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Il successo di Angela Merkel?

Il caso studio: Germania 1) Caratteristiche socio-politiche del caso tedesco.

6) Il successo di Angela Merkel?

Indubbiamente Angela Merkel ha scosso in modo durevole l’immagine tradizionalmente maschile della politica, poiché ormai è cresciuta un’intera generazione di ragazze consapevoli e sicure che il mestiere di cancelliera per loro sarebbe una scelta del tutto normale (Sattler, Germania, la cosiddetta repubblica delle donne, 2014).

Ma ciò che manca, ed è davvero fondamentale, è un dibattito sui cambiamenti che Angela Merkel ha portato nella politica, mentre è forte la sensazione che si eviti accuratamente di collegare tutto ciò con la differenza sessuale, con l’essere donna; la stessa Angela Merkel infatti non ha quasi mai fatto cenno al suo genere come una qualche caratteristica politica. Il quesito a cui qui si cerca di rispondere è se, effettivamente, per la Germania, l’avere avuto a lungo una cancelliera donna, abbia fatto qualche differenza; in fondo la domanda di ricerca di tutta la tesi rimane invariata; il genere cambia in qualche modo le politiche o la leadership di governo? È interessante soffermarsi sulla percezione della Merkel da parte della sinistra e dei gruppi femministi che intravedono in lei una vera e propria avversaria politica, rifiutandosi, scioccamente, di trovare qualcosa di positivo in lei. Gli esponenti di sinistra le criticano inevitabilmente per azioni come la sua politica di austerità in Europa, la sua disponibilità nei confronti dell’economia privata, la riduzione del welfare e il suo sostegno di una politica di controllo da parte della polizia e dei servizi segreti (Sattler, Germania, la cosiddetta repubblica delle donne, 2014).

Le femministe d’altro canto le criticano la sua posizione, quasi sempre non in sintonia con le idee della maggior parte del femminismo: la Merkel infatti è favorevole a un sussidio per le madri che non lavorano fuori casa, difende il sistema di tassazione che favorisce le coppie sposate, soprattutto se la donna non percepisce nessun reddito (Sattler, Germania, la cosiddetta repubblica delle donne, 2014).

Un punto fondamentale da sottolineare, e che spesso probabilmente viene tralasciato negli studi sulle figure politiche femminili, è che, appunto, esse fanno parte del mondo della politica, con tutti i risultati che ne conseguono, soprattutto di natura ideologica. Probabilmente negli studi femministi si da per scontato che una leader, essendo donna, avrà maggiore simpatia verso alcune delle maggiori dinamiche di

genere, tuttavia in molti casi ciò non è accaduto; Margaret Thatcher infatti è stata al lungo criticata per non aver stimolato una maggiore partecipazione politica nelle donne oppure per non essersi dedicata maggiormente alle differenze di genere (Blundell, 2008); allo stesso modo la cancelliera tedesca, solo negli ultimi anni di legislazione sta attuando politiche per andare a risanare il gender gap, quando effettivamente studi hanno mostrato come la Germania ricoprisse un ruolo di fanalino di coda fra i ventotto paesi dell’Unione Europea (Colitt & Delfs, Germany Targets Gender Gap With Quotas for Business and Politics, Bloomberg, 2020).

Dati come il gender gap della Germania, il basso tasso di partecipazione politica del genere femminile e la quasi assenza di donne fra i professori universitari, mostrano che, sebbene questo paese abbia avuto a lungo una leadership al governo di una donna, esso non rispecchi le aspettative femministe o di parità di genere, anzi; si può quindi affermare che, in questo particolare caso, la Germania, il genere della cancelliera tedesca non sembra aver delineato od influito verso forti spinte politiche e sociali.

Conclusione

Lungo lo studio di questa tesi si è cercato di rispondere ad una ben precisa domanda di ricerca: una guida femminile in carica ad un governo nazionale è differente nelle politiche, nelle scelte e nella leadership, rispetto ad un esecutivo diretto da un uomo? Il genere può rappresentare una variabile per discriminare, differenziare dei governi? Per arrivare a rispondere a questa domanda sono stati osservati e trattati diversi argomenti, giungendo spesso a risultati inaspettati e contro tendenza.

