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La migrazione femminile nel tempo: fattore di cambiamento sociale e nuovo mercato del lavoro

3.4 Tipologia e caratteristiche delle interviste dello studio pilota

3.4.1 L’intervista di Angelica

Angelica è una ragazza di 34 anni proveniente dal Perù, dove non aveva lavoro, qui in Italia, al contrario, ha sempre lavorato.

In Perù che lavoro facevi?

«Nessuno nessuno perché poi sono venuta qui che avevo 17 anni, 16-17 anni, avevo la bimba in Perù poi dopo 2 anni ho fatto ricongiungimento con il mio babbo e l'ho portata in Italia con mio

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marito. Abbiamo approfittato della situazione perché io... sono venuta, ho fatto subito il contratto di lavoro, poi ho portato io la mia famiglia diciamo ...….. Io sono venuta per motivi familiari ho fatto ricongiungimento e sono venuta nel 2001»

La scelta di migrare di Angelica è per motivi familiari, come per la maggior parte delle donne e il ricongiungimento familiare è uno dei percorsi più tradizionali, come per Angelica anche per le altre donne migranti. Angelica ha così chiesto l'ingresso dei familiari, della figlia e del marito, dopo avere fatto lei per prima il ricongiungimento con il “babbo” e con la famiglia di quest'ultimo, che risiedevano in Perù.

Il ricongiungimento familiare è stato importante per Angelica perché le ha dato la possibilità di stabilizzare la sua famiglia, mettendo fine ad un periodo di distacco e di provvisorietà, attraverso la ricostruzione del nucleo familiare che si era separato a causa della migrazione. Il momento della riunificazione della famiglia, infatti, comporta una fase di riaggiustamento, una suddivisone dei ruoli talvolta diversa rispetto a quella definita nel paese d’origine: la ricomposizione del nucleo familiare mette a confronto i diversi percorsi di acculturazione e di inserimento della coppia e modifica i ruoli coniugali, creando spesso conflitti perché si manifesta la difficoltà del marito ricongiunto ad accettare un ruolo passivo; inoltre la presenza dei figli può costituire un ostacolo al mantenimento del lavoro.

Angelica è, dunque, una mamma, una mamma transnazionale perché ha deciso di migrare per la sua famiglia:

«avevo la bimba in Perù poi dopo 2 anni ho fatto ricongiungimento

e l'ho portata in Italia con mio marito…»

Da tali parole, si riscontra la tematica delle mamme transnazionali che costituiscono il volto più tipico dell’immigrazione in Italia [Zanfrini, 2016]; le donne migranti che

-104- più hanno catalizzato in questi anni l’attenzione dei ricercatori,

poiché è cresciuta la consapevolezza per il problema delle famiglie divise dalla migrazione e per la questione dei c.d. left behind

children, i figli che “rimagono indietro”, nel paese d’origine [Ming,

2014; Zanfrini, 2008; D’Emilio, 2007; Bradbury, 2006; Yinger, 2004; Astardo Conaco, Battistella, 1996]

Come Angelica, le mamme transnazionali oggi sono tante, ad esserne coinvolte sono anche madri di età relativamente avanzata che si auto-investono di un impegnativo mandato familiare, trasferendosi all’estero per un certo numero di anni, così da offrire ai figli e ai nipoti la possibilità di studiare, acquistare un casa, realizzare i propri progetti.

Il fenomeno del transnazionalismo diventa, quindi, oggetto di studio per molti studiosi solo da quando diviene un fenomeno anche femminile poiché finché ad emigrare erano i membri maschili della famiglia il fenomeno non destava particolare attenzione. Come Hondagneu-Sotelo e Avila sostengono, le donne lasciano i figli, affidandoli alle proprie madri, oppure alle proprie sorelle, figlie maggiori, più raramente ai mariti, a volte anche ad altre donne salariate, creando una specie di catena di riallocazione dei compiti di cura. Le donne diventano le figure chiave nella gestione e nel sostegno delle famiglie transnazionali [Mahler, 1998].

