché esso non esiste, o meglio non è strettamente collegato al genere. Anche ricollegandosi alle seconde tipologie di abilità femminili, come la valorizzazione delle differenze e delle minoranze, non si trovano in queste due leader particolari impegni, anzi, nel caso di Margaret Thatcher, se non in un primo momento della sua carriera politica, lei non investì e non si interessò mai attivamente all’agevolazione delle donne nel panorama politico (Blundell, 2008). Concludendo questo esempio, se si osserva al panorama contemporaneo, numerosi sono invece i casi di leader di sesso maschile che fanno uso di empatia ed apertura, in quanto proclamate e riconosciute come risorse fondamentali per una nuova gestione del potere.
Calzante in questo momento di studio è la riflessione da questo passaggio: “E se, come egregiamente descritto da James Hillman nel suo libro, il carattere è il codice dell’anima, sempre sognando, sarebbe opportuno parlare solo di “anime”, di persone, di individui, senza battute e stereotipi che davvero mi piacerebbe fossero archiviati nei bauli delle cose ormai desuete”(Iaselli,” Leadership femminile: quali valori?”, 2019). La questione quindi lascia molti interrogativi e risultati incerti, ma sembra dimostrare che il genere, in quanto tale, non rappresenti condizione necessaria e sufficiente per lo
sviluppo di una determinata tipologia di leadership, ma sembra che ci si debba concentrare invece sulla predisposizione personale e su altri aspetti esterni alla persona, riguardanti i cambiamenti rapidi del mercato o le possibilità che esso offre.