In primo luogo è stato necessario condurre una revisione dello stato dell’arte, in particolare, sul significato sociologico del termine leadership, attraverso gli importanti contributi di Nye, politologo americano padre del soft e dell’hard power (Nye, 2009) e di Luciano Cavalli, sociologo esperto di potere e politica.

Su questo aspetto, si sono inoltre analizzate le teorie delle leadership che hanno portato a delle nuove concezioni di studio, come quella transazionale e trasformativa. Delineate le differenze fra le due teorie ci si è successivamente concentrati sul significato di leadership femminile; con questa terminologia infatti si vuole delineare una serie di comportamenti ed attitudini che portano lo stile di governo del genere femminile ad essere più soft e morbido, più aperto al dialogo e democratico. Alla donna infatti si riconoscono caratteristiche, come una maggiore sensibilità e un’intelligenza emotiva più sviluppata, intuito, empatia e desiderio di contribuire alla collettività aiutando con spirito solidale (Iaselli, Leadership femminile: quali valori?, 2019).

La domanda che ora sorge spontanea è se, e quali, di queste caratteristiche fossero effettivamente importanti nel concetto di leadership femminile. A seguito di analisi sugli stili di leadership più moderni, ci si è voluti concentrare su due particolari casi studio con cui analizzare al meglio l’effettiva importanza delle caratteristiche sopra citate nella leadership femminile. Angela Merkel e Margaret Thatcher sono state le due scelte per contestualizzare le informazioni ottenute fino ad ora, ed, osservando i loro stili di governo, è risultato chiaro come tale affermazione vada inevitabilmente a smentire la teoria di una leadership femminile aperta ed empatica. Margaret Thatcher fin dai primi anni da ministro fu criticata per manovre fortemente antipopolari che,

assieme alle future politiche economiche e sociali, le hanno fatto guadagnare il titolo di “lady di ferro”, una donna spesso rappresentata come fredda e glaciale (Blundell, 2008). Nel caso invece della cancelliera tedesca, Angela Merkel è stata invece a lungo percepita come una leader calcolatrice che, allontanandosi dalla pura ideologia e battaglie politiche, cerca di osservare e suddividere i problemi in modo razionale e matematico (Clifford, 2007); un approccio interessante ma di certo non affine all’immaginario di leadership femminile. Tirando le conclusioni, dall’analisi svolta sulle due donne, sembra che lo stile di leadership femminile nasca su convinzione stereotipate, affini al genere, ma che tuttavia non abbiano particolari ripercussioni sullo stile di governo di un individuo.

Si conclude quindi questa prima riflessione con un esito negativo dell’ipotesi di studio, appare infatti che non vi si trovi una forte e stabile relazione fra genere e stile di leadership, ma che la sua scelta sia invece, come afferma Morgan (2015), riconducibile ad un determinato contesto economico e sociale; se infatti, in ambito lavorativo, l’azienda si trova in una situazione stabile e sicura senza una particolare concorrenza, uno stile di leadership transazionale risulta più efficace, mentre, se, al contrario, un azienda si trovasse in un panorama fortemente dinamico e moderno, caratterizzato da un grosso mercato ed una forte concorrenza, uno stile di leadership aperto al dialogo, democratico (femminile secondo l’immaginario comune) sarebbe più ricercabile ed adatto (Morgan, 2015).