Benché di fatto le madri transnazionali siano attivamente impegnate in svariate modalità di esercizio della maternità, e si sforzino in tutti i modi possibili di non far mancare affetto e sostegno ai loro figli, la perdita della vicinanza fisica viene avvertita, da loro stesse e dai loro cari, come la violazione di un modello profondamente legittimato, quello della madre che si prende cura direttamente dei propri figli [Hondagneu, Sotelo, Avila, 1997].

Nel contesto della migrazione, assume un ruolo molto importante l'approccio del transnazionalismo il quale considera il percorso individuale o di gruppo, una ramificazione delle

-105- dinamiche familiari connesse fra loro a livello sovranazionale, che

creano molteplici identità e appartenenze attraverso il superamento dei confini nazionali [Tognetti Bordogna, 2012]

Attualmente “i confini svolgono ancora una funzione di configurazione del mondo, ma sono spesso soggetti a cambiamenti ed imprevedibili modelli di mobilità e sovrapposizione, aprendo e scomparendo, qualche volta cristallizzandosi nella forma di minacciosi muri che rompono e riordinano gli spazi politici un tempo unificati e questi confini attraversano la vita di milioni di uomini e di donne che in movimento, oppure condizionati dai confini pur restando sedentari, si portano i confini addosso”. Il confine è, quindi, un concetto poliedrico in quanto presenta molteplici aspetti, è come se assumesse una qualche soggettività, è il confine stesso un attore del percorso produttivo globale che non separa semplicemente gli attori, quali popoli e stati, ma il confine è un attore che decide di colorare con tonalità diverse le persone indipendendemente dalla loro collocazione fisica all'interno dello stato. Il confine, quale dispositivo amministrativo, da una parte è uno strumento che sposta, riorienta la mobilità delle persone, dall'altra diviene uno spazio di disputa in cui l'identità delle persone reagisce ed entra in conflitto [Mezzadra, Neilson, 2014].

Oltrepassare i confini nazionali dunque comporta una connessione dei diversi spazi fisici, sociali, economici e politici permettendo di mantenere continue relazioni tra i migranti e il proprio paese di origine. Il transnazionalismo secondo vari autori, è dato «dall'insieme dei processi attraverso i quali i migranti creano e sostengono relazioni sociali stratificate che collegano le società di origine con quelle di insediamento» [Schiller, Bash., Szanton Blanc, 1992]

Lo sviluppo dell''approccio del transnazionalismo coinvolge soprattutto l'ambito della famiglia e della maternità, si parla infatti di famiglie transnazionali e madri transnazionali.

-106- Per quanto riguarda il lavoro, la maggior parte di queste

donne, come anche Angelica, si occupano di lavori di cura e, in particolare esse lavorano come badanti:

«La mia prima esperienza è stata come badante poi sempre con

famiglie, badante sempre, quell'ambito lì diciamo... Io ho sempre lavorato come badante, con un'anziana, poi con una ditta di self-

service poi andata in fallimento e poi sempre con famiglie, come colf, come badante, sempre in quel settore lì...»

Agli inizi, Angelica spiega che il suo lavoro era caratterizzato da una forte irregolarità e un pendolarismo fra un posto di lavoro e l’altro, pur non rientrando sistematicamente al paese di origine e questo a causa della situazione di irregolarità poiché si tratta generalmente di lavorare a nero.

Che tipo di rapporto si instaura con la persona che assiste e con la sua famiglia?

«Io ho avuto la fortuna di trovare una famiglia più bella dell'altra,

sempre mi sono trovata bene, anzi...

Un po' con una figlia che è un pochino gelosa di me perché ho un rapporto ... (non si capisce una parola poiché ride nel pronunciarla) è dal 2013 è ancora ora vado due ore al giorno che erano una famiglia prima, abitavano tutti lì poi ognuno si è sposato, si è fatto la sua famiglia quindi è rimasto l'anziano da solo. Prima lavoravo 5 ore ora 2... E lei sai, si ingelosisce del babbo, perché dal 2003, sono 15 anni che io vado alla farmacia, dal dottore per qualsiasi impegno si va insieme, quindi qualsiasi cosa... "oh sa Angelicaaa..."Però gli altri due fratelli tutto il contrario...

