La migrazione femminile nel tempo: fattore di cambiamento sociale e nuovo mercato del lavoro
2.9. La "doppia esclusione"
Le caratteristiche proprie dell'identità "di genere" femminile, la condizione subalterna della donna, la mansione lavorativa svolta frequentemente ai margini e la poca conoscenza della lingua italiana sono i principali presupposti della cosiddetta "doppia esclusione", di cui le donne migranti sono comunemente vittime [Palidda, 2008; Vicarelli, 1994]
Per "doppia esclusione" s'intende, chiaramente, che la donna migrante riassume in sé le caratteristiche per esser vittima di una doppia discriminazione: essa è prima di tutto una donna, e per questo vittima di una società maschilista; in aggiunta la migrante è una straniera «portatrice di un bagaglio culturale sconosciuto, percepita come l'altro, come il differente, irriducibile alle identità
-85- che una cultura considera come acquisite e non rimettibili in
discussione»[Macioti, Vitantonio, 2006; Mariti, 2003]
In relazione a quanto scritto supra vi è la paura dello straniero, che è soprattutto paura dell'uomo straniero, giovane e maschio, e quindi potenzialmente violento. Nel caso delle badanti, la società che le "accoglie" vede comunemente di buon grado l'assenza della componente maschile; questo è dovuto al fatto che "nel pensiero occidentale perdura tuttavia nei confronti della donna migrante questa visione della donna come un 'niente', concependola come un corpo funzionale al mantenimento di altri corpi, con cui non può sviluppare un rapporto paritario" . [Bindi, 2003; Braidotti, 2011]
Tale ipotesi spiegherebbe, innanzi tutto, l'impiego quasi esclusivo di donne nel badantato e, in seconda battuta, la totale alienazione alla quale, le nostre società "civilizzate", stanno sottoponendo, senza alcuno scrupolo, delle persone .
Appare interessante anche la visione della straniera come della "buona selvaggia": «le migranti possono anche rivelarsi generose, affidabili, in grado di imparare molte cose, persino di cucinare pietanze appetitose e che, malgrado le stranezze dei popoli "un po' primitivi", possono essere delle buone cattoliche; insomma, qualcosa di simile a un "buon selvaggio" che si lascia civilizzare e "ammaestrare"» [Palidda 2008, Campani 2000; Beneduce, 1998]
Un'altra teoria maggiormente ispirata a visioni di stampo neo-marxista, è quella del "triplo svantaggio" o della "formula trinitaria", che aggiunge alla condizione "discriminatoria multipla e multiforme" [Macioti, Vitantonio 2006; AA.VV., 2016] delle donne migranti la povertà, oltre al genere ed alla provenienza, come ulteriore motivo di esclusione ed emarginazione, permettendo così di «ripensare le relazioni di genere all'interno del gruppo dominante dominato» [Campani, 2000]
-86- 2.10 Il "doppio sfruttamento"
L'esclusione non è il solo aspetto ad essere duplice, essendo possibile definire tale anche lo sfruttamento, cui sono soggette le immigrate. Per questo, con il termine "doppio sfruttamento" si vuole intendere una situazione debilitante da due punti di vista: socio-lavorativo e affettivo [Iotti, 2002; Ceschi, Mazzonis, 2003]
Il primo riguarda la pressoché totale indifferenza nei confronti di titoli di studio, bagaglio culturale e professionalità delle donne arrivate in Italia.
Nella maggior parte dei casi, a lasciare il proprio paese, è la fascia più istruita della popolazione. Nello specifico, il flusso di lavoratrici proveniente dall'Europa dell'est appare caratterizzato da una significativa presenza femminile, tendenzialmente con un alto livello d'istruzione che in Italia non incontra, però, alcun riconoscimento; questo comporta una generale non corrispondenza tra il titolo di studio posseduto e l'attività lavorativa svolta nel paese d'approdo [Chiaretti, 2014; Mottura 2003] .
Si delinea pertanto una situazione di sottoutilizzo del capitale umano posseduto dalla popolazione immigrata, che frena la possibilità di una circolazione dei saperi a livello globale [Palidda, 2008].
Se già quest'aspetto, riducendole ad impieghi poco gratificanti, consegna le migranti ad una condizione di silenzio ed invisibilità, la frustrazione cresce al momento in cui esse prendono coscienza dell'isolamento affettivo al quale sono relegate. Appare necessario tenere in considerazione anche l'aspetto affettivo di queste persone che sono partite rinunciando frequentemente all'amore filiale, al legame con la famiglia di origine, con il luogo di nascita e, quasi, ai propri ricordi, rinchiusi nella memoria, o in una scatola piena di oggetti, difficilmente condivisibili con qualcuno [Macioti, Vitantonio, 2006; Bindi, 2003]
Generalmente, una simile condizione di "segregazione fisico-emotiva" dà vita ad una serie di reazioni, che concatenandosi
-87- sono all'origine della creazione delle così dette identità multiple o
complesse, ovvero sintesi personali nate dall'incontro/scontro tra culture di provenienza e società occidentale, industrializzata, post- fordista (più toyotista) [Palidda, 2008; Mariti, 2003; AA.VV., 2016]
La cultura di origine rappresenta infatti una sorta di pelle, che contiene e dà forma alla soggettività e non può essere ignorata o sostituita troppo repentinamente, senza lasciare traumi. Essa viene tuttavia continuamente interpretata e riadattata dall'individuo, attraverso lunghe e, a volte, dolorose trasformazioni [Campani, 2000; Bonora 2008; De Angelis 2017]
Purtroppo, le donne arrivate da sole vivono frequentemente la "quadrupla" condizione di svantaggio, risultante da "doppia esclusione" e "doppio sfruttamento" [Bindi, Baldassarre, Nanni, 2018] .
Esse mostrano di avere notevole urgenza nel cercare, al tempo stesso, un'occupazione stabile ed un'abitazione dove vivere; il fatto che non vogliano "perdere" molto tempo nella ricerca di un impiego gratificante elimina la possibilità di frequentare corsi gratuiti di lingua o di formazione, rendendo quasi lineare la loro confluenza di massa nel lavoro domestico o di cura (che impiega il 57% delle "nuove arrivate"), l'unico in grado di assicurare loro entrambe le necessità in breve tempo e, d'altro canto, di quadruplicare le incognite [La Porta, 2000; Bonora, 2011; De Angelis, 2017].
-88- Capitolo 3
Studio pilota: interviste e analisi sulle donne migranti e il loro lavoro
SOMMARIO: 3.1 Obiettivi e caratteristiche dello studio pilota effettuato – 3.2 L’importanza della relazione tra intervistato e intervistatore – 3.2.1 Il primo approccio: la conoscenza del contesto – 3.2.2 Il rapporto con le donne intervistate – 3.3 Le diverse tipologie di intervista – 3.3.1 La procedura dell’intervista standardizzata: il questionario – 3.3.2 La procedura dell’intervista semi-strutturata – 3.3.3 La procedura dell’intervista non direttiva o biografica – 3.4 Tipologia e caratteristiche delle interviste dello studio pilota – 3.4.1 L’intervista di Angelica – 3.4.2 L’intervista di Douri – 3.4.3 L’intervista di Monica – 3.5 Metodologia, finalità e risultati delle interviste.