Questo primo capitolo ha messo in chiaro delle ipotesi interessanti, tuttavia per proseguire si è scelto di concentrarsi sulle singole realtà nazionali europee che hanno avuto almeno una volta una donna in posizione di capo di esecutivo di un paese. Nel fare questo, si sono cercate le caratteristiche storiche, economiche e socio-culturali di ogni paese europeo che ha ospitato questo fenomeno e lo si è analizzato all’interno dell’area geografica di appartenenza, cercando di delineare una mappa dei fattori e fenomeni di questi paesi. Si è scelto di analizzare questi stati suddividendo il continente, protagonista di questa tesi, in tre grandi aree nord, centro ed est Europa. La domanda di ricerca in questo particolare momento è l’analisi di un effettiva esistenza di caratteristiche in comune fra queste nazioni, che possano quindi rappresentare la base per una predisposizione sociale ad una leadership femminile in

politica. Ne è risultato che, sebbene i paesi analizzati mostrassero tutti delle condizioni e situazioni economiche e politiche differenti, la presenza di un welfare state forte e presente, assieme ad una ampia partecipazione femminile al mondo del lavoro, rappresentino caratteristiche fondamentali per uno sviluppo del fenomeno. In seguito a questa esposizione degli eventi più importanti delle nazioni analizzate dal secondo dopo guerra ad oggi, ci si è chiesti, in un panorama più contemporaneo, quali azioni l’Unione avesse adottato per contrastare la differenza di genere all’interno degli organi di potere europei. I risultati che ne sono derivati indicano una situazione abbastanza bizzarra, poiché, se alcune misure sono state effettivamente messe in atto, come le quote rosa e il zyp system, esse sono state ben poco energetiche, mentre altre problematiche non sono state nemmeno fronteggiate, in quanto, la competenze europea in materia risulta piuttosto ristretta e limitata (Brunelli, 2007).

Conclusasi la riflessione e la consultazione della letteratura, con il capitolo successivo si iniziano ad analizzare le biografie, le scelte politiche e le caratteristiche delle leadership e dei loro governi. Da una prima e più superficiale analisi si è fatta luce su delle caratteristiche piuttosto importanti ed interessanti.

Una delle prime variabili riscontrate durante il confronto fra le leadership, è l’età, o meglio, il periodo storico di governo. Secondo questa caratteristica molte delle donne analizzate mostravano tratti in comune, sia a livello biografico che al livello politico, partendo per esempio dal percorso di studi universitario più scientifico con un successivo avvicinamento alla politica. In secondo luogo è risultata importante anche la provenienza della leader, infatti, avendo diviso per favorire lo studio, l’Europa in tre macro-zone (nord, centro ed est Europa), sono state rivelate delle similitudini, non solo fra gli stili di leadership, ma anche nella loro durata e frequenza. Nell’area del nord Europa, i governi ad impronta femminile sono nati fin dagli inizi degli anni ‘80, diventando un fenomeno sempre più stabile e longevo, attualmente infatti presentano ben tre nazioni con una leader donna al governo: la Norvegia, l’Islanda e la Finlandia. Nella seconda macro-area, l’Europa centrale, le leadership sono state molto più instabili e sbilanciate. Fin dalla fine degli anni ‘70 sono state osservati governi femminili, tuttavia, circa la metà di essi, è caduto dopo poco tempo e sono stati protagonisti di atti di sessismo e misoginia. Nonostante questo, si trovano alcune

leadership longeve ed importanti, come quella tedesca di Angela Merkel o quella inglese della Thatcher. Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento delle leadership femminili in questa area, tuttavia la quasi totalità di essi risulta ad interim. , quindi con il compito di accompagnare il governo e la nazione fino a nuove elezioni. L’ultima delle tre zone analizzate è l’est Europa, che, sebbene abbia iniziato tardivamente ad osservare donne a capo di esecutivi, ne ha dimostrato un forte incremento attorno ai primi degli anni ‘00. Nonostante ciò, molti dei governi hanno avuto una breve durata ed in poche occasioni le leader sono state rielette. Un altro dato interessante analizzato è l’ideologia ed appartenenza politica delle leader fra le tre zone di studio; difatti nel nord Europa si assiste ad una forte appartenenza all’area socialista e verde delle leader donna; mentre nella zona orientale del continente si assiste negli anni al fenomeno opposto, una sempre maggiore spinta verso l’area più estremista della destra. Nella terza ed ultima area, quella centrale, non si notano invece dei particolari schemi o preferenze a determinate appartenenze politiche, tuttavia i primi due risultati risultano interessanti per un futuro interessamento dello studio.