È stato difficile fare la badante o è stata una cosa spontanea prendersi cura di un'altra persona?

-107- « Naturale ma era difficile perché stavo lontano dalla mia famiglia

...Si si perché la signora dove lavoravo era autosufficiente, era più per compagnia, poi dopo due anni, come si dice.. è diventata meno autosufficiente , è caduta e poi l'hanno messo subito alla casa di cura ... poi piano piano ho trovato lavoro per anziani, per cambiare pannoloni, era meno difficile ja, perchè sapendo l'italiano, sapendo tutto, la pratica è questione di giorni...»

Per il tuo futuro, ti piacerebbe continuare con questo tipo di lavoro o vorresti provare altro?

« No, io sinceramente vista la situazione, fino a due anni fa ho

lavorato sempre tutto il giorno, avevo belli stipendi diciamo, mi ammazzavo tanto però... A volte mi chiamavano "sai Angelica sei disponibile?"... ero sempre piena... Ora è un periodo guarda, io sono venuta qui a registrarmi, sì, ma mai trovare un lavoro sulla caritas, è da due mesi che vengo sempre il giovedì ed è difficile... Io sto pensando, IO IO IO, di tornare al mio paese e di fare qualcosa... dipendere sempre da altri... io è da 17 anni che sto qui, e come ti posso spiegare, ho sempre avuto fortuna con le famiglie che ho trovato perché mi hanno trattato benissimo, benissimo, a me ai miei figlioli... Però sai, devi essere sempre disponibile, GIUSTAMENTE, perché ti pagano per l'ora... quindi volevo fare qualcosa da me, dipendere da me, se un giorno non voglio andare a lavoro non ci vado... voglio fare qualcosa ma al mio paese!»

Nonostante Angelica abbia sempre avuto la fortuna di lavorare in famiglie in cui veniva trattata come una persona del nucleo familiare, il suo lavoro come badante si è comunque caratterizzato spesso, come per molte altre donne migranti, per le particolari condizioni di sfruttamento lavorativo, soprattutto per quanto riguarda gli orari di lavoro. E’ per questa ragione che Angelica vorrebbe lavorare autonomamente e magari se avesse la possibilità nel suo paese di origine.

-108- Concludendo, Angelica spiega che il suo desiderio sarebbe

ritornare al suo paese, nonostante in Italia si sia integrata molto bene: ha qui tutta la sua famiglia e anche la figlia che ormai studia in Italia si è integrata molto bene e non ha l’esigenza d rientrare in Perù.

Quindi adesso hai tutta la tua famiglia qui?

«Sì sì! Il mio babbo è diventato cittadino mi pare, ha fatto

domanda... Ora io ho l'appuntamento alle 10:30 (risata), al CAF perché c'ho la bimba che fa 17 anni fra pochino e lei giustamente ha fatto tutte le scuole qui e vuole fare la domanda per la cittadinanza, sai la bimba è giusto perché sai studiando...»

Con gli italiani è riuscita ad integrarsi, a fare amicizia?

« Si si.. te l'ho detto, io con il mio lavoro ho avuto delle ottime

famiglie, però al di fuori dal rapporto di lavoro (non si capisce

bene) non sono una persona che entra in amicizia, sono una

persona chiusa, come carattere, io. STO NEL MIO! Ho due tre amiche diciamo ma sto più nel mio, per carattere mio, sono meno sociale (si corregge), anti sociale.»

Quindi non pensi di restare in Italia?

«IO NO! Però i bimbi non sa, la bimba ha 17 il bimbo 9 però come

dice mia figlia "mamma aspetta che faccio l'università, lavoro io, faccio la casa..." lei pensa... però io mi sono stancata. E' tranquilla come vita però il clima... EEE sai, come ti posso spiegare, guarda se non fosse per il bimbo di 9 anni io Jennifer l'avrei sistemata con i suoi padrini che stanno qui e io sarei tornata in Perù... Però sai quando c'hai i bimbi bisogna pensare prima a loro».

-109- 3.4.2 L’intervista di Douri

La seconda donna intervistata si chiama Douri, ha 45 anni ed è tunisina. Douri nel suo paese lavorava come operaia in una ditta per dolci. Douri non parla molto bene la lingua italiana e ha delle difficoltà ad esprimersi.

«Io venuta qui nel 2007, però il primo anno non c'è qui l'edile, il

permesso di soggiorno, tutti i documenti, invece un anno qui dopo ha fatto contratto ed è tornato in Tunisia quella Edile di rispettare il contratto di lavoro qui o è tornato dopo sei mesi. Allora dal 2008 sono qui ho lavorato poco per nero, poi quando pronto il permesso di soggiorno ho lavorato sempre 24 ore su 24 come badante, poi un po' di nero…..

Sono qui venuta di Sant'Agostino quasi 5 anni, quasi, però non lo so c'è tanto lavoro, ma è strano veramente. Fai la tessera, per cambiare tessera e basta, io se c'è un problema di questo, delle stranieri, i primi lavori non li ho trovati qui... qui per cambiare tessera e fare il colloquio, fai tutte cose di questo giorno di giovedì, poi non senti mai il telefono, mai una cosa, di qualcosa di lavoro. Trovi qualcosa fuori Sant'Agostino, fuori da questa chiesa, tramite amiche, fuori ma qui no»

Douri spiega che ha quasi sempre lavorato come badante ma che non è mai stata agevolata dall’iscrizione presso il punto di ascolto nonostante tutti i giovedì si reca al centro per trovare alternative migliore.

«Non lo so qual è il problema, per tutta la gente, in tutto il mondo,

una parte in Francia, però cerchi un lavoro il posto di lavoro c'è per tutti, per stranieri e non stranieri, così. Qui invece non lo so c'è una cosa dentro, non lo so veramente. Tante volte dici alla signora "come mai sono qui?, vieni qui?"... io sono qui da 5 anni faccio la tessera e basta, MAI, MAI ho trovato lavoro qui! Ecco qual è il

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problema perché non vieni sempre qui perché non l'ho mai trovato!!»

La donna si lamenta che non riesce a trovare lavoro neanche tramite il punto di ascolto né per lei né per suo marito:

« E' più facile trovarlo all'esterno, tramite amici?

Quasi...guarda è venuto anche il marito però c'è la difficoltà della casa è una cosa veramente troppo d'oro, troppo d'oro (non si capisce...). Lui non c'ha lavoro io non c'ho lavoro in questo momento, è quasi 4 mesi che non lavora »

Douri spiega che per lei non sarebbe un problema lavorare 24 ore su 24, infatti, quando ha avuto la possibilità di farlo l’ha sempre fatto:

Di solito che lavori ha fatto?

« Ho sempre fatto la badante prima uscivo anche con la macchina

poi con il problema dell'occhio non posso guidare del resto ho lavorato ovunque: ristoranti, badanti, con la pulizia.

Non c'è problema quando lavori 24 ore su 24 anche negli orari, un'anziana bisogna aiutarla come le bimbe capito? In questa cosa io sono brava! Ho lavorato 5 anni in questa cosa degli anziani per una signora di 80, 85 anni, quasi 90 anni e invece non c'è problema mai, fai il mangiare, pulizia, pulisci per la signora una volta che la signora è a letto...aiuto per tutto capito? In 5 anni non ho visto mai un problema di lavoro...»

Come ha conosciuto questa struttura?

« Io ho tanti amici però quello è il momento ora che chiedi e dici

che è un po' difficile trovare lavoro una volta lo trovi una volta no. Fai un po' di pulizia quasi 4 ore al giorno o 5 ore, cose così, ho anche un giorno ma poi la notte torno a casa, a casa mia, però

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quando non c'è lavoro anche per 24 ore va bene. Io per ora ho per forza bisogno di lavoro perché mio marito non lavora c'è troppo troppo casino veramente in questo tempo. Io quando c'è lavoro fai un affitto per una casa, io prima avevo affittato una casa ma poi c'è stato casino e quindi la mia sorella ha detto che aveva una camera piccola per me: c'è un letto, un armadio, però il mangiare si compra insieme»

Tuttavia, Douri, nonostante abbia avuto delle difficoltà nel trovare lavoro, spiega che ormai lei vive qui in Italia con il marito, la sorella, e i suoi nipoti e quindi non ha intenzione di rientrare in Tunisia. La donna spiega anche che la vita in Tunisia è più difficile rispetto all’Italia e questo è uno dei motivi che l’ha spinta a migrare nel nostro paese.