Alla luce di questi dati, è parso chiaro come ci siano stati negli anni ed in varie nazioni, numerosi governi a leadership femminile di breve intensità; si è scelto di analizzarli quindi così da comprendere quali caratteristiche e quali motivazioni abbiano portato questi governi ad esercitare, a volte, solo per pochi mesi. Ne è risultato un chiaro orientamento a leadership femminile di natura ad interim, dato interessante che ha un sicuro significato sociale e politico dietro ad esso. Inoltre, in molti dei governi ad interim femminili, si sono rivelati presenti delle situazioni di crisi economiche, sociali o culturali, un risultato interessante che apre ad una ulteriore riflessione: dietro la scelta di una leadership femminile si potrebbe nascondere infatti una vera e propria strategia di distaccamento dalla vecchia classe dirigente, cercando di ripartire da una figura nuova ed esterna.

A seguito dell’analisi sulle leader donna si è riscontrato un dato interessante, un piccolo gruppo di paesi ha mostrato più frequenza del fenomeno rispetto agli altri; particolare è la situazione della Polonia, unica nazione al mondo insieme alla Nuova Zelanda, ad aver avuto ben tre governi con a capo una leader donna. Fra i paesi analizzati in questo paragrafo, si trova una forte presenza anche della Norvegia, e

facendo un confronto fra le realtà nazionali discusse, si riesce ad ottenere un nuovo risultato; analizzando infatti nell’insieme le caratteristiche sociali e politiche di questi paesi si riconosce un dettaglio in comune: una forte crescita e sviluppo economico. Tale sviluppo infatti potrebbe aver innescato un vero e proprio cambiamento culturale all’interno della società, che ha permesso di conseguenza un apertura e una maggiore fiducia verso le donne, anche come figure di rilievo politico. Con l’ultimo capitolo si è scelto di analizzare nel particolare i cambiamenti all’interno della società tedesca, dopo aver avuto, ed aver tutt’ora, una leadership femminile longeva e forte.

A questo punto è necessario sottolineare ulteriormente la domanda di ricerca: il genere di un capo esecutivo nazionale, comporta diversità nelle scelte politiche, nelle decisione prese e nello stile di leadership? Per rispondere a questa domanda si è scelto di studiare quindi, in modo simile all’analisi nel primo capitolo, il caso tedesco, ed a fronte della letteratura utilizzata, i dati che si sono raccolti indicano inevitabilmente una chiara e precisa risposta.

La Germania osserva tassi di disuguaglianza e gender gap molto elevati, indici che non mostrano la presenza di particolari politiche volte all’inclusione di genere, politiche che invece stanno iniziando a prendere vita durante gli ultimi anni, nonché quarto governo Merkel. Se si confronta quindi la situazione tedesca, nazione con un uno fra i più alti tassi di gender pay gap in Europa, con quelle più rosee della penisola scandinava a leadership femminile, risulta chiaro che le politiche di genere siano scollegate dalla pura presenza di una guida femminili a capo del governo, ma che siano piuttosto collegate al suo orientamento ed ideologia politica.

Cercando di fare chiarezza con quest’ultimi dati, si può affermare che il genere di una leader nel panorama politico europeo, non comporta né un determinato stile di governo, né la preferenza di ben precise politiche per la parità di genere; ci si sente di concludere, avanzando tale ipotesi, che certe scelte siano da riflettere sulla società, sulla cultura e sull'appartenenza politica del leader e non sul suo sesso.

Questa tesi trova i suoi frutti attraverso lo studio del panorama europeo moderno, tuttavia esso rappresenta un limite per il quale queste considerazioni non possono provare a delineare un minimo comune denominatore fra le leadership femminili mondiali; interessante per studi futuri sarebbe quindi affrontare uno scenario di

studio più ampio, così da confrontare i risultati e delineare quali caratteristiche, similitudini o differenze si celano dietro le leader donna al potere.

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