E' riuscita ad integrarsi sin da subito in Italia?

«E' venuta prima lei col marito (parla della sorella), loro sono qui

in Italia da 30 anni, i bimbi sono nati qui, lei ha una malattia quella della schiena, quando sei incinta per quasi 5 mesi ti fa male la vita troppo e lei non può fare le pulizie fare sforzi; era incinta per gemelli...Io ho lavorato in Tunisia per ditta di dolci, quando mia sorella era incinta ho fatto come una vacanza per venirla ad aiutare, poi ho visto com'era l'Italia ed era più della Tunisia, la vita era bene qui, quindi visto Italia bellissima allora sono rimasta qui…»

Con gli italiani come si trova?

« Mi trovo bene e anche in questo momento non c'è problema mai

con le donne, con gli anziani, ho trovato una cosa bella altrimenti non sarei rimasta qui sarei tornata in Tunisia (risata) ... nel Paese mio.

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Manca qui il lavoro e basta non c'è mai problema qui di documenti è tutto a posto non ci sono problemi mai, non ci sono mai problemi fuori con le persone, per le strade, con qualcuno che conosci, saluti e vai a fare un caffè o qualcosa...anche amicizia italiane ne ho mi sono trovata bene….C'è solo un po' di casino per il lavoro e poi basta hai capito? anche per gli italiani è uguale!!»

Per quanto riguarda i rapporti con il suo paese di origine, la donna spiega che, a differenza delle altre donne intervistate, non ha più tanti legami in Tunisia avendo suo marito e sua sorella in Italia.

Ha sempre dei rapporti con il suo paese di origine, con i parenti che si trovano in Tunisia?

Ritorno in Tunisia per rifare i documenti, il permesso di soggiorno, questa cosa e poi torno qui. Quando c'è lavoro sto sempre qui per un tempo lungo, ma se ho il lavoro qui non vado spesso poi ho anche il marito adesso... spero sempre di andare avanti e di avere un lavoro e trovare un lavoro qui.

In Tunisia ho dei parenti ma sono tutti sposati, come qui quando hai il marito e sei sposata vai col marito, con la famiglia del marito...li sento ogni tanto...la famiglia non la lasci, però non è come quando non sei sposata...quando ti sposi e hai marito stai col marito...chiami col telefono per salutare, per dire qualcosa, ma poi del resto fai da sola però. Sì c'è la famiglia!»

Nonostante Douri non parta quasi mai per la Tunisia, ha comunque, la casa della famiglia di suo marito come sistemazione per quando tornano:

Ha sempre la casa in Tunisia?

«Sì c'è casa mia, c’è la famiglia di mio marito, in Tunisia c'è il

problema del lavoro. Per lui ci sono tante cose per il lavoro, hai visto, c'è per il cavallo fai il corso del cavallo e stai come un asilo

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dei cavallini, li cresci tu e diventano grandi, gira con il cavallo sistema lui il cavallo per tutte cose... E' venuto qui per aspettare documenti, è andato a una ditta vicino fuori Pisa però loro dice senza documento non si può fare il documento ancora non è pronto. Se trova lavoro lui io non c'ho problemi, io e lui, invece uno... ancora la famiglia è piccola non c'è bimbi non c'è niente.»

Douri conclude dicendo che in Italia sta bene e le basterebbe trovare anche solo un lavoretto per lei o per il marito, poiché ora nessuno dei due lavora e vengono supportati dalla sorella:

« Meno male c'è la mia sorella quindi mangio di là, faccio tutto di

là sennò io...anche quando ho bisogno di tornare in Tunisia ho bisogno di soldi hai capito? per il viaggio, tutte cose ...

.. amicizia italiane ne ho mi sono trovata bene….C'è solo un po' di

casino per il lavoro e poi basta hai capito? anche per gli italiani è uguale